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By soft_jiminie

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"Dio, sei così irritante, anche se incredibilmente bello..." "Cosa..?" "Niente, perché non te ne torni in Ame... More

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By soft_jiminie

"Jimin...hey? Jimin, svegliati" sussurrò una voce ancora lontana al suo orecchio.

Non ebbe la forza di aprire gli occhi, sentiva la testa scoppiargli e le ossa fargli male, mentre ricordava cosa fosse successo la sera precedente: non aveva dato retta a Jungkook e si era ritrovato sulla strada, sotto la pioggia e con un piede incastrato nella bicicletta.

Ricordò quanto fosse stato gentile Yoongi, che era corso a prenderlo e si era preso cura di lui e...aveva fatto il bagno insieme a lui...

Oh dio santo... pensò ricordando le cose che gli aveva detto, delirante a causa della febbre alta.

Pensò che sicuramente avrebbe finto di niente e lo avrebbe ignorato come era solito fare, ma non fu affatto così, perché solo in quel momento capì che era lui a chiamarlo e ad accarezzare i suoi capelli.

Con fatica aprì gli occhi, sentendoli pesanti come macigni. "Yoon...Yoongi?" lo chiamò con voce flebile e stanca, cercando di guardarlo.

"Sì Jiminie, sono io...come ti senti?" domandò  a bassa voce, sedendosi accanto al corpo del minore.

"Uno schifo..mi scoppia la testa e mi fa male tutto, e la caviglia...ugh" mugolò in un lamento, stringendosi nelle coperte e stringendo gli occhi. "Ma tu...non dovresti stare a scuola, hyung?" fece poi, notando che fossero le dieci e mezza del mattino.

"Non sono andato, non ho mai fatto un'assenza quest'anno, quindi potevo permettermelo" rispose il maggiore portando una mano alla sua fronte. "Sei ancora bollente...tieni, misurati la febbre, io ti porto del thè e dei biscotti così mangi e puoi prendere la medicina, okay?" disse passandogli il termometro.

Jimin mugolò qualcosa e assentì, prendendo il termometro e portandolo sotto l'ascella, tra il torace ed il braccio, chiudendo nuovamente gli occhi e sentendo Yoongi uscire dalla sua stanza.

Beh, quantomeno non aveva finto di nulla, anzi, stava continuando a preoccuparsi per lui e gli stava facendo molti favori, cosa che il Yoongi che aveva imparato a conoscere non avrebbe mai fatto.

Il 'nuovo' Yoongi entrò in camera dopo circa dieci minuti, con una tazza di thè ed un piattino con circa una decina di biscotti nelle mani, che poi appoggiò nel comodino accanto al letto di Jimin. "Ecco qui...dammi il termometro" disse sedendosi nuovamente accanto a lui.

Il grigio annuì flebilmente e senza neanche vedere gli passò il termometro, girandosi a guardarlo in attesa di una risposta.

"Cavolo...hai ancora 39 di febbre, appena finisci di mangiare devo portarti dal dottore, okay?" fece il moro passandogli la tazza di thè ancora fumante.

Jimin si alzò a sedere con molta fatica ed appoggiò la schiena alla testiera del letto, scuotendo la testa vigorosamente. "Non mi va, non ce la faccio..." si lamentò stringendo gli occhi.

"Infatti ti ci porto io, mica ci vai da solo" alzò gli occhi al cielo il maggiore.

Il piccolo sbuffò e bevve un sorso di quella bevanda calda, per poi assentire. "Sì ma non riesco neanche a reggermi in piedi"

"Se questa è una scusa fai prima a dire che vuoi che ti porti in braccio, Park" ridacchiò Yoongi, prendendo il piattino con i biscotti e rubandone uno.

"N-no, ma che dici..." abbassò lo sguardo e sentì le guance scaldarsi ancora di più di quanto già non fossero bollenti.

"Sì, come vuoi, ora mangia un po' di biscotti dai, fai il bravo bambino" rispose il maggiore con un sorriso divertito.

"Sei antipatico" sbuffò Jimin, mettendo un tenero broncio sulle labbra.

"Sì? Dopo ciò che ho fatto per te hai il coraggio di dire che sono antipatico?" inarcò un sopracciglio il maggiore.

Jimin scosse lievemente la testa. "No..." sussurrò poi, chiudendo gli occhi. "Grazie per ciò che hai fatto ieri, è stato molto gentile da parte tua"

"Non ringraziarmi piccoletto, non avrei mai potuto lasciarti lì, sotto la pioggia...a proposito, la caviglia fa ancora molto male?" domandò passando una mano tra i suoi capelli, osservandolo mentre mangiava il quarto biscotto.

