Il Mio Limite Sei Tu

Autorstwa _shadowhunters_96

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❗In pausa ❗ «Le regole vanno rispettate, se vuoi avere una vita perfetta, Nives. Quando non le rispetti, il c... Więcej

Premessa + Cast
00 - L'inizio
1. I'm so sick of 17
2. You know it's not the same as it was
3. Your body lightweight speaks to me
4. I see everyone getting all the things I want
5. She's got everything that I don't have
6. The way he makes me feel, I never seemed to act so stupid
7. Are you just a poison that I shouldn't use?
8. My reputation's never been worse
9. But was he yours, if he wanted me so bad?
10. I waited for a girl like you to come and save my life
11. This thing we started, I don't want it to stop
12. Love you now, but not tomorrow, wrong to steal, but not to borrow
13. Welcome to the panic room
14. Heaven is a place on earth with you, tell me all the things you wanna do
15. Can you make it feel like home if I tell you you're mine?
16. People can go from people you know, to people you don't
00 - La fine
18. You're still a work in progress
19. She's falling from grace, she's all over the place
20. Why don't we go somewhere only we know?
21. If I told you that I loved you, tell me, what would you say?
22. Should've seen the red flags, but for you, I'm fucking blind
23. I try to escape, but I can't lose my mind
24. It's better to feel pain, than nothing at all
25. Break the air to feel the fall or just feel anything at all
26. Lost myself and I am nowhere to be found
27. I fake a smile and fall apart
28. You did not break me, I'm still fighting for peace
29. Try to follow your light, but it's night time
30. If you hold me without hurting me, you'll be the first who ever did

17. If I knew it all then, would I do it again?

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Autorstwa _shadowhunters_96

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Billie Eilish, Everything I wanted

Mi pento di aver accondisceso a tutto ciò. Mi pento di aver dato la possibilità a Zahra di organizzare la festa a casa mia. Ma non è ciò che fanno le brave amiche?

Mia madre è stata sempre abbastanza chiara: niente droga, niente alcool, niente sesso.

Mi sono ubriacata poco dopo essere arrivata qui e ho già fatto sesso.

Forse la cosa più terribile è averlo fatto con il ragazzo della mia migliore amica. Lo stesso ragazzo con cui mia madre non vorrebbe mai vedermi. Odia quelli come lui e... Pensavo fosse così anche per me. Sono cresciuta circondata da uno stile di vita diverso, da gente più simile a me, forse per questo non ho mai avuto una vera opportunità di fare amicizia, andando oltre a qualche misero interesse.

Ma nel gruppo dei figli di papà io mi sento come il pezzo sbagliato di un puzzle e nel gruppo degli amici di Zahra... beh, mi sento sfruttata e basta. Non da tutti, ma da lei. Esattamente come facevano i miei amici a San Francisco.

E adesso sono mezza morta sulla sdraio e guardo Zahra mentre sistema i tavolini poco più lontano dalla piscina. A detta sua molti vorranno farsi il bagno e l'alcool non dovrà mancare neanche qui.

Come se non bastasse, mi ha pregata di procurarle degli alcolici con il nostro marchio. Non è un problema, mia madre ne ha sempre qualche bottiglia messa da parte. Non perde mai l'opportunità di vantarsi davanti agli altri.

«Davvero non riesci ad aiutarmi?», chiede Zahra sbuffando.

«Non ho abbastanza forza neanche per alzarmi. Devo aver preso troppo sole in questi giorni», le dico.

«Almeno preparati. Tra poco inizieranno ad arrivare i miei amici», posiziona i bicchieri di plastica sui tavolini e diversi snack. I suoi amici. Sono un fantasma per lei? Non esisto?

«Un mio amico porterà il barile di birra», mi fa sapere.

Comprato con i miei soldi. Le sta sfuggendo questo piccolo dettaglio.

Appoggio le mani sulla sdraio e mi do una piccola spinta per alzarmi. Mi gira la testa.

