Con te non ho paura

By ilariadellapigna

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{Completa} Alexandra Morrison è acida, testarda e diffidente nei confronti del mondo esterno. Figlia del bos... More

Copyright
Dedica
Prologo
1-Safety issues!?
2-New encounters
3-I dirve
4-Come you too?
5-Fuck you, I'll shoot!
6-Blacklist
7-Guilt feelings
8-Come here
9-Thoughts to be canceled
10-I won't let you win
11-Kayla
12-We bring you home
13-Unexpected help
14-Modest atside!
15-I thought badly
16-You won, but the game is still long
17-I'm happy
18- Katherine!?
19-Nothing
20-The old me
21-Give her another chance
22-Explanation
23- Many questions, zero answers
24- Silence
25-What happened?
26-You fucking beautiful
27- Too proud to admit reality...
28-Questions and memories
29-We know who attacked us
30-Would be proud of you
10k❤
31-You are softening, Ivanov
32-Everyone deserves a second chance
33-Bad dreams
34-I will tell you the truth
35-Sixteen years ago (pt.1)
36- Sixteen years ago (pt.2)
37-It all hurts so much ...
38- What happened after your birthday?
39-Do it!
40-Confused and angry
41-Stories
42-Now I enjoy it
43-Suspected
44-Stranger
45-The other side of the coin
46-Fair exchange
48-What are you afraid of?
49-What are you doing to me?
50-Inconveniences
51-Information
52-Blackjack
53-I love to play
54-The truth
55-Certainties crumbled
56-I protect what I love
57-The whole truth
58-I fell in love
59-Keep your eyes open.
60-Has my end come?
61-I love you.
Epilogo.
Ringraziamenti e informazioni sul sequel
Sequel disponibile!!
Vendita copie cartacee

47- Twenty-first of July

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By ilariadellapigna

(Leggete la prima parte del capitolo, con i sottofondo "Nuvole Bianche" di Ludivico Einaudi!!)


Il mio compleanno era appena arrivato.

Era scattata la mezzanotte segnando l'inizio del ventuno luglio, l'ennesimo senza di lei, e io avevo sentito il mio cuore incrinarsi. Avevo passato la notte sul tetto di casa mia, con la vestaglia a proteggermi dal leggero vento estivo. Ero stesa sopra a un telo nero, e il mio sguardo era rivolto verso gli astri. Osservavo le stelle e individuavo le costellazioni, nonostante il mio compito fosse difficile a causa delle piccole nuvole chiare, che costellavano quella distesa immensa.

Osservare il cielo notturno mi faceva sentire vicina a mia madre. Quel blu, seppur più intenso e scarlatto, mi ricordava gli occhi grandi della donna che avevo perso prematuramente.

Ero sola, come era un'abitudine. Non volevo nessuno steso su quel telo con me, mentre mi perdevo alla ricerca di una stella particolarmente luminosa che potessi associare a lei.

«Le persone non vanno mai via davvero, Alexandra.» Mi aveva detto quando era morto mio nonno, suo padre, un uomo buono, dagli occhi diversi. «Ti basterà guardare il cielo notturno e individuare la stella più luminosa; quella che catturerà il tuo sguardo sarà la stessa che conterrà l'essenza della persona che hai perso.» Aveva accarezzato le mie guance, scacciando via le lacrime e osservandomi con amore.

Da allora, avevo imparato ad apprezzare l'oscurità che calava di notte e a non temerla.

Quando il buio era ormai scomparso e le prime luci dell'alba avevano illuminato quello che si estendeva davanti a me, mi ero sollevata ed ero scesa in cucina, dove avrei trovato mio padre, con gli occhi impegnati a fingere di leggere una pagina di giornale, mentre le mani stringevano una tazza di caffè.

Quel giorno le parole che ci scambiavano io, mio padre e i miei fratelli erano limitate. Gli auguri non erano ammessi, così come i sorrisi.

Il ventuno luglio, per me, non era un giorno di festa, ma quello che aveva segnato l'inizio del mio calvario personale, lo stesso in cui avrei visto per l'ultima volta il chiarore degli occhi di mia madre. Da quel momento, avrei vissuto con una ferita a squarciarmi il petto che mai avrei creduto di poter risanare.

Nonostante avessi lo stomaco serrato in una morsa, mi ero seduta al tavolo da pranzo e avevo morso una mela, sentendo la bile salirmi in gola. Avevo ingoiato a sforzo, sapevo che le ore di sonno perse e la mancanza di cibo avrebbero potuto causarmi del malessere fisico, perciò mi imposi di mordere ancora, sotto gli occhi attenti di mio padre.

Quando avevo finito, ero salita in camera mia e, dopo essermi spogliata, ero entrata nella vasca precedentemente riempita da una delle cameriere. Avevo raccolto le ginocchia al petto, spingendole contro il mio seno nudo, e avevo abbandonato la testa sulle gambe, come se non riuscissi più a sopportarne il peso.

Lacrime solcarono le mie gote e un singhiozzo fuoriuscì, prepotente e chiassoso.

Le mie palpebre erano chiuse e le immagini di quel giorno fecero la loro comparsa nella mia mente. Rividi il suo corpo cadere a terra per proteggere il mio, stesa sul letto dell'ospedale, con il volto pallido e la mascherina per l'ossigeno che l'aiutava a respirare, a restare viva. Rividi, infine, il suo funerale.

****

Varcai l'ingresso del cimitero con la mano destra che stringeva un mazzo di girasoli gialli, i fiori preferiti di mia madre, gli stessi che portavo sempre.

Mi permettevo di recarmi al cimitero solo il giorno del mio compleanno. La mia era una punizione che m'infliggevo, quella di andare a trovarla solo nel giorno in cui simbolicamente aveva perso la vita a causa mia.

Giunsi davanti alla cappella e la aprii con la chiave che mi aveva consegnato il custode. Entrai e, come sempre, un odore intenso di fiori colpì il mio olfatto sensibile. Posai i girasoli nel vaso libero posto davanti al loculo di Stephanie e, dopo aver alzato lo sguardo, passai i polpastrelli sulla scritta intagliata nel marmo.

Stephanie Davison

Una donna sincera, una madre amorevole e una moglie dolce.

Recitava, e io, accarezzandone i bordi, immaginai che le mie dita fossero a contatto con la sua pelle calda e soffice.

Gli occhi chiusi, il viso chino verso il basso, le lacrime che guizzavano sulle mie guance, il cielo che, a ritmo dei miei singhiozzi, era macchiato da tuoni. Un déjà-vu. La stessa situazione che mi sembrava di vivere ogni anno.

«C-ciao mamma.» La voce uscì tremante mentre osservavo la foto che spiccava sul loculo. Anche lì, come in quella che avevo nella tasca del pantalone, sorrideva e io avrei voluto vedere ancora quelle labbra piene incurvarsi dolcemente.

«Come va lassù?» Risi senza ironia, dandomi della stupida. «Ti faccio pena, vero? Ti vengo a trovare una volta l'anno e non faccio altro che piangere davanti a una pietra. Non ci riesco, mamma!» Avevo sussurrato, inginocchiandomi a terra. «Vorrei andare avanti, superare tutto, ma mi riesce impossibile! Sento costantemente la tua mancanza, in ogni cosa che faccio. Dannazione!»

Rimasi lì a lungo, con solo i tuoni a farmi compagnia. Non avevo parlato, mi era bastato restare con la schiena appoggiata sul suo loculo per ore, con i singhiozzi che mi squarciavano il petto e gli occhi che bruciavano a causa delle lacrime versate.

***

Avevo guidato fino al monolocale che avevo acquistato senza che nessuno lo sapesse. Non sarei tornata a casa quella sera, loro lo sapevano e lo accettavano. Non volevo vedere nessuno, avevo bisogno di me stessa e del dolore che mi logorava dentro.

Aprii la dispensa e afferrai la bottiglia di tequila, poi raggiunsi la camera, sedendomi sul letto e poggiandomi allo schienale.

Tolsi il tappo dalla bottiglia e lasciai scendere il liquido lungo la gola, facendomi strizzare gli occhi.

Spegnerò la mente per un po', ma poi? Tutto ritornerà. Pensai malinconicamente, bevendo un secondo sorso.

All'improvviso il telefono tintinnò nella tasca del pantalone e mi rimproverai per non averlo spento. Non mi curai molto del messaggio, però, quando sentii la suoneria che segnava l'arrivo di una chiamata, afferrai l'iPhone tra le mani e, sbuffando, premetti il mio dito sul display.

«Che c'è?» Domandai con voce roca, disinteressata.

«Ho scoperto dove vive Payn.» Affermò Dylan elettrizzato.

«Va bene.»

«Così poco entusiasmo per una notizia così bella?» Commentò.

«La felicità è l'ultimo stato d'animo che potrei provare in questo momento.» Gli risposi, prendendo un altro sorso dalla bottiglia.

«Va tutto bene? Sei sola?» Mi chiese, preoccupato

«No, sono in compagnia di una bottiglia piena di tequila. Penso che la finirò tra poco.» Asserii ridacchiando.

«Alexandra, dove sei? Perché ti stai ubriacando?» Domandò allertato.

«Lasciami in pace, sei l'ultima persona con cui voglio parlare.» Chiusi la chiamata e, dopo aver spento il telefono, feci per metterlo nella tasca del pantalone, tuttavia, i miei movimenti goffi fecero cadere la foto di mia madre dalla tasca.

I miei occhi saettarono sul volto contornato da folti capelli biondi, reso meraviglioso e più giovanile dai suoi occhi celesti. Accarezzai la fotografia e, per un attimo, fu come se la sentissi vicino. Appoggiai la bottiglia sul comodino e posai la testa sul guanciale, mentre i miei occhi lucidi erano fermi sul suo viso.

Quasi la sentii cantare una ninna nanna, come faceva quando ero piccola e non riuscivo a dormire. Un lieve sorriso increspò le mie labbra secche e chiusi gli occhi, cadendo in un sonno privo di sogni.

Quando sollevai nuovamente le palpebre, fu a causa del rumore continuo del campanello del monolocale. Sospirai e, ancora stordita, camminai verso l'ingresso.

«Chi è?» Domandai quando fui davanti alla porta.

«Sono Dylan, apri.»

Strabuzzai gli occhi e imprecai, affacciandomi sull'uscio.

«Vattene.» Sbottai. Volevo stare da sola, o almeno era quello che credevo.

«No.» Diede una spinta alla porta e, nonostante cercassi di chiuderla, riuscì a farsi largo nel monolocale.

«Cosa vuoi, Dylan?» Sibilai con gli occhi serrati, incrociando le braccia al petto.

«Sono venuto a vedere come stai.» Il suo sguardo si posò sui miei occhi, sicuramente rossi dal pianto.

«Ora che hai visto che sto bene, puoi andartene.» Mi scansai quando tentò di avvicinarsi.

«Lascia che ti aiuti.» Quasi mi supplicò.

«E a cosa mi ha portato mostrarti le mie debolezze e lasciarmi aiutare?» Tuonai infuriata. «È solo colpa tua! Hai rovinato TUTTO.» Strillai.

«Pensi che non lo sappia?» Mi rispose con lo stesso tono. «Sto cercando di rimediare, cazzo. A te ci tengo davvero, Alexandra, lascia che te lo dimostri.» Pregò, avvicinandosi e posando le mani sulle mie guance.

«Ti odio.» Sussurrai tristemente.

«No, non è vero.» Mi strinse al suo petto, accarezzandomi i capelli.

«Hai ragione, ed è questo che mi fa rabbia.» Schiusi gli occhi e alzai la testa per guardarlo. «Dovrei odiare l'idea delle tue mani su di me o delle labbra che incontrano le mie, eppure non ci riesco.» Sospirai. «Ti odio.» Ripetei ancora, forse per convincere me stessa.

Lui, come risposata, afferrò il mio mento nella sua mano e accarezzò le mie labbra con le sue. Ricambiai quel bacio disperato, aggrappandomi alle sue spalle e guidandolo verso la camera da letto.

Ci stendemmo sul letto e, quando fummo a corto di ossigeno, ci allontanammo, rimanendo, però, a fissarci.

«Cosa ti turba, Alexandra?» Mi accarezzò una gota e sospirai dolcemente.

«Ti ho raccontato tutto, eppure non ti ho mai detto la data del mio compleanno.» Lui intuì e spalancò leggermente gli occhi, attirandomi a sé.

«Ora ci sono io.» Aveva detto, sembrava che stesse rimproverando sé stesso, forse, per non essere stato presente anche in altri momenti.

Non dissi nulla, eppure sentii il bisogno di piegare le labbra in un sorriso, ma non lo feci e rimasi seria, finché un pensiero mi balenò in mente.

«Come facevi a sapere che mi avresti trovata qui?» Gli chiesi, alzando leggermente la testa e fissandolo con le sopracciglia aggrottate. «Hai rintracciato il mio cellulare?» Lo accusai, guardandolo male.

«Sì.» Ammise, ridacchiando a causa della mia espressione.

«Se lo rifarai ancora, ti pesterò.» Lo minacciai scherzosamente.

«D'accordo.» Si sporse e posò un bacio casto sulle mie labbra, quasi per suggellare un patto.

«Resti qui sta notte, per favore?» Gli chiesi dolcemente.

«Resto sempre, Alexandra, te lo prometto.»

Holaaa todos, ecco qui il nuovo capitolo!! Cosa ne pensate? Io trovo sia particolarmente bello, e non vi nascondo che mentre scrivevo la prima parte, ho versato qualche lacrima😅
A voi invece, cosa ha trasmesso questo capitolo? Fatemelo sapere con un commento, e con una stellina.

Vi ricordo, come sempre di andare a seguirmi su instangram, *i_am_great_dreamer *, perché lì vi avviso quando usciranno i nuovi capitoli, o lo uso per fare dei sondaggi divertenti.

Io vi mando un bacione,
Xxx Ilaria
Aggiornerò appena raggiunte le 62 stelline❤

PS. Continuate a farmi le domande che vorreste porre ai personaggi della storia❤

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