Capitolo I

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1 settembre 1990

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1 settembre 1990

Il binario 9 e ¾ era gremito di gomiti e spalle che si urtavano, bocche urlanti, mani che svolazzavano nel tentativo di salutare qualche parente, occhi lucidi e valigie stracolme. Quell'ammasso di corpi e voci gli davano la sgradevole sensazione di affogare in un mare di colori sgargianti e suoni confusi.

Non amava la confusione, Charlie Weasley.

A differenza dei piccoli Fred e George, dodicenni rossi e allampanati, che sembravano divertirsi un mondo in mezzo a quel caos assordante, il secondogenito di Arthur e Molly se ne stava in disparte. Con il mento abbassato e una piccola ruga in mezzo agli occhi, sembrava quasi sul punto di smateriallizarsi per il disagio.

Charlie, in realtà, non era di indole arcigna né apatica; era – per usare un termine molto in voga – riservato. Non vedeva l'ora di partire, di lasciarsi tutta quella calca alle spalle e di tornare a immergersi tra le montagne che nascondevano Hogwarts agli occhi del mondo. Tutto qui.

Solo suo fratello Percy, con gli occhiali cerchiati di corno e i capelli acconciati meticolosamente all'indietro, sembrava condividere la stessa smania di salire sul treno. In mano teneva la gabbia di Errol, il vecchio gufo grigio con le penne arruffate che da sempre faceva parte della famiglia Weasley. Gli occhi gialli del rapace fissarono quelli smeraldini di Charlie così intensamente che quest'ultimo si sentì invadere dal senso di colpa. La settimana precedente, nel tentativo – parso a lui scherzoso – di rendere Errol un nobile drago, gli aveva attaccato al becco una maschera di cartapesta con baffi lunghi e zanne affilate. Il gufo, per tutta risposta, aveva svolazzato per la Tana in preda al panico, incapace di orientarsi. Aveva impiegato diversi minuti per liberarsi della maschera e, dopo svariati tentativi di mordere le mani del ragazzo, aveva sbattuto le ali con stizza ed era volato via dalla finestra. Dopo giorni e giorni, Charlie era convinto che Errol fosse ancora pieno di risentimento.

La locomotiva sbuffò, avvolgendo il binario in una nuvola di vapore. Centinaia di maghi si voltarono verso i vagoni rossi del treno.

Molly e Arthur Weasley salutarono i loro ragazzi uno per uno, abbracciandoli e riempiendoli di raccomandazioni. A Charlie diedero quella che per sei anni avevano riservato esclusivamente al primogenito Bill: «Abbi cura dei tuoi fratelli». Il ragazzo diede loro un bacio e qualche pacca esitante sulle spalle, salutò Ron e Ginny con una carezza sui capelli rossastri e salì sulla carrozza che gli si stagliava davanti.

Lui, Percy e i gemelli occuparono il primo scompartimento vuoto che trovarono. I sedili di pelle, ormai scoloriti dopo secoli di onorato servizio, accolsero i numerosi bagagli dei fratelli.

Fred e George, con le fronti incollate al vetro, salutavano le persone rimaste sulla banchina. Il piccolo Ron li guardava con gli occhi lucidi e una buona dose di invidia tra le ciglia bionde. Di lì a un anno sarebbe partito anche lui.

𝑨𝒄𝒐𝒏𝒊𝒕𝒐 𝒆 𝒑𝒐𝒍𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒅'𝒂𝒓𝒈𝒆𝒏𝒕𝒐Where stories live. Discover now