Capitolo 83: La pace

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Dave uscì veloce dall'ascensore, non aspettò nemmeno che le porte di aprissero del tutto, sgusciando via quando la fessura fu larga abbastanza da farvici passare il suo corpo robusto e teso dall'ira. Non sentiva più niente. Il suo corpo si era totalmente annullato ad un solo pensiero, ad una sola frase che non voleva più uscire dalla sua testa da quando quella voce aveva osato rivolgersi a lui con semplicità, sminuendo chiunque lo circondasse.

Uccidere Dimitri Malokov.

Per quanto anche lui avesse sofferto per ciò che era accaduto dieci anni fa, era tutto finito. Insanabile. Irrazionale. Non era giusto quello cui lui e il russo erano andati incontro. Non era fottutamente giusto. Come due burattini si erano mossi in un palcoscenico che non gli apparteneva, in un mondo cui erano stati infilati di prepotenza per soddisfare l'ego di qualche potente che dall'alto si era divertito a vederli massacrarsi. Il complice di quell'artefice era morto, ma magari chi aveva avuto la brillante idea di mandare suoi stessi compatrioti a morire per una causa che non aveva né capo né coda se ne stava – in quel preciso istante in cui a Washington stavano morendo persone che, seppur criminali o mercenari, erano comunque esseri umani che avrebbero potuto marcire in cella, creandosi una nuova vita – seduta da qualche parte a sorseggiare margarita e a godere di quello che stava accadendo, perché ormai aveva sicuramente fatto il giro del mondo la notizia di un attentato alla NASA da parte di due ex-soldati russi, degli stessi di cui la Corea del Nord era a conoscenza; Dave avrebbe voluto trovare il bastardo che aveva avuto in mente di prendersi gioco della loro psiche, della loro ingenuità, della loro sincerità, per masturbarsi davanti ad un potere che era la causa di tutte le guerre che l'uomo aveva vissuto fino al giorno d'oggi; un potere che uccideva le persone e non serviva a nulla. 

Lui era un soldato, un uomo che aveva accettato e stretto un patto con il diavolo per prendersi carico di uccidere quelle vite che lui stesso reputava sacre, solo per eliminare dalla faccia della Terra persone che sminuivano loro stessi a favore di una guerra inutile. Le avrebbe uccise tutte per impedirla, per proteggere la sua patria.

Dimitri Malokov e Iari Staniv si erano trasformati in quelle persone.
Dave oltrepassò il bancone della segretaria del CEO; prese la pistola dalla fondina e camminò dritto con passi pesanti verso la sua meta. Noah continuava a non rispondere alle sue chiamate. L'aveva fatto per altre cinque volte prima che l'ascensore giungesse a destinazione, e ciò lo stava preoccupando parecchio; non era stato preso in testa, ma questo significava che era stato comunque colpito. Dove non lo sapeva, ma era stato sparato, dopo mesi in cui lo aveva evitato.

Spero che tu stia bene, Noah. Pensò, pregando il cielo.

Aprì la porta dell'ufficio.
Un proiettile colpì lo stipite, forandolo e sollevando il legno del bordo.
I riflessi di Dave lo mossero per farlo saltare e nascondersi dietro una delle poltrone che abbellivano la stanza. Con la schiena sul tessuto nero, scoccò un'occhiata al fondo della sala; la scrivania era al centro, totalmente riparata da una lastra di metallo che celava chiunque avesse voluto mettersi sotto di essa o dietro. Tra lui e la suddetta vi era un tavolino in vetro. Poi vi erano vari mobili ai lati, tra cui una libreria di fascicoli a destra e un mobile un po' più basso, tipo cassettone lungo, a sinistra; era lì che una custodia da fucile di precisione se ne stava aperta, dopo che l'arma era stata montata e resa letale. Osservando quel lato, gli occhi color nocciola di Dave non poterono fare a meno di scendere verso il basso.
Sibilò a denti stretti quando riconobbe il cadavere del CEO della NASA, e la pozza di sangue sotto il suo corpo dopo il proiettile che gli aveva perforato il cranio.

«Quanta fretta, Morrison. Pensavo che, rivelando la mia arma, avessi potuto essere più cauto. Invece mi hai quasi servito su un piatto d'argento la tua morte.» esordì Dimitri, nascosto dietro la scrivania e con il fucile di precisione tra le mani, appoggiato sulla spalla in verticale. Tirò la levetta per far uscire il bossolo, il quale echeggiò sul pavimento, colmando il vuoto che separava i due amici di vecchia data. Soffiò all'insù per scostare un ciuffo che gli era arrivato davanti al viso, lo sguardo imperturbabile e stoico, sebbene gli occhi fossero attraversati da un sentimento offuscato e strabordante di dolore. «Non voglio ucciderti subito. Non voglio riservarti lo stesso destino che tu hai dato a Iari.»

MIND OF GLASS: OPERATION YWhere stories live. Discover now