«Lo stai facendo perché vuoi rovinare la festa?», chiede all'improvviso e decido per il bene di entrambe di restare in silenzio.

Mi trascino nella mia stanza e apro l'armadio, afferrando il primo vestito che trovo.

«È arrivato Kyle», grida Zahra dall'altra parte. Il suo nome per poco non mi fa mancare il respiro.

Sono davvero pronta a vederli mano nella mano? Vedere la sua bocca sulla sua? Vale la pena far del male in questo modo al mio cuore?

Sto seriamente valutando l'idea di chiudermi nella mia stanza per il resto della serata e aspettare che vadano via. Ma forse potrebbe essere una bella occasione per farmi dei nuovi amici.

Dico sempre così… eppure continuo a sentirmi ogni volta esclusa. Un cane randagio che tutti guardano da lontano, sorridono, ma nessuno ha il coraggio di accarezzare.

Vado in bagno a cambiarmi, poi cerco di nascondere le occhiaie e ravvivare un po' la mia faccia cadaverica.

Spruzzo dietro le orecchie e sul collo il mio profumo preferito e indosso una collana Swarovski. Forse è troppo, ma è l’unica cosa che brilla mentre tutto di me si spegne lentamente.

Esco dal bagno e mi lascio cadere a peso morto sul letto. Fisso il soffitto.

Non voglio neanche immaginare la furia omicida di mia madre, se dovesse scoprire cosa ho fatto.

«Ehi, tu», la sua voce mi riporta con i piedi per terra. Giro di poco la testa, lui è appoggiato con la spalla allo stipite della porta.

«Ciao», dico a voce bassa.

«Sembri sfinita e non è grazie a me. Non so se sentirmi offeso», appena lo dice per poco la saliva non mi va di traverso.

È per caso impazzito?

«Taci», sibilo e poi mi porto l’avambraccio sul viso, schermando la vista. Preferisco non guardarlo al momento.

«Adesso hai qualche libro in più nella tua libreria. L'ultima volta ne avevi di meno», dice ed entra nella mia stanza con fare curioso.

Sposto il braccio e lo guardo con la coda dell'occhio.

«Non pensavo che uno come te potesse notare dei dettagli così banali», mormoro.

«Io noto tutto», si affretta a dire. «Hai messo di nuovo quel profumo». Chiude gli occhi e inspira profondamente. «L’ho detto… soltanto una come te potrebbe permettersi di non puzzare di alcool, fumo e sudore in mezzo agli altri».

Sento le mie guance andare a fuoco.

«Sì, è il mio preferito», dico.

«Adesso è anche il mio preferito», dichiara, guardandomi con un sorrisetto audace, provocandomi un brivido lungo la schiena.

«Non hai paura che la tua ragazza ti senta?», gli chiedo, la voce appena udibile.

«Magari sto proprio cercando un motivo per farmi lasciare», si stringe nelle spalle e il mio cuore salta un battito. Lo sta facendo per me? E perché non la lascia lui?

Il suo sguardo scende sulle mie gambe scoperte e si lecca le labbra.

Si avvicina lentamente come un predatore e si siede accanto a me.

«Tutto okay? La mia presenza ti ha mandata k.o.?», sorride, ma io non ho la forza di ricambiare.

«Dovresti davvero ridimensionare il tuo ego», lo stuzzico.

«Per fortuna non devo ridimensionare altro. Quello ti va bene, da quel che ricordo», inarca un sopracciglio e io gli tiro un pugno nelle costole, facendolo ridere. Sta davvero ridendo. Grazie a me.

Sembra sorpreso anche lui. Mi guarda a lungo e poi i suoi polpastrelli si posano dolcemente sulla mia guancia. «Sei bella, Nives».

Non lo ha detto come Derek. E neanche come tutte le altre persone che ho conosciuto nella mia vita.

La sua frase è un suono dolce e amarognolo, che mi stritola il cuore e scava sempre più in profondità. Ho paura dell'effetto che hanno le sue parole su di me. E il modo in cui mi guarda... Dio, mi fa sentire come se davvero fossi la cosa più bella che lui avesse mai visto. Non vede ciò che vede mia madre in me: un corpo da aggiustare, una faccia da perfezionare, una personalità da correggere. Non vede ciò che vedo io quando mi guardo allo specchio.

I suoi polpastrelli rimangono sulla mia pelle e li muove delicatamente in modo circolare. Si abbassa di poco, i suoi occhi mi risucchiato al loro interno. Gli poso una mano sul petto, fermandolo.

«Non qui», dico quasi ad un soffio dalla sua bocca.

Lui annuisce. «Non adesso», mi corregge. Quindi succederà comunque, qui? A casa mia? A qualche metro di distanza da Zahra?

Si tira indietro e allunga la mano verso di me. Gliel’afferro senza alcun tentennameno e mi tira su, facendomi sbattere contro il suo petto.

«Ti senti bene?», mi chiede e annuisco.

«Non sembra, bisbetica. E se stai male, possiamo annullare tutto questo e pensare a te».

Si preoccupa per me. E affronterebbe davvero la furia di Zahra per sapermi al sicuro?

All'improvviso una coltre di lacrime ricopre i miei occhi e mi allontano da lui. «Va bene così».

Andiamo fuori. Zahra sta ancora sistemando le lucine sugli alberi.

«Sarebbe davvero carino se voi due mi deste una mano. Kyle? Che sei venuto a fare, se non per darmi una mano qui?», gli chiede mordace.

Faccio per andare verso di lei, ma Kyle allunga il braccio, bloccandomi.

«Faccio io. Siediti, non voglio che tu svenga».

Mi acciglio. «Starò bene».

«No. Non stai bene. E non voglio che tu stia peggio per un fottuto capriccio di Zahra», contrae la mascella e va ad aiutarla.

«Questa porta il tuo cognome», grida lui, indicando una bottiglia sul tavolino.

«È il marchio della sua famiglia, genio», risponde Zahra, alzando gli occhi al cielo.

Kyle si avvicina a me di nuovo, con la bottiglia tra le mani. «È davvero il vostro marchio?»

Sorrido. «Sì».

«Non vedo l'ora di provarlo. Sono davvero curioso di sapere se ha il tuo stesso sapore», bisbiglia e poi mi sorride maliziosamente, facendomi arrossire.

«Sparisci, imbecille», provo a dargli una spinta, lui ride.

Zahra inclina il capo di lato e ci guarda con aria sospetta.

«Il tuo ragazzo mi sta prendendo in giro», le dico e sento le mie budella contorcersi dentro di me.

Kyle si gira verso di lei con sguardo indifferente.

«Ah sì? E cosa ti ha detto?», domanda lei, incrociando le braccia sotto il seno, puntando lo sguardo duro su di noi.

«Niente di che. Sai come sono fatto», risponde lui burbero.

«Sì, so esattamente come sei fatto. Purtroppo», digrigna i denti e io abbasso lo sguardo. Cosa intende?

«Io vado dentro», le faccio sapere, sparendo dalla loro vista. Kyle è un idiota.

Poco più tardi la mia casa è avvolta dal caos. Aveva detto trenta persone. Cazzo. Sembrano molte di più. E non mi conoscono. Mi passano accanto, spintonandomi da una parte all'altra come se fossi una sconosciuta qualsiasi; come se questa casa non fosse mia.

Sento la rabbia ribollirmi nelle vene. La musica è troppo alta. Lo schiamazzo è troppo forte.

Tra le persone intravedo Kyle e Zahra. Lei ha le braccia allacciate intorno al suo collo. Lui ha un bicchiere tra le mani e lo sguardo perso. Sembra alla ricerca di qualcosa. Zahra corre a salutare una sua amica. Io la guardo da lontano e lentamente mi faccio spazio per raggiungere la mia stanza. Cammino rasente al muro e poi qualcuno mi spinge lentamente nella mia stanza e chiude la porta a chiave.

Mi giro e una bocca si posa sulla mia con prepotenza, non dandomi neanche il tempo di realizzare.

Kyle mi prende il viso tra le mani e mi bacia come se avesse aspettato giorni interi per farlo.

La sua lingua si fa spazio nella mia bocca, le sue mani scendono sul mio corpo e si fermano sui miei glutei, stringendoli.

«Non vedevo l'ora di liberarmi di lei», sussurra dandomi un altro bacio, facendomi sorridere.

«Un pessimo ragazzo», mormoro divertita.

«Lo sono soltanto con le persone sbagliate», risponde attirandomi tra le sue braccia.

E io sono quella giusta? Vorrei chiederglielo, ma ho paura.

«Tu sei quella giusta, ma al momento sbagliato», la sua mano risale dolcemente lungo la schiena e il suo respiro scalfisce l’argine del mio viso, mandandomi in estasi. La sua lingua lecca un punto preciso e poi mi lascia un bacio sulla vena pulsante del collo.

Il suo sguardo si sposta sul pianoforte e si stacca lentamente da me.

«Mi eccita l'idea di prenderti su quel pianoforte», dice ad alta voce.

Un conato di vomito sale lungo la gola.

No, no, no.

«Ma mi eccita di più l'idea di sentirti suonare. In effetti muoio dalla voglia di vedere le tue dita su quei tasti. Le stesse dita che mi hanno stretto il-»

«Ho capito», taglio corto.

Lui ride e poi batte il palmo sul piccolo sgabello, facendomi cenno di sedermi.

«N-non riesco», ammetto. Un tremolio attraversa il mio corpo.

«Voglio soltanto sentirti suonare», addolcisce la voce e allunga la mano verso di me.

Mi siedo e deglutisco. Poso le dita sui tasti, lui si inginocchia accanto a me.

«Suona quello che vuoi», posa le sue dita sulle mie e accenno un sorriso. «Anzi, aspetta», mi fa alzare e si siede al posto mio, poi batte la mano sulla sua coscia. «Vieni qui».

Non mi dà il tempo di tirarmi indietro. Mi prende per il braccio e mi fa sedere sulle sue gambe.

«Suona, Nives. Voglio sentirti. Nessuno l’ha mai fatto per me».

«Vieni qui. Siediti sulle mie gambe e suona qualcosa per il tuo zietto preferito».

Le mani tremano incontrollabili. Sento le prime note spezzare la tensione nella stanza. E le mie dita si muovono dolcemente ma con una lentezza atroce.

Kyle mi tiene stretta a sé, la mia schiena aderisce al suo petto. Sento il suo rigonfiamento premere contro il mio sedere.

Scatto in piedi e corro in bagno, chiudendo la porta alle mie spalle.

Mi piego sulla tazza del water e inizio a vomitare. Sento il click della porta e poi Kyle si avvicina.

«Ehi, Nives», il suo tono trasuda preoccupazione.

Si siede accanto a me, accarezzandomi la schiena.

«Cosa succede? Ho fatto qualcosa di sbagliato?», chiede spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Il mio corpo per poco non si affloscia contro il suo. Kyle scatta prontamente verso di me, reggendomi. Prende l'asciugamano e mi pulisce gli angoli della bocca.

«Fanculo questa festa del cazzo. Mando via tutti».

Fa per alzarsi, ma lo trattengo.

«Mi dispiace... È colpa dei ricordi», ammetto con un filo di voce.

«Che ricordi, Nives? Cosa è successo?», chiede prendendomi il viso tra le mani.

«Cosa mi è successo», lo correggo con un lieve sorriso.

«Cosa cazzo ti hanno fatto?», la rabbia brucia nei suoi occhi, i suoi lineamenti si induriscono.

Non posso. Non posso dirglielo.

«Sono ingenua. Sono ingenua sempre. Questa volta però  non lo sono stata», lo abbraccio forte, la sua mano si intrufola nei miei capelli e mi massaggia delicatamente la nuca. E so che fa lo stronzo la maggior parte delle volte e ho una paura tremenda di avvicinarmi ulteriormente a lui, ma in questo momento è così delicato che mi viene da piangere.

