Ai confini del vuoto 1 - Prog...

Od smallcactusstories

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La guerra tra Alleanza di Mu e Federazione di Lemuria si protende ormai da quasi dodici anni, dato che nessun... Více

Premessa
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22 (Erix)
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30 (Aesta)
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35 (Nayla)
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Note
Extra 2: Personaggi
Extra 3: Playlist
Extra 4: Cose varie ed eventuali
Extra 5: disegno
Ringraziamenti

34

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Od smallcactusstories

È la prima volta che mi trovo a raccontare a qualcuno di ciò che è successo tra me ed Erix e mi suona così strano condividere con altri la stessa storia che per wakin abbiamo tenuto nascosta per evitare qualsiasi problema burocratico, quella storia da sempre costellata di inganni, patti firmati e non mantenuti e tanti silenzi.

«Da quando avevo scoperto che la serratura della cella era rotta, ogni sera sgattaiolavo fuori, anche se la cosa non era proprio legale. Dopo aver appurato una tattica che mi permetteva di passare sotto il naso delle guardie, credevo di poterla passare liscia. Mi sbagliavo: una sera per caso mi imbattei in Erix che per un motivo o l'altro aveva cambiato giro di ronda. Credo sia stata l'unica volta in cui lo abbia implorato di risparmiarmi la vita e non so cosa lo convinse a farlo, forse il fatto che a quell'epoca mi consideravano tutti innocua e quindi chiuse un occhio, lasciandomi andare. Nei ol seguenti evitai di uscire il più possibile, ma c'era qualcosa nel cielo stellato dell'At5 che mi attirava troppo. In particolari periodi dell'anno si abbattono piogge di meteore: è uno spettacolo impressionante, credo uno dei più belli che abbia mai visto. Fatto sta che una sera mi convinsi a uscire, ritrovando Erix che sembrava aspettarmi... da allora più che cane da guardia sembrava un cane da compagnia: iniziammo a parlare, più o meno, in genere rispondeva con grugniti. È stato presente mentre continuavo a disegnare su quei fogli quasi più grandi di me la prima bozza della Starfall». Sorrido appena, mi ricordo bene che mi chiese se avessi un nome in mente e la bugia che gli dissi: sapevo già quale sarebbe stato il nome di quella nave, anche se allora credevo che non sarebbe mai stata realizzata. «Rimaneva ad ascoltarmi tutte le sere, credevo ci capisse qualcosa, ma su Minerva mi ha detto il contrario e che lo faceva solo per... vedermi felice».

«Davvero, non avevo idea tu potessi far prendere una cotta a un principe».

«Mi credi che l'ho capito solo qualche mese dopo?»

«Ovviamente, non potevi fare in modo diverso» risponde Aesta picchiettandomi la fronte con un dito.

«In modo rocambolesco, qualche tempo dopo, io e mio padre riuscimmo a fuggire – ma questa è un'altra storia che devo raccontarti per bene. Erix si mise nel mezzo e a quel punto non avemmo scelta: gli sparai alla gamba, trascinandolo su Lemuria dove rimase come ostaggio. Da allora, non ha fatto altro che cercare di darmi noia in qualsiasi modo e le frecciatine erano cose normali, ce le lanciavamo appena ci incrociavamo nei corridoi o comunque ogni volta che ci vedevamo. Dopo la fuga, erano le uniche cose che ci dicevamo, non ci parlavamo per niente e quasi mi odiava. In fondo, l'avevamo rapito e lui era da solo, ostaggio della Coalizione. Poteva vagare per tutto il pianeta, ma non aveva modo di lasciarlo, se non ogni tanto, quando veniva in missione: si è sempre interessato alla medicina e ha una buona mira, era comodo portarlo con noi. I primi tempi non furono niente di eccezionale, però pian piano cominciavamo a parlare di più, non c'erano molti altri ragazzi, gli adulti erano impegnati nella guerra e in fondo ci conoscevamo già visto che passava le serate ad osservarmi progettare quand'eravamo sull'At5 e quegli erano gli unici momenti in cui ci parlavamo e durante il giorno si comportava come da regolamento, sempre incline alla violenza. Essendo con la Coalizione non poteva permettersi di fare quello che faceva prima, sembrava molto un cane bastonato e legato alla catena che non poteva vendicarsi: era spesso preda di scherzi o insulti da parte dei membri della Coalizione, ma si teneva tutto dentro, sfogandosi solo la notte contro dei sassi che usava come bersaglio dopo averci dipinto le facce di chi si accaniva su di lui. L'ho scoperto una volta, per caso. Avevo fatto tardi con gli allenamenti e presi una strada diversa dal solito: passare più lontano dagli edifici della base mi permetteva di osservare le stelle senza il riflesso delle luci – non erano come quelle dell'At5, ma me le facevo andare bene comunque. E fu lì che lo trovai, in mezzo ai sassi... per poco non mi fece fuori quando si accorse della mia presenza, credendo che fossi qualche soldato di ronda che avesse in mente di accanirsi su di lui. Mi fece giurare di tenere la bocca chiusa, non voleva che si sapesse in giro che faceva quella roba lì, gli sembrava un passatempo degradante. Quando gli dissi che per me far esplodere le cose era una cosa divertente mi prese per pazza, però quando sperimentavo gli esplosivi cominciò a girarmi intorno da lontano, dopo qualche sera lo feci assistere da vicino. Non parlavamo, stavamo in silenzio e se si sentiva qualcosa, ero io che esultavo. E intanto iniziavo a rendermi conto che cominciava a piacermi: non era la persona migliore della galassia, era sempre scontroso e schivo, ma aveva un che di affascinante e– Aesta non ridere!»

«Scusa, ma non riesco proprio a immaginarti a sbavargli dietro». Si asciuga una lacrima, sta continuando a ridere quasi piegata in due, poi si distende sul mio letto, affondando la testa nel cuscino. Afferro una penna dal tavolo e gliela lancio, mancandola del tutto.

«E allora impegnati, perché è stato così!» le urlo incrociando le braccia. A quell'età non l'avrei ammesso nemmeno sotto tortura, ora non ci ho pensato due volte prima di dirlo, ma avrei fatto meglio a tenere la bocca chiusa.

«È stato?» chiede lei mettendosi a sedere, noto che ha il respiro affannato e le guance rosse: mi ricorda i primi tempi, quando passavamo ore a prendere in giro Axel e lei era in quelle stesse condizioni.

«E va bene, lo è. Ora forse più di prima, sai com'è!» sbotto allargando le braccia.

Annuisce, forse le basta come risposta. «Io te l'avevo detto che era un bell'uomo su Minerva, tu mi hai risposto "niente di che". Avrei dovuto capirlo che non ti era affatto indifferente».

«E se lo dici te, deve essere vero».

Sospiro, cercando di nuovo il filo del racconto. «Comunque, pian piano iniziammo ad andare da soli in qualche missione: dovevamo identificare i punti strategici per muovere gli attacchi; lui era restio a parlare, ma alla fine lo faceva, non volendo rischiare la vita. Ogni tanto diceva due parole fuori dalle missioni, a volte passavano settimane senza che ci si rivolgesse la parola. Poi, credo circa un annetto dopo che ci eravamo uniti a loro, la nave su cui ero fu colpita e precipitò su un pianeta, schiantandosi a terra. Più di metà equipaggio morì sul colpo e quando io mi risvegliai in ospedale scoprii che avevano dovuto amputarmi il braccio destro. Ero distrutta, mi sentivo a pezzi – ne avevo perso uno letteralmente. La protesi la costruì mio padre, credo sia l'unica cosa che mi sia rimasta dei miei genitori insieme alla collana di mia madre che non ho ancora ritrovato...».

«Ed Erix cosa centra?»

«Fu lui a portarmelo: ci parlammo seriamente per la prima volta in quell'occasione, anche se ho dimenticato cosa ci dicemmo. Da allora cominciò a formulare frasi intere».

Aesta mi interrompe. «Sì, okay. Tutto molto interessante, ma come ci siete finiti veramente insieme». La guardo confusa: cos'altro le devo dire? «Intendo a letto» aggiunge intrecciando le dita.

«Oh, quello volevi sapere?»

«Mi pare ovvio, cretina».

«Presto detto: durante le battaglie per i primi tempi mi lasciavano a terra, togliendomi tutto il divertimento e un giorno mi ritrovai a vagare senza sapere che fare. Avevo in mano il progetto della Starfall che era in costruzione a quel tempo e volevo vedere come procedevano i lavori, ma ero così con la testa tra le nuvole che ho mancato gli ultimi tre gradini delle scale, finendo a terra, addosso a lui. Mi sono alzata subito, chiedendogli scusa, ma lui ha preso, bloccandomi contro il muro. Non l'avevo mai visto ridere in quel modo, immagino che il mio volo l'abbia divertito. Gli ho tirato un pugno sulla spalla, dicendogli di smetterla».

«E quindi ti ha baciato?» Annuisco. «Così, a caso?»

«No. Non so dire se fossimo fidanzati o meno, ma diciamo che il massimo era stato sfiorarmi la guancia; mi disse che poteva fare un patto e non dirlo a nessuno e, quando gli dissi di sì, lui mi baciò. Non so cosa successe in quel momento, cosa sia scattato, so solo che qualche minuto dopo ero avvinghiata a Erix in uno sgabuzzino con delle scope a implorarlo per la prima volta».

Aesta si passa una mano sul viso. «Io non ci credo, non sapevo foste capaci di tanto».

