Capitolo 8: Sconosciuto

Começar do início
                                    

«Ai gemelli Spencer.»

Dave sospirò dalle narici, scuotendo la testa. Accettò l'invito molto volentieri, prendendo di conseguenza il bicchierino. «Ai gemelli Spencer.» ripeté.

Non sbatterono il vetro contro il vetro. Bevvero tutto ad un fiato, capovolgendo i bicchierini vuoti con un tonfo energico sul bancone. Strinsero gli occhi per il calore che fluì lungo il loro esofago, emettendo un gemito di meraviglia per la percentuale davvero alta di cui vantava quello scotch. E quanto ci voleva, pensò Dave Morrison.

«Se non fossi in servizio non mi dispiacerebbe prenderne ancora, ma il lavoro ha la priorità.» ironizzò, soffiando ancora per eliminare la sensazione di bruciore in gola. «Ma devo farti i miei complimenti per l'ottima scelta.»

«Merce di ottima qualità per clienti speciali.»

«Mi vedrai più spesso, questo è poco ma sicuro.»

Dylan incrociò le braccia davanti al petto, accettando volentieri un nuovo cliente. «Trevor l'aveva nominato un paio di volte, anni fa. Diceva che il team dove era entrato aveva un leader con le contro palle: un energumeno possente, biondo e dalla mascella squadrata. Credo che si riferisse a lei, guardandola meglio.»

«Sono inimitabile: me lo dicono in tanti.»

«Ah, aveva detto anche che era un po' narcisista.»

«Come on. Stavo scherzando.» Dave face spallucce con imbarazzo, scoccando un'occhiata altrove, la quale si incrociò con la figura assonnata di Noah. Assonnata? Sbatté le palpebre, assicurandosi di aver visto bene; Noah aveva gli occhi chiusi, il gomito appoggiato sul bancone faceva ciondolare la lattina con fare quasi rilassato; sembrava seguisse il ritmo di qualunque cosa provenisse dalle cuffie. Che faccia tosta: stava letteralmente oziando sul lavoro. Così prese un fazzoletto di carta e lo accartocciò a mo' di pallina. «Permetti?» chiese il permesso a Dylan, calibrando comunque il lancio.

Il proprietario annuì, senza contenere una risatina. Dave lanciò il pezzo di carta, colpendo in pieno la faccia di Noah.

«Ma che cazzo?!» sussultò il ragazzo, prendendo la pallina caduta sopra la sua pancia. Non appena si incontrò con lo sguardo divertito di Dave e la risata silenziosa dell'altro uomo, ringhiò sottovoce, buttando via il pezzo di carta, e spostò i piedi sopra lo sgabello di fronte, affinché sollevasse le ginocchia per starsene ancora più isolato. «Che rottura di...»

«Language.» puntualizzò Morrison, ritornando al suo interlocutore. «Scherzi a parte...Vorrei passare adesso alle domande riguardo l'omicidio, se non ti dispiace.»

«Si figuri, è qui per questo.»

«Trevor è venuto da te ieri sera? Hai interagito con lui prima dell'omicidio?»

Con la coda dell'occhio Dave notò che Noah stava sbirciando attraverso le gambe; anche se aveva le cuffie li stava ascoltando? E aveva impugnato il cellulare come se stesse scrivendo un messaggio. Stava prendendo appunti? Fino a qualche minuto fa pareva seccato.

«È un no per entrambe le domande, agente Morrison. – il barman dovette deluderlo con dispiacere evidente. – Ieri Trevor non si è fatto vivo. Mi aveva già accennato che avrebbe lavorato di sera.»

«Puoi raccontarmi meglio come hai trovato il corpo?»

«Ho semplicemente udito degli spari. Il lunedì non ho molti clienti, così sono uscito e ho notato un corpo a terra, nella penombra. Non ho voluto avvicinarmi per paura che l'assassino mi vedesse e volesse farmi fuori per non avere testimoni, così mi sono nascosto e ho chiamato il 911. Dopo mi è stato detto che il corpo apparteneva a Trevor e...»

MIND OF GLASS: OPERATION YOnde histórias criam vida. Descubra agora