The Alpha King

By AlessiaS2000

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HO RIPUBBLICATO LA STORIA L'11 OTTOBRE 2023. MA LA VERSIONE È DEL 2020✨ PRIMO libro. RIENTRATO NELLE PRIME 60... More

Prologo: Katherine (✅)
Capitolo 2: Il Re Degli Alpha (✅)
Capitolo 3: La Villa (✅)
Capitolo 4: La verità (✅)
Capitolo 5: L'attacco (✅)
Capitolo 6: Pericolo (✅)
Capitolo 7: Gli ibridi (✅)
Capitolo 8: Il passato (✅)
Capitolo 9: La guarigione (✅)
Capitolo 10: Il secondo beta (✅)
Capitolo 11: Eloise (✅)
Capitolo 12: La sala del trono (✅)
Capitolo 13: La lettera (✅)
Capitolo 14: Dens (✅)
Capitolo 15: La corsa (✅)
Capitolo 16: La trasformazione (✅)
Capitolo 17: La biblioteca (✅)
Capitolo 18: Tradizioni (✅)
Capitolo 19: L'uscita (✅)
Capitolo 20: L'annuncio (✅)
Capitolo 21: La partenza
Capitolo 22: L'hotel
Capitolo 23: La storia
Capitolo 24: La nave
Capitolo 25: L'Antartide
Capitolo 26: I vampiri
Capitolo 27: Il ritorno
Capitolo 28: Cassandra
Capitolo 29: Halem
Capitolo 30: Il ciondolo
Capitolo 31: Il vecchio villaggio
Capitolo 32: Il cambiamento
Capitolo 33: Il tradimento
Epilogo: L'amore

Capitolo 1: L'evento inaspettato (✅)

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By AlessiaS2000

Un gorgoglio proveniente dallo stomaco le fece prendere coscienza della realtà. Si portò una mano sopra di esso, girando poi la testa per osservare quasi famelica la frutta e la verdura che aveva poggiato sopra al tavolo. Era molto affamata, soprattutto perché non si nutriva bene come ogni creatura avrebbe dovuto, anzi, cercava di razionare quello che comprava al villaggio di tanto in tanto in modo da non dover uscire e mettere in pericolo gli abitanti e lei stessa. Si alzò lentamente, riluttante nel lasciare il posto davanti al camino, ma se non voleva morire di fame, era obbligata. Si avvicinò al tavolo, prendendo una mela e portandosela alle labbra, mangiandola velocemente e sbuffando visto che sarebbe dovuta sopravvivere per un mese.

Ormai era abituata, però la fame era difficile da domare e lei non ci riusciva più. Guardò l'altra mela, mordendosi il labbro inferiore e agguantandola di scatto. «Non morirò, non oggi almeno» soffiò, mordendola e sorridendo felice. Continuò a mangiare tranquillamente col sottofondo del fuoco che in qualche modo la faceva sentire in quella casa che tanto aveva amato e dove era cresciuta. Un leggero bussare alla porta la fece quasi soffocare. Sbarrò le palpebre, colpendosi il torace molto forte per cercare di respirare. Quando il pezzo di mela scese lungo la gola, poté finalmente prendere grandi boccate d'aria.

Poggiò il frutto mangiucchiato sul tavolo e si avviò alla volta della finestra, notando l'unica donna che l'aveva sempre aiutata. Sorrise sornione, anche se era strano che fosse lì visto che la giovane le aveva ordinato di non presentarsi frequentemente davanti alla sua porta. In effetti aveva ubbidito alla sua richiesta visto che non la vedeva da un bel po', ma quella sua visita cominciò a provocarle stati d'animo orrendi. Dalla finestra notò l'espressione dell'anziana; era davvero preoccupata per qualcosa. Decise di non farla aspettare oltre e si avviò alla volta della porta, aprendola molto lentamente. Il cigolio che ne uscì le mozzò il fiato. Certe volte quella casa le metteva più paura di qualsiasi altra cosa. Scosse la testa e finalmente la fece entrare velocemente.

Si guardò intorno, non notando nessuna cosa fuori posto, poi chiuse la porta di scatto. Si voltò repentinamente verso l'anziana che aveva già le lacrime agli occhi. «Katherine...» mormorò, allungando la mano rugosa verso il viso della giovane, che non si ritrasse, anzi, chiuse gli occhi e si godette quella carezza che aveva aspettato per tanto tempo. Vivere senza ricevere affetto era la più grande tortura a cui un essere umano potesse essere sottoposto.

Chiuse gli occhi, sentendo che una lacrima leggera percorreva la sua guancia e successivamente anche il collo.
«Elisabeth» soffiò la giovane con voce tremante, riaprendo le palpebre e guardando meglio quella donna che era stata una seconda madre per lei. Non sembrava invecchiata molto, tranne forse per la postura leggermente gobba. Il lungo cappotto che portava doveva essere abbastanza pesante visto che se lo tolse non molto velocemente. Katherine lo prese subito, agganciandolo all'appendiabiti che non era sicura avrebbe retto il suo peso.

Lo appoggiò, felice che invece non era caduto. Si voltò nuovamente verso l'anziana che aveva un bastone su cui poggiarsi. Prima non l'aveva notato. Si morse il labbