Afferro l'0-void quasi con rabbia e lo metto nello zaino. Consulto la bussola, che rileva la mia prossima preda a non più di mezza giornata di cammino. Svuoto la fiala di tonico nella gola, lo sento scendere fresco e vitale nello stomaco e da lì diffondere un benessere amaro, fugace e illusorio. Poi inizio a masticare un pezzetto di krabot mentre osservo la nostra stella salire lenta, scomparire oltre un grigio oceano di nubi per continuare a illuminare e riscaldare il cielo più puro che l'umanità si è negata. Questo krabot sa di sporco e di polvere che mi allappa la bocca, lo sputo e getto via il resto prima di alzarmi e raccogliere il mantello che scuoto e mi lancio sulle spalle. Mi carico lo zaino e ricontrollo la bussola... Impossibile! L'0-void si è mosso... no, si sta muovendo!

La bussola mi cade di mano mentre credo mi si disegni in volto un'espressione ridicola. Mi piego sulla bussola, mi lascio cadere sulle ginocchia e osservo con attenzione il punto luminoso che indica l'0-void, lo guardo strisciare sulla superficie iridescente della bussola e un accenno di follia inizia a formicolarmi sul fondo del cranio. Non stacco gli occhi dal puntino: un movimento lento, costante, non casuale... Qualcuno lo sta trasportando! Un animale? No. Non posso fare a meno di leggere un'intenzione, una volontà dietro questo spostamento... Un altro con la mia stessa missione? Oppure... No! Se già la mia lotta è folle, ancora più folle sarebbe combattere sul fronte opposto, dalla parte dell'Insensato, a difesa e protezione dei semi del puro nulla che continuano a immiserire la vita. Se è vero che molti si sono arresi dinanzi alla silenziosa avanzata dell'ombra del vuoto e, anzi, l'hanno addirittura accolta come grande liberazione dal fardello insopportabile della coscienza, non è comunque concepibile che qualcuno si faccia paladino dell'entropia e dell'assoluto spregio per la vita.

Mi tiro su trattenendo la bussola con mani tremanti. Sotto l'ombra immensa ed eterna che le nubi immobili gettano sul deserto di cenere provo quasi timore per le strane emozioni che d'improvviso mi scuotono. Un'eccitazione senza precedenti per la nuova sfida che il destino mi offre, o forse ancora lo sfavillio della speranza mai spenta per una fine orrenda e insensata che liberi il mondo dalla mia assurda presenza. Non un richiamo lontano, una vaga tentazione, un miraggio, ma il pericolo concreto che danza oltre il velo dell'ignoto mi fa avanzare nella cenere con passo feroce, come se avesse stuzzicato una fame mostruosa che non mi conoscevo, e la meta che ondeggia sull'orizzonte sterminato è la mia stessa paura di scoprirmi mostro, creatura spinta da inumane esigenze e da incontrollabili istinti trascinata, senza più speranza, al di là del bene e del male.

Mentre marcio ripenso al sogno, alla donna che non riesco a vedere, irraggiungibile nel mare di nebbia che ci avvolge e separa. Ah, se solo fosse lei la meta del mio interminabile viaggio, uno sconosciuto amore per cui scalpitare e impazzire e infuriare contro l'invalicabile barriera della sofferenza che sempre si erge quando due anime si sfiorano, quando il palpito di un cuore sbatte contro un altro e ne nasce una danza che somiglia a una lotta da cui non sprizza solo sangue, ma ogni genere di sostanza corporea che si fonde e coagula nel mistero di un'irripetibile mistura alchemica. Più gioco con questa fantasia e più mi rendo conto che questa mia impresa potrebbe anche essere una fuga dal sollievo, dal piacere e dal dolore, dal peso di un sentimento troppo grande e troppo fragile per reggersi da solo, che ho preferito lasciare appassire quando ancora immaturo. Oppure lei...

I movimenti del nemico, che la bussola non smette di tracciare con meccanica solerzia e precisione, mi ricalano nell'attitudine ferale del cacciatore. Il punto luminoso non procede più verso levante, ma ha iniziato a spiralare verso il basso, come roteando attorno a un perno per giungere di girone in girone al fondo tetro di quel che diverrà il suo inferno. Non mi stupisce affatto che abbia scelto un luogo simile per custodire gli infami semi del nulla; le nere profondità di un'antica cava di fermentazione presentano un habitat ideale per gli 0-void in cui prosperare in un agglomerato inverosimile, forse addirittura riprodursi – se ne sono capaci – per sempre protetti dal tocco letale della luce del sole. Che quell'unico immenso pozzo di morte che gli esseri umani hanno avuto l'ardire di costruire nello spietato deserto del Vetar-mai sia diventato una nuova spaventosa fortezza dell'Insensato dimostra solo che forse i luoghi maledetti esistono e il male piaga la terra ovunque, ma in certe parti si accanisce a tal punto da far sperare che distruzione e oblio le ingurgitino al più presto.

4. FermentatioOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz