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Non ha mai capito il vero scopo delle feste in maschera.

Ci sono due prerogative: o ti impegni al massimo e crei un costume super elaborato e fai la figura del coglione, o non ti impegni affatto e fai comunque la figura del coglione.
Il suo problema in realtà, è non sapere a quale delle due categorie voler appartenere.

Inizialmente voleva optare per la categoria senza-nessun-impegno, ma poi ha cambiato idea all'ultimo e ha cominciato a girare per i negozi di costumi per poi ritrovarsi -per sbaglio, ci tiene a precisarlo- in un fottuto sexy shop.

Che poi, è anche il motivo per cui è arrivato alla festa -proprio nel pieno della festa- con un paio di orecchie da gatto di pizzo incastrate tra i capelli.

Quando era ragazzino, era più bravo in queste cose. Ma adesso si sente un po' fuori allenamento, e arrivare ad una festa in maschera con un pezzo di lingerie non gli pare il modo più giusto per tornare in scena.

Da qualche parte in quel pozzo di luci stroboscopiche, sintetizzatori e sudore ci sono i suoi amici. E lo sa perché la conversazione sul loro gruppo WhatsApp -chiamato Queer Comes the Sun- è degenerata in un centinaio di variazioni diverse sulla falsariga di dove cazzo è Louis.
Ma no, non riusciva a vederli.

Si fa strada verso il bar e punta gli occhi sul tabellone con scritti i nomi dei drink. Sbatte le palpebre quando legge "Piacevole conversazione sui pronomi contro il muro" e si maledice un istante dopo averlo ordinato.

Quindi sta sorseggiando un drink non binary in un sotterraneo di Shoreditch con in testa l'accessorio di un completino sexy di marca francese. Si chiede il perché di tutto questo, ma forse ha una risposta.

Per farla breve, c'è questo tipo di nome Ben che conosce -insomma, tutti conoscono Ben- e che lavora in banca crede, ma di sera, -non tutte le sere, qualche volta a settimana- fa il DJ e questa sera è una di quelle sere.

Ben si trova alla fine della stanza con un grosso cappello a cilindro viola sulla testa, pantaloni e giacca a righe, Louis non impiega molto a riconoscere il suo costume da cappellaio matto.

Sospira e ritorna annoiato al suo drink, che più che una conversazione contro il muro è diventato mancanza di tizi da scopare.

Pensa che dovrebbero inventare una parola per descrivere quella sensazione che hai quando fai qualcosa per qualcuno, e poi però ci si rende conto che quel qualcuno non ha affatto bisogno di te, e nessuno se ne sarebbe accorto se invece di essere li se ne fosse stato a casa in pigiama a divorare un intera vaschetta di gelato ala menta.

Forse avrebbe dovuto recuperare un altro drink e andarsene, ma poi sarebbe passato per lo stronzo che si è presentato alla super festa di Ben con un costume -quale costume?- scadente, aveva approfittato per un pò dei cocktail gratis ed era sgattaiolato via.

Tira fuori il cellulare dalla tasca inferiore dei jeans, e scrive un disperato sono qui, voi dove siete? ai suoi amici, ma sbuffa sonoramente quando si rende conto che in quel fottuto buco sotterraneo, quel messaggio non sarebbe mai stato inviato.

"Ti sei reso conto" un respiro gli sfiora la guancia, "che quelle orecchie non sono nemmeno bianche?"

Si gira trovandosi di fianco ad uno sconosciuto. Molto carino in realtà, ha lineamenti marcati e capelli in disordine.

"Lo so, ma ero già in ritardo. Tu un costume non ce l'hai proprio.

L'altro sorride assumendo un'espressione furba e in un attimo scosta il bavero della giacca rivelando la parola nessuno. "Le feste in maschera tirano fuori il peggio di me."

You know I love a London Boy [L.S] Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz