TeenAge Dream

By Loveonly277

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Camila Cabello è un adolescente come tutte le altre, che nasconde un segreto che altri come lei nascondono. È... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Epilogo
Normila
Dua

Capitolo 29

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By Loveonly277

<<Ca...mi...la>>. Tutte e tre, sconvolte, ci voltammo a guardare Dinah.
Lei non ci guardava, però il suo corpo si era irrigidito e potevo vedere la mascella contrarsi. Strinsi le sopracciglia, facendo inconsciamente un passo in avanti. 

<<Dinah...ciao>>, mormorai. "Ciao"? Ma che cazzo avevo di sbagliato? Mi veniva detto che non parlava da quando si era svegliata, io ero la prima con cui parlava dopo quasi tre giorni, e le dicevo "ciao"? Avrei potuto dirle tante altre cose, però sentivo che non mi avrebbe mai risposto. Almeno, non finché ci fossero state Normani e Lauren presenti.
Lanciai un'occhiata alle altre due, che fissavano ancora Dinah con gli occhi spalancati. Sospirai, rendendomi conto che se volevo sentire altro da parte sua, dovevamo essere da sole.

<<Andate>>, dissi, toccando il braccio di Normani. Entrambe mi guardarono, e ancor prima che potessero scuotere le teste, indicai Dinah con un cenno del capo. Sembrò che avessero capito il riferimento, poiché, sconfitte, entrambe annuirono. Lauren strinse la mascella, guardandoci per un attimo.

<<Andiamo a casa, che dici? Ci facciamo una doccia>>, propose la donna dagli occhi verdi. Normani sembrò riluttante, però, poi annuì. 

<<Ci vediamo dopo, Dinah>>, mormorò. Mi fece segno di chiamarla in qualsiasi caso, ed annuii. Quando entrambe si chiusero la porta alle spalle, Dinah mi stupii di nuovo. Si voltò verso di me. Dio, era orribile vederla ridotta in quello stato. I suoi occhi erano vuoti e privi di emozioni, come se le avessero portato via il cuore e non sapesse più provare nulla. I suoi capelli erano maltrattati, secchi...non era più la chioma da leonessa che era solita portare con orgoglio. Aveva gli occhi lucidi, segno che aveva pianto. Proprio come aveva detto Lauren, con quelle braccia strette intorno all'addome, sembrava che volesse proteggere qualcosa o qualcuno. 

<<Mi siedo?>>, domandai, indicando la sedia che si trovava accanto al letto. Dinah annuì, poi si poggiò con la schiena contro il cuscino. Mi sedetti, posai le mani sulle gambe, perché non volevo spaventarla e aspettai in silenzio. Non volevo dire un'altra cosa stupida come "ciao", però non volevo nemmeno riempirla subito di domande.

<<Sai cos'è successo?>>, chiese. La sua voce era così piccola, debole e spaventata...Cos'era successo alla ragazza che avevo conosciuto? Quella piena di gioia, che illuminava la giornata di tutti gli altri, era sparita nel nulla, lasciando spazio a questa sconosciuta che tanto le somigliava.

<<Ehm...so quello che sanno tutti gli altri...>>, risposi, alzando le spalle. Ero così nervosa che mi tremavano le mani, muovevo ripetutamente le gambe e il cuore batteva con violenza nel petto. Era un mix di avere troppa paura di dire la cosa sbagliata, il dispiacere di essere in questa situazione con una come Dinah e l'ansia da ospedale, che tanto odiavo, a quanto pareva.

<<Ero triste quando ve ne siete andati, però al tempo stesso, ero felice che voi foste realizzati>>, mormorò. Sapevo che dopo essermene andata, poco dopo se n'erano andate anche Normani e Lauren, però Dinah era rimasta in contatto con i miei amici, perché spesso vedevo le loro foto e mi raccontavano di quello che facevano tutti insieme. 

<<Tu e i ragazzi siete diventati amici>>, dissi. Lei annuì, guardandomi attentamente. Avevo paura di incontrare il suo sguardo, perché era così vuoto. Però, sapevo di non poter continuare a guardarmi le mani. Alzai gli occhi, incontrando i suoi. 

<<Perché sei rimasta qui, Dj? Anche tu avevi tanto da offrire>>, mormorai, mettendo su un'espressione confusa.

<<Poco dopo che ve ne siete andate, ho conosciuto un ragazzo. O meglio, già lo conoscevo, però, ho avuto modo di conoscerlo meglio. Era un tizio di scuola che ho incontrato la sera del mio compleanno due anni fa>>, spiegò. Perché si apriva proprio a me e proprio adesso? Qualcosa, però, mi diceva che l'avrei capito solo ascoltando la sua storia.
Non ricordavo bene com'era fatto il ragazzo, però mi sembrava di ricordarla con qualcuno la sera del suo compleanno. Non era una sorpresa: Dinah era bellissima, intelligente, dolce...era la ragazza che avrebbero voluto tutti, però, lei andava dietro al classico tipo bello e dannato. Quindi, ero sicura che il fortunato appartenesse a questa categoria.

<<Si chiama George. Il classico cattivo ragazzo vestito tutto in pelle, con i tatuaggi, i piercing, la moto e le sigarette...Mi piaceva stare con lui all'inizio, anche se sentivo di poter fare molto meglio. Nel primo periodo, sentivo di avere solo lui. Normani e Lauren se n'erano andate, tu ti eri trasferita ed io sentivo di non avere più motivi per avvicinarmi ai tuoi amici, se devo essere onesta.
Le ultime settimane estive le ho passate con lui. Uscivamo, tornavamo tardi la sera, mi ha fatto fumare e mi ha fatto bere come mai ho fatto in vita mia. Avrei dovuto capire che non sarebbe finita bene, no? Forse, qualcosa dentro di me lo sapeva già, però non volevo stare da sola di nuovo>>. Mentre parlava, i suoi occhi si erano posati di nuovo verso la finestra, quindi mi applicai anche io a guardare nella sua stessa direzione.
C'era un albero, un sempre verde, il che era rarissimo a Miami. Aveva un colore così fresco, un verde che brillava riflesso dal sole e se il verde era davvero il colore della speranza, Dinah stava facendo affidamento su quell'albero per migliorare la sua situazione al momento.

<<Il giorno prima dell'inizio della scuola, i tuoi amici mi avevano aggiunto in un gruppo. Parlammo e mi dissero che potevo avvicinarmi a loro perché non mordevano, che anche loro capivano come mi sentivo ed ero invitata a passare tutto il tempo che volevo con loro. Sono stati dolcissimi, devo essere onesta>>, disse. Sul suo volto si formò un accenno di sorriso, però era evidente che fosse forzato. Feci per allungare la mano, perché volevo darle un po' di sollievo, però mi fermai. Lei mi guardò con la coda dell'occhio, però non mi disse nulla.
Non seppi come interpretarlo.

<<George frequenta il Miami College. Quindi lui non c'era a scuola, e avere i tuoi amici accanto mi faceva sentire meno sola. Non mi ero mai resa conto di dipendere così tanto da Normani e Lauren, finché non mi sono ritrovata senza di loro>>, mormorò, chiudendo gli occhi. Scosse la testa, come se si sentisse patetica. Mi si era formato un magone alla gola, quindi non riuscii a fermarla oppure provare a sollevarle il morale. In un certo senso, temevo che fosse anche un po' inutile da parte mia.

<<Comunque, sentendo Ariana parlare del suo amato Pete, mi sono resa conto che George non era quello che volevo. Ariana parlava dei suoi piani con il suo ragazzo, ed io dovevo sperare che il sabato sera lui avesse un po' di tempo per mandarmi un messaggio. Lei diceva che lui le regalava fiori, George mi chiamava solo quando voleva scopare. Era stronzo, davvero stronzo, molto più di quanto io fossi disposta a sopportare. Quindi, un mese e due settimane dopo l'inizio della scuola, andai alla sua confraternita per lasciarlo....Non l'avrei mai fatto, se avessi saputo cosa mi aspettava>>. Il mio cuore prese a battere con violenza, perché qualcosa mi diceva già dove sarebbe andata a parare tutta questa storia. Allungai la mano, posandola sulla sua tremolante. Con mia grande sorpresa, ricambiò la stretta, lanciandomi uno sguardo disperato. Chi avrebbe mai immaginato che in questi tempi, Dinah fosse stata così male?

<<Era andato a letto con un'altra donna, ed immagino che fosse questo che lo teneva occupato tutto il tempo, per questo non c'era mai per me.
Ero furiosa con lui. Io gli urlavo contro quanto facesse schifo, mentre la ragazza si vestiva per andare via e lui beveva una birra poggiato contro il bancone della cucina. Quando gli dissi di volerlo lasciare, qualcosa cambiò nei suoi occhi. Divennero freddi, scuri, e strinse la mascella. Non l'avevo mai visto così. Mi disse che ero andata a letto con lui più di una volta, quindi ero sua e non potevo lasciarlo finché non lo decideva lui. Ti risparmio i dettagli di quello che accade, dopo avergli detto che non ero un oggetto che possedeva>>. I nostri occhi si posarono nello stesso momento sul suo braccio, e sul livido che, adesso sapevo, era stato lasciato da George.

<<Dinah...>>, iniziai, però mi pregò con gli occhi. 

<<Lo so. Avrei dovuto dirlo alla polizia, ai miei genitori...avrei dovuto fare qualcosa, qualsiasi cosa...però non ci riuscivo. Mi ricordava ogni volta che senza di lui ero persa, che i tuoi amici se ne sarebbero andati, mentre lui sarebbe stato al mio fianco. Ero disperata e sola, quindi mi accontentai. Non mi picchiò per un po'...quindi pensai che fosse un episodio isolato, dettato dalla rabbia di quella volta. Sapevo che continuava a dormire con altre donne, però, come ti ho detto, la disperazione e la solitudine mi spingevano a stare zitta e muta.
Quando Hailee e Shawn si lasciarono, perché sapevano che non avrebbero resistito alla distanza, lui venne a parlare con me. Eravamo in un centro commerciale, quindi non poteva succedere nulla tra noi due. George mi vide, e furioso, mi fece una scenata, minacciando di uccidere Shawn. Il tuo amico provò a mettersi in mezzo, però avevo paura per lui, quindi gli dissi di non preoccuparsi. Se Shawn sapesse cos'è successo dopo, probabilmente non si perdonerebbe mai>>, sussurrò.  Mi morsi il labbro per non parlare. 

<<Mi allontanai dai tuoi amici e da Shawn, perché a lui non faceva piacere che vedessi altri ragazzi. Siccome erano presi con i test di ammissione, non si preoccuparono della mia distanza. Certo, mi salutavano ancora, però non mi chiesero mai per quale motivo non mi sedevo più con loro, ero uscita dal gruppo, oppure correvo via quando vedevo Shawn avvicinarsi. 
I miei genitori si sono resi conto che qualcosa non andava, però, dicevo sempre che ero stanca, che ero stressata per l'inizio della mia nuova vita al college. Quando mi chiesero perché non mi ero voluta allontanare, dissi loro che erano il motivo. Non sapevano che George mi aveva impedito di allontanarmi da lui, perché altrimenti ci sarebbero state delle conseguenze. Perché, come se non fosse abbastanza, mi aveva fatto capire che avrebbe fatto male a Regina, Seth o Karla. Dio sa quanto amo i miei fratelli, perciò subivo per amor loro, perché avevo bisogno che fossero al sicuro da ogni pericolo. E mi sentivo anche in colpa perché sapevo di averli messi io in pericolo>>.
Volevo dirle che non era colpa sua, che era colpa di quel bastardo che le era entrato in testa, intossicandole la mente con idee stupide e non veritiere. Le relazioni tossiche erano così, però. Dinah incolpava sé stessa, perché lui le aveva fatto credere che fosse così. Si sentiva sola perché lui le aveva fatto terra bruciata tutto intorno, perché lui era un malato del cazzo che non se la meritava e doveva marcire in galera.

<<Quando ho iniziato il college, dicevo ai miei che restavo da alcune amiche, che volevo passare un po' di tempo con loro. Non sanno che non ho amici, perché lui non voleva. Non sanno che passavo tutto il mio tempo con lui, perché era stressato e le sue amichette non erano sempre disponibili. Ero diventata la sua valvola di sfogo, e mi picchiava per ogni minima stupidaggine. Poi, lui ha cominciato a sparire di tanto in tanto per almeno due settimane. Credo che vada da qualcuno fuori città per fare rifornimento di droga. Poi, nemmeno un mese fa, mi sono resa conto di avere un ritardo di tre settimane>>. 
Spalancai gli occhi, abbassando lo sguardo sul suo addome. Lauren aveva ragione: non era sé stessa che proteggeva, ma...Aspetta, i dottori non avevano detto che fosse incinta...Quindi...oddio!

<<Dinah!>>, sussurrai, con la voce piena di orrore. Lei annuì, chiudendo gli occhi.

<<Mi ha detto che faccio solo casini, che lui non voleva quel "coso", quindi me ne dovevo liberare. Quando gli ho detto di no, si è assicurato che non ci fosse più nessun "coso">>.
Volevo stringerla forte tra le mie braccia e, al tempo stesso, volevo fare il culo a quel maledetto bastardo del cazzo. L'avrebbe pagata cara appena Dinah avesse terminato il suo racconto.

<<Non piangere, Camila. Non voglio la pietà di nessuno>>, mormorò. Non mi ero resa conto di star piangendo, finchè una lacrima mi inumidì la guancia. L'asciugai con la mano libera, poiché l'altra teneva ancora la mano di Dinah.
Per un attimo, mi ricordai che sarebbe dovuto passare un medico, quindi alzai lo sguardo verso l'orologio presente nella stanza.

<<Non passerà. Siccome appena aprii gli occhi non volevano lasciare la stanza, fu una menzogna che dissero loro le infermiere>>, spiegò, come se mi avesse letto nel pensiero. Sapevo quanto fossero cocciute quelle due, quindi non potevo biasimare le infermiere che avevano mentito.

<<Dov'è lui, Dinah?>>, chiesi. Non c'era bisogno che continuasse. Sapevo cosa aveva fatto, quello che doveva aver sentito, lo stress e la pressione di tutta quella situazione, l'avevano spinta a giungere fino a questo punto così estremo.

<<Non lo so. Come ti ho detto, spesso sparisce per settimane prima che torni. Dopo avermi picchiato, mi ha lasciata nella stanza della sua confraternita. Mio figlio non era altro che una macchia di sangue ormai, e ho sofferto tantissimo nei giorni a seguire. Non volevo andare da un medico, quindi ho dovuto arrangiarmi da sola...Ha fatto più male mentalmente, che fisicamente>>.
Faceva malissimo sentire quelle parole, figuriamoci vivere quello che raccontava e, come se non bastasse, credere di essere completamente sola. Era spaventata, non conosceva bene le dinamiche di tutto questo disastro. E come se non bastasse, la situazione era diventata più grande di lei. 

<<Hai detto che torna dopo due, tre settimane, vero? Be', andrò alla polizia e spiegherò le cose. Se la vedranno loro>>, sbottai, stringendo le sopracciglia.
Dinah scosse la testa, e mi pregò con gli occhi di non parlare, quando feci per aprire la bocca.

<<Ascoltami, mi ha tolto tutto, okay? Voglio davvero dirlo alla polizia, però, prima, mi devo occupare di un'altra cosa molto più importante>>, disse.

<<Cosa c'è di più importante di far arrestare quel bastardo?>>, dissi, alzando un tantino la voce. Dinah chiuse gli occhi, contrasse la faccia in un'espressione di dolore e sussultò.

<<Scusami>>, dissi subito, accarezzandole il braccio.

<<Mi chiedi cosa c'è di più importante?>>, domandò, alzando un sopracciglio. Annuii.

<<Assicurarmi che in galera non ci vadano Normani e Lauren>>, disse a voce bassa. All'inizio, non capii cosa volesse dire, poi, mi resi conto che aveva ragione. Se loro due l'avessero saputo, non si sarebbero limitate a chiamarlo coglione e volerlo in galera. No, loro l'avrebbero cercato perché lo volevano morto. Sapevo di cosa erano capaci, soprattutto quando proteggevano le persone a cui tenevano.

<<Per questo ho aspettato te, Camila. Sei l'unica che può evitare questo disastro>>.

A/a

Non per fare la ragazza poco modesta, ma mentre rileggevo mi è venuto un magone alla gola che non potete avere idea.
Come ho detto, ho sempre paura di trattare questi temi, perché temo di dire una frase o una parola sbagliata, quindi sono sempre molto attenta. Spero di non avere esagerato (o al contrario, aver scritto troppo poco), e spero che chi si trova in una situazione simile, abbia il coraggio di venirne fuori. In casi come questi, restare in silenzio non è mai la soluzione giusta. Bisogna parlare, dire quello che succede, perché non denunciare avvenimenti come questi termina sempre in una fine tragica.

Love Only,

-N

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