TWENTY

By SarahAdamo

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🏅I'm on THE WATTYS 2018 LONGLIST - MIA è una ragazza dinamica, solare, spesso e volentieri capricciosa. Ama... More

#SPAZIOAUTRICE❤️
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Ringraziamenti
Twenty 2.. cosa ne pensate?

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By SarahAdamo



Michael's point of view

La sera precedente, quando tornai a casa, Annie per fortuna dormiva e non dovetti affrontarla di nuovo.
Mi svegliai presto quella mattina, mi preparai il caffè e il meccanico mi telefonò dicendomi che lo scooter era pronto e in perfette condizioni. Feci comprare a Travis un enrome nastro rosso, che avrei posizionato sull'oggetto in questione facendo cosi una sopresa a Mia.
Ci pensai su, e un po mi dispiacque non dover più accompagnare Mia o andare a prenderla all'università, ma l'avrei comunque rivista in altre occasioni.

Volevo rivederla?

Si, avevo sempre voglia di rivederla, ogni volta che ci lasciavamo mi domandavo quando sarebbe stata la prossima volta che ci saremo visti. Ripensavo molto spesso ai suoi occhi verdi e grandi, nei quali le si poteva percepire ogni emozione ogni paura, ogni sentimento. Ripensavo ai suoi capelli, ramati e morbidi e poi alla sua voce, capace di incantanarmi ogni volta.
Bevvì velocemente il caffè e poi vidi Annie scendere dalla scala estrena a chioccola, verso la cucina.

«Buongiorno!» esordí senza guardarmi.

«Giorno»

«Sei tornato molto tardi ieri sera..» sollevai gli occhi al cielo, non appena mi resi conto della sfilza di domande alle quali non ero riuscito a sfuggire.

«Sono stato da Jaime» risposi con disinvolutura.

«Mi ha telefonato Lily, dovremmo uscire con loro qualche volta»

E le altre domande accusatorie dove erano finite?

«Pensi sia una buona idea?» mi voltai per guardarla.

«Certo..»

«Se lo dici tu» mi rigiriai e presi in mano il giornale scrutando le notize più interessanti. Si fece l'ora, ed andai a preparami per il lavoro.

Vestito di tutto punto come al solito, indossando un completo bianco e nero e un paio di occhiali da sole, afferrai la mia ventiquattr'ore e guardai mia moglie.

«Vado in ufficio, ho parecchio lavoro da sbrigare» le sorrisi leggermente e lei fece lo stesso. Il mio autista era già fuori al cortile con il motore acceso.

«Buongiorno Signor Reed»

«Giorno Trav, allora mi faresti quella cosa che ti chi chiesto?» parlai con gentilezza, non amavo trattanere nessuno come uno vero e proprio dipendente tantomeno un vecchio e fidato amico come Travis.

«Si signore, è già tutto concordato» rispose fiero di se. Io gli feci il pollice in su, e poi partimmo per casa di Mia.

Mia's point of view

Quella mattina mi svegliai con un po d'amaro in bocca, anche se in realtà avevo soltanto timore di incontrare Chris dopo l'accaduto di sabato. Mi lavai e vestì infretta, indossai dei jeans neri un paio di scarpette dello stesso colore una t-shirt bianca, tirai i miei capelli con un paio di occhiali da sole. Non mi truccavo molto, per l'università non amavo mettermi in ghingheri bensì cercavo di riservare i vestiti e il trucco elaborato per le feste e le uscite fuori casa.

«Buongiorno!!» esclamai, una volta entrata in cucina dove Lil e mio fratello stavano finendo la loro colazione.

«Giorno tesoro, vuoi del succo di frutta?» annuì, dopo lo sguardo dolce che mi pose Lil. Senza dire altro bevvi il contenuto dal bicchiere in vetro.

«Sei silenziosa oggi, sorellina» mio fratello sorseggiava una tazza fumante di caffè.

«Sto bene. Sono solo un po..  seccata di vedere Chris tutto qui» ammisi.

«Se si azzarda ancora a darti fastidio se la vedrà con me..» mi fece l'occhiolino, sollevai al cielo gli occhi per l'esagerazione di mio fratello, sentì poi un clacson e dedussi fosse quello dell'auto di Travis. Salutai Lil e J per poi uscire di casa.
Salì in auto, salutando cordiarmelente Travis.

«Buongiorno Travis!» lui annui sorridendomi dallo specchietto.

«Ehi, buongiorno..» mi rivolsi a Michael dandogli un bacio sulla guancia.

«Ciao, come stai?» le guance gli si erano dipinte di un rosso scarlatto, mi venne quasi da sorridere pensando allo strano effetto che riuscivo a fargli nonostante la sua adulta età e quindi abituato a effusioni simili.

«Sto..bene e tu?» risposi titubante.

«Non mi sembra.. lo sai che con me puoi parlare» in verità sì volevo parlargliene, e mi stupì anche con quanta rapidità riuscì a capire il mio vero stato d'animo senza che io spicciassi parola.

«In verità.. sono un po preoccupata di rincontrare Chris, seguiamo anche un corso insieme» abbassai lo sguardo torturandomi le unghie.

«Be' non seguire più questo corso» disse sicuro di se.

«La fai facile tu, che io voglia o no devo passare tutti gli esami se voglio che mio fratello mi permetta di fare un provino per la Juilliard» mi lasciai sfuggire.

«Vuoi davvero andare alla Julliard?» sibilò sorpreso

«Si.. credi che non possa farcela?»

«No, cioè scusa è che la cosa mi stupisce.. supererai il provino ad occhi chiusi» vidi che arrossì ed io risi sottecchi.

«Grazie, sei troppo gentile»

«Di nulla.. e ritorando al discorso di Chris qualsiasi cosa faccia non esitare a dirmelo okay?» annuii sorridendo, Michael mi trasmetteva fiducia, buonumore e soprattutto sentivo di potermi fidare ciecamente di lui.

Arrivai alla Madison University saltuando con un semplice gesto di mano sia Michael che Travis. Poi vidi Karen venirmi incontro allegramente saltellando sull'erba verde del prato dell'Università.

«È un ottima giornata non trovi? Tu come stai?» mi sorrise entusiasta.a

«Siamo di buonumore eh? Va come deve andare» risposi disinteressata. Mi guardai intorno per scorgere il viso di Chris ma per fortuna nessuna traccia.

«Mia, mi stai ascoltando?»

«Non proprio.. stavi dicendo?» le lanciai un espressione addolcita con la speranza di farmi perdonare per il mio disinteressamento.

«Cosa guardavi?» nel frattempo eravamo arrivate in aula per la prima lezione del giorno.

«Un po in giro, controllavo Chris ma per fortuna non l'ho ancora visto perciò..» recuperai dalla mia tracolla il libro di economia e lo posi sul banco assieme ad un penna e una matita.

«Ah meglio cosi, allora cosa mi racconti riguarda a..» mi fece l'occhiolino sositutendolo al suo nome per non farlo sentire in giro.

«Tutto bene, ieri sera poi mi ha dato la sua giacca.. a proposito non glielo ancora data»

Dovrei?

«La sua giacca? Ragazza sei fortunata ti invidio accidenti, ti vedi con uno di 20 anni più grande, famoso pieno di soldi ed è addirittura il migliore amico di tuo fratello, ma cosa ha fatto per avere tanta fortuna??» chiese rivolgendosi all'alto. Il che mi fece ridere, il professore però ci zittì e calammo il tono di voce.

«Sei assurda!! Io non mi vedo con nessuno ne tanto meno con Michael e quante volte dovrò ripeterelo?? E' sposato, e poi Karen parlando seriamente se Jaime scoprisse una cosa del genere la loro amicizia finirebbe per sempre» puntualizzai.

«Be' si questo è vero...ma ciò non ti permette di fare un po la stupida» mi fece di nuovo l'occhiolino ed io alzai gli occhi al cielo ridendo.

«Si mmh, non hai tutti i torti» ridemmo entrambe richiamate nuovamente dal professore. Il resto delle lezione mi parvero più pesanti e stressanti del solito, sarà perché forse aspettavo con ansia l'ora in cui Michael mi avrebbe offerto il suo passaggio.

Michael's point of view

Si fecero l'una e un quarto poi mi ricordai di non essere arrivato con la mia auto, quindi chiesi a Trav di accompagnarmi alla Madison.

«Sbrighiamoci Trav, siamo in ritardo» senza dir nulla il mio autista sfrecciò in tutta velocità verso la Madison University.

Avevo chiesto gentilmente al mio autista se potesse scortare il motorino davanti al cancello dell'Università in modo da far una sorpresa a Mia e lasciarla a bocca aperta.

Una volta arrivati lo scooter era già li con una enrome fiocco sul davanti , le avevo fatto riverniciare i bordi, cambiato il cuscinetto e raddtrizzato lo specchietto, insomma avevo cercato di farlo tornare come nuovo. Scesi dall'auto per posizionarmi accanto al veicolo, dopo circa dieci minuti iniziai a preoccuparmi non vedevo uscire Mia, guardai a destra e a manca con lo sguardo fra gli altri studenti per poter scorgere la chioma color rame, mi tolsi perfino gli occhiali da sole e poi la intravidi in collutazione con un ragazzo che avevo già visto. Chris. In un angolo del giardino un po' isolato e lontano da tutti.
Le teneva saldo il braccio e lei si dimenava con la speranza che lui lasciasse la presa, decisi di avvicinarmi per decifrare meglio la situazione, di solito ero quel tipo di persona difficile da far arrabbiare non avevo mai fatto a botte in vita mia, ero un tipo pacato.

«Ma che fai??» gli bloccai il braccio, in modo da far liberare quella presa stretta dal braccio della ragazza.

«E chi diavolo saresti tu? Suo padre???» storse il naso e mi rifilò un pugno in viso, per un attimo massaggai la parte dolorante stringendo gli occhi e mugolando dal dolore, ma subito dopo mi scaraventai inaspettatamente sulla sua statura cercando dispieratamente di colpirlo, era la prima volta nella mia vita che facevo a botte con qualcuno, finalmente riuscì a colpirgli il naso con un pugno ma lui ricambiò con lo stesso gesto, il tutto non dando peso e ascolto alla voce supplichevole di Mia che cercava di farci smettere.

«Michael ti prego smettila, non ne vale la pena adesso basta..» mi bloccai sul colpo riuscendo finalemente a sentire la sua voce chiara e limpida, guardai i suoi occhi e la sua espressione supplichevole e poi guardai il ragazzo, lo fissai per un istante e l'attimo dopo lo lasciai disgustato per il colletto della maglietta.

«Sarà meglio che tu sparisca» il ragazzo si asciugò un po di sangue uscito dal naso, guardò Mia e poi si allontanò.

«Stai bene?» mi rivolsi alla ragazza, toccandole il braccio.

«Si, è stato forte quel pugno. Tu stai bene?» disse a bassa voce.

«Si sto bene, ma mi spieghi cosa stava facendo?» misi le mani ai fianchi, dopo essermi asciugato qualche punta di sangue uscita dalle narici.

«Non lo so, voleva parlarmi io non volevo, cosi ha iniziato ad urlare e a tenermi il braccio, poi sei arrivato tu.» spiegò dettagliatamente, agitando le braccia.

«Mh, la prossima volta lo stendo..» mimai il gesto di un pugno, ma poi sentì Mia sghignazzare.

«Perchè ridi?» chiesi stupito.

«Perchè lo avevo capito sai? Diciamo che, eri un po impacciato» rise a fior di labbra mettendo le braccia conserte. Io le cinsi le spalle con un braccio, avviandoci cosi all'uscita.

«Non ero impacciato solo..» guardai Mia, che mi fissò con una strana espressione in viso.

«Okay si, hai ragione non avevo mai fatto a botte» confessai rassegnato e forse anche un po imbarazzato.

«Sei proprio un tipo strano tu» ammise sorridendo.

Non appena varcammo la soglia dell'uscita ai cancelli, i suoi occhi occhi si illuminarono come due biglie verdi appena lucidate alla vista del suo scooter tornato come nuovo.

«Ma che hai fatto?? È bellissimo..» esclamò girando intorno e ispezionandolo da cima a fondo. Poi corse ad abbracciarmi spiazzandomi completamente avvolgendo le braccia intorno al mio collo, per un attimo rimasi imbarazzato ma poi ricambiai piano il suo abbraccio infilando una mano in tasca e l'altra che poggiava sulla sua schiena.

«Grazie Michael, sei fantastico» così dicendo mi sorrise, tolse il fiocco sul davanti e salì in sella.

«Allora? Cosa aspetti?» disse indossando il casco.

«Dici a me..?» mi puntai contro il dito guardandomi intorno.

«Si a te, chi altri senno? Salta su» cosi dicendo mise in moto.

«Non so se sia una buona idea..» dissi insicuro e guardandomi sempre intorno. Lei mi guardò ancora una volta con gli occhi colmi di dolcezza e non seppi resistere.

«E va bene hai vinto, ma vai piano!» le raccomandai, mi passò il casco lo indossai per poi salire il sella dietro di lei. Prese le mie mani e le strinse intorno alla sua vita.

