Juno

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Era il mio primo giorno di scuola e già avevo un incontro ravvicinato con la tazza del cesso. Oramai mi ritenevo un'esperta in materia e vantavo la conoscenza di ben sette diverse tipologie di water: c'era quello turco, quello in porcellana, in vetro, quello con lo scarico che faceva cipcip, quello con la tavoletta fosforescente, quello direttamente senza tavoletta o quello per disabili. L'ottavo non era niente di così terribile rispetto agli altri: pulito, bianco, profumava addirittura di menta. Ero ormai abituata alle feste di benvenuto in stile americano, perciò quando le cinque bullette rifatte si erano presentate al mio armadietto non avevo opposto resistenza. Rassegnata al mio destino, posai la giacca della divisa nello zaino e le seguii come un cagnolino con il suo padrone.

-Scusa, puoi reggermi questi?- Dissi porgendo i miei occhiali da vista stile John Lennon a quella che sembrava la più ottusa delle cinque. Aveva la tipica faccia da ritardata con la bocca aperta e bavosa, i denti da coniglio, un osceno caschetto crespo nero pece e la faccia tonda. Passò lo sguardo da me agli occhiali per almeno venti volte prima di capire che mi riferivo a loro, alla fine li prese. -Grazie mille!- le sorrisi e poi mi girai verso la capobanda, mentre cominciavo ad arrotolarmi le maniche della camicia. -In quale water devo andare?- Quin, che proprio come intendeva il nome era il tipico stereotipo della cheerleader americana, sembrava turbata dal mio atteggiamento pacato. Cercò di riacquisire la sua aria da dittatore e con il mento mi indicò un bagno.

-L'ultimo, solitamente è il più sporco.- Mh, bene. Mi avvicinai al mio patibolo e una ragazza si staccò dal gruppo pronta a tirarmi i capelli, ma io allungai una mano e le feci segno di fermarsi.

-No, grazie, ho un elastico. Li lego sola.- Di conseguenza mi feci una coda di cavallo sotto lo sguardo sconcertato del gruppetto, poi mi inginocchiai davanti al water e guardai il mio riflesso: che apatia, ragazzi! La prima volta ero stata terrorizzata. Da queste esperienze avevo imparato che le ragazze mancavano di originalità. Se fossi stata una bulla, probabilmente non mi sarei limitata alla tipica lavata di faccia nel water, ma avrei inventato qualcosa di terribilmente imbarazzante. Fortunatamente per me mi ero sempre imbattuta in ottusone di alto livello con il cervello più piccolo dell'atomo, incapaci di generare idee malvagie come le mie.

-Tu.- Quin fece segno alla ragazza con la faccia da tonta di avvicinarsi. Avevo una bruttissima sensazione, soprattutto quando la vidi afferrare i miei occhiali e ordinò alle altre di tenermi bella ferma con la testa dentro all'acqua. No, gli occhiali no. Era già la quinta volta che li facevo sistemare, e papà non me ne avrebbe mai comprati un paio nuovi. Cioè, sul serio, perché chiunque pensava più a rompere quelli che a far male a me? Qual'era il loro problema? Proprio quando ormai mi ero rassegnata ad una vita lunga e cieca senza i miei occhiali, accadde qualcosa. Quin aveva iniziato a stringere le stecche per spezzarle, ma di colpo qualcuno l'aveva spinta e non appena si era girata aveva ricevuto un gancio destro in faccia. Sembrava che fosse arrivata un'eroina. Gli occhiali le volarono di mano ma l'altra ragazza li prese al volo. Di colpo le sue scagnozze mi avevano lasciata ed erano corse da lei, e senza neanche darmi il tempo di rendermi conto di ciò che accadeva la mia salvatrice mi aveva presa da un braccio e avevamo iniziato a correre per i corridoi.

-SEGUIMI!- Facile a dirsi! Io non avevo un dannato skate ed ero più cieca di una talpa. Andai a sbattere contro un tizio grosso e sudato, che continuò a correre per i fatti suoi senza aver notato che per colpa del rimbalzo ero finita venti metri dietro. Mi guardai alle spalle e vidi delle sagome rosa che mi veniva incontro. Ce le avevo ancora alle calcagna, così mi alzai e continuai a correre nonostante avessi i muscoli già indolenziti. Quella maledettissima palestra che avevo abbandonato... corsi ancora per svariati minuti, non sapendo precisamente dove andare e senza la più pallida idea di dove si fosse cacciata la mia salvatrice. Sperai che fosse come Roma e tutti i corridoi portassero a lei. Scavalcate due o tre persone mi voltai a guardare se fossi ancora inseguita da quelle barbie malriuscite , e nonostante fossi sicurissima di non avere nessuno davanti, andai malauguratamente a sbattere contro qualcuno. 'Se è di nuovo il tizio grasso...' pensai già mal disposta, ma le mie aspettative si rivelarono errate. Davanti a me c'era un ragazzo , o meglio il torace di un ragazzo, ma dato che ancora ero una fuggitiva proprio non potevo mettermi a chiedergli scusa, così cercai di correre via. Invano, perché l'individuo del sesso opposto al mio mi afferrò da un polso deciso a non mollarmi.

I have a nightmare (IN PAUSA)Όπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα