32. San Valentino

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Avrei dovuto attendere che Jason finisse gli allenamenti. Ma Beth attendeva con me Ace.
Sentivo uno strano martellante mal di testa mentre tentavo di concentrarmi sul racconto della ragazza di mio fratello.
«E così non l'ho preso.» concluse. Mi limitai ad annuire.
«Posso farti una domanda?» le chiesi ad un tratto, prima che iniziasse un nuovo racconto.
«Dimmi.»
«Com'è che hai iniziato ad uscire con mio fratello?» chiesi.
«Oh, in realtà è stato recente. Poco prima dell'uscita di scena di Daia, lui mi ha beccata a piangere nel cortile. Ero trooooppo imbarazzata! Però lui mi ha consolata! È stato così carino da parte sua. Mi sembrava un sogno che tuo fratello si fosse avvicinato di sua spontanea volontà a me...»
«Aspetta.» mormorai. «Tu... Non messaggiavi con lui già da prima di capodanno?» chiesi confusa.
«Cosa? No! È stato molto più recente. Ho sentito dire che durante le vacanze uscisse ancora con un'altra ragazza. Se te lo stai chiedendo, sì, mi sono tenuta aggiornata.» ammiccò.
«Tu non sei la ragazza misteriosa?» esclamai stupita.
«Quale ragazza misteriosa?» Fissai l'espressione ignorante di Beth e realizzai di aver frainteso tutto. Non era Beth la ragazza per cui Ace si faceva bello mesi prima. Ma allora chi era?
E come aveva fatto a perderla in così poco tempo per poi ritrovarsi con Bethany?
All'improvviso Beth non mi stava più così antipatica.
Così le sorrisi.
«Mi spiace che tu sia stata male.» le dissi con il miglior tono dispiaciuto.
La faccia della ragazza si fece più stupita di prima.
«Di cosa confabulate voi ragazze?» chiese Jason circondandomi le spalle con un braccio, profumato di doccia appena fatta. Aveva ancora i capelli neri umidi e un grandissimo sorriso sulle labbra perfette.
«Roba da ragazze. Beth, stai qui ad aspettare mio fratello? Io vado intanto.» le dissi alzandomi e spolverandomi la gonna.
«Magari uno di questi giorni andiamo in giro assieme.» le proposi.
«C-Certo.» balbettò.
Io e Jason ci allontanammo.

«Prima Ace mi ha detto una cosa interessante.» disse ad un tratto il ragazzo.
«Cosa?» chiesi incuriosita.
«Che sei cambiata in meglio. Sei andata avanti lasciando noi babbei indietro.» affermò ridendo.
«Anche tu non sei così male.» replicai.
«Non per merito mio.» disse. Poi mi stampò un bacio sulle labbra.
«Ma Jason. Noi stiamo assieme?» chiesi confusa, arrossendo alla mia stessa domanda.
«Dipende da te, Azura. Lo vuoi?» chiese prendendomi le mani e baciandomi le nocche, senza staccarmi gli occhi di dosso.
Avevano un colore meraviglioso. Un misto tra il grigio e l'azzurro. Un riflesso del cielo sulla superficie di un ruscello cristallino.
Avevo amato quegli occhi. Quel volto. Quei capelli. Ne ero rimasta ossessionata per troppo tempo.
Il "no" prese forma sulle mie labbra, quando il mio udito percepì la sua voce.
«Ehilà!» esclamò Lance alzando la mano.
«Cosa vuoi, Chanders?» sbuffò Jason. Strinse la presa sulla mia vita, protettivo.
«Beh, niente. Semplicemente siete appoggiati sulla mia auto e... » affermò passandosi una mano tra i riccioli.
«Hai ragione.» dissi spostandomi in fretta. Ma lo feci talmente in fretta che inciampai maldestramente. Stavo finendo a terra se Jason e Lance non mi avessero afferrato entrambi al volo. La situazione rimase sospesa per secondi interminabili, dove i ragazzi si fissarono più a vicenda che me.
Per ravvivarli strattonai entrambe le braccia per riappropriarmele.
«Uhm, grazie.» dissi sistemandomi nervosamente la gonna.
«Di nulla.» sorrise divertito Lance prima di aprire la sua macchina con l'attivazione a distanza.
«Andiamo Azura» disse Jason prendendomi per mano e portandomi via. Lontano da Lance. Lontano dalla ragazza che lo stava per raggiungere.
Ma che faceva tutte le mattine? Aspettava davvero Lance con tanta dedizione? Lo amava veramente così tanto?
Mi lasciai trascinare via da Jason.

