I coniugi Park erano nel mondo dei sogni già da un pezzo. Il signor Park era un grande appassionato di horror, sin da ragazzino. Alla prima buona occasione aveva trascinato con sé la moglie nella cittadina di Crystal Lake, coronando uno dei suoi sogni nel cassetto, con la promessa di portarla a fare una bella vacanza ovunque avesse voluto lei... dopo un'accurata visita al luogo di nascita di Jason Voorhees, s'intende. La signora Park alla fine aveva accettato e quindi eccoli lì, nella camera buia numero 104 di un albergo tutto sommato carino, in una cittadina anch'essa, all'apparenza, graziosa.
Quando Jason, con l'ausilio di una sola mano, forzò la porta e l'aprì, loro non sentirono nulla. Il signor Park russava sonoramente e la moglie si era ormai da anni abituata a dormire con quell'incessante rumore accanto, talmente potente da coprire anche il suono di metallo che si piega e di legno che va in pezzi. I due vennero trovati con gli occhi sbarrati dal terrore sul loro letto, in un lago di sangue.

Prima ancora di aprire la porta Jason sentì la rabbia crescere: quel maledetto suono lo infastidiva non poco e quindi non perse tempo ad eliminare i primi due trasgressori. Inizialmente aveva fantasticato di uccidere solo uno dei due e di aspettare che l'altro si svegliasse, solo per vedere cosa avrebbe fatto. O provato a fare. Ma quei due sembravano avere il sonno pesante, quindi si limitò a tagliare la gola al marito col machete, con un taglio profondo e veloce, per poi piantarlo nel petto della moglie, colpendo il cuore con precisione chirurgica senza neanche sfiorare le costole. Il primo riuscì ad emettere solo qualche gorgoglio prima di morire, la seconda un singolo verso di sorpresa e paura. Quell'odioso rumore era finalmente cessato e Jason tirò un sospiro di sollievo, uscì dalla stanza chiudendosela alle spalle e andò alla successiva.

Gli Abrams erano finiti in città per caso; stavano facendo un viaggio on the road e avevano deciso solo per comodità, ed in seguito per un pizzico di curiosità, di fermarsi un po' a Crystal Lake. Sarebbero dovuti ripartire il giorno seguente, nel pomeriggio. La loro camera era la 113 – numero premonitore a quanto pare. La TV era accesa su un film d'azione che la signora Abrams stava distrattamente guardando distesa sul letto, prestando però più attenzione al suo cellulare, mentre il marito era in bagno a fare una doccia. Di nuovo, quando si accorsero della presenza di Jason era già troppo tardi.

Arrivato davanti la porta della seconda stanza il killer rimase un attimo fermo. Sentiva dei rumori, chi era all'interno era sveglio e quindi avrebbe dovuto sbrigarsi per non creare scomodi allarmismi. Girò la maniglia sperando che il rumore sarebbe stato coperto dagli altri e si sorprese quando la serratura non cedette alla sua forza, essendo già aperta. Forse avevano dimenticato di chiudere a chiave, o magari non lo ritennero necessario. Che idioti, pensò. Lentamente aprì la porta e silenzioso come un'ombra, nonostante la sua mole, entrò, richiudendo la porta con altrettanta attenzione. Da dove si trovava riusciva a vedere gran parte della camera, comprese le gambe della signora che stava distesa sul letto. Grazie alla presenza di un muro, al cui interno si trovava il bagno, lei non poteva vederlo e lui non poteva vederla in faccia. Per evitare di sbagliare inutilmente, Jason corse il rischio di essere visto, sporgendosi solo un pochino. Non appena riuscì a scorgere il viso della donna, e la riconobbe, il rumore dell'acqua si fermò: capì che doveva fare in fretta.
Silenziosamente aprì un po' la porta del bagno, spiando all'interno. Un signore avvolto da un accappatoio gli dava le spalle e il grande specchio sul lavandino era pesantemente appannato dal vapore. Scivolò all'interno della stanzetta e prima che l'uomo, che sentendo una corrente d'aria fredda si era girato, potesse emettere un solo suono, Jason l'afferrò per la faccia, coprendogli la bocca e impedendogli di urlare, spingendolo contro un muro e facendogli sbattere la testa contro le piastrelle. Il colpo fu abbastanza forte da intontirlo, ma allertò la moglie.
"Matt? Tutto bene?" Si sentì una voce provenire dalla stanza principale.
Jason si girò verso la porta, poi subito riportò la sua attenzione all'uomo che stringeva nella sua morsa. Gli lasciò la faccia e lo prese per i capelli, spingendolo verso il gabinetto. La faccia dell'uomo, che se non fosse stato per Jason non si sarebbe neanche retto in piedi a causa del colpo, si ritrovò sommersa nell'acqua della tazza. Con la poca forza e coscienza che ancora aveva si dimenò, cerando di liberarsi, ma non servì a molto, visto che svenne in pochissimo tempo per la botta e in seguitò soffocò a causa dell'acqua. Lo aveva spinto talmente in fondo che la testa si era incastrata tra le pareti di ceramica che diventavano via via più strette. Jason lo lasciò subito per occuparsi della moglie, che si stava alzando dal letto, lo sentiva.
I due si incontrarono, e quasi scontrarono, a metà strada. La donna ebbe appena il tempo di emettere un gridolino di sorpresa, prima che Jason la prendesse per il collo e le scaraventasse la fronte contro lo spigolo del muro, abbastanza forte da spaccarle la testa e farle perdere subito conoscenza. E mentre il corpo si accasciava al suolo lui si stava già chiudendo alle spalle la porta della camera.

Welcome to Crystal Lake (ITA)Место, где живут истории. Откройте их для себя