«Probabilmente altre volte abbiamo fatto di peggio...» mormoro tra me grattandomi una guancia; Aesta si alza di scatto, si avvicina a grandi passi e mi mette le mani sulle spalle, scuotendomi e urlando: «Perché non me l'hai mai detto prima?»

«Perché... uhm... è imbarazzante?»

«Sì, ma no. Insomma, avete continuato così o no?»

«Sì, erano gli unici momenti in cui ci vedevamo, ma mi bastava così».

«E ora vi state per sposare... io non ci credo».

«Non dirlo a me» mormoro, osservando l'anello.

«E poi? Come avete iniziato a ingannare tutti?»

«Quando la Starfall fu completata in tempo record di cui mi fu subito affidato il comando e arrivaste voi, l'equipaggio più idiota, più fissato con il caffè e più serio che mi potesse capitare. Da quel momento persi gradualmente i contatti con Erix e poi del tutto quando riuscì a tornare sull'Atlantis. Io avevo il mio da fare, soprattutto evitare che qualcuno combinasse casini».

«Riferimenti al nostro trio puramente casuali?»

«No, voluti. Rividi Erix solo dopo mesi, quando fu chiesto un incontro sul dar farsi della guerra. Era cambiato, ma non così tanto e ci ritrovammo a parlare per la prima volta da nemici, eppure la nostra storia ci riunì a letto. Non sapevo cosa fare: credevo mi stesse solo sfruttando, ma non riuscivo a fare a meno di lui, tanto che spesso mi sono lasciata sfuggire l'occasione di tirar giù la Perseus e così iniziammo a fare sotterfugi, chiedendo incontri solo per far finta di cercare un accordo, poi il resto lo sai».

«Tutto molto interessante, ma...» Guarda l'orologio, diventa improvvisamente seria. «È meglio che vada ora, ho promesso a Nayla che sarei stata con lei stasera» mormora abbassando lo sguardo.

«Vai pure, credo che abbia più bisogno lei di te che io adesso. Grazie dell'aiuto, in ogni caso, non sarei riuscita a sistemarmi senza di te».

«Tranquilla, l'ho fatto volentieri. Divertiti stasera, ti meriti davvero un po' di pace dopo quello che è successo».

Mi alzo, sistemando una ciocca ribelle dietro l'orecchio. È strano pensare che la situazione sia ancora così difficile: da quando Erix ha fatto quella domanda, mi sembra che tutto sia cambiato, ma è solo grazie ad Aesta e alla sua preoccupazione che mi ricordo ancora di quanto terribile sia la situazione perché nonostante il suo tradimento, nonostante razionalmente io debba odiarla, non riesco a non sentirmi stringere il cuore ogni volta che la vedo così preoccupata per l'Orlan.

Le metto una mano sulla spalla. «Non preoccuparti per domani, se vuoi vengo anch'io al processo».

«Grazie, Vivi... ma non credo che possa salvarla... lo so che per te, insomma lo capisco che non vi potete sopportare, è finita con qualche ferito ogni volta che vi siete viste».

«Io non posso fare nulla: un conto è parlare per difendere te, un conto sarebbe parlare a favore suo. Quando io e Axel ti abbiamo difeso davanti al Consiglio la prima volta ci hanno presi per pazzi, non so nemmeno come abbiamo fatto a salvare il comando... parlare per difendere l'Orlan sarebbe veramente una barzelletta, ma non è detto che non ci sia un'altra soluzione. E lo sai che io mi fermo solo quando sono certa che il problema non abbia una soluzione e che questo fatto si possa dimostrare».

Mi guarda confusa, probabilmente è una pazzia quella che ho in mente.

«Non ho altre idee oltre che chiederlo ad Erix. Lui è l'unico che possa effettivamente fare qualcosa: sua madre ha la reggenza dell'Atlantis e lei è sua cugina».

«Lo farai davvero?» balbetta spalancando gli occhi e stringendo la mia mano tra le sue. Annuisco. «Perché?» mi chiede con la voce incrinata, quasi sul punto di piangere.

«Ho salvato l'onore e la morale. Mi manca da salvare la cosa più importante: gli amici».

L'angolino buio e misterioso

Ormai mancano sette capitoli se non ho fatto male il conto...  mlem. 

sinceramente non credevo nemmeno di pubblicarla all'inizio tantomeno di arrivare al 33esimo capitolo con più di 6k visualizzazioni (sì, so che ci sono storie che ne hanno anche venti volte tanto, ma è pur sempre un traguardo, no? u.u e con questa storia nella long list dei Wattys. Like, wat.) [edit, la longlist è stato un micro passo, bello il bollino, vero? la mia reazione fu "AH OKAY" perché ero stata distrutta da un orale xD]

Bei tempi, quando passavo analisi :'

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