† Since we were 18 † -Larry S...

Od itsyourgirlMM

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《Mossi leggermente le labbra per intensificare il bacio, Louis mi leccò il labbro e quasi come se fosse autom... Více

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•Capitolo 36•
•Capitolo 37•
•Capitolo 38•
•Capitolo 39•
•Capitolo 40•
•Epilogo•
•Ringraziamenti e novità•
•Epilogo II•
•Epilogo III•
Avviso!
• Spin-off: Cosa è successo ad Eleanor?•
Avviso

•Capitolo 11•

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Appena Louis uscì dalla camera lo seguii di soppiatto, non facendomi notare.

Louis camminava rilassato e non potei fare a meno di pensare che il suo modo di camminare, sì persino quello, era unico. Era meraviglioso sempre.

Mi ritrovai a pensare che alla fine avrei voluto tanto essere come lui, bello, attraente, rilassato, sicuro di sè. Io non ero poi così bello, non mi sentivo affascinante quanto lo era lui ed ero molto nervoso quando ero con altre persone, soprattutto quando ero con Louis.

Svoltò l'angolo ed entrò nella stessa sala enorme con tantissime sedie nere pieghevoli, di quelle in tessuto sintetico con l'imbottitura nel poggia schiena nella quale avevo ascoltato il Preside qualche giorno prima. Erano sempre così gli auditorium nelle scuole...

Mi sedetti sulla sedia più lontana al palchetto allestito per fare i discorsi, dove probabilmente avrebbe parlato Lou, osservandolo dall'ultima fila: stava salutando dei suoi amici, abbracciandoli. Erano quegli abbracci senza significato, quegli abbracci che consistono in pacche sulla schiena, sostanzialmente, e nient'altro. Abbracci etero, come quelli che si danno Josh e Niall.

Non erano come i nostri abbracci: i nostri erano speciali. Sono gay, vorresti dire. I nostri abbracci erano un rifugio segreto da tutte quella paranoie mentali, il posto dove trovavano un senso. Non erano come gli abbracci tra me e Niall, erano disgustosi.

Osservavo il suo viso da lontano, i suoi zigomi eleganti che facevano la loro figura anche da quella distanza. Il suo naso si arricciava ogni volta che un sorriso nasceva sulle sue labbra. Dio, quanto è bello.

Sentii picchiettare sulla mia spalla sinistra e mi voltai. Tracy. La consapevolezza di aver fatto fin troppe figuracce con lei mi investì in pieno. Cosa pensava adesso di me?

"Hey!", la salutai sorridendo. Era sempre stupenda, ma il cuore sorprendentemente non batteva forte come un tempo alla sua vista. Forse è che sei gay e l'hai finalmente realizzato, disse la mia vocina interiore.

"Hey.", ricambiò il saluto, mi sorrise come sempre e prese posto accanto a me. Si voltava ogni due secondi verso di me e io verso di lei e sorrisi involontari si formavano sui nostri visi, poi le presi la mano e lei la strinse contenta. Posso ancora avere una relazione etero, se con Louis è solo un esperimento. Posso sperare in una vita etero e normale e posso provare ad averla con lei. Forse.

Louis era scomparso nel frattempo che mi ero intrattenuto con Tracy, stavo incominciando a preoccuparmi. Proprio mentre la preoccupazione iniziava a rendermi impaziente salì sul palchetto spuntando da un siparietto improvvisato e si appropriò del microfono, schiarendosi la voce per parlate. In quel preciso istante quasi mi rimangiai il pensiero sulla vita normale e etero.

"Buonasera a tutti quelli che sono qui. Come tutti sicuramente sapranno quest'anno abbiamo migliorato le uniformi e lo schema di gioco...", mentre continuavo a seguire il suo discorso mi chiedevo che cosa ci potesse essere di così sconvolgente in quell'incontro, non c'era niente che non fosse noioso!

Parlò delle innovazioni che avevano pensato di portare alla squadra, dei tornei di annuali e di cose del genere. Scoprii inoltre che lui era il capitano. Andiamo, è proprio il cliché del capitano omosessuale della squadra troppo preoccupato a rimpolpare la mascolinità tossica nella società da poter accorgersi di essere gay. Quasi provai pena per lui.

"Ok, e ora l'intervista per il giornalino studentesco, come l'anno scorso!", disse poi e il suo sorrisino malizioso fece capolino su quelle dolci labbra sottili. Ora incomincia a farsi interessante.

"Bene...", iniziò una ragazza in prima fila, magrolina e con un paio di occhiali tondi troppo grandi per il suo viso. Guardava un taccuino con atteggiamento nervoso e capii all'istante che lei sarebbe stata l'intervistatrice. Sfogliava le pagine come una forsennata e alternava lo sguardo tra Louis e i suoi appunti. Ti capisco, mi fa lo stesso effetto.

"Come ti è sembrato l'inizio di quest'anno?", chiese, niente di serio.

"Beh, mi sto trovando bene. Il secondo anno è duro ma ce la farò, spero.", un sorrisino orgoglioso e il mio cuore perse un battito. Mi sono proprio rincoglionito, pensavo, la mia mano ancora in quella di Tracy.

"Oh, mi fa piacere. Seconda domanda, uh vediamo... Molte ragazze vorrebbero uscire con te, sei già occupato o potresti dare possibilità a qualcuna?", domandò la ragazza.

Ok, ora mi aspetto un vago no, per far comunque sapere che è di qualcuno. Che è mio, in qualche modo. Ok, non è mio ma comunque eravamo coinvolti.

"Sì, diciamo di sì. Dio solo sa quante fan perderei se dicessi di no.", ridacchiò e amiccò. Tutti risero, anche Tracy, tranne me.

Lasciai istintivamente la mano di Tracy perchè mi sentivo male e non sapevo nemmeno bene il motivo. Ma che mi prende Che pretendo? È che mi dava la nausea immaginare che qualcun altro potesse rimanere estasiato da quegli occhi e toccarlo e baciarlo come avevo fatto io poco tempo prima.

"Stai bene Harry?", mi chiese la ragazza al mio fianco, confusa dal mio repentino cambio d'umore.

"Sì, tranquilla." , il labbro mi tremava un po'. Okay che forse sono gay, ma mi rifiuto di confortarmi da checca isterica. Eppure fu proprio quello che feci.

Inziai a sudare e a tremare perciò iniziai a sfregare le mani convulsamente nel tentativo di nasconderlo. Perchè mi da così tanto fastidio?

"Sarà sicuramente una bella notizia per molte ragazze qui dentro.", scherzò la ragazza.

Dovreste saperlo che a lui interessano più i ragazzi, commentò il mio subconscio mentre rinasceva di nuovo da qualche angolo del mio stomaco il mio desiderio di prendere a pugni Louis.

"Come ti trovi con il tuo compagno di stanza? L'anno scorso avevi avuto dei problemi, sbaglio?", domandò la giornalista.

Va bene, questa devo estremamente prenderla sul personale. Mi sentivo veramente malissimo. Quella cosa mi metteva troppa ansia, fu nell'impazienza di ascoltare la risposta che ebbi la certezza di essermi già fatto coinvolgere troppo.

"L'anno scorso era incompatibilità caratteriale, diciamo. Mi fece passare l'inferno quello lì. Quest'anno...", indugiò un po' e il mio cuore si fermò per un attimo.

Dillo, dillo che ti trovi bene con me. Non è mica una cosa gay, signor capitano.

"Quest'anno è un altro coglione del primo anno, un secchione inutile.", scoppiò a ridere e tutti quelli nella sala fecero lo stesso ancora una volta.

"È meglio "coglione": è un sinonimo di Harry."
"Coglione."

"Devi passarmi tutte le risposte perché non ho studiato..."

"Niente sentimenti. Ci stai?"

Le frasi che mi aveva detto rimbombarono nella mia testa, sentivo solo quelle e le risate dei presenti in sala.

Inziai a sentire le lacrime calde scorrere sulle mie guance, non sopportavo più niente che fosse collegato a lui. Le risate mi rimbombavano in testa e iniziavo davvero a sentire l'esaurimento per tutto quello stress emotivo che mi aveva obbligato a provare da quel test a sorpresa in classe. Perchè ti sei seduto vicino a me? Potevi avere la febbre, non venire a scuola e lasciare in pace la quiete della mia vita. E invece no!

Mi aveva davvero solo usato, era una persona orribile ed io mi ero fatto usare da uno stupido arrogante.

Già è difficile la situazione in sè, il fatto di essere attratto da un ragazzo. Avrebbe dovuto anche solo pensare a quello e avere un motivo per dire che ero un coglione davanti a tutta la scuola, pure se lo avesse pensato davvero per tutto il tempo. Un'aberrante mancanza di tatto. Che coglione.

Mi alzai di colpo, la sedia cadde all'indietro sul pavimento così come un fiume di lacrime dai miei occhi. Corsi via dalla sala sentendo il cuore spezzarsi in miliardi di pezzi, mi sentivo come un bambino ingenuo. Era come se mia madre mi avesse continuamente raccomandato di non accettare caramelle dagli sconosciuti e io avessi abboccato al primo dolcetto invitante. Non avevo voluto ragionare e ora mi meritavo di pagarne le conseguenze.

Sentii il rumore fastidioso di un'interferenza nelle casse collegate al microfono, poi sentii la porta dell'auditorium chiudersi in un tonfo, dei passi nella mia stessa direzione e la voce di Louis.

"Harry!", urlava.

Immaginai che avesse lasciato cadere il microfono a terra e che avesse corso verso di me. Credibile? No. Patetico? Decisamente. Non volevo proprio vederlo. Peccato che vivessimo nella stessa stanza.

Avanzai il passo cercando di seminarlo.

In quel momento odiavo tutto di lui, ma più di tutto odiavo il non riuscire completamente ad odiarlo.

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perché ho gli occhi molto più cechi del cuore e non sono mai riuscita a vederci amore... rebecca chiesa, sorella di federico chiesa, affronta la sua...
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Harry e Louis sono una colpa molto affiatata, ma cosa succederà quando Harry svilupperà una lieve forma di schizofrenia?