Blind Sight [TaeKook]✔︎

By Hananami77

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AVVISO: LA PRIMA PARTE DELLA SAGA NON E' ATTUALMENTE DISPONIBILE PERCHE' E' STATA TOLTA (non da me) PER CUI... More

Introduzione
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[45] *Yoonmin*
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[53] Our happy ending
~Epilogue~
*Taekook Special*

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By Hananami77

Taehyung


Scomodo.

Così il la sua mente confusa e offuscata riusciva ad etichettare la sensazione di indolenzimento che sentiva alle spalle e ai polsi, tenuti stretti e bloccati da qualcosa che il suo cervello stanco non riusciva a metabolizzare. Grugnì di disappunto e strizzò gli occhi, arricciando il naso all'impossibilità di muoversi, le labbra secche erano strette in una linea dura. 

Un odore di muffa e di aria viziata gli riempì le narici e un senso di confusione gli fece avere un altro capogiro, seguito da una fitta alla tempia così forte da sembrare una coltellata.

Non era un odore conosciuto quello, non lo aveva mai sentito.

Se quell'odore non era familiare, significava che non c'era mai stato. 

E se non c'era mai stato...non era al quartier generale.

I confusissimi ricordi di...un secondo,quando era avvenuto quello scontro? Dov'erano finiti tutti i lupi? Chi lo aveva messo a tappeto? Era sicuro che chiunque lo avesse fatto, teneva veramente poco alla sua vita.

Deglutì e sentì la gola arsa, arida come il deserto, impastata come se avesse mangiato sabbia e colla. Una sensazione così brutta che lo spinse a schiarirsi la gola un paio di volte e leccarsi le labbra, anche se la sua lingua sembrava fatta di carta impecorita.

Il suono riecheggiò appena attorno a lui, e rimbalzò sulle pareti come un singulto, creando un riverbero della sua stessa voce mandandolo in confusione.

Non aveva la mente lucida abbastanza da processare tutte quelle informazioni, ma si sforzò comunque di aprire le labbra per emettere qualche altro suono e provare a far rifunzionare le corde vocali. 

Ma una grande verità gli si abbattè addosso come un fulmine.

Non era solo.

Un piccolo respiro gli arrivò alle orecchie e, come lo percepì, alzò leggermente la testa -rimasta china e ciondolante per tutto il tempo in quella posizione dannatamente scomoda. I muscoli erano indolenziti e doloranti, sembrava non volessero rispondere ai suoi comandi, perchè la fatica che stava facendo nel provare a muovere il collo era qualcosa di mai sperimentato.

Si sentiva reduce di una sbronza colossale.

Aprire gli occhi era inutile, neanche una minima lucina sembrava filtrare dalle sue pupille, quindi sospirò di nuovo quell'aria fetida e fece di nuovo affidamento sui suoi sensi, richiudendo le palpebre con fare sconfitto.

Quel respiro, di nuovo, arrivò più nitidamente alle sue orecchie, e Taehyung mosse appena le braccia, tese e rigide, innaturalmente portate all'indietro da qualcosa.

Il movimento era stato appena accennato, impedito e accompagnato da un tintinnio che gli ferì le orecchie, facendolo sibilare per il fastidio. A seguito, uno sfregare di qualcosa di freddo sui polsi.

Era...incatenato?

Seriamente?

Il suono tintinnante in concomitanza con i movimenti delle sue braccia sembrava confermare le sue teorie, e attenzionò un altro odore, ferroso, che gli pizzicò l'olfatto che stava pian piano tornando a funzionare.

Ruggine.

Merda,che mal di testa sibilò nella sua mente, strizzando gli occhi e scuotendo il capo per poter mandare via le stille di dolore. Inoltre, quel mix nauseabondo di sgradevoli odori continuava a confonderlo e creargli un disagio non indifferente.

«T-Tae?».

La sua testa si alzò di scatto e gli occhi si spalancarono, muovendosi alla cieca-letteralmente-non appena sentì quella voce e il suo nome essere chiamato da qualche parte lì vicino. 

Quindi aveva ragione, non era solo. 

Ma vi era solo un innaturale silenzio, ed ispirò forte per capirci qualcosa.

No, non poteva esserselo immaginato di nuovo, anche perchè se fosse stato così, significava che stava impazzendo del tutto.

Forse si ritrovava in un altro dei suoi sogni/incubi?

Tutto era terribilmente simile ad uno dei mille incubi che lo rendevano inquieto, quindi cercò di rievocare piccoli frammenti di conversazioni per aiutarsi a capirci qualcosa.

Battè le palpebre ed ispirò profondamente ancora una volta, alla ricerca di un odore familiare che gli avrebbe confermato o meno le sue teorie. Ma quella puzza di muffa e umidità era peggio di avere due pezzi di aglio conficcati nelle narici.

Era così familiare quella sensazione...per lui non era nuovo trovarsi in quelle situazioni di impotente impasse e dolorosa consapevolezza di limitazione dei movimenti, ma di solito c'era solamente lui e nessun altro.

«T-Taehyung, sei sveglio?».

Era sveglio? In realtà non lo aveva capito, ma il dolore alle spalle e il cerchio alla testa erano fin troppo realistici per essere un mero sogno.

«Jimin?» gracchiò con gola secca, la voce roca e spezzata. Faceva quasi male parlare, ma quasi potè percepire il sobbalzo del suo amico, seguito poi da un fruscio e successivamente da un tocco sulla sua spalla.

Eccolo, l'odore di Jimin, l'unico familiare in quella marasma di nuove informazioni.

«Tae! Sono così contento ti sia svegliato!» esclamò con voce palesemente sollevata il suo amico, e subito dopo due braccia sottili gli avvolsero la vita e lo strinsero in un abbraccio. Il capo di Jimin gli si poggiò proprio sulla sua spalla, e Taehyung fece per ricambiare ma imprecò mentalmente quando non riuscì a muovere le braccia.

Aggrottò la fronte e si schiarì la voce.

«Jimin, è un sogno?» chiese, serio. Jimin si mosse appena rimanendogli comunque vicino. 

«Sogno? Ma magari! Cioè, p-purtroppo no».

Taehyung si irrigidì.

«Dove siamo, allora? Cosa è successo?» domandò quindi l'alpha, anche se si sentiva dannatamente debole e per parlare stava facendo degli sforzi epocali. Sentì un sospiro e poi il contatto con Jimin finì, e dal tonfo che ne seguì capì che il beta si era messo seduto non troppo lontano da lui.

«Ci hanno attaccati. Inizialmente erano solo in sei, poi sono aumentati a vista d'occhio e ho visto solamente qualcuno spararti una siringa sulla gamba prima che ci catturassero» sospirò Jimin, la voce abbattuta.

Siringa? Lo avevano drogato?

Questo spiegava quello stordimento e l'intorpidimento delle membra.

Taehyung arricciò il naso, sinceramente irritato da quella situazione e da quella condizione assolutamente spiacevole che sembrava andare solo a peggiorare.

Ma quanto cazzo sono sfigato? pensò, incredulo.

Quando pensava di aver raggiungo il picco massimo di sfiga, ecco che il cosmo si adoperava con velocità per smentirlo e confermargli che poteva fare anche di peggio.

Aprì la bocca per parlare ma le sue sensibili orecchie percepirono dei passi.

Passi che si avvicinavano.

Passi che sembravano essere diretti proprio verso di loro.

Passi che si arrestarono all'improvviso.

Jimin, sta arrivando qualcuno. Dimmi cosa vedi e chi sono, quando arriveranno.

Odiava non vedere, odiava non essere completamente autonomo, odiava dover chiedere a qualcuno di spiegargli cosa stesse succedendo attorno a lui.

E odiava anche essere così sfigato.

Jimin trattenne il fiato e il battito del suo cuore accelerò, Taehyung invece, si tese come una corda di violino.

E dopo quelle parole, la porta di quella che supponeva fosse una cella, si aprì con un tonfo.


.................................


Jungkook



Namjoon lo guardava con sguardo mortalmente preoccupato, deglutendo a vuoto un paio di volte. 

Jungkook aveva gli occhi rossi, le zanne sporgenti, le labbra strette in una linea dura e faceva profondi e lenti respiri. Era una statua, se non fosse per le mani poggiate sulla scrivania, che tremavano leggermente ma che bloccò stringendoli in due pugni stretti.

