Torna per te stesso

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L'unica cosa a cui mi aggrappo prima di chiudere gli occhi e gettarmi verso le creature ai miei piedi, è: non voglio morire.

Per un solo momento, il mio corpo rimane in bilico nell'aria, senza peso, senza tempo. Sono immobile, come incastrata nel tessuto della realtà, a chiedermi se anche Logan si è sentito così prima di lasciarsi cadere dal dirupo quel giorno alla Base 26. 

Incastrato.

Poi l'aria mi entra brutalmente nei polmoni, come se qualcuno mi avesse aperto la bocca e l'avesse infilata a forza. I miei occhi si sgranano mentre compio una capovolta, senza peso, e il mio arrivo viene accolto dai ringhi eccitati dei mostri assetati di sangue, come un pubblico in attesa della posa finale. 

I capelli mi finiscono davanti agli occhi e il vento mi fischia nelle orecchie prima che io arresti la caduta proprio sopra le loro teste, rimanendo un istante ferma, come a volermi prendere gioco di loro. Poi mi lancio in avanti, i muscoli rigidi e guizzanti. 

Rimango sempre alla stessa distanza, abbastanza in alto per non essere afferrata ma non troppo per mantenere l'attenzione su di me. 

Il trucco è trattarli come bestie. Probabilmente i Vuoti sono esseri suggestionati dall'energia dei Consiglieri e pertanto dotati di intelligienza e volere. Forse sono addirittura innocenti. Ma trattandoli come mostri diventa tutto più facile e seppur sbagliato, la semplicità delle cose è sempre utile in termini di sopravvivenza. 

Se li reputo dei mostri, diventa facile anche prevedere le loro mosse. Per cui quando sento l'aria spostarsi ai miei lati, i miei riflessi si attivano, e come non succedeva da tempo, il mio corpo si risveglia, schivando all'ultimo momenti degli attacchi delle creature che si sono arrampicate sugli alberi. 

Devo uscire da questa foresta al più presto, altrimenti non riuscirò mai ad attirarli abbastanza lontano per proteggere Ardin.

Per proteggere Ardin. Mai prima di allora un pensiero del genere mi aveva sfiorato e trasalisco come se mi avessero colpito, provando una vergogna infinita. Che razza di Alium non vuole proteggere il proprio Compagno, il proprio amico? 

È solo una folata leggera, uno spostamento d'aria che appare impercettibile contro la pelle morbida del mio collo. Non è niente, in qualsiasi altra situazione non significherebbe nulla. Ma non in questa. Non in mezzo ad una battaglia e anche se sono stata in ricovero per quasi un mese, mi ricordo perfettamente cosa vuol dire quel rivolo di vento. 

Morte. 

Eppure il colpo non arriva. Il ringhio vittorioso non lo sento, come non percepisco alcun dolore. Rimango semplicemente ferma a guardare il nulla, desiderando per un momento soltanto averlo sentito quel male della carne, solo per sentirmi viva. 

Invece i miei occhi si focalizzano su una massa di capelli rossi davanti a me, la spada tremante in mano e un'espressione impaurita sul viso, nascosta male sotto una maschera di indifferenza apparente. 

"Perché lo hai fatto?" gli chiedo, la voce roca come se non parlassi da anni e il rosso trasalisce, voltandosi a guardarmi per un singolo istante, le sopracciglia aggrottate. 

Non dice nulla. Semplicemente rimane fermo a guardarmi con uno sguardo che non riesco a identificare ma che rasenta la confusione.

È come se mi stesse chiedendo perché non avrebbe dovuto farlo. 

Gli alberi si interrompono all'improvviso e subito posso vedere l'infinita linea dell'orizzonte sorridermi, il sole alto nel cielo, che brucia contro la mia pelle. L'erba sotto di me è alta e a vederla da vicino sembra quasi soffice mentre il vento ne piega gli steli.

Compagni Di Guerra - CicatriciWhere stories live. Discover now