capitolo 2

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Altrove.

— Come va l'operazione?

— Bene, Mr Canzory. Abbiamo individuato l'obiettivo. È una donna. Ci sono quattro unità sul posto. Contiamo di avere il soggetto da noi sulle isole in meno di sei ore.

— Molto bene comandante Cispo. Conto su di te. Non fallire.

— Non fallirò.

Il comandante si congeda esagerando il saluto marziale. I tacchi risuonano sul pavimento di cemento del bunker come colpi di martello.

Nella stanza isolata rimangono ora solamente l'uomo che si fa chiamare Canzory, tre energumeni dal comportamento ruvido e un individuo legato a una sedia.

Proprio a lui si rivolge ora Canzory.

— Sentito? Anche la tua collega, anzi la tua superiore, sarà catturata tra breve. Non ci sono più speranze per voi: ti decidi o no a parlare?

Il tizio guarda avanti a sé e il suo viso non cambia espressione.

— Sei testardo. Vuoi che questi tre miei amici ti convincano alla loro maniera?

Ancora nessuna risposta.

Canzory tira un lungo sospiro. Si gira verso uno degli energumeni e gli appoggia una mano sulla spalla.

— Bene: procedi. Mi aspetto qualche buona notizia prima di domani mattina.

— Le avrà, Mr Canzory – risponde l'uomo. Poi fa un cenno agli altri due. – Ci può contare.

Canzory esce per lo stesso corridoio che ha preso il comandante Cispo un minuto prima.


PAF! PAF!

Il più grosso dei tre torturatori ha appena assestato una doppietta di ganci al volto dell'uomo legato alla sedia.

— Allora, sei ancora del parere che stare zitto sia una buona soluzione? – l'energumeno è appena sudato, la faccia del tizio "interrogato" invece è bagnata di tutti i liquidi che può produrre un volto umano. Sudore, lacrime, e sangue.

Soprattutto sangue.

Il proprietario di quel sangue continua a non parlare. La penombra del piccolo ambiente nel quale è rinchiuso assieme ai suoi aguzzini acuisce i sensi. E anche la sofferenza.

— Forse è pazzo – commenta uno dei tre aguzzini, quello più basso.

— Se non parla, vuol dire che è stato addestrato bene. In maniera militare direi – fa quello grosso.

— Non me ne frega un cazzo di come è stato addestrato. Quello che m'importa è fargli spifferare tutto quello che sa – conclude quello alto. Poi si rivolge direttamente al prigioniero. – Dobbiamo riferire il risultato del tuo interrogatorio domattina al nostro capo.

Afferra l'uomo per il collo e si avvicina.

— Mr Canzory è il padrone di tutto quello che sta intorno a noi. — Indica in direzione dell'unica finestra, un piccolo oblò dal vetro corazzato. — Le isole di questo arcipelago, questo bunker, la sedia alla quale sei legato, è tutto suo. Mr Canzory sa essere molto convincente con i suoi dipendenti; quindi, se non vuoi che ti facciamo VERAMENTE MALE, ci devi confessare dove sta la tua stramaledetta base.

Il tizio solleva il mento a malapena. Il suo viso è una maschera rossa: tumefazioni sollevano i suoi lineamenti in modo asimmetrico, fino a renderlo un mostro. Eppure la sua bocca, o quello che ne rimane, si allarga. Spunta il resto di qualche dente che non è saltato durante l'interrogatorio. L'espressione si atteggia a un ghigno di sfida. Sembra voglia dire qualcosa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 07, 2016 ⏰

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ALIENI MANNARIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora