Tutto quieto.
Quieta la notte di cui è pregna la terra.
Stordisce e placa la terra la notte
Chiama al suo ritmo, fa danzare
Come fervido amante la piega
Al movimento basso
Del suo fianco
E lei è così arresa, aperta,
Cortese, esausta.
Di lucido, notturno seme, inondata.
Notte di luna, spande nera luce liquida sul parco, sull'erba.
Goccioline d'umido
si raccolgono in foglie,
sulle piante che riposano,
davanti alle tane dei ricci,
vicino ai formicai, negli angoli più riposti
Ricomponi e
sana le ferite, avvicina le distanze. Richiama chi era lontano. Avvolgi
la varietà delle cose in ellittico, chiuso rifugio. Ripristina, raccogli, riproponi, prepara
al nuovo giorno, in nido
custodisci.
Ricuci. Riconduci tu le persone vicino al loro cuore.
Porta l’anima fin sull'orlo del nulla.
Ma poi, guarisci.
Sì. Solo chi si abbandona,
guarisce
dall’eterna cieca mancanza
La mancanza strutturale, la perpetua
drammatica mancanza,
Quella cupa pungente mancanza
della forma compiuta, compatta.
La luna, la luna eccola, sbalza di luce, disegna contorni, restituisce forma usuale alle cose.
Che non si perdano nell'indefinito buio, nella miriade di possibili destini, di ipotetici vaghi
ellittici universi...
Il mattino arriva con una luce lieve. Lenta.
In progressione robusta,
paziente.
Come sinfonia leggera, culla la vegetazione sul verde tappeto di note.
Come l'odore fresco e buono del pane appena fatto...
Si aprono i primi negozi,
le persone che si incontrano,
si scambiano il saluto.
Si specchiano indifesi
nella fratellanza
d’altri occhi.
E' giorno, ormai.
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Un giorno molto verde
General FictionCronaca di un giorno molto verde, tra poesia e racconto