Nei sotterranei non è cambiato niente da quando siamo stati qui l'altra volta. L'ultima volta ci siamo arrivati fin troppo vicini, ma non sarà lo stesso adesso.

«È complicato quello da fare?»

«Per te complicato significa anche risolvere la più semplice operazione... comunque no, il più ormai è fatto. Il programma è tutto qui» gli dico mostrano un dischetto rosso. «Bisogna inserirlo e sperare che i codici funzionino».

«E se non funzionano?»

«Possiamo anche andare a scegliere il posto per la tomba».

Erix si ferma sulla porta, fa un cenno con la testa. Gli passo anche la mia pistola, voglio avere meno impedimenti possibili nell'inserire il codice e se resta di guardia potrebbe farli comodo un'arma in più. Avanzo a grandi passi nella sala: c'è solo un corridoio centrale piuttosto ampio, ai cui lati c'è un abisso. Non so dove finisca e non lo voglio sapere. Davanti a me c'è un tavolo, sembra quasi stonare con la pietra che costituisce la struttura e il pianeta: è di metallo, un metallo blu e lucente che brilla nello spazio sottostante allo schermo accesso che continua a compilare righe di codice. Stringo i denti, continuando ad avanzare, ma la distanza mi pare infinita, come se ogni passo mi allontanasse dalla meta. Continuo a guardarmi intorno, costringendomi a non abbassare lo sguardo e fissare l'abisso buio che si estende da entrambi i lati.

Complimenti per l'idea di Minerva, papà, ma per il senso dell'arredamento dello spazio potevi chiedere a mamma.

Mi appoggio al tavolo dove si trova il computer che controlla Minerva da qui, collegato alla Starfall. Davanti ai miei occhi scorrono le righe di codice, sembra che vada tutto senza intoppi, ma non accenna a finire.

«Andiamo bella... cerca di digerire il programma...» mi mordo un labbro, battendo il piede in terra. Perché ci mette così tanto? Muoviti, pianeta che procura solo guai.

«Davith».

Mi volto di scatto, guardandomi alle spalle: è fin troppo sospetto che Erix mi abbia chiamato in quel modo.

«Cosa intendi fare?»

Brunnos mi sta puntando contro entrambe le armi: arretro di un passo quando lui si avvicina, ma non posso andare oltre al tavolo. Chiudo una mano a pugno all'altezza del petto, scuotendo la testa. Non ci credo... non è possibile...

«Ho aspettato fin troppo. Annulla il programma».

«Non ho intenzione di lasciare a mezzo il lavoro di più di un mese!»

«Annulla il programma, non te lo ripeterò un'altra volta. La Pegasus è qui, ti concedo di mettere in salvo la tua astronave, ma annulla quel programma».

Stringo i pugni, prendendo il comunicatore dalla cintura. «Nave 5930».

«Cosa c'è, comandante?»
«Ordine trentadue». Decollo immediato.

«Fa' attenzione» mi dice Axel prima di chiudere la chiamata. La mia unica ancora di salvezza ha preso il volo.

«Annulla il programma».

«Sei un bastardo!» grido.

«Annulla il programma!» mi urla contro. Mi mordo un labbro, sto tremando, sono quasi sul punto di piangere. Ero arrivata a fidarmi di lui, avevano ragione gli altri a dirmi che era stata solo una pazzia.

«Sei uno stronzo».

«Hai avuto la prova che la politica non è solo parole. Usiamo anche i fatti, nascosti e viscidi, ma li usiamo».

Mi avvicino a lui, lasciando che il programma continui a funzionare.

«Preferisco che tu mi uccida qui. Non hai modo di conoscere il codice per annullarlo, la Starfall vi distruggerebbe. Hai ottenuto tutto quello che volevi, i progetti, la resa della Federazione e chissà che altro. Sei un buon attore, hai ingannato tutti, me compresa». Gli tiro uno schiaffo. «Non ho parole per descriverti».

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt