Parte 4: Ratti

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Emma era paralizzata e non poteva far altro che piangere e urlare, mentre lo squittio all'esterno della porta divenne insostenibile, sembrava quasi che un qualcosa si stesse abbattendo contro il legno delle ante per spaccarle.

Quel rumore le penetrò nel cervello, tante piccole zampette striscianti, che si muovevano all'unisono alla ricerca del loro prossimo pasto, e quell'abominio probabilmente le guidava in base a chissà quale macabra magia.

L'essere afferrò il reverendo per il capo, sollevandolo finché non furono faccia a faccia, e con un sonoro schiocco delle mandibole decapitò la preda lasciando ricadere il corpo a terra, mentre nel pugno stritolò il teschio fino a romperne le ossa in con un suono viscido e scricchiolante.

Il ratto umanoide gettò i resti del reverendo e si avvicinò a Emma che si dimenava impotente <<Ti prego non toccarmi, non voglio morire, non posso morire, i miei figli come faranno senza di me ora che loro padre non c'è>>.

La donna chiuse gli occhi, aspettandosi il colpo fatale da un momento all'altro, non poteva fare altro se non attendere che la creatura si prendesse il suo tempo per ucciderla.

<<Emma, tesoro, non è di me che devi avere paura, ma di loro>>

Emma sgranò gli occhi <<Non è possibile, M-M-Mark? Sei tu? Che cosa ti è successo?>>

Il viso tumefatto, carico di bubboni purulenti si contorse ad ogni parola della bestia che sembrava essere a tutti gli effetti il defunto marito della donna <<E' una lunga storia, non sono morto, ed il morbo non è una malattia, piuttosto una maledizione, chi non è stato bruciato in tempo si è unito al branco, ma nonostante quel che sono ora non posso abbandonare te e i bambini qui, il villaggio è condannato fuggi finché sei in tempo>>.

Il rumore dei topi crebbe di intensità come una nube temporalesca presagisce ciò che sta per accadere col crepitare dei fulmini, così quel rosicchiare, squittire e grattare lasciava poco all'immaginazione.

<<Hanno fame e non si fermeranno davanti a nulla pur di nutrirsi, il reverendo dovrebbe darti abbastanza tempo per uscire dalla chiesa e fuggire coi bambini>>.

Emma era confusa, sconvolta, non sapeva se gioire o aver paura <<Mark tu eri morto, ti ho visto io stessa venire portato via fra i corpi da bruciare, com'è possibile?>>.

La porta sbatté nuovamente sotto il peso dell'orda  che stava iniziando a fare breccia nel legname.

<<Non chiedermelo Emma, dopo essere morto mi sono semplicemente risvegliato così, e non so come dentro di me sapevo cosa stava per succedere e sono venuto a cercarti prima possibile, ora va via ti prego e dimenticati di me prima che perda definitivamente il senno. Sento che sei l'unica cosa che riesce a mantenermi dal lato della ragione, ed ho paura che questo non durerà a lungo nella frenesia che si scatenerà stanotte, dunque ora SCAPPA!>> l'ultima parola fuoriuscì come un misto di voce gorgogliante ed un ruggito, l'effetto delle memorie della moglie e dei figli forse stava svanendo.

La donna fuggì come le era stato chiesto, e mentre lo faceva, poté udire il suono della porta che si scardinava dai sostegni nel muro, cadendo in frantumi.

La vile orda iniziò a banchettare con i resti del reverendo, producendo un suono che difficilmente avrebbe abbandonato la memoria di Emma.

Corse a perdifiato, e sul tragitto verso casa vide l'orrendo spettacolo degli sfortunati villici che non avevano raggiunto le loro case, esanimi al suolo, con visi contorti in smorfie di terrore mentre morivano divorati un morso alla volta dai ratti.

Pianse durante tutto il tragitto, mentre nella sua mente scorrevano le immagini tremende degli ultimi tre giorni a partire dalla morte di Mark fino agli ultimi istanti del reverendo, poi si fece forza per varcare la soglia della sua casa per chiamare a sé i propri figli.

Non impiegò molto a trovarli, e non perse tempo, raccolse l'essenziale per sopravvivere al viaggio che li aspettava, e scappò dal villaggio, senza mai voltarsi indietro.  

Portatori di PiagaWhere stories live. Discover now