Fire Love

By DilettaMessina

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Claudio & Mario...sempre loro. Per loro. Di loro. Un incendio... .....Mario professore e Claudio infermiere... More

Capitolo 1 - Fuoco
Capitolo 2 - Dolore
Capitolo 3 - Paura
Capitolo 4 - Simili
Capitolo 5 - Noi
Capitolo 6 - Scoprirsi -
Capitolo 7 - 🐼🐒
Capitolo 8 - Legati dentro -
Capitolo 9 - Lui & Lui
Capitolo 10 - 👱🏻‍♂️🧔🏻🏡 -
Capitolo 11 - Fire Love -
Capitolo 13 - Beautiful disaster -
Capitolo 14 - Ti prendo e ti porto via -
Capitolo 15 - Ti sento vivere -
Capitolo 16 - Tutto l'amore che c'è -
Capitolo 17 - Pezzi di noi -
Capitolo 18 -Ricordati di me-
Capitolo 19 - Portami via -
Capitolo 20 - Te che fai rima con me -
Capitolo 21 - 'Ohana -
Capitolo 22 - Eternamente ora -
Capitolo 23 - I'll never love again -
Epilogo 🖤

Capitolo 12 - 🖤 -

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By DilettaMessina


"Adesso mi alzo dai...non ce la fai più...e nemmeno io..."
"Si ma rimani qui vicino"

Claudio si sposta e si mette sdraiato su un fianco con la testa sopra il petto di Mario.
Prende un coperta e la stende sopra i loro corpi ancora nudi.

"Così va bene? Hai freddo? Se vuoi ti rivesto"
"Non ci pensare nemmeno. Sto benissimo...e poi ci sei tu a scaldarmi"
"Va bene...ma appena senti freddo dimmelo e ti vesto"
"Si mamma"
"Scusami...forse sono un po' troppo apprensivo...me ne rendo conto...è che vorrei tu stessi bene sempre..."
"Sei perfetto così Claudio. Adoro come ti prendi cura di me. Davvero...nessuno ha mai pensato a me in questo modo. Ogni cosa che fai per me, anche la più banale, mi rende felice.
Mi fai sentire amato. Guarda che è difficile...non è da tutti mettere gli altri prima di se stessi. A volte...nemmeno i genitori ci riescono...e lì dovrebbe pure essere naturale..."

Mario si rabbuia.
Ferma la mano che stava accarezzando i capelli di Claudio e si perde tra i suoi pensieri.

"Ohi...tutto ok?"
"Eh...ah si...si sì..."
"Sicuro? Ti sei zittito di colpo...a che pensi?"
"A niente...cose così..."

Claudio capisce che non ne vuole parlare e lascia cadere la cosa. Si stringe ancora di più al suo corpo, lo abbraccia, accarezzandolo ovunque sotto le coperte.
Lo sfiora piano, un polpastrello alla volta.
Ogni tanto allarga la mano, lo accarezza a palmo aperto e poi torna a solleticarlo appena.
Nessuno dei due vuole rompere quel momento.
Si godono i loro corpi avvinghiati, si lasciano accarezzare da quell'intimità tanto voluta e finalmente arrivata. Si sono sincronizzati anche nel respiro. Nei battiti del cuore.
Per questo, prima che Mario decida di rompere il silenzio, Claudio se n'è già accorto.
Il cuore ha cambiato ritmo.
Sta correndo veloce.

"Io non ho mai avuto una famiglia felice Claudio. Mai. Nemmeno quando ero piccolo.
Per questo adesso noto così tanto la differenza, per questo adesso mi sento così appagato.
Perché finalmente ho trovato qualcuno che si prende cura di me, che dice di amarmi, dimostrandolo. Le parole se le porta via il vento, ciò che resta sono i fatti.
E la cosa a cui penso spesso, che mi da davvero la sicurezza che non ho mai avuto, è che tu sarai così anche fuori di qua.
Non lo fai solo perché sei obbligato dal tuo lavoro, tu lo fai perché...sei così...perché delle persone che si dice di amare, ci si prende cura."

Claudio si gira a guardarlo.

"Tu parli poco di te...ma quando lo fai...vai dritto al punto. Sono felice che tu abbia compreso questo...io ti curerò sempre Mario. Non ci sarà giorno in cui non mi occuperò di te.
Quello che è stato, non sarà più."

"Lo so. È una delle poche certezze che ho.
E me l'hai data tu.
Io proverò a occuparmi di te...se vuoi.
Della tua vita, del tuo cuore, del tuo fisico, della tua mente. Cercherò di essere sempre all'altezza dei sogni che hai.
Mi impegnerò per vederti ridere e brillare ogni giorno. Claudio...io ti dono me stesso. Posso fare solo questo. "

"Solo questo??? Solo? Tu sei...sei la cosa migliore che mi sia mai capitata...e poi tu lo stai già facendo...ti doni a me ogni giorno...ogni volta che mi guardi, che mi vuoi, che mi fai entrare nella tua vita. Ogni volta che ti fidi di me. "

"Voglio donarti un'altro pezzo di me.
Quello finale, la parte che ti manca.
È giusto che tu sappia da dove vengo e perché...sono quello che sono.
Claudio le cicatrici che vedi, io le ho anche dentro. Forse anche peggiori di queste.
Ho imparato a ricucirle negli anni, chiudendomi in me stesso, lasciando il mondo fuori, per non farmi ferire più.
Aprendomi solo con pochissime persone.
E anche se riaprirle farà male...tu devi sapere...te lo devo..."

"No Mario tu non mi devi niente...niente...tutto quello che ho fatto, l'ho fatto perché...perché...lo sentivo...perché bisogna prendersi cura di chi si ama, no? Non sentirti obbligato a raccontarmi niente..."

"Ma io non mi sento obbligato...voglio solo...farlo. Ho bisogno di lasciarmi andare con te...totalmente.
Ti va se ti racconto...un po' di me...? Però girati...se mi guardi così non ci riesco..."
"Si che mi va. Sono qui per te. Puoi dirmi tutto quello che vuoi e come vuoi..."

Claudio abbassa di nuovo la testa, guancia contro cuore. Lo sente cavalcare come non mai.
Lo accarezza piano sotto le coperte.
Le gambe, il braccio, la pancia.
Poi sposta un po' la testa, si fa spazio, gli lascia un bacio sul cuore e gli mette la mano sopra.

"Devi stare tranquillo. Respira Mario...non succede niente. Sono io...siamo noi."

Mario poggia la sua mano sopra quella di Claudio. Prende un gran respiro, chiude gli occhi.

"Non so mai come iniziare quando parlo di me.
È come se negli anni, avessi suddiviso in compartimenti stagni ogni cosa successa.
Tanti momenti chiusi in piccoli ricordi.
Ma se ne apro uno, a ruota vengono fuori tutti."

Respira ancora profondamente e poi continua.

"Non sono figlio unico, ma è come se lo fossi.
Ho una sorella più piccola e un fratello più grande.
Sono tutti e due all'estero da diverso tempo.
Non li sento più, ognuno per ragioni diverse.
Con mio fratello ho chiuso totalmente...diversi su tutto. Non abbiamo mai avuto quel gran rapporto...ci siamo sempre scontrati.
Fino all'ultima lite che ci ha divisi...per sempre...credo...
Mia sorella invece è sempre stata la mia luce nel buio...finché ci siamo separati e...ognuno ha preso la sua strada.
Non ci sentiamo più per non soffrire...pensa un po' come stiamo messi.
Parlare con lei, vorrebbe dire scoperchiare continuamente argomenti che nessuno dei due ha più voglia di affrontare.
Siamo consapevoli di mancarci, come l'aria, ma...forse non è ancora il momento di...tornare come eravamo...non abbiamo ancora la forza di andare incontro a...quello che ci ha allontanati."

Claudio sospira, si stringono ancora di più.
Intrecciano le gambe. Scoperchiano il cuore.

"I miei si sono separati che avevo più o meno 18 anni. Mia sorella era ancora minorenne e mio fratello ne aveva poco più di venti.
L'ha lasciato mia madre, forse l'unica cosa positiva che ha fatto nella sua intera vita.
Si sono sposati molto giovani, lei era incinta di mio fratello, lui era uno sciagurato senza famiglia e senza un soldo, mia nonna se li mise in casa e ci restarono fino alla mia nascita.
Cioè fino a che mio padre trovò un buon lavoro, faceva turni di notte, in una fabbrica di materie plastiche, non guadagnava male, così presero una casina in affitto e ci trasferimmo tutti li.
Qualche anno dopo nacque mia sorella.
E iniziarono i guai.
L'amore tra i miei non è mai esistito.
Si sono sposati così, per convenienza, per risolvere un guaio.
Perché mia nonna non accettava altre soluzioni. Quindi alle prime difficoltà, hanno ceduto subito.
Non li legava niente, nemmeno i figli, perché mio padre dormiva di giorno e lavorava di notte. Con noi non ci stava mai.
Non ci faceva mancare niente materialmente, è vero, peccato che mancava tutto il resto.
Non chiedeva mai niente delle nostre vite.
Se andavamo bene a scuola, se stavamo bene, non sapeva cosa ci piaceva fare...e mai una carezza, un bacio, un ti voglio bene.
Mia madre all'inizio compensava un po'.
Ma con il passare del tempo, anche lei ha cominciato a fregarsene...stava male per questo matrimonio fallito, andò in depressione...stava quasi sempre al buio in camera e usciva solo per occuparsi di noi quel poco che serviva a non farci mancare niente.
Ci sono stati dei giorni, che eravamo completamente abbandonati a noi stessi però.
Una volta...mi sono ritrovato...fuori da scuola ad aspettare qualcuno che non sarebbe mai arrivato.
Lui dormiva, lei si era scordata di venirmi a prendere.
Non rispondevano nemmeno al telefono.
Mia sorella era da mia nonna, non so perché non fosse a scuola, mio fratello era già alle medie.
Io ero alla fine delle elementari...quarta o quinta...non ricordo. Pioveva a dirotto, non potevo nemmeno incamminarmi a piedi...una vicina di casa passò di lì e mi vide sui gradini della scuola.
Parlò con le bidelle e mi riaccompagnò lei a casa......posso dire con certezza, che quella sensazione lì, è una delle più tremende.
Per un bambino piccolo...uscire da scuola e non trovare nessuno è un vero e proprio trauma.
Cercare un viso familiare tra centinaia di persone, e non trovarlo, ti scatena il panico...più passano i minuti e più ti sale un senso di abbandono...non so nemmeno...io non...so solo che quella sensazione bruttissima me la ricorderò a vita. Mi sono sempre sentito il figlio di nessuno. Un peso...quasi..."

Claudio ha un groppo in gola che non va né in su, nè in giù. Anche se per motivi diversi, la conosce bene quella sensazione maledetta.
Rimane immobile. Lo lascia continuare.
Qualsiasi parola al momento sarebbe superflua.
Mario è immerso nei suoi ricordi, e anche se bramoso di sentire ancora la storia della sua vita, vorrebbe fermarlo per non farlo soffrire più.
Ma sa che tutto questo parlare da parte sua, sta richiedendo uno sforzo assurdo. Ed ora che è partito, non lo vuole fermare.
Ma trema ad ogni parola pronunciata da lui.
Sapendo già che forse il peggio deve ancora venire.
Per ogni esitazione nel parlare, gli lascia un bacio sul petto. Per ogni sospiro, lo stringe più forte. Per ogni lacrima che non vede, ma sente, imprime la sua mano sul cuore un po' di più.

"Quando arrivai a casa, bussai per ore a quella porta. Non mi sentivano, ma io sentivo loro.
Urlavano come pazzi, si dicevano le peggio cose. Quando finalmente mi attaccai al campanello, si degnarono di venirmi ad aprire.
Lei si era ricordata di me dopo un po', ma invece di venirmi a prendere, si era messa a sbraitare contro di lui, dicendogli frasi tipo "i figli sono anche i tuoi", "sono stufa di pensarci sempre io".
Insomma...robe carine...senza contare le volte in cui minacciavano di "darmi via"...io ero l'unico, che a volte, si ribellava a tutto ciò.
Mio fratello se ne fregava, mia sorella piangeva.
Lo facevo urlandogli in faccia le peggio cose.
A volte gli dicevo...cose bruttissime...vere...sapevo come ferirli.
Ma tanto poi, loro lo facevano cento volte di più con me.
Non si può spiegare cosa si prova, a soli dieci anni, sentirsi dire "prima o poi ti metto in un collegio o ti lascio da qualche parte, così stiamo in pace".
Lui poi aveva iniziato a bere ogni volta che tornava da lavoro. Rientrava la mattina presto, si scolava la qualunque e andava a letto.
Solo che poi iniziò a farlo anche nei weekend...non andava nemmeno fuori, beveva in casa sul divano.
Noi eravamo sempre chiusi nelle nostre camere....mia mamma provava a far sparire le bottiglie, ma quando lui se ne accorgeva, era anche peggio.
Quando era sotto l'effetto dell'alcol, prima diventava buono, veniva a cercarci, voleva stare con noi figli...ho l'immagine nitida di lui che striscia dal divano fino a noi in cucina, che ci viene davanti per lasciarci un bacio, noi che ci allontaniamo schifati dal puzzo dell'alito e imbarazzati dalla situazione.
Ed era in quei momenti, che veniva fuori il peggio.
Lui se la prendeva a morte per il nostro atteggiamento di rifiuto, complice l'alcol, gli montava la rabbia, ed era finita per tutti.
Mia madre compresa.
Ho assistito a delle scene che...che...Dio solo sa come ho fatto a...ad essere qui.
Non ci ha mai sfiorato con un dito, mai.
Ma distruggeva la casa. E ci minacciava.
A volte...anche...con dei coltelli...o se le crisi gli prendevano mentre eravamo a tavola, tipo durante il pranzo della domenica, buttava tutto in terra con un colpo. Vassoi, piatti, bottiglie.
Noi ci alzavamo impauriti, andavamo in camera e ci chiudevamo dentro.
Lì si incazzava anche di più.
I pugni a quelle porte...i calci...le urla...prendeva quello che aveva sottomano e lo scagliava contro.
Mia madre prima gli urlava in viso, poi si impauriva e si chiudeva in camera anche lei.
Dopo un po' si calmava...si stendeva sul divano e si addormentava subito pesantemente.
Allora noi uscivamo piano...o meglio...mio fratello usciva proprio da casa e tornava la sera. Io dopo aver calmato mia sorella e averla sistemata alla tv, tornavo di là e sistemavo tutto. Raccoglievo ogni cosa, sparecchiavo, rigovernavo...pulivo...buttavo via le bottiglie di grappa vuote...lui russava sul divano fino a sera.
Mia mamma chiusa in camera a pregare che tutto questo finisse.
Siamo andati avanti anni così.
Lei che sperava che la soluzione venisse dall'alto...senza capire che l'unica a poterci salvare era lei...quante volte ho provato a parlarci...quante volte le ho fatto capire che solo lei poteva mettere fine alla situazione.
Lo so che in confronto ad altri tipi di violenza, questa era meno grave.
In fondo non ci toccava mai.
Ma vivere nel terrore...che prima o poi potesse farlo davvero...sai a cosa pensavo quando ero a scuola? Pensavo che prima o poi avrebbe ceduto.
Vivevo nella paura di tornare a casa e trovarli morti entrambi. Magari al culmine di una delle loro liti tremende.
Nella paura che quei coltelli, invece che nelle porte, venissero conficcati altrove....."

Claudio sussulta e si tira su.
Non ce la fa più.
Si guardano per un secondo, poi gli lascia un bacio dolce sulle labbra.
Hanno il viso bagnato tutti e due.

"Mi dispiace così tanto...così tanto...ogni tua parola mi trafigge l'anima...oh Mario..."

"Lo so...lo so amore...e vorrei risparmiarti tutto questo dolore...ma...anche questo sono io..."

Si asciugano le lacrime a vicenda, fronte contro fronte. Poi Claudio si sistema di nuovo tra le sue braccia. Ha capito che c'è ancora qualcosa da sapere. Lo lascia finire, vuole mettere fine a questa sofferenza prima possibile.

"Erano due pazzi...si sono annientati a vicenda.
La cosa più assurda è che dopo le crisi, lui si svegliava e non si ricordava niente.
Probabilmente faceva finta ...ci trattava normalmente...sempre come estranei che c'entra...ma non faceva mai parola di quello che succedeva in quei momenti.
Forse si vergognava...o voleva ingannare se stesso per primo.
Poi un giorno, mia madre improvvisamente cambiò.
Aveva conosciuto un altro uomo, ma noi non lo sapevamo. Lo abbiamo saputo molto tempo dopo...decise finalmente di lasciare mio padre e ci portò via. Da mia nonna.
Che venne finalmente a sapere dell'intera vicenda e fece il diavolo a quattro.
Mia madre l'aveva sempre tenuta all'oscuro, le raccontava solo qualcosa, ma pochissimo.
Quando ci vedeva, eravamo sempre perfetti, quindi non ha mai sospettato granché.
Dopo un primo periodo di assestamento, mia madre una mattina ci disse che sarebbe partita  presto per un viaggio e che sarebbe stata via un mese.
Lì abbiamo scoperto la sua nuova relazione.
Ma non ci importava granché.
Ci stavamo abituando con nonna, lei poi era sempre stata molto assente, sarebbe cambiato poco.
Nel frattempo mio padre, dopo un primo momento dove era quasi felice di essere rimasto solo, iniziò ad avanzare pretese su di noi. Ma la sua rabbia durò poco.
Una notte, mentre era a lavoro, cadde in terra.
Emorragia cerebrale.
Non ti dico che fu la nostra salvezza...ma quasi.
Rimase in ospedale per molto tempo, poi tornò a casa mezzo invalido, adesso è ancora lì.
Penso abbia una badante fissa.
Mia madre tornò da quel viaggio sei mesi dopo.
Era rimasta nel paese di origine di questo suo nuovo amore.
Se ne fregò anche delle condizioni del suo ex marito. Non so nemmeno fino a quanto è da biasimare.
Il problema è che se ne fregò anche di noi figli.
Come sempre del resto.
E fu lì che mia nonna prese le redini totalmente...assecondò i sogni di tutti noi nipoti. Forse amareggiata dal fatto di non averci potuto aiutare prima.
Diede dei soldi ad ognuno di noi.
Mio fratello se ne andò a Londra ed è ancora lì. Ha aperto un pub o una roba simile.
Mia sorella finì le superiori e poi si stabilì in Spagna insieme ad un amica.
Partirono per un viaggio...poi ci sono rimaste. Hanno messo su un negozio di abbigliamento con abiti fatti da loro. Mia sorella ha fatto la scuola di moda, credo poi si sia perfezionata lassù.
E io invece mi iscrissi all'università...andai a vivere da solo... e cominciai a costruire la mia nuova vita...mio padre non l'ho più visto.
Ma non tanto per quello che ha combinato...ma perché in fondo io...non ce l'ho mai avuto un padre.
Non era presente nemmeno quando c'era.
Col tempo ho capito che...non ti può mancare...qualcosa che non hai mai avuto.
Ti manca l'idea, ti manca quello che poteva essere...non la persona. Ti manca ciò che quella persona rappresenta. O che avrebbe dovuto rappresentare."

Mario si ferma, riordina i pensieri.
Sente Claudio aprire e chiudere la bocca più volte.

"Puoi...puoi chiedermi qualcosa se ti va...non...preoccuparti...ti rispondo volentieri...lo capisco che...avrai sicuramente delle domande da farmi..."
"Beh...no io...cioè...mi domandavo solo...in tutto questo...caos...ci sarà stato anche il momento in cui ti sei reso conto di essere...gay...mi chiedevo come..."
"Quando me ne sono reso conto? Come hanno reagito loro? Beh in realtà...credo di averlo sempre saputo. Non c'è stato un momento preciso in cui ne ho preso coscienza...fin dalle elementari mi sono sentito sempre più attirato verso i miei compagni maschi.
E già lo avevo capito che non era solo un bisogno di aggregazione tra simili.
Alle medie poi ancora di più...e alle superiori forse ho avuto la piena consapevolezza.
Grazie anche ad un professore che mi ha aiutato molto a trovare la mia strada, a incanalare le emozioni nella giusta direzione.
Credo di dovere a lui molte decisioni giuste che ho preso nel tempo.
Ma non mi sono mai spaventato di questo mio...essere...diverso...forse perché ero così angosciato da altro che...tutto mi pareva meno grave rispetto a quello a cui assistevo quasi ogni giorno.
E poi ero piccolo, non sentivo il bisogno fisico di rapportarmi a un uomo...non fino a quando sono arrivato alle superiori almeno...dove appunto questo professore mi ha in un certo senso...compreso o aiutato a capire quello che già sapevo.
E gli altri...Forse erano più impauriti gli altri di me...sono sempre stato un tipo solitario.
Non ho mai avuto molti amici. E a quelli che avevo non ho mai detto niente di questo mio...lato...e rispetto ad altri ragazzi gay, io ero abbastanza "normale".
Per altri era più evidente...ma ci giocavano su. Io non ho mai avuto atteggiamenti che potessero parlare per me.
Ma perché è nella mia natura.
Non mi piace ostentare.
E poi ostentare cosa? Come se un etero andasse a giro con un cartello in testa con scritto chi è.
Perché doverlo dimostrare per forza con comportamenti, che alla lunga, vanno a creare basi per il pregiudizio?
A volte si esagera proprio.
Bisogna essere solo se stessi.
Comunque...a oggi, in famiglia lo sanno tutti.
Tranne mio padre credo.
Mia nonna l'ha sempre saputo...me l'ha fatto capire quando sono andato via di casa.
È stata di una tenerezza infinita.
A mia sorella e mio fratello l'ho detto io, prima che lui partisse. Stavamo facendo una cena per salutarlo, noi tre.
Siamo sempre stati in conflitto io e lui, caratteri opposti....ma mi sembrava giusto salutarlo nel migliore dei modi.
Con una cena carina, spensierata per quanto possibile.
Forse più per fare un piacere a mia sorella.
Per regalarle un po' di pace.
Non so come venne fuori l'argomento...non ricordo...
Però so che quando lo dissi, lui mi guardò negli occhi e mi disse soltanto: "non so chi mi fa più schifo tra te e lui", e se ne andò.
Ovviamente "lui" era riferito a mio padre.
Mia sorella invece mi strinse forte a lei, mi asciugò le lacrime e uscimmo da quel ristorante...mi disse solo "io per te ci sarò sempre". Di lì a poco, invece, sparì anche lei.
Mia madre lo venne a sapere al ritorno da uno dei suoi viaggi. Glielo disse mia nonna.
Io non le ho mai detto niente.
Lei non mi ha mai chiesto niente.
Ma forse è giusto così.
Non è detto che ci debba essere per forza una famiglia. Non è detto che i genitori ti devono per forza volere bene.
In fondo sono umani anche loro no? Con i loro problemi, le loro angosce."

"Non è vero Mario. Lo sai che non è così.
Sei semplicemente...disilluso.
E hai tutte le ragioni del mondo...ma...lo sai che non è la verità.
Che quello che hai vissuto non è la normalità.
Se poi una normalità vera e propria esiste.
Ma di sicuro non è quella in cui sei cresciuto."

"Non sono disilluso...è che...Claudio io non posso obbligare le persone ad amarmi.
Non più.
Non posso essere sempre io ad implorare di restare. Voglio essere seguito senza chiedere.
Sono egoista? Forse sì. Ma o diventavo così o mi lasciavo annientare.
C'è stato un momento in cui ho capito che non potevo più continuare a chiedermi perché.
Ci sono persone che restano così...puoi armarti di buone intenzioni, di voglia di capire, ma tanto non cambiano.
Nemmeno se sono i tuoi genitori.
Puoi continuare a tormentarti tutta la vita oppure puoi decidere di smetterla di cercare l'errore, la spiegazione...non c'è sempre un nesso, un filo logico.
Non tutto si può comprendere, non tutto può andare come voglio io.
Ho sofferto di attacchi di panico per anni.
E ancora oggi a volte ci ricado.
Ma nel momento in cui ho deciso di non stare più lì a cercare risposte, sono stato meglio.
Non si può cercare di capire con la logica, qualcosa che nasce irrazionalmente.
Vi volete scannare? Scannatevi.
Volete trattarmi di merda per sfogare le vostre frustrazioni? Fatelo.
Volete fare le vittime e mettervi sempre al primo posto? Ok.
A me non interessa più.
Non è colpa mia se non mi amate.
Hanno fatto schifo loro, non io.
Il fallimento più grande se lo portano loro dietro.
E se prima mi premeva ricordarglielo quotidianamente, facendo crociate contro il niente, adesso non mi interessa più.
Ho imparato a vivere senza un determinato amore. Se tu non mi vuoi, io smetto di volerti. In qualche modo. "


Claudio si tira su.
Si gira verso di lui, incrocia le gambe, prende le mani dell'altro tra le sue.
La coperta gli scivola e rimane quasi nudo un altra volta. Se ne frega totalmente.
Le loro anime sono ancora più nude in quel momento.
Si guardano.
Mille domande silenziose attraversano la loro mente.
Qualcuna prende vita.

"Cosa posso fare per renderti felice? Ma felice sul serio...non voglio farti dimenticare il passato, quello ti è servito ad essere l'uomo meraviglioso che sei...ma non voglio più farti sentire inadeguato...o solo...o uno sbaglio..."

"Puoi semplicemente continuare ad amarmi...mi basta sapere che mi vuoi, per essere felice.
È con l'amore che si risolve tutto.
Ne ho sempre ricevuto poco...mi sono sempre sentito l'ultima ruota del carro...non sono mai stato importante per nessuno.
Fino a quando ho capito che mi sarei dovuto salvare da solo...e ho scelto me.
Lasciando il mondo fuori.
Ma essere scelti, è diverso.
E tu l'hai fatto...mi hai voluto...e tenuto...per scelta..."

Claudio allunga una mano sul suo collo.
Fa scivolare le dita su quelle poche lettere nere rimaste.

"C'è s-scritto...c'è scritto "Ho scelto me" v-vero...?

Mario lo fissa. Hanno gli occhi lucidi e gonfi.

"Si. In francese. Ma a questo punto è meglio dire "c'era scritto"..."

"Adesso capisco...tante tue...reazioni...vorrei dirti che era solo un tatuaggio...ma so che...non è così. "

"No...non era solo un tatuaggio. Era la dimostrazione materiale del mio cambiamento.
Sono sempre lo stesso anche se si è cancellato...ma è stato un duro colpo...mi ha ricordato...tante cose..."

"Posso solo immaginare lontanamente quello che hai passato...e non avrei mai voluto farti stare di nuovo male...ogni tua parola era una pugnalata...per me...figuriamoci per te...
Ma se a te è servito...sono contento.
Non posso che ringraziarti per esserti aperto così con me...hai fatto uno sforzo assurdo...ti sentivo tremare sotto di me e...mi sono sentito così inutile...sei un uomo meraviglioso Mario...sono così orgoglioso di te...se avessi potuto, avrei raccolto il tuo dolore quando era il momento...magari potessimo tornare indietro..."

"Possiamo solo andare avanti Claudio.
Io e te. Noi. E prenderci cura uno dell'altro.
Da oggi in poi, possiamo unire i nostri passati, con i dolori che si portano, per creare un futuro migliore, diverso."

Cerca di tirarsi su a sedere, ma la gamba bloccata glielo impedisce.
Claudio se ne accorge e lo aiuta a sistemarsi con la schiena al muro.
Sono praticante nudi. Sono vicini.
Occhi negli occhi.
Pelle calda contro pelle fredda.

"Sei ghiacciato Mario...devo vestirti...stai tremando..."
"N-no...non è il freddo...tremo d'amore per te Claudio."

Gli prende la mano e se la mette sul cuore.

"Non ne ho mai ricevuto. Poi sei arrivato tu e me ne hai dato talmente tanto, da riempire ogni spazio lasciato vuoto per anni.
Mi hai colmato l'anima. Mi hai curato il cuore.
Non ne ho mai ricevuto.
Ma pensavo di sapere di cosa parlava la gente.
Pensavo anche di averlo provato.
Ma poi sei arrivato tu.
E niente ha avuto più senso. Ogni cosa che pensavo di sapere, ha perso di significato.
Ogni emozione che ho provato in passato, non ha niente a che vedere con quello che provo quando tu mi sei vicino.
Ogni volta che mi guardi, mi si forma una voragine nello stomaco.
Sento il cuore che va giù, poi mi rimbalza in gola e poi torna al suo posto.
Quando mi tocchi, io mi accendo, ti sento fin dentro le ossa.
Sei arrivato tu, e ho scoperto il vero significato della parola amore.
Mi sono innamorato di te Claudio.
Sei la ragione di ogni mio gesto, di ogni mio respiro. Sei il mio amore. "

Claudio soffoca un singhiozzo.
Si porta la mano libera alla bocca e si mordicchia l'indice. Non riesce a parlare.
Ha il cuore in gola, gli occhi sono due fessure piene d'acqua e amore.
Mario lo stupisce sempre.
Dal niente si arriva al tutto, in meno di un minuto.

Ma Mario non ha finito.
Gli toglie quel dito dalla bocca, gli prende le mani e lo tira a se.
Lo fa sistemare a sedere sopra di lui, i corpi nudi a contatto. Lo vuole avere vicino, vuole respirare l'aria che l'altro butta fuori.
Prende la coperta, la lascia scivolare sopra la schiena di Claudio, lo copre bene.
Stanno tremando tutti e due.
Lo prende per i fianchi, lo accarezza.
Poi lo guarda negli occhi. E parla.
Per ogni parola pronunciata, lo accarezza sempre più giù.
Piano piano arriva tra i glutei, infila un dito, poi un altro. Dentro e fuori.
Claudio si scioglie tra le sue mani.
Appoggia la fronte alla sua.
Il respiro aumenta.

"Ti amo Claudio.
Ti amo per come mi fai sentire quando mi guardi. Quando siamo distanti in mezzo alla gente, e ti giri continuamente per vedere come sto.
Ti amo quando mi rimbocchi le coperte mentre dormo.
Quando fuori piove, ma dentro c'è il sole.
Perché tu mi sei vicino.
Ti ho amato da morire quando quella notte mi hai cullato tra le tue braccia, quando hai spento il fuoco delle ferite, accendendo il ghiaccio che avevo dentro.
Ti amo quando mi porti la mia merenda preferita, quando mi obblighi a mangiare e non ho fame.
Quando arrivi da me dopo un giorno pieno di niente, e mi dici "Tieni questo è per te, l'ho visto e mi sei venuto in mente".
Ti amo quando mi tocchi per sentire se ho freddo o caldo.
Quando mi vesti e soprattutto quando mi svesti.
Ti amo perché sai quando insistere e quando frenarti.
Ti amo quando dopo poco che vai via da me, mi arriva un messaggio dove mi chiedi come sto.
Nonostante siano passati cinque minuti.
Ti amo quando mi dici che sono uno stronzo, perché è lì, che sento che mi ami davvero.
Quando ti faccio arrabbiare, ma pensi comunque alla mia salute.
Ti amo quando mi fai notare i miei difetti, quando cerchi di comprenderli senza allontanarti.
Ti amo quando rimani e vorresti andartene.
Quando ti dico vai, ma tu resti.
Ti amo quando senza dire una parola, sai già quello che voglio dire.
Quando mi baci le cicatrici con quella dolcezza che ti contraddistingue, quando le tue labbra mi fanno sentire l'uomo più bello del mondo.
Ti amo dalla prima notte in cui ho sentito la tua voce. Ero quasi in coma e riuscivo a sentire solo te.
Ti amo perché mi rendi felice.
Perché quando il sorriso ti esplode in viso, a me esplode il cuore.
Ti amo perché a volte mi salvi solo guardandomi, perché fai parlare il cuore attraverso quei due smeraldi che hai sul viso.
Ti amo perché anche i silenzi con te fanno rumore. Un rumore buono. Rumore di noi.
Ti amo perché mi sento amato.
Perché sei premuroso, gentile, bellissimo.
Stronzo al punto giusto.
Perché non hai filtri.
Perché mi prendi a parole e subito dopo mi dici che senza di me non puoi più vivere.
Perché sei vero, genuino. Buono.
Perché siamo uguali.
Perché mi eccito solo a guardarti.
Perché fare l'amore con te, ha un sapore diverso da quello che ho provato fino a qualche tempo fa.
Tu non fai l'amore solo con il mio corpo.
Ad ogni movimento, intrecci la tua anima alla mia.
Sei il mio amore immenso Claudio.
E ti amo veramente tanto. E sei mio."

Toglie le dita, si posiziona e entra.

"Solo mio."



🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤

"Perché quello che sono
l'ho imparato da te
tu che sei la risposta
senza chiedere niente
per le luci che hai acceso
a incendiare l'inverno
per avermi insegnato a cadere
come neve
come neve
Neve
imparo da te
che sai come fare
a coprire le nostre distanze
a cancellarne anche solo un momento le tracce
non è semplice
non sentire il silenzio che c'è
qui non è facile
guardare il cielo stanotte"







Abbiate cura di questo capitolo.
C'è dentro tutta me stessa.
Ci vediamo la prossima settimana, mi prendo qualche giorno per me e per le belle anime che ho nella mia vita. 💙💚🖤

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