Saiph - La mia stella

Autorstwa ValyBel78

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Ester è una ragazza di venticinque anni che lavora in una caffetteria particolare, dove i caffé vengono servi... Więcej

Premi e riconoscimenti
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2.1
Capitolo 2.2
Capitolo 3.1
Capitolo 3.2
Capitolo 4.1
Capitolo 4.2
Capitolo 5.1
Capitolo 5.2
Capitolo 6.1
Capitolo 6.2
Capitolo 7.1
Capitolo 7.2
Extra: Poster di Zeno
Capitolo 8.1
Capitolo 8.2
Capitolo 9.1
Capitolo 9.2
Capitolo 10.1
Capitolo 10.2
Capitolo 11.1
Extra: Poster di Elias
Capitolo 11.2
Capitolo 12.1
Capitolo 12.2
Capitolo 13.1
Capitolo 13.2
Capitolo 14.1
Capitolo 15.1
Capitolo 15.2
Capitolo 16.1
Capitolo 16.2
Capitolo 17.1
Capitolo 17.2
Capitolo 18.1
Capitolo 18.2
Capitolo 19.1
Capitolo 19.2
Capitolo 20.1
Capitolo 20.2
Capitolo 21.1
Extra: disegno di Elias e Zeno
Capitolo 21.2
Capitolo 22.1
Capitolo 22.2
Capitolo 23.1
Capitolo 23.2
Capitolo 24.1
Capitolo 24.2
Capitolo 25.1
Capitolo 25.2
Capitolo 26.1
Capitolo 26.2
Capitolo 27.1
Capitolo 27.2
Capitolo 28.1
Capitolo 28.2
Capitolo 29.1
Capitolo 29.2
Capitolo 30.1
Capitolo 30.2
Capitolo 31.1
Capitolo 31.2
Capitolo 32.1
Capitolo 32.2
Capitolo 33.1
Capitolo 33.2
Capitolo 34.1
Capitolo 34.2
Capitolo 35.1
Capitolo 35.2
Capitolo 36.1
Capitolo 36.2
Capitolo 37.1
Capitolo 37.2
Capitolo 38.1
capitolo 38.2
Capitolo 39.1
Capitolo 39.2_1
Capitolo 39.2_2
Capitolo 39.2_3
Capitolo 39.2_4
Capitolo 40.1
Capitolo 40.2
Capitolo 40.3
Capitolo 41.1
Capitolo 41.2

Capitolo 14.2

5.9K 145 221
Autorstwa ValyBel78

Vivere con lui.

Un invito che mi fece quasi morire.

In silenzio lo accolsi, il cuore che pompava veloce, il sangue che riscaldava ogni anfratto e piega del mio corpo, crepitando di voglie.

Nessun sì o no, la mia voce non usciva, Zeno aveva posato un dito sulle mie labbra dischiuse, e con il suo polpastrello deciso le lisciava.

Verde e azzurro, e ora rosso, i colori dei suoi occhi ardevano mentre mi toccava la bocca, e anche se non aveva battiti per questo momento, sentivo il respiro dell'universo in lui.

Levò la mano, incendiario, mi lasciò cercare, anelante, una boccata d'aria, i polmoni traboccanti di fumo caramellato, prima di farmi sentire sulla lingua la sua essenza di stelle.

Oh, cielo.

Oh, Saiph!

Liberatorio, fu come essere sparata nello spazio con un razzo, un viaggio senza ritorno fuori dalla Terra, un incontro di vita e di morte.

Ero in lui, e lui in me, non umano, umano, nessuna differenza. Le bocche si muovevano l'una nell'altra con desio, con foga, facendoci tremare insieme davanti alla fiammata del falò.

Il caldo mi dominava come il suo giro di lingua, in profondità e in totalità, sempre più a fondo, sempre più bruciante, e quella sua richiesta di vita sembrava ora un paradosso.

Era il bacio di un ragazzo che poteva aver visto ogni pianeta, essere stato a riflettere sulla luna, e perfino aver avuto qualsiasi desiderio realizzato dalle polveri della sua creatrice.

Vuole me.

Quasi avesse potuto sentire il mio pensiero, Zeno staccò le sue labbra, rimase alcuni istanti immobile, a sentirmi ansimare per lui, poi si allontanò.

«Andiamo a casa.» disse, perentorio.

E questa volta, anche se non sapevo a quale posto si riferisse, mi forzai a farla uscire, quella risposta che era incastrata per lui.

«Sì.»


I fiori di carta dall'alto dei loro archi erano i testimoni muti della nostra decisione, mi sembrava di vederli macchiati di porpora, anche nei passaggi in ombra.

Seguivo il passo di Zeno, tenendolo per mano, ma quello sfregamento di pelle tra noi era troppo poco, non mi bastava, mi faceva fremere per avere di più.

Lui non aveva ripensamenti, era concentrato a imboccare le vie meno affollate, per arrivare più agevolmente a dove mi voleva portare.

Fu la traversata più lenta della mia vita, la festa sembrava volerci trattenere con stratagemmi, a ogni angolo si fermavano persone con corone di fiori sul capo, che bevevano e danzavano.

Un viso tra loro, di sfuggita, mi stupì in tutta la sua normalità, e mi fece rallentare, inconsapevole, ostacolando per un istante pure Zeno.

Questo momento non tornerà più indietro.

Anche lui, qui. Elias...era uscito alla fine. Era venuto a Carzano, quella notte. Ma noi non ci saremmo incontrati.