«Cosi sei al sicuro» mi sussurrò piano e quasi potei sentire il suo respiro posarsi ancora sulle mie labbra, come quella sera in quel locale. Obbedì e poi partimmo.

Passammò per il centro il Seattle, ammirando i grandi palazzi specchiati per poi fermarci sulla costa. Mia scese dallo scooter e si tolse il casco facendo sventolare i capelli con grazie ma determinazione.

«Perchè mi hai portato qui?» chiesi, una volta sceso anch'io.

Il panorama era spettacolare, di fronte a noi c'era un muretto e soltanto un piccolo pezzo di sabbia che faceva da ostacolo al mare.

«Non lo so, avevo voglia di venirci tu eri con me» scavalcò il muretto ed io la seguì a ruota.

«Ma dove vai?! Mia qui non si potrebbe passare»

«Non fare il pesantone» la sentì borbottare. Controvoglia e soprattutto contro legge seguì i suoi passi che si avviarono verso la spiaggia.

Si fermò in un punto non troppo lontano dal mare ne troppo vicino si guardò intorno e poi sedette comoda sulla sabbia non curante dei suoi vestiti che avrebbero potuto sporcarsi. Un po a malincuore mi sedetti anch'io poggiando i gomiti sulle ginocchia, lei invece si tirò le gambe al petto abbracciandosele con le braccie.

«Vengo spesso qui» affermò d'un colpo.

«Si?»

«Ci vengo per pensare» malinconica guardò con intensità il mare.

«E..a cosa pensi? Non voglio essere invadente, sia chiaro» precisai, per non sembrare troppo ficcanaso.

«Penso ai miei genitori, non ricordo molto di loro avevo solo 2 anni.. tu li hai conosciuti?» si voltò e mi guardò con sincerità e occhi lucidi.

«Si,li conoscevo erano due persone davvero speciali»

«Si,dite tutti cosi voglio sapere qualcosa di più Michael, mio fratello non me ne parla mai, ha paura di farmi stare troppo male o semplicemente non ne parla perchè fa star male lui» confessò ed io non smisi di guardarla neanche un secondo, ma io la verità la conoscevo, distolsi lo sguardo rivolgendomi al mare.

«Tuo padre era davvero un simpaticone ogni volta che venivo a casa per giocare con Jamie mi faceva fare d'obbligo almeno tre tiri al canestro altrimenti non avrei avuto il dolce» risi piano e lei fece lo stesso.

«Poi,tua madre era davvero una cuoca eccezionale ricordo che di qualsiasi cosa facevo sempre il biss, e poi ricordo che prendeva sempre in giro tuo padre per le sue strane abitudini, e lui invece prendeva in giro lei per essere troppo perfetta e ordinta..» non ebbi il tempo di continuare che sentì il penso della testa di Mia appoggiarsi alla mia spalla.

«Sono molto belli questi tuoi ricordi, peccato che io non ne abbia neanche  uno.» si intristì e come bisimarla.

«Sono sicuro che andrà tutto bene vedrai, ti guardano sempre e a modo loro ti sostengono» le sorrisi rassicurandola e lei fece a sua volta.

Restammo cosi, in quella posizione. Il tempo sembrava indeterminato, il profumo del mare riempiva le nostre narici e il cinguettio dei gabbiani mischiato alle onde del mare cullava la nostre menti facendoci dimenticare il vero motivo per il quale eravamo li, insieme, lontano da tutto e da tutti. Quella piccola ragazza dai capelli ramati e gli occhi da cerbiatta riusciva a farmi dimenticare ogni aspetto della mia vita che tollero sempre meno, e che non riuscivo più a vivere. Mi sentivo intrappolato. Intrappolato in un'amore che non era più tale o almeno dentro di me era cosi, volevo provare qualcosa di nuovo, sentirmi diverso e amato per ciò che ero.
Cosa ci era successo? Cosa mi, era successo?
Passò del tempo indefinito, poi sentì la testa di Mia sollevarsi dalla mia spalla.

«Mi ha fatto molto piacere star qui con te..» ammise guardandomi, ed io mi sforzai di fare lo stesso, guardarla in volto penetrare nei suoi occhi mi faceva sentire vulnerabile, capace di far cose che non avrei dovuto assolutamente fare. E poi lei era cosi spontanea, non si preoccupava delle conseguenze, agiva secondo le sue emozioni.

«Anche a me sai..» sollevai la mano, senza rendermene conto le strofinai la guancia delicatamente quasi come se non volessi farle male. D'improvviso s'alzò, con le mani strofinò i suoi jeans facendone cadere la sabbia in eccesso, raccolse la sua borsa ed io la guardai stranito.

«Chi arriva ultimo verrà arrestato!» strillò incominciando a correre. Io mi alzai di scatto.

«Ma cosi non vale non mi avvisato, ha ragione Jamie sei una peste!» urlai raggiungendola.


Mia's point of view.

«Ecco a te, furbetta!»  disse Michael porgendomi la vaschetta col gelato, dopo di che estrasse il portafoglio e pagò il conto.

«E comunque non infrangeremo più la legge come oggi» risi di gusto e continuò a ripetere la stessa frase quasi per tutto il pomeriggio.

Eravamo in scooter e mi fermai parcheggiando al marciapiede poiché il mio telefono prese a squillare.

«Pronto??»

«Mia, dove sei finita? Quante volte ti ho detto di avvisarmi quando non rientri subito a casa dopo le lezioni??» la squillante voce di Jamie mi inondò i timpani dal lato opposto del cellullare. Sottovoce sibilai un "cazzo".
Strinsi i denti, nel frattempo vidi Michael ridere sotto i baffi.

«Si Jamie, scusami hai ragione mi sono dimenticata ma sono sana e salva!» dissi sarcastica.

«Ah ah, molto divertente...» fece una pausa per poi riprendere «Mia, io mi preoccupo per te lo capisci? Sono io che bado a te e non voglio che ti accada nulla» sospirai infondo aveva ragione.

«Mi spiace hai ragione..» ammisi.

«Dove sei ora?» improvvisamente tornò calmo.

«Sono con Michael, mi ha accompagnato a prendere un gelato però ora sto tornando»

«Quante volto dovrò dirti che Michael è un uomo impegnato, santo cielo!» sbuffò, al quel punto passai la palla all'uomo che era con me.

«Jamie, sono Michael»

«Mike scusami per mia sorella è davvero assurda, non ti disturberà più» la voce era così alta che potei udirla anche al di là del cellulare.

«J, non direi sciocchezze e poi con me si comporta bene, sta tranquillo non mi crea alcun disturbo»

«Lo dico anche per Annie, lo sai..non vorrei..» non riuscì a sentire granché poiché mi concentrai sulle macchine che sfrecciavano veloci sulle strade di Seattle, ma vidi Michael bloccarsi sul colpo dandomi l'impressione che stesse evitando di farmi sentire qualcosa.

«Sta tranquillo è tutto apposto sul serio» lo rassicurò a quanto pare, poi mi passò nuovamente il cellullare.

«Sei più tranquillo ora??» roteai al cielo gli occhi.

«Si, quando rientri?»

«Fra non molto, c'è un po di traffico»

«Va bene non fare tardi, io esco in tal caso c'è Lil a casa d'accordo?» confermai, e poi staccai il cellullare infilandolo nella borsa.

«Dio com'è pesante..» sbuffai e mettendomi in sella preparandomi per partire e Michael segui i miei stessi movimenti.

«Non dire così è pur sempre tuo fratello e si preoccupa per te, d'altronde anch'io reagirei come lui» mi voltai, e lo guardai stranita.

«Cosa c'è? E la verità» ammise ridendo, la sua risata mi apparve in quel momento così melodiosa e genuina.

«Siete due vecchi pesantoni» continuai.

«Ma che, io vecchio?» si finse offeso.

«Si proprio tu!» nello stesso istante risi di gusto e misi in moto.

Arrivati al semaforo mi venne in mente che Michael non era qui con la sua macchina e che il motorino lo stavo guidando io, come sarebbe tornatoa casa, avrei dovuto accompagnarlo? Pensai.

«Aspetta ma tu.. come torni a casa?» chiesi.

«Tranquilla, chiamerò Travis una volta arrivati sotto casa tua» mi parve agitarsi, al quanto strano.

«Se mi dici la strada posso accompagnarti io» si spazientì ulteriormente.

«No tranquilla sul serio, non scomodarti» mi sorrise, anche se capì perfettamente che qualcosa non andasse per il verso giusto obbedì senza obiettare.

«Va bene, d'accordo» il verde scoccò e così partimmo nuovamente.


#SPAZIOAUTRICE

E siamo qui, arrivati alla fine di questo nono capitolo, cosa ne pensate ? Voglio tanti commenti daii daii😌😌❤️

See you baby❤️

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