Infinity (Incompleta)

selfdisclosure tarafından

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"Per un attimo è come se fossimo soltanto noi due, senza nessuno intorno, senza il peso di dover nascondere i... Daha Fazla

PROLOGO
CAPITOLO I
CAPITOLO II
CAPITOLO III
CAPITOLO IV
CAPITOLO V
CAPITOLO VI
CAPITOLO VII
CAPITOLO VIII
CAPITOLO IX
CAPITOLO X
CAPITOLO XI
CAPITOLO XII
CAPITOLO XIII
CAPITOLO XIV
CAPITOLO XV
CAPITOLO XVI
CAPITOLO XVII
CAPITOLO XVIII
CAPITOLO XIX
Personaggi :)
CAPITOLO XXI
CAPITOLO XXII
CAPITOLO XXIII
CAPITOLO XXIV

CAPITOLO XX

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selfdisclosure tarafından

Le mani di Damian sono tra i miei capelli mentre, i nostri occhi, sono legati tra loro come se non potessero fare a meno di fondersi.

Le mie labbra, socchiuse, lasciano fuoriuscire un sospiro che viene immediatamente fermato da quelle di Damian, che vi si posano sopra approfondendo il contatto sempre più, lasciando che le nostre lingue si assaporino e le nostre mani scendano sempre più giù.

Quando tocca il mio punto più sensibile, non posso fare a meno di tirare la testa indietro, sprofondandola nel cuscino e serrando gli occhi.

Lui, accorto, mi posa una mano sulla bocca per fermare ogni mio verso e sorride, sostituendola poi con le sue labbra.

Si posiziona tra le mie gambe, lasciandomi capire chiaramente dove vuole arrivare e, senza alcuna barriera tra di noi, mi fa nuovamente suo, lasciando che le migliaia di sensazioni che ho provato questa notte, tornino ad esplorarmi.

Non mi stancherò mai di questo.

«Ragazzi! Per quanto sia felice per questa situazione, dovreste andare a scuola! Io vado al lavoro, a più tardi!» urla, mia madre, da dietro la porta.

Noi, di conseguenza, saltiamo letteralmente in aria, staccandoci a una velocità impensabile e coprendoci con le coperte sparse qua e là, come se mia madre potesse vederci da dietro il legno del battente.

Dopo qualche secondo di silenzio, in cui ascoltiamo i passi di mia madre scendere giù per le scale e la porta principale che si apre e richiude, scoppiamo a ridere come pazzi.

«Gliel'hai detto tu?» domando, ridendo, a Damian, adesso sdraiato accanto a me.

«Io non le ho detto niente! Ma credo l'abbia capito quando ha notato la mia faccia soddisfatta, poco fa, mentre preparavo la colazione.» risponde, sorridendo e regalandomi un occhiolino.

«Cretino.» mormoro, dandogli un pugno sulla spalla.

Poco dopo, Damian, riprende a darmi baci un po' ovunque, solleticandomi ai fianchi con le dita e riposizionandosi dove si trovava poco prima, ovvero tra le mie gambe.

«Dobbiamo andare a scuola...» dico, tra un bacio e un altro, con pochissima convinzione.

«Fanculo la scuola. Tra due settimane ci diplomiamo.» mi risponde, continuando la sua esplorazione.

E, dannazione, ha pienamente ragione.

Ormai gli esami finali sono finiti, potrei benissimo anche non frequentare più se non fosse per i corsi extra che mi regalano qualche punteggio in più per il college.

Sorrido e porto entrambe le mani sul suo viso, tenendolo fermo e osservandolo.

So che dovrei uccidere i miei sentimenti e rinchiuderli in un antro buio del mio cervello, ma non ci riesco.

Quando tutto questo sarà finito, quando Damian si stancherà di me o quando saremo a Los Angeles e si accorgerà che sono solo un ragazzino di una piccola città, il mio cuore non sopravvivrà.

«Posso sentire gli omini nella tua testa lavorare senza sosta.» mi dice, poggiando la fronte sulla mia.

Mi odio per essere così limpido.

«Niente...non ho niente.» dico, cercando di baciarlo ancora, per distrarlo.

Ma lui lo capisce, perché si allontana e mi prende d'assalto con quegli occhi grigi che mi distruggono il cervello.

Mi volto da un'altra parte e sbuffo.

«Oliver.» mi ammonisce.

Ma non ho intenzione di cadere nella sua trappola.

«Ti ho detto che non ho niente.» insisto e faccio per uscire dalla sua morsa, ma lui mi trattiene, posando entrambe le mani sulle mie spalle e mettendosi a cavalcioni su di me.

«Dimmelo.»

Adesso i miei occhi sono di nuovo sui suoi. Anche perché sembra impossibile che io riesca a sfuggirgli.

«Ok, d'accordo!» alzo la voce.

Lui, sorride.

Maledetto bastardo.

«E' solo che...è tutto così strano. Ci siamo ritrovati dal non parlarci totalmente, all'essere amici, all'essere...non so neanche cosa siamo! Permettimi di essere un po' confuso.» dico.

Di sicuro non ho intenzione di confessargli che, in realtà, sono innamorato di lui e che l'idea di perderlo mi distrugge, adesso che so com'è averlo.

Lui mi osserva alzando un sopracciglio.

«Cosa?» continuo, cercando di incrociare le braccia al petto. Movimento che mi viene impedito dalle sue mani, ferme sopra di me.

«Tu cosa vorresti che fossimo?» mi domanda.

Ma che vuol dire?!

«Che vuoi dire, Damian?! Non farmi queste domande a trabocchetto.»

«Non ti sto facendo alcun trabocchetto. Voglio solo capire cosa vorresti. Io lo so cosa voglio.»

Non so se è il tono che ha usato o il suo sguardo serio, ma le parole mi muoiono in bocca.

«Quindi, Oliver Stone, cosa vorresti?»

Apro e chiudo la bocca un paio di volte ma nulla, non esce alcun suono.

«Tu? Tu cos'è che vuoi?» alla fine, riesco a chiedere.

Il suo sorriso si amplia e io perdo un battito.

Ma il mio maledetto cellulare prende a squillare. Chiunque sia, spero che gli cadano le mani.

Il volto di Andy appare sullo schermo del mio Iphone ma non faccio in tempo a prendere quel maledetto aggeggio che Damian lo fa al posto mio, rispondendo alla chiamata.

«Che diavolo fai?!» lo rimprovero bisbigliando. Ma lui mi zittisce con una mano sulla bocca e prende a parlare con il mio migliore amico.

«Cosa?»

"Ehm...questa non è la voce di Oliver." posso sentire attraverso la cornetta.

«No, infatti. Sono Damian, Quattrocchi.»

"Uno: non porto più gli occhiali. Due: cosa ci fai a quest'ora nelle mie orecchie?"

«Secondo te?» risponde, e io vorrei sprofondare.

Gli strappo il telefono dall'orecchio e prendo a parlare con Andy.

«Andy.»

"Ecco una voce familiare finalmente! Si può sapere dove diavolo sei?! E perchè Damian risponde al tuo telefono?!"

«Perchè è qua con me.» dico, non so come spiegare tutta questa situazione.

"Ma siete a casa tua?"

«Sì.»

"A quest'ora?" insiste con le domande.

Mi passo una mano sul volto mentre Damian riprende a baciarmi sul collo.

«Ha dormito qua...» mi giustifico, cercando di nascondere i sospiri che mi escono ogni volta che la sua lingua traccia il percorso dal mio orecchio alla scapola.

"Ma che stai facendo?"

«Nii-ente.»

"Vuoi che venga da te?"

«No! No!» mi riprendo, scostandomi dalla presa di Damian che inizia a ridacchiare a mie spese.

"Ma verrete a scuola?"

Damian mi strappa il telefono proprio quando cerco di rispondere.

«Se hai finito con l'interrogatorio, qua saremmo impegnati.» e chiude la chiamata.

«Che cazzo...ma sei pazzo?!» urlo.

Lui, come se nulla fosse, mi osserva stranito.

«Dio, Damian! Così capirà tutto!»

«E quindi?»

«Che vuol dire "e quindi?"?!»

Si lascia cadere all'indietro sul materasso e si accende una sigaretta.

Ma da dove l'ha tirata fuori?

«Così verrà a sapere di te, Dam.»

Si volta e mi osserva, mentre una nuvola di fumo gli oscura il viso.

«Pensi che me ne freghi qualcosa?»

Sono sconvolto. Non pensavo fosse così tranquillo.

«Penserebbe che sei gay.» continuo, mettendomi seduto e voltandomi del tutto verso di lui.

«Quando ho detto di non esserlo?»

Passa qualche secondo prima che il mio cervello assimili per bene la sua frase.

«Non sei stato molto chiaro su quest'argomento, in realtà.»

«Pensavo fosse ovvio.» risponde, segnando lo spazio tra me e lui.

«No, niente è ovvio con te.» borbotto.

«Ti ho detto che non ho mai fatto niente con quelle ragazze.»

«Hai detto che nessuno sa cosa avveniva dietro le quinte. Non è propriamente una risposta.»

Lui spegne la sigaretta direttamente sul legno del mio comodino e poi si gira verso di me, sovrastandomi con la sua stazza e riposizionandosi tra le mie gambe. Io, ovviamente, glielo lascio fare.

«Ricordi alla festa di Betty, mentre giocavi a birra-pong e continuavi ad osservarmi, come se mi stessi sfidando?»

Annuisco debolmente.

«Mi hai fatto eccitare talmente tanto, che sono dovuto rientrare in casa, prendere la prima ragazza disponibile e farmelo succhiare. Ecco perché mi hai beccato nel bagno quella sera. Non perché mi piacciano le ragazze o quella in particolare.»

Sono sconvolto. Ok, ne avevamo un po' parlato prima, ma non era stato chiaro, per niente. Avevo bisogno di un chiarimento.

Posso fidarmi? Devo?

«Sinceramente non ricordo neanche il suo volto.» aggiunge.

Deglutisco a fatica e stringo le lenzuola coi pugni.

«Ecco l'effetto che mi hai sempre fatto, Oliver Stone.» mormora, infine, prima di darmi un bacio che mi lascia senza fiato.

«E vuoi sapere quando mi sono accorto che, forse, anche tu provavi lo stesso?» Continua, senza staccare troppo le labbra dalle mie.

«Quando ho visto il tuo sguardo nel momento in cui mi hai beccato con quella bionda. Sembravi deluso...non lo dimenticherò mai.»

**

Quando scendo in cucina, dopo un'altra dose di Damian West sia sul letto che nella doccia, mando un sms a Andy per avvertirlo che non andremo proprio a scuola. E' praticamente iniziata già la seconda ora e, sinceramente, sono terrorizzato all'idea di uscire fuori da questa bolla che ci siamo creati.

Così, infilo la testa nel frigorifero, un po' perché l'aria fresca aiuta i miei pensieri, un po' perché ho fame dopo tutte queste energie sprecate.

«Prepara dei sandwich.» sento dire alle mie spalle.

Non posso fare a meno di osservarlo con gli occhi infuocati.

«Cosa sono, il tuo schiavo?» chiedo, retoricamente, per poi continuare la mia ispezione.

«No, sei il mio ragazzo. E come tutti i bravi ragazzi prepari qualcosa al tuo ragazzo.»

Il respiro si blocca in gola, così come la voce e, probabilmente, tutti gli altri sensi.

I passi di Damian mi avvertono che è sempre più vicino e sgrano gli occhi, cercando di concentrarmi sulla busta di latte aperta anziché sul suo odore, sempre più vicino, seguito poi dalle sue mani, che si posizionano sui miei fianchi.

Mi basta solo questo piccolo contatto per sentire una scossa lungo la spina dorsale.

«Puoi fingere quanto vuoi di non aver sentito.» mormora, al mio orecchio.

Deglutisco a fatica e poi mi volto per osservarlo. Probabilmente ho la faccia da idiota, ma chi se ne frega. Damian West ha appena detto di essere il mio ragazzo.

«Avevamo lasciato il discorso in sospeso. Questo è quello che voglio, Oliver. E sono del tutto certo che lo voglia anche tu.»




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