South Miami. ||Sfera Ebbasta||

By SkinnyeVans_

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E quando l'amore rompe due legami di solo sesso? •Sfera Ebbasta •Ester Expósito More

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By SkinnyeVans_

Part of Sfera.

Sentii dei rumori strani nel pieno silenzio, aprii gli occhi stirandomi per qualche istante e nel buio vidi lei alzarsi e vestirsi. Cercai di mettere a fuoco la situazione e sopratutto con la vista.

Presi il mio iPhone poggiato sul comodino; 8:03. "dove vai?" chiesi con la voce impastata.

"sono in ritardo a lavoro." mise il reggiseno e poi gli slip.

Mi svaccai dalla parte opposta del letto mormorando. "non andarci." chiusi gli occhi.

Non mi rispose così la guardai mentre si sistemava i capelli dal display del telefono. "ci vediamo, Sfera." sussurrò guardandomi.

Non risposi e la vidi uscire dalla porta.

Entrambi quella notte avevamo fatto sesso, niente di più e cazzo, quanto mi piaceva farlo con lei. Sapeva come doveva prendermi, sapeva cosa mi piaceva a livello sessuale.

Mi dava un orgasmo solamente guardandomi.

••

Part of Ester.

Suonò il campanello facendomi prendere un colpo, erano le 4 di mattina. Chi poteva essere a quell'ora?

Mi trovavo sul divano a rilassarmi con una birretta fredda e Instagram tra le mie mani, non prendevo sonno facilmente.

Guardai dallo schermo del campanello una testa colorata, era lui.

Aprii la porta e lo vidi entrare completamente sfatto, non si reggeva in piedi. La sua maglietta bianca era stropicciata e piena di macchie rosse. Le nocche erano completamente sporche di sangue, la faccia era demolita e tra sangue, croste e lividi capii che era stato in una rissa.

"Sfera!" quasi urlai prendendolo dal braccio per non farlo cadere. "che cazzo è successo?"

Con il mio aiuto si buttò sul divano sospirando. "mi hanno pestato." rispose guardandosi le mani.

"cosa hai combinato?"

"affari." rispose solamente. "non posso andare a casa mia."

Scossi la testa. "non puoi restare quì, Anuel è in camera." sussurrai.

Mi guardò con quel poco di vista che gli era rimasto. "Ex, se tornerò a casa mi prenderanno." rispose freddo e serio.

Lo guardai. "non ti chiedo nulla?" mi riferii in cosa si fosse cacciato per avere quell'aspetto.

"no." scosse la testa. "mi serve solo un letto che non sia il mio."

Pensai a cosa fare. "ce la fai ad alzarti?"

"ci provo." si sforzò con la schiena e aiutandolo lo portai in camera mia facendo silenzio.

Si buttò sul letto e si tolse la maglia, notai anche lì dei lividi sullo stomaco. "Sfera, cazzo." sussurrai a quella vista.

Gli tolsi le scarpe e si sdraiò completamente. "posso medicarti?"

Mi guardò. "ci sono abituato, tranquilla." disse con non-chalance.

Andai in camera di Anuel, aprii lentamente la porta ed era collassato sul letto che dormiva. Chiusi la porta e andai in bagno dove presi acqua ossigenata, cotone e crema antidolorifefa.

"non me ne frega un cazzo se ci sei abituato." gli risposi entrando in camera con il kit. "sei a casa mia, decido io."

Mi guardò seriamente senza rispondere. "hai una sigaretta?"

Mi misi ai piedi del letto in ginocchio e passai il cotone bagnato sui lividi. "non ti fa bene fumare dopo essere stato pestato."

Sbuffò. "Ester." borbottò. "dammi una sigaretta."

Lo guardai per il modo cinico in cui lo aveva detto. "no."

Finse una risata nervosa mentre continuai il mio lavoro, tutto quello mi ricordava qualche notte precedente. "hai una bella faccia, tesoro."

"non sei il primo che me lo dice."

"allora dammi una cazzo di sigaretta."

