Capitolo 11: 𝐿'𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑖𝑚𝑝𝑟𝑜𝑣𝑣𝑖𝑠𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒

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Kev mi scortò sino ad una sala molto più piccola rispetto alla precedente. Le luci erano soffuse e la musica era molto più lenta, soave. Aveva un carattere dolce e invitante, cullava e stuzzicava al contempo. Sentii una carezza avvolgente alle caviglie e quando abbassai lo sguardo, notai una nebbiolina addensarsi sempre di più sopra il pavimento, non riuscivo più a vedere i miei stessi piedi, provai uno strano brivido di piacere. Magico. Le persone parlavano a bassa voce e solo allora, quando notai il loro tono, mi resi conto che alcuni se ne stavano in piedi a conversare con il bicchiere in mano, altri erano stesi sui divanetti intenti a spogliarsi e a...

Quasi che per lo stupore mi arrestai. Le persone si toccavano l'una all'altra come se intorno non ci fosse nessuno. Erano immersi nella più profonda delle lussurie. I loro gemiti, però, erano sommessi, come se quella nebbiolina li attutisse.

Non ero schifata, né tanto meno indignata. Nel continente era una consuetudine ben consolidata quella di fare sesso in un luogo appartato, dove nessuno poteva vedere e sentire. Era considerato vergognoso e poco educato mostrare la propria intimità, ancor di più parlarne. E se si era capaci di scherzare sull'argomento, senza riguardi, le donne venivano considerate di poco valore, facili da conquistare e con poco intelletto; gli uomini, dal canto loro invece, l'annunciare i loro risultati fra le lenzuola li rendeva agli occhi altrui come dei vincitori e maestri di vita, tuttavia, nemmeno loro erano considerati di grande intelligenza.

Invece lì, ebbi la sensazione e l'impressione che c'era una filosofia del tutto diversa, opposta a quella del continente e nuova per me, forse una che avrebbe combaciato al mio pensiero.

«Venite.» Kev poggiò la sua mano sul fondo della mia schiena e mi sospinse verso destra. Verso il Principe Tenebris, in piedi davanti ad un tavolo tondo. Il suo sguardo corse lungo il mio corpo e si arrestò per qualche istante in più sulla mano del suo fidato cagnolino.

Assunsi il mio ghigno e mi avvicinai al corpo di Kev. Così come avevo fatto per tutto il primo ballo. Non avevo mai potuto partecipare veramente alle feste. Nei villaggi in Gealyqui, non era raro che i cittadini ne organizzassero. Tuttavia, la tutrice non ci aveva mai permesso di parteciparvi. Ragionevolmente, sarebbe stata una possibilità di svelare le nostre identità e farci catturare. Non sapevo quindi ballare e Kev non si era premurato di avvisarmi un po' prima. Non avrei avuto la fama che avevo nel continente, se non fossi stata una maga dell'improvvisazione, quindi ero riuscita a far passare i miei inciampi come passi di danza. Kev, dal canto suo, era un partner piuttosto... egocentrico. Più che un ballo, ad un certo punto, mi ero sentita come mi stesse trascinando per la sala, in mezzo alle altre coppie. L'avevo lasciato fare, ero troppo impegnata a mostrarmi divertita e ad assumere un falso entusiasmo che il Principe, da lontano stava tenendo d'occhio. Non aveva mai smesso di guardarmi.

«Buonasera Vostra Maestà.» feci un inchino. «Una splendida serata.»
«Vi ringrazio. Ma non siamo qui per i convenevoli, Ingannatrice.»
«E allora andate subito al dunque.» feci un cenno.
«Al concludersi della festa, Kev vi scorterà nel mio studio per il Patto di Sangue.» affermò.

Sentii un brivido lungo la schiena, cercai di tenerlo per me e ringrazia il cielo che Kev avesse spostato la mano.

«Quindi avete cambiato idea.» abbozzai il mio ghigno.
Lui alzò il capo e rispose al mio sorriso. «Diciamo che ho solo deciso di cambiare strategia.»

Quella sua nuova strategia, come l'aveva definita, mi costringeva a cambiare molte delle pedine che avevo posizionato. Già da quel momento, ero costretta a modificare il piano di quella sera. Ma come già detto, l'arte dell'improvvisazione era il mio forte.

«Bene, buono a sapersi. Ve l'ho proposto io, quindi sarei un'ipocrita a rifiutarmi, ma non posso non porre le mie condizioni.»
«Prevedibile.» abbozzò un sorrisetto.
«Non sarei una brava giocatrice altrimenti.»
«È un gioco per voi questo, Ingannatrice?» chiese poggiando le mani sul tavolo. Si sporse verso di me, concedendomi il lusso di avere tutta la sua attenzione.
«Non lo è, Principe?» lo imitai.

Figlia del Caos - Darkness & DeceptionWhere stories live. Discover now