Jimin annuì e si pulì le labbra dalle briciole. "Sì...non credo di riuscire ancora a muoverla...avrei dovuto ascol- OH MIO DIO JUNGKOOK!" Esclamò all'improvviso, facendo sussultare il maggiore. "Oh Dio, mi ha detto che avrei dovuto scrivergli quando fossi arrivato, oh no, sarà preoc-"

Yoongi lo bloccò portando una mano alla sua bocca. "Calmati, ti avrà chiamato come minimo trenta volte, ma stamattina l'ho tranquillizzato e gli ho spiegato tutto, oggi pomeriggio dopo scuola verrà a farti un po' di compagnia, okay?" disse poi.

"Oh uhm...grazie Yoongi" sussurrò il grigio allora, alzando lo sguardo titubante su di lui.

"Non c'è di che, ora dovresti vestirti così andiamo dal dottore e a fare una lastra al tuo piede per vedere se è rotto, per sicurezza" disse alzandosi dal letto e prendendo tazza e piattino. "Se hai bisogno di aiuto chiamami, ma tanto tra cinque minuti salgo su per prenderti, voglio evitare che tu collassi a terra" rise lievemente.

Jimin annuì impercettibilmente e lo guardò uscire dalla stanza, sospirò e usando le poche forze che aveva in corpo, prese i vestiti che il maggiore aveva lasciato accanto al suo letto e li indossò, per prepararsi il più velocemente possibile.



"Okay, appoggia qui il piede" fece Yoongi indicando una sedia che aveva appena posizionato davanti al divano sul quale il minore era seduto.

Jimin sospirò e fece come richiesto, rabbrividendo quando la sua caviglia venne a contatto con il ghiaccio. "Che palle" sbottò buttando la testa contro lo schienale.

"Non lamentarti, ringrazia il cielo che è solamente slogata e tra una settimana tornerai a camminare senza l'aiuto delle stampelle" rispose Yoongi porgendogli un bicchierino con lo sciroppo che il dottore gli aveva assegnato.

Jimin lo prese e lo mandò giù in un sorso, storcendo il naso al sapore non proprio piacevole, e si strofinò gli occhi. "Per quanti giorni devo prendere l'antibiotico e quelle pasticche?" chiese portandosi una mano alla testa.

Il maggiore si sedette accanto a lui e lo guardò. "Lo sciroppo per una settimana intera, le pasticche per tre giorni, due volte al giorno, Jimin, te l'avrà ripetuto cinque volte"

"Scusa...ma mi scoppiava la testa e quel tipo chiacchiera un po' troppo..." lagnò il grigio.

"Da che pulpito viene la predica" lo prese in giro il maggiore, ridacchiando.

"Cos...hey! Non è vero che parlo tanto..." esclamò Jimin. "Okay...forse un pochino, ma insomma..."

Yoongi trattenne una risata e scosse la testa. "Cosa ti va di vedere?" chiese poi entrando nel suo account Netflix.

"Non lo so, quello che vuoi tu, basta che non sia noioso perché ho già sonno, e che non sia rumoroso perché mi scoppia la testa" rispose il minore.

"Oh ma certo, altre richieste principessa? Magari un film muto?" fece il moro inarcando un sopracciglio e girandosi verso di lui.

Il minore sbuffò sonoramente e si strinse nella coperta di lana chiudendo gli occhi. "Scegli quello che vuoi e non rompermi"

"Come siamo gentili...va bene, metto Shutter Island, l'hai mai visto? Con Leonardo Di Caprio" disse cercando il film tra le varie scelte.

"Non l'ho mai visto ma se è con quel gran pezzo di figo allora mettilo subito" aprì gli occhi Jimin. "Almeno mi rifaccio un po' da questo schifo di febbre"

"Oh beh, non hai tutti i torti" fece spallucce Yoongi, cliccando sul film. "Credo sia uno dei miei film preferiti, sì"

"Perché c'è Leo o perché è bello?" domandò il minore guardandolo.

"Entrambe le cose, ma soprattutto perché è un film che capisci solamente alla fine, ed io amo i film di questo genere" rispose Yoongi, spegnendo le luci per vedere meglio lo schermo.

"Di cosa parla?" chiese con curiosità Jimin, avvicinandosi a lui.

"Non posso dirtelo, guarda e basta, e presta attenzione perché stai per vedere un film spettacolare Park Jimin" rispose il maggiore guardando la televisione.

Jimin annuì e rimase imbambolato a guardarlo per vari istanti, poi annuì e lasciò un bacio sulla sua guancia, inaspettatamente, tanto inaspettatamente che Yoongi si paralizzò, rilassandosi non appena il minore poggiò la testa sulla sua spalla, accoccolandosi a lui.

Forse la febbre lo stava facendo delirare.

O forse no, chi lo sapeva.

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