Lo guardai in faccia alzandomi. "sei abituato ad ordinare alle persone cosa devono fare?" posai il kit sul mio comò. "con me non ottieni quello che vuoi, lo sai."

Si passò la mano fra i capelli, poi sul collo. "questa mattina ti sei svegliata nel mio fottuto letto." incominciò stirandosi le braccia. "ho ottenuto ciò che volevo."

"si beh, ora sei nel mio letto." incrociai le braccia al petto. "quindi decido io cosa fare e non fare."

"tu porti all'esasperazione la gente."

Finsi un sorriso anche io. "sono stronza, me lo hai detto tu."

Non mi rispose alzandosi lentamente, prese una sigaretta dal pacchetto che era sopra il comò. "accendino?" mi guardò.

Glielo presi dalla mia tasca e gliel'accesi. "dobbiamo sempre litigare noi due?" chiese facendo un tiro.

"non pronunciare 'noi due', Sfera."

Tirò fuori il fumo dal naso. "una mezza spagnola con un italiano." pensò mormorando. "non abbina un cazzo." mi guardò con il suo sguardo freddo.

"sei sempre così cinico?" mi sedetti sull'angolo del letto dandogli le spalle. "non ti ho mai visto ridere davvero."

"beh, ho riso quando ti ho buttato nella mia piscina."

Mi girai a guardarlo sorridendo. "stronzo."

Spense la sigaretta a metà nel posacenere. "vieni quà."

Lo guardai e mi avvicinai facendo attenzione a dove mettere le mani, il suo corpo sembrava una pista piena di buche.

Mi fece poggiare la testa sulla sua spalla, annusai il suo profumo da uomo. Sentii le sue mani poggiarsi sul mio fianco, così intrecciai le gambe nelle sue. "davvero non vuoi dirmi cos'è successo?" sussurrai guardandolo.

Scosse la testa sospirando. "non mi guarderesti più in faccia."

"prova."

Mi guardò. "lascia stare, bambina." finse un sorriso. "sono cose troppo grandi per te."

Non insistetti, lo guardai nel silenzio per qualche minuto. Mi alzai di poco e provai a mettere le mie labbra sulle sue, ma si spostò. "Ex." mormorò.

Solcai le sopracciglia. "perchè non mi baci?"

Ragionando in pochissimi secondi non lo aveva mai fatto, quando ci provavo schivava la testa.

"non bacio nessuna."

Scossi la testa cercando di capire. "quando mai lo farò, vorrà dire che sarà una donna speciale." mi guardò negli occhi. "quello che provo in un bacio è diverso da quando scopo."

"hai mai baciato qualcuna?" mi venne spontaneo chiederglielo.

"solo una."

"e poi?"

Sorrise. "vuoi sapere un po troppo, signorina." stetti zitta, immaginavo avesse il cuore di pietra per colpa una ragazza. "sei buffa vestita così." mi guardò le gambe.

Mi guardai involontariamente, tuta e maglietta rosa Nike, cosa c'era di strano?

"perchè, tu quando dormi ti vesti Gucci?" ironizzai.

Rise. "lo stile è sempre."

Scossi la testa sbuffando. "non ti sopporto."

Improvvisamente suonò il telefono di Sfera, lessi velocemente 'Aaron'. "bro?" ripose lui.

"non posso, adesso."

"Aaron calmati, domani sistemo tutto io."

"sei ubriaco, fra. Vai a dormire."

"dove sei?"

"sto venendo a prenderti."

Chiuse la chiamata e mi guardò. "devo andare." provò ad alzarsi.

"in queste condizioni?"

"il mio amico ha bisogno di me."

Lo guardai mentre si alzava a stento. "vuoi compagnia?"

"non ti metto nei miei casini."

"se sei quà, ne sono già dentro."

Mi guardò freddo. "tu non sai un cazzo di me."

Sospirai chiudendo gli occhi. "allora non provare ad avvicinarti più a me quando ne avrai bisogno."

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