The professor 2 - Rising from...

بواسطة _Ina___

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{Completo} Sequel: The professor. Sophia White ha lasciato che i suoi sentimenti la trascinassero impedendol... المزيد

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Grazie

Capitolo 22

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بواسطة _Ina___

La lezione di psicologia dello sviluppo mi annoiò profondamente, i concetti sull'apprendimento e su il condizionamento erano la parte della psicologia che meno apprezzavo per la sua banalità e meccanicità.
Il professore con i suoi folti capelli bianchi e il baffo elegantemente curato finì di spiegare dopo tre ore per poi rubarci anche un quarto d'ora per assegnare degli approfondimenti da fare individualmente ma che sarebbero stati chiesti all'esame di fine semestre.
Quando fui libera andai all'appuntamento con Kath alla mensa come gli avevo promesso la mattina stessa, era la giornata dedicata al messicano e non potevamo perdercela.
All'entrata della mensa la mia coinquilina mi aspettava con la sua tracolla violetta in spalla e lo sguardo basso in direzione dei piedi. Anche oggi non si aveva dato molto importanza all'abbigliamento e in generale all'aspetto estetico. I capelli erano raccolti in modo disordinato da un fermaglio rosso con intagli dorati che i genitori le avevano portato dal Giappone, indossava una semplice camicia larga rossa e un paio di leggings neri; l'eleganza il lei era innata perciò era impensabile che quello fosse il modo più "trasandato" che potesse avere, eppure era proprio così.
-Eccomi Ivanova. - la distolsi dai suoi pensieri non appena arrivai da lei e lei mi rispose con un leggero sorriso che coinvolgeva solo la bocca ma non gli occhi, i quali erano palesemente adombrati dalla tristezza.
-Tacos? Nacho? Paella? - chiesi mentre prendevo il vassoio e mi mettevo in fila per prendere il cibo.
-Penso prenderò la paella...- mormorò guardandomi di sottecchi.
-Allora io prendo il resto così condividiamo.- controbattei e lei sembrò sollevata, le lessi nella mente e feci quello che eravamo solite fare fin da quando eravamo più piccole.
Ci mettemmo al tavolo non appena i piatti furono pieni, una di fronte all'altra appartate rispetto al resto degli studenti a mensa così da poter parlare.
-Vuoi parlare? - le chiesi io dopo qualche minuto, per darle il tempo di addentare almeno il primo boccone.
-Penso che la miglior cosa per me sia stare lontano da certe persone. - disse d'un fiato come se quella fosse una regola da imparare a memoria e da non dimenticare mai.
-Cosa ti ha convinto di questa cosa?
-Anche se c'è amore, c'è anche aggressività e irrazionalità in tutto il nostro rapporto, voglio stare lontana da lui per vedere se la cosa mi aiuta. Altrimenti potrei tornare sui miei passi. Ma dubito accada. - sembrò più convincente nello spiegare i ragionamenti che aveva fatto, non riuscivo a controbattere; come sempre aveva fatto la scelta migliore e più equilibrata. Non si smentiva mai la mia migliore amica!
-Miller come sta? - mi chiese lei cambiando discorso e facendo un mezzo sorriso.
-Abbassa la voce!- la ammonii guardandomi attorno preoccupata.
-Che c'è? Da quando sei così cauta?
-Jack oggi per un pelo non mi ha visto uscire dall'appartamento di Christian.- confessai guardando ancora una volta l'ampia sala.
-Ahia! Povero uomo. Mentre lui si dispera al piano di sopra voi fatte baldoria al piano di sotto. - scherzò lei maliziosamente mentre mi rubava un nacho.
-Dai! Non mi dire cosi, già mi sento in colpa per tutta questa situazione. Non era mia interazione farlo stare male. - la mia voce man mano si affievolì mentre le parlavo.
-Tesoro, non devi fartene una colpa. Tra i due anziani hai scelto quello meno anziano. - scherzò nuovamente.
-Ma quale anziano! - esclamai lanciandoli il fazzoletto appallottolato, per poi scoppiare a ridere insieme a lei.