Taehyung è stato rapito.

Così l'alpha aveva esordito mentre era intento ad allenare il branco, afferrandogli il braccio per trascinarlo nello studio senza neanche curarsi delle sue proteste. 

Namjoon gli aveva fatto fare i gradini a due a due, e si era fermato solo dopo essersi barricato nella stanza, ansimando per riprendere fiato dalla corsa che si era fatto per raggiungere Jungkook il prima possibile.

Il cervello di Jungkook aveva registrato la notizia a rallentatore, senza assimilare davvero le parole fin quando il pianto di Jin non aveva squarciato quel secondo di silenzio che sembrava essere durato quanto un'intera ora, seguito da un «E' tutta colpa mia!».

Jin lo aveva urlato come se fosse preda di un dolore più forte di quanto potesse immaginare, a squarciagola, aprendo di scatto la porta e cadendo sulle ginocchia, la testa stretta tra le dita e le spalle scosse da singhiozzi profondi che gli bucavano il petto. Namjoon gli fu accanto in mezzo secondo, lo sguardo ancora più preoccupato e le mani che, delicate, sfioravano le spalle tremanti dell'omega per poi stringerlo tra le braccia e forzarlo a mettersi in piedi.

Nel frattempo, Jungkook era diventato una specie di statua di sale, che, come un automa, andò a sedersi dietro la scrivania, gli occhi persi nel vuoto.

Dopo di chè, come se fosse scattato un allarme invisibile nella sua testa, aveva sentito le zanne allungarsi ed entrare nella fase di mezzo, in cui anche un minimo ed insignificante stimolo avrebbe innescato la bomba. Il suo istinto alpha era quello di proteggere la sua metà, innescava un istinto di protezione difficile da sopprimere, e sempre l'istinto gli diceva di uscire e andare a salvare il suo compagno.

La porta sbattè ancora una volta per l'entrata di un Yoongi ad occhi sgranati come se fosse davanti un fantasma seguito da Hoseok, che gli stava proprio dietro con il labbro intrappolato tra i denti. Era a debita distanza ma pronto a scattare se solo Yoongi avesse perso troppo il controllo. 

Gli occhi rossi e carichi di lacrime di Jin si erano puntati su quelli di Jungkook, il labbro tremante ed il respiro pesante, continuando a sussurrare in un mantra «E' colpa mia, perdonami Jungkook» in un loop interrotto solo dalla grande mano di Namjoon che gli si era posata sulla bocca per poi strofinare i loro nasi e sussurrargli dolci parole che nessuno volle ascoltare, chiusi nella loro momentanea bolla privata.

Respira. Conta fino a dieci si impose Jungkook, ancora immobile. Se non riacquistava un attimo il controllo, non poteva muovere neanche un dito. 

Tanti respiri profondi dopo e centinaia di decine contate in mente, quella sensazione di perdita di controllo sembrò essere rientrata -almeno in parte- sotto il suo controllo.

«Jin» riuscì a chiamare Jungkook, cercando di mantenere lo sguardo alto e fiero nonostante sentisse un buco nel petto così grande da quasi togliergli il fiato. 

La voragine che partiva proprio dal suo cuore si espandeva ovunque, un po' come se del veleno venisse iniettato direttamente nelle sue vene, andando in circolo e lasciandogli addosso solo un grosso senso di apatia, angoscia e rabbia.

Tuttavia, modulò la voce in modo da non esercitare alcun controllo sull'omega, già abbastanza provato anche senza che ci si aggiungesse lui.

Inoltre, lui era un alpha.

L'alpha.

Era il leader dei Red Velvet Moon insieme a Taehyung, doveva mantenere la sua integrità e la mente lucida, mettere tutto da parte e reggere sulle sue spalle il peso degli eventi, anche se questo significava sopprimere le sue emozioni, soffocare la voglia di rintanarsi in un angolo e sfogarsi -proprio come faceva da bambino ogni volta che suo padre si arrabbiava o quando era triste.

Aveva delle responsabilità che non gli permettevano di poter piangere tutte le sue lacrime come stava facendo Jin, di indossare quella maschera di dolorosa sofferenza che albeggiava negli occhi e nel viso di Yoongi o di poter mostrare le sue debolezze ed il suo cuore ferito come Namjoon mentre stringeva a sé l'omega tremante e distrutto.

«Non è colpa tua» disse infine, abbassando le mani sotto la scrivania per stringerle in due pugni chiusi e serrati. 

«Lo è! S-se solo io n-non-» i singhiozzi gli perforarono il petto e non riuscì a finire la frase, mentre Yoongi chiudeva gli occhi ed intrappolava il labbro sottile tra i denti.

Jungkook inspirò profondamente ad occhi chiusi fin quando non fu certo che fosse ritornato normale ed i suoi occhi con la solita eterocromia visibile.

Ma Yoongi sembrava star avendo molte più difficoltà di lui nel controllare le sue emozioni, perchè tremava da capo a piedi, respirando affannosamente. Il battito del cuore irregolare e il digrignare dei denti rendeva tutto estremamente chiaro.

«Yoongi, cos-» tentò Hoseok, ma il ringhio che ricevette in risposta fece bloccare la sua mano a mezz'aria. Yoongi alzò di scatto la testa e puntò gli occhi su Jungkook.

Occhi rossi, rossi come il sangue che pulsava e scorreva velocemente nelle sue vene. Rossi come il sangue che gli colava dal labbro spaccato per i troppi morsi.

«Yoongi».

Quando si trattava di Jimin e Taehyung, Yoongi era da considerare sempre come un caso a sé stante. Non aveva nulla a che vedere che il solito alpha che Jungkook aveva avuto modo di conoscere, anzi. 

Diventava emotivo, irascibile e spesso si lasciava andare alle emozioni.

Proprio come in quel momento.

In tutto ciò, gli occhi non erano solo rossi. Erano anche lucidi come la superficie di un lago di notte.

Andate tutti fuori ordinò quindi perentorio, gli occhi fissi sull'alpha davanti a sé che sembrava stesse per prendere completamente il controllo con la realtà e la razionalità. A riconferma di tutto ciò, venne il ringhio baritono che gli tuonò nel petto.

Jungkook era abituato a quella sorta di scenette; aveva avuto a che fare con gli scatti d'ira di Taehyung e, sinceramente, più spaventoso di un Taehyung incazzato c'era solamente un Taehyung incazzato e voglioso.

Jungkook, sei sicuro? gli chiese Namjoon, preoccupato. L'alpha sembrava volersi sbattere la testa al muro, indeciso tra il dover rimanere con l'omega che lo abbracciava stretto, oppure aiutare Yoongi a ritornare in sè prima che staccasse la testa al capobranco e si aggiungessero problemi su problemi.

Jungkook annuì e ripetè l'ordine, a cui nessuno riuscì a replicare. I tre sfilarono silenziosamente fuori dalla porta, e Hoseok lanciò un'occhiata preoccupata al suo amico prima sparire dalla visuale. 

Rimasti solo lui e Yoongi, Jungkook si alzò lentamente e si avvicinò cautamente all'altro, che gli mostrò i denti e strinse gli occhi ancora più lucidi ma appannati dalla rabbia.

Yoongi,controllati gli intimò con voce calma, cercando di non peggiorare la situazione.

Non gli piaceva utilizzare la voce alpha con i suoi amici, perciò era stato ben attento a non farlo neanche quella volta. Voleva evitarlo in più possibile.

Come puoi dirmi di controllarmi?! Jimin è stato rapito insieme a Taehyung, che non vede e...e potrebbero avergli fatto qualsiasi cosa! E' un beta, se erano alpha potrebbero imporgli di fare di tutto urlò nella sua mente, e l'espressione di Jungkook si indurì per il tono. 

Anche se Taehyung è cieco, è in grado di difendersi e di proteggere Jimin. So che è così. Se fossero stati uccisi lo avremmo percepito. Il marchio sul tuo collo indica che sono da qualche parte, lontani certo...ma staranno bene, fidati di me. Fidati di Taehyung.

Yoongi scattò e diede un pugno all'armadio sulla sua destra, sfondandone l'anta e ferendosi, ringhiandogli contro un'altra volta.

Ma Jungkook non si scompose.

Lui era l'alpha, lui aveva il comando e lui doveva evitare che i suoi amici facessero cose stupide.

Come quella che stava facendo Yoongi, si era mosso veloce e che lo stava attaccando con l'intento di azzannargli la gola.

Jungkook si scansò e le zanne si ripresentarono in un attimo, il basso ringhio di avvertimento riecheggiò tra le pareti e sembrò cogliere di sorpresa solo per qualche attimo Yoongi. 

Ma la sorpresa durò poco, perchè l'alpha dai capelli biondi gli si scagliò addosso lanciandolo contro la scrivania, su cui Jungkook picchiò il retro delle cosce senza farsi troppo male. 

Jungkook gli si abbattè addosso come una montagna, afferrandolo per il braccio e portandolo a sbattere contro il muro, lo intrappolò stringendogli forte i polsi. Per bloccare il movimento, premette il suo petto contro la schiena dell'altro, ignorando le minacce sibilate tra i denti.

«Yoongi. Basta» gli ringhiò all'orecchio utilizzando la sua voce da alpha, tenendolo ancora saldamente fermo contro il muro.

Yoongi si bloccò per qualche attimo e strinse le labbra come potè, visto che i denti non accennavano a ritirarsi.

Il respiro affannoso divenne più leggero con lo scorrere dei minuti che ci vollero a Yoongi per riacquistare un minimo di controllo.

Jungkook ammorbidì la presa solo quando vide una stilla trasparente e lucida colargli dall'occhio sinistro e rigargli la guancia fino al mento, infrangendosi poi sulla maglietta. 

«Io non voglio perderlo, Jungkook». 

Jungkook evitò che il suo lato emotivo prendesse il sopravvento e ruggì appena.

«Ti lascio andare. Ma se provi di nuovo ad attaccarmi, ti lego alla sedia fino a che non ritorni in te».  Il tono utilizzato da Jungkook sembrò far percepire l'antifona a Yoongi, che chiuse un attimo gli occhi e annuì lentamente.

Jungkook lasciò andare i polsi-adesso arrossati-del suo amico e lo fissò severo, non accennando ad abbassare la guardia. Yoongi, dal canto suo, chinò il capo e si sfregò gli occhi con il dorso della mano.

«Scusa, alpha. Non era mia intenzione mancarti di rispetto...mi dispiace».

Jungkook ammorbidì lo sguardo e, non appena Yoongi ritornò in sé, lo attirò a sé in un abbraccio da orso, come al suo solito.

Sapeva che l'altro non era il tipo da abbracci e smancerie varie, ma sembrava davvero distrutto e Jungkook sapeva perfettamente come si sentiva. Ma aveva fiducia in Taehyung.

Fin quando il suo marchio non spariva, significava che la sua metà era in vita.

E questo era ciò che importava di più in assoluto.

Incredibilmente e contro ogni sua più grande aspettativa, Yoongi contraccambiò l'abbraccio-in modo un po' impacciato e anche riluttante, ma non lo aveva spinto via come di solito avrebbe sicuramente fatto.

E la sorpresa si centuplicò come le spalle di Yoongi tremarono appena e la faccia si seppellì sulla sua spalla, bagnandola con le lacrime.

 Non voglio perderlo, Jungkook. Jimin è tutta la mia vita, ...Taehyung è come un fratello per me, sono le due persone più importanti della mia vita oltre Hoseok glielo disse mentalmente, ma per Jungkook le parole non servivano.

Gli diede un paio di colpetti sulle spalle e si staccò tenendolo per le braccia, fissandolo negli occhi scuri e tremendamente angosciati.

«Ti prometto che li troveremo e li riporteremo indietro, anche a costo della mia stessa vita. Abbi fiducia in Taehyung, così come ne ho io. Ed anche in Jimin; è piccoletto, ma sa come difendersi».

E quelle non erano parole al vento, né di circostanza, perchè Jungkook ci credeva veramente.

Avrebbe riportato indietro Taehyung e Jimin a qualsiasi costo. 












NDA: Sarò brevissima: non odiatemi per i prossimi capitoli <3

PS. Perdonate eventuali errori, non mi salve le modifiche ed io /&(=((/&%$£"£$%&/()=)(/&%$£" 

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