No, non più.

Lo lasciai là, un fiore dai petali chiusi tra i tanti fiori sbocciati.

Tornai a seguire la scia della mia stella, fino a quella che capii essere...casa sua.

Una scalinata in pietra, un corrimano a cui erano state intrecciate stelle di carta insieme ai fiori, saliva fino al piano esterno di un appartamento di cui lui tirò fuori la chiave.

«Giuro, ti porterei in volo fin lassù, in questo momento.» confermò Zeno, dirompente, facendomi sentire le gambe così molli da essere sul punto di cadere a terra. «Ma voglio che tu senta in ogni fibra di te che stai entrando in questa casa con me.»

«Io...lo sento.»

Lo sentivo nel suo sguardo dissennato, nelle sue iridi luminose, nella durezza con cui mi parlava, come se non ce la facesse più.

«Mai quanto me.»


Entrammo avvolti nella semi-oscurità, la porta richiusa dietro di noi distrattamente, come due amanti poco accorti, precipitosi.

Lui passò le mani su qualcosa che sulle prime non distinsi: candele in vetri che pendevano bassi dal soffitto, e piccoli focherelli si accesero dappertutto.

Aveva ricreato le fiamme anche al chiuso, con la magia focosa che albergava in lui, e adesso vedevo le sue labbra mormorare il mio nome sotto la luce di soli ceri.

Si tolse la giacca, frenetico, e la buttò su una sedia senza neanche appenderla, i capelli biondi che risplendevano mentre si abbassava ad aprirmi il cappotto, facendo saltare via i bottoni uno a uno per la sua forza e impazienza.

Mi ritrovai sdraiata sotto di lui sul primo divano disponibile, la bocca di Zeno sul mio petto, che imprimeva baci come marchi divini, e il vestito che si tirava su a ogni suo tocco.

Il mio respiro divenne scostante per quegli occhi malati di desiderio che avevano visto Orione, ma che adesso ammiravano me, come se al confronto la sua stessa galassia potesse sparire.

«Vorrei fare un gioco con te.» parlò, la voce roca che tradiva i suoi pensieri. «Ma non so se sono in grado di rispettarlo fino alla fine.»

Era avidamente bello, con quella malcelata bramosia dentro al verde e all'azzurro, molto di più di quanto mi fosse apparso finora, e io sospirai senza che lui facesse niente.

«Quale gioco?»

Si ritrasse con un gesto fluido da me. Le candele sopra di lui irradiavano una luce che sulla sua testa pareva formare un'aureola angelica.

«Uno, due, tre, stella.»

«Non è per bambini?» sorrisi, senza nascondere la mia perplessità.

In risposta, lui fece salire le sue dita sotto la stoffa del mio abito, accarezzandomi entrambe le cosce con le sue mani, su, su, fino a far girare i due pollici insieme al centro della mia intimità.

Mi sfuggì un gemito ai suoi movimenti circolari, anche se erano ancora superficiali, e con i suoi occhi serissimi puntati addosso, li sentii come un avvertimento, come un "preparati a vivere".

«Lo rivediamo noi, tranquilla.» fiatò, e io mi alzai sui gomiti, con i colpi sconnessi nel petto e le labbra schiuse per le sue.

Zeno mi baciò il mento, ma evitò la mia bocca, forse per mantenere il senno più a lungo, poi si alzò in piedi, e si voltò di spalle.

«Uno di noi è girato come me ora, e scandisce lentamente le parole "uno, due, tre", mentre l'altro si leva un indumento che preferisce, avanzando, e allo "stella" si immobilizza. Non può muoversi, se no perde. Si ripete la formula finché non si ha più nulla da togliere e da mostrare all'altro. Che ne dici?»

Feci finta di pensarci su, anche se l'idea di essere guardata nella mia nudità da Zeno, e ancor di più di guardare lui spogliarsi per me, un pezzo dopo l'altro, mi aveva già convinta.

«E chi inizia?»

«Se non ti spiace, io. Tu conti, io mi spoglio.»

Scesi dal divano, e con grande fatica, camminai per la sala in direzione opposta alla sua.

Mi allineai, frontale a lui, ma lontana di parecchi metri, uno sforzo arduo da sopportare, ora come ora, dopo i suoi baci e i suoi stimoli.

«Va bene.» accettai.

Si voltò di nuovo, e nella sua espressione tesa riuscii a leggerci la mia stessa difficoltà.

Eravamo in casa insieme, in uno spazio condiviso solo da noi, eppure...

Non era sufficiente.

«Puoi girarti, adesso.» esortò, aprendo le braccia, arrendevole. «Io sono pronto.»

«O-okay.» balbettai.

Io non ero tanto sicura di esserlo.

Mi voltai di schiena, sussurrando al mio cuore che doveva arrivare integro alla fine di quel gioco togli vestiti e togli fiato.

«Uno, due...» iniziai a contare, con lentezza, potendo solo tirare a indovinare che cosa avesse deciso di levarsi per primo Zeno. «...tre. Stella!»


Tutti fissati con il gioco obbligo o verità, io, invece, vado controtendenza e metto uno, due, tre, stella, oh ahahah da piccola ci giocavo spesso con i miei compagni di classe, restare ferma allo stella era davvero difficile, non oso immaginare quanto lo sia per Zeno ;-P Il prossimo capitolo vedremo se sarà un buon giocatore e...siamo ad un climax, ragazzi. Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto. A presto!

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