Non appena finimmo il pranzo accompagnai lei all'aula di diritto penale dove il professore Newman la attendeva per presentare assieme a lei un argomento molto complesso legato alle differenze tra  la legge in Russia e in America.
-Io vado al dormitorio visto che per oggi ho finito, ci vediamo dopo. - la salutai io.
Mentre camminavo con le mani in tasca verso l'edificio mi accorsi che in tasca avevo ancora la chiave dell'appartamento di Christian, preoccupata ma anche sognante guardai la chiave e istintivamente cambiai rotta, camminai verso il suo ufficio dove sicuramente lo avrei trovato a studiare tutti quei filosofi che non so come gli piacessero.
Il cuore già mi batteva forte mentre entravo nella palazzina ma quando bussai alla sua porta non ricevetti nessuna risposta. Scoraggiata me ne andai tenendo ancora in mano saldamente la sua chiave.
Il sole era già rosso come il fuoco mentre passeggiavo nel parco del campus, mi buttai su una panchina a pensare a una miriade di cose: la mia bellissima relazione con Christian, la delusione di Jack, il timore di essere scoperti da qualcuno, la tristezza di Katherine.
Mentre riflettevo tra me e me vidi una scena che mi pietrificò Christian e Jack parlavano sorridenti camminando verso la mia panchina, non riuscivo a credere al paradosso a cui stavo assistendo.
Christian mi vide con la coda dell'occhio ma non emanò alcun tipo di emozione, io invece ero sconvolta e non sapevo come reagire alla loro presenza. Jack non appena mi vide smise di parlare e aveva tutta l'intenzione di voler venire da me, proprio come temevo. L'uomo che amavo e l'uomo che mi amava erano davanti a me in un triangolo che non poteva finire bene, non per me.
-Miss White, che ci fa qui? Non ha lezione? - mi chiese Jack con fare serioso e distaccato ma anche scherzoso come se fossimo molto più che conoscenti.
-Per oggi ho finito Dottor Richards. - risposi io seriamente, non volevo essere troppo espansiva, così da non mettere a disagio Christian che non sapeva se restare in silenzio o dire qualcosa.
-Io e il professor Miller andiamo al bar. Arrivederci Sophia. - per fortuna il momento di imbarazzo si era concluso presto; Jack girò i tacchi e se ne andò. Christian mi fece l'occhiolino prima di seguirlo, e il mio cuore perse un battito, era perfetto nel suo abbigliamento non troppo formale ma che lo rendevano estremamente sexy.
In quel momento, mentre l'uomo che amavo si allontanava mi venne in mente un'idea tanto sciocca quanto carina per sorprendere Christian, visto che fin ora lo aveva fatto solo lui con me.
Decisi di usare il mio asso nella manica cioè la chiave che ancora tenevo stratta tra le mani.

Era sera tardi e si era quasi fatto buio, mi trovavo nella camera di Christian che, per l'occasione, avevo allestito con candele profumate e con incensi, il letto non aveva più cuscini e coperte ma solo un lenzuolo e un piccolo cuscino. Mi misi davanti allo specchio e mi ammirai allo specchio: i capelli erano raccolti in un piccolo chignon raccolto da due bacchette nere; indossavo un kimono nero di seta con fiori di pesco rosa e con l'ampia fascia rosa che mi cingeva la vita; il trucco era impeccabile con il rossetto rosso fuoco e gli occhi contornati da sfumature rosa. Fiera del mio abbigliamento da geisha andai in salone con il mio bel ventaglio in mano per aprirgli nel momento in cui sarebbe arrivato.
Il mio telefono squillò e Christian nel frattempo era dall'altra parte del portone, si era dimenticato che la chiave era nelle mie mani, lo vidi dallo spioncino mentre si guardava intorno e teneva premuto contro l'orecchio lo smartphone.
-Mr. Miller, posso esserle utile?- chiesi rispondendo al telefono.
-Sophia, le chiavi di casa..-
Prima che lui potesse finire la frase aprii la porta e feci tintinnare le chiavi davanti ai suoi occhi mentre poggiata allo stipite della porta lo guardavo maliziosamente.
Lo presi per la camicia e lo tirai dentro l'appartamento prima che qualcuno potesse vederci e prima che lui potesse proferire parola. Sbattei la porta e spinsi lui contro quest'ultima.
-Buona sera Mr. Miller. - dissi con voce bassa e profonda a un centimetro dalla sua bocca.
-B-buona sera. Che succede? Sto sognando? - Christian non sapeva se essere più felice o più sorpreso per tutto ciò che vedeva.
Mi staccai da lui e elegantemente mi incamminai verso l'uscio della camera da letto.
-Questa sera sono a sua disposizione Mr. Miller, gradisce un massaggio? - chiesi seria facendo anche un leggero inchino e battendo le ciglia con fare civettuolo.
-Ma dove sei stata fin ora? Sei un sogno...- disse lui togliendosi la giacca elegante e lanciandola sul divano, mi venne quasi da ridere ma riuscii a mantenere la serietà e gli feci segno di entrane nella stanza.
Lui mi ubbidì e, quando, entrambi entrammo chiusi la porta alle nostre spalle. Christian si guardò intorno disorientato dal nuovo arredamento della sua stanza, con le numerose candele, gli incensi e le boccette sul comodino sembrava di essere in un centro di massaggi ad hoc.
Appena smise di osservare l'ambiente circostante Christian portò le mani al collettò della camicia con l'intenzione di slacciare i bottoni, ma prontamente gli bloccai le mani.
-Me ne occupo io Mr. Miller, sono a sua disposizione come dicevo. - dissi in modo sottomesso con occhi bassi, sembravo una vera e propria donna ubbidiente dell'Asia, mentre slacciavo il quarto bottone la vera Sophia prese il sopravvento e alzai lo sguardo su di lui facendogli l'occhiolino proprio come lui aveva fatto con me poco prima. Lui sembrava estasiato, schiuse leggermente la bocca sorpreso ed era una sensazione indescrivibile, il Christian sorpreso e senza parole era una visione rara e impagabile.
Non appena Christian rimase solo con i boxer gli indicai il letto su cui sdraiarsi e lui non esitò un istante. Aprii la boccetta di olio per massaggi alla mela e cannella e feci cadere qualche goccia sulla sua schiena, la pelle liscia e perfetta divenne anche luminosa mentre lo massaggiavo. Mi impegnai seriamente nel massaggio che stavo praticando anche se me avevo fatti pochi nella mia vita, per fortuna Kath mi aveva insegnato qualche trucco oltre a prestarmi ventaglio e bacchette per capelli, mentre il kimono era un regalo che lo mi aveva portato un anno fa dal suo viaggio in Asia.
Mentre ero concentrata nel fare il mio massaggio Christian si girò di scatto a pancia in su facendomi cadere su di lui, le lenzuola iniziarono a macchiarsi a causa dell'olio sulla sua schiena e sulle mie mani.
-Mr Miller, cosa vuole fare? - chiesi io continuando nel mio ruolo di donna ubbidiente, riuscendo a stento a trattenere un sorriso.
-Sai bene cosa voglio farti. - bisbigliò portando le mani ai capelli e togliendomi le due bacchette sciogliendomi i capelli.
Sapevo esattamente cosa stava accadendo e, infondo, era proprio quello che mi aspettavo dalla mia sorpresa così non mi mossi aspettando che facesse lui qualcosa.
-Sono tua.- riuscii a dire prima che lui si avventasse su di me baciandomi con passione e spostandosi sopra di me; ora potevo essere me stessa e fare l'amore con il mio uomo.

Il kimono aperto era l'unico indumento che mi copriva mentre Christian non aveva nulla indosso e mi guardava stanco stando supino. Nei suoi occhi verdi rivedevo me e in quel momento mi sento serena, rilassata e amata.
-Sta mattina Jack mi ha visto fuori dal tuo appartamento, ma non mentre uscivo. - confessai un problema che mi attanagliava dal mattino, sapevo che lui era l'unico che potesse tranquillizzarmi.
-Stai tranquilla Soph, dubito fortemente sospetti qualcosa.
-Forse. Tu, invece, in che rapporti sei con lui?
-È un collega ormai, devo essere gentile con lui anche se non sopporto il fatto che lui si sia avvicinato a te in quel modo. Ma devo tenerlo sotto controllo, come sto facendo anche con Liliane.
-Non lo sapevo. Davvero?
-Mia cara, farò di tutto questa volta per impedire a queste persone di rovinare la nostra felicità e il tuo percorso universitario.
-... e la tua carriera.- aggiunsi io seriamente.
-Anche quella..- mormorò molto meno convinto di me - so che Liliane sta molto poco al campus a causa dei suoi amici libertini e anche per il tirocinio che ha scelto, il quale è molto lontano da quì. Jack, invece, sarà qui per molto tempo e purtroppo è molto attento a tutto ciò che accade intorno a te.
Ascoltandolo mi tranquillizzai pian piano, poiché sapevo che lui aveva le cose sotto controllo.
-È colpa mia. Se non mi fossi avvicinata a Jack, lui non sarebbe venuto qui a lavorare.
-Non darti colpe che non hai Soph, indipendentemente dalla sua presenza non saremmo dovuti stare attenti che nessuno venisse a conoscenza di quello che c'è tra noi.
-Si lo so, ma..-
-Niente "ma". Smettila di fare questi pensieri. E vieni qui. - mi tirò a se lasciandomi piccoli baci sul viso e stringendomi a se.

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