Jason fu molto romantico. Mi offrì una cena completa al lume di candela. Canzoni a tema. Un mazzo di rose. Una scatola di cioccolatini. Dello champagne. Non tutto necessariamente in questo ordine.
Poi mi accompagnò a casa sua, venendomi ad aprire la porta galantemente.
«Allora? Com'è andata la giornata?» chiese sorridendomi. Forse era convinto di aver fatto centro.
«Sei stato carino.» dissi.
Jason si sporse verso di me.
«Solo carino?» mi posò una mano sulla coscia.
«Non credi di pretendere troppo?» chiesi sorridendogli.
Lui ridacchiò.
«Va bene. Allora dimmi solo "Voglio stare con te, Jason."» mi sussurrò a pochi millimetri dalle labbra. Le mani che salivano sempre più in alto, erano calde e premevano contro la pelle liscia della gamba.
«Io...» sussurrai a occhi semichiusi.
«Cosa vuoi?» La sua voce era bassa e roca. Un timbro talmente basso che faceva vibrare corde invisibili.
«Io voglio...» balbettai. Poi ad un tratto delle luci illuminarono l'interno dell'auto. Un flash ci accecò. Qualcuno bussò al finestrino e ci ordinò di abbassare il finestrino.
«Ehi, piccioncini. È vietato commettere atti osceni in un luogo pubblico.» disse il poliziotto.
«Andiamo, agente! Non stavamo facendo niente!» sbottò Jason roteando gli occhi.
«I vostri genitori lo sanno?» chiese ancora l'agente.
«Ma per favore! Quanti anni pensa che abbiamo?» chiese Jason infastidito.
«Jason!» esclamai colpendolo per un braccio.
«Ci scusi, agente. Ha frainteso. Torneremo immediatamente a casa.» mi affrettai a dire. Nascosi meglio che potevo la vergogna di essere stata quasi sorpresa e gli sorrisi rassicurante.
«Solo per questa volta.» commentò prima di lasciarci andare.
«Certo che sono perseguitato dalla sfiga. Ogni volta qualcuno ci deve interrompere.» disse.
«Ma dov'è che eravamo rimasti?» chiese divertito tornando ad avvicinarsi. Ma questa volta gli misi le mani sul petto per allontanarlo.
«Dai Jason. Portami a casa.» dissi.
«A casa? Sul serio?» chiese lui incredulo.
«Andiamo Azura! Non puoi dire sul serio...»
«Ho detto di portarmi a casa, Jason.» insistetti.
Jason mise il broncio, ma accese il motore dell'auto. Non parlò per il resto del tragitto, ma mi riportò a casa.
«Ehi, Jason... Scusami... Io...» mormorai.
«Tranquilla. È tutto okay. Non ti fidi.» affermò impassibile. «Non importa cosa faccia. Ti fiderai sempre più di Chanders che di me, giusto?» chiese.
«No! Non è così! È che...»
«Va bene, Azura. Non ho detto che mi arrendo. Ci vediamo domani, okay?» Si sporse per lasciarmi un bacio sulla guancia, così seppi che me ne sarei dovuta tornare a casa.

Angolo Autrice
Sono una brutta persona. Arrivo sempre tardi con questi capitoli 🙈 Mi scuso veramente tanto. Vorrei promettermi che sarà l'ultimo ritardo ma non so... Però mi impegnerò a non farmi aspettare in eterno. Voglio finire questa storia. Forse i prossimi capitoli vi piaceranno.

Insicura (COMPLETA)Where stories live. Discover now