Kyle non dice niente, mi stringe a sé per una buona manciata di minuti. Entrambi restiamo in silenzio sul pavimento fresco del bagno.

Quando finalmente mi sento meglio, mi aiuta ad alzarmi e gli sorrido. O almeno ci provo. «Andiamo. La festa è di là».

Apro la porta, lui mi afferra per il polso.

«È stato un uomo?», chiede guardandomi dritto negli occhi.

«Non so di cosa parli», dico con voce traballante.

«È stato un uomo, Nives?», ripete la domanda, questa volta con voce più dura e decisa.

Stringo i pugni, il mio petto si alza e si abbassa velocemente. «Ti ho detto che non so di cosa tu stia parlando».

Esco dalla mia stanza come una furia, tutto gira intorno a me.

Cammino, facendomi spazio tra la gente. La mia casa è sottosopra e penso di stare per svenire.

Da piccola, quando non stavo bene da qualche parte, dicevo sempre a mamma: portami a casa.

Ma adesso sono a casa e non so in quale altro posto nascondermi.

Dopo aver passato non so quanto tempo in un angolino del giardino, dietro l’albero e al buio, la voglia di essere inghiottita dalla terra è aumentata in maniera considerevole.  

Rimango qui, nascosta come una ladra, mentre tutti gli altri si divertono. Mi sento come se mi avessero esiliata su un’isola deserta e anelassi ad un briciolo di attenzione. Sono qui, vorrei dire. Esisto. Non sono solo un pezzo di carne che cammina. Esisto.

«Mi spieghi cosa cazzo ci fai qui?»

Questa è la voce di Kyle. Sta parlando con me? E perché è così arrabbiato?

Faccio per girarmi, ma un'altra voce attira la mia attenzione.

«Sono stato invitato, esattamente come tutti gli altri».

È Taylor.

«Voglio che tu vada via. Rischi di mandare tutto a puttane».

Di cosa stanno parlando?

«Hai paura che lei lo scopra?», chiede Taylor con una risata.

«Dunque, Kyle ha avuto la meglio tra noi tre», si intromette una terza voce. Derek. Anche lui qui? Possibile che io non l'abbia visto prima?

«Le cose stanno cambiando», mormora Kyle.

«Non fare il coglione, Kyle. Lo sai bene cosa devi fare, cazzo!», ribatte Taylor. «Te l'ha detto?», ride a bassa voce.

«Cosa?», chiede Kyle.

«L'ho minacciata con una pistola finta. Per poco non se l'è fatta addosso quel giorno», ridacchia e sento lo stomaco diventare di pietra. Stanno parlando di me?

«Dimmi che non l'hai fatto», ruggisce Kyle.

«Invece l'ha fatto. Cazzo, ha scritto perfino a me», esclama Derek. «Zahra dovrebbe controllare la sua gelosia altrimenti rischia davvero di rovinare tutto».

«Te la sei già portata a letto?», chiede Taylor.

«Nives non sembra una facile. Pensavo di averla conquistata con il mio violino, ma non è stato così».

«Perché non vi levate dal cazzo?», la voce di Kyle è una coltellata al cuore.

Sento dei passi allontanarsi e tiro le ginocchia al petto, trattenendo a stento le lacrime.

Lui sapeva tutto...

Conficco le unghie nel terreno e stringo i fili d’erba tra le dita. La rabbia corrode le mie interiora.

Mi alzo in piedi, appoggiandomi al tronco dell’albero e cercando di fare dei lunghi respiri.

Ho donato me stessa ad uno sconosciuto. Sì, uno sconosciuto, perché a quanto pare non so niente su di lui. La mia stessa amica mi ha venduta.

Mi sfugge un singhiozzo strozzato e mi affretto a mandare via le lacrime.

Stringo i pugni e cammino a passo deciso verso Zahra.

L'afferro per il braccio, il bicchiere le vola via dalle mani. Gli altri si fermano a guardarci.

«Sei una maledetta stronza! Che cosa avete fatto?», le tiro uno schiaffo in faccia talmente forte che sento il palmo bruciare.

«Ma che cazzo ti prende?», grida, toccandosi la guancia.

«Nives?»

Giro la testa verso Kyle. «Non avvicinarti, pezzo di merda», gli punto l'indice contro, lui sembra scosso.

«La festa è finita. Andate via. Andate via, cazzo!», grido, sentendo i miei polmoni bruciare. Le lacrime scorrono sulle mie guance.

Vedi cosa succede quando smetti di essere ingenua? Tutti i mostri ti vengono a trovare, Nives.

Mi porto le mani sulle mie orecchie, come se volessi mandare via questa maledetta voce.

«Io mi fidavo di te», dico, guardando Zahra.  «Ti consideravo una sorella. Sono sempre stata gentile con te».

Un sorriso perfido inizia a deformarle la faccia. «Anche io mi fidavo di te, ma poi ho scoperto che te la fai con il mio ragazzo. Davvero pensavi che fossi così stupida? Ho notato il modo in cui lo mangi con gli occhi, il modo in cui gli parli, tutte le volte che cercavi di avere un contatto fisico con lui. Ecco cosa sei, Nives! Una puttana. Sei una maledetta puttana, ma forse lo sei sempre stata», emette una risata nervosa, gettando la testa all’indietro.

« I tuoi vecchi amici cosa ne pensano? Uh? Forse anche loro ti trovavano insopportabile. Una riccona del cazzo che voleva essere povera. Ma sentitela!», mi indica con entrambe le mani, tutti i presenti si girano verso di me.

«Non facevi altro che piagnucolare e lamentarti della tua schifosa vita perfetta e io dovevo sciropparmi ogni tua stronzata. Perché non sai apprezzare quello che hai. Sei una povera stupida che pensa che un giorno il mondo si inchinerà davanti a te e ti chiederà di guidarlo, ma tu non hai questo potere, Nives. Tu sei soltanto una povera idiota che se la fa con il mio ragazzo. E non immagini neanche il disgusto che provo nei tuoi confronti. E sai cosa? Meriti ogni cazzo di cosa brutta che ti capita nella vita. Magari un giorno smetterai di essere così dannatamente imbecille e crescerai. Tutti vogliono sfruttarti, perché sei stupida come un sasso, cazzo!».

Kyle interviene, frapponendosi tra noi due. «Modera i toni, Zahra. Altrimenti levati dal cazzo».

«Parli proprio tu?», gli chiedo con un sorriso triste.

«Sì, Kyle. Parli proprio tu? Perché non le racconti di Melissa. Di Kate. Oppure di Nicole. Tutte ragazze ricche o benestanti. Dai, diglielo perché te le scegli tutte così».

Kyle diventa rosso in viso. «Chiudi quella cazzo di bocca! Questa volta non è come pensi».

«Voglio che lei sappia cosa avete fatto! Il vero motivo per cui le vai dietro! Diglielo, avanti!», grida ancora più forte.

Lei lo sapeva. Tutti lo sapevano. E io ho sempre cercato di nascondermi, di non ferirla, di farla sentire apprezzata. Il mio cuore va in frantumi. E per una volta vorrei che fosse diverso, più forte.

Ricordo le parole di mia nonna: «La metamorfosi di un cuore ammaccato inizia quando le persone di ieri lasciano il posto a quelle che ci saranno un domani; quando non chiede più di essere aggiustato, ma apprezzato.»

E io non sono ancora sicura di riuscire a farlo. Non è arrivato il momento. Perché anche se è dolorante e a pezzi, io non sono abbastanza forte da rimettermi in piedi.

«Cosa diavolo succede qui? Nives Wayne, giuro su Dio che-», mia madre spunta alle mie spalle insieme a Sam. Entrambi mi guardano con aria sconvolta.

«Mi dispiace», dico con le lacrime agli occhi.

«La prossima volta che vorrai fregarmi, ricordati delle telecamere!», mia madre mi dà uno strattone.

«Non esagerare, Candice. È soltanto una ragazzina», Sam come sempre cerca di difendermi.

Possibile che lui sia l'unica persona ad essere dalla mia parte senza voler qualcosa in cambio?

Mi avvicino a lui con gli occhi in lacrime, apre le braccia e mi stringe a sé.

«Non preoccuparti, io facevo di peggio alla tua età», sussurra al mio orecchio.

«Andrai da tuo padre», sentenzia mia madre senza neanche guardarmi in faccia.

«C-cosa?», le chiedo, il mio stomaco sprofonda definitivamente.

«Non voglio sentire neanche una parola da parte tua. Te ne andrai da tuo padre. Non ne voglio più sapere niente».

«Ma tra poco inizierà la scuola. E ormai sono qui», le dico disperatamente.

«Sei circondata da amici di merda da una vita, perché non sai scegliere qualcosa di decente per te. Ti lasci trascinare da una parte all'altra come una marionetta e io devo pagare per i tuoi danni. Devo sopportare il tuo comportamento da bambina infantile. Devo sopportare i tuoi momenti di ribellione. Vattene da tuo padre, Nives. Ti avevo esplicitamente chiesto di seguire le mie regole. Le hai infrante tutte. E per cosa? Per la tua migliore amica, che ti ha appena pugnalata alle spalle? Per un teppista che ti vuole scopare e basta? Non sei la figlia che ho cresciuto».

Zahra accenna un sorriso. Kyle vorrebbe dire qualcosa, ma sembra sconvolto.

Rimango in silenzio, Sam mi stringe ancora tra le due braccia.

«Non voglio andare da papà. Non sarò felice. Per favore, Sam. Diglielo», lo guardo negli occhi, supplicandolo con lo sguardo.

«Sam non ha alcuna autorità quando si tratta di te. Sono tua madre. E fai quello che dico io. Mi hai delusa profondamente», si gira verso gli altri. «Fuori da casa mia prima che chiami la polizia».

Un pianto prorompe dalla mia gola. Lo sguardo arrabbiato di mia madre mi dà il tormento. Mi segue come uno spettro in cerca di vendetta.

«Risparmiati queste dannate lacrime e vai a fare la valigia. Ti metto sul primo volo disponibile».

Mi manda via come se fossi un dannato pacco.

«Non è colpa sua», dice Kyle d'un tratto.

«Sei ancora qui?», grida mia madre.

La sua voce non mi raggiunge più. Sembra un suono lontano.

«Nives?», dice Kyle, avvicinandosi a me. Mia madre lo blocca. «Levati dal cazzo, porca puttana», Kyle spinge via mia madre e mi raggiunge, avvolgendomi in un abbraccio caldo e doloroso.

«Ehi, guardami. Nives, guardami. Non è come pensi», mi prende il viso tra le mani. Vedo la sua bocca muoversi, ma non sento niente. «Guardami, bisbetica», vedo il terrore nei suoi occhi. Non è soltanto mera preoccupazione. È terrore. Kyle Davis sembra terrorizzato. Perché? «Chiamate un'ambulanza. Subito», grida. «Nives? Nives, guardami. Sono una testa di cazzo, me ne rendo conto, ma guardami, per favore», colpisce delicatamente la mia guancia, cercando di tenermi sveglia.

Non sento più niente.

Il buio mi avvolge.

Nessun suono penetra nel mio silenzio.

Il nulla assoluto si posa su di me.

Bene, siamo arrivati penso a metà storia e adesso ci sarà un cambiamento.  ❤️🥰
Ci sarà un percorso di crescita di alcuni personaggi, quindi spero vi piaccia.
Spero vi sia piaciuto il capitolo, grazie mille di essere qui ❤️ se vi va, consigliatela agli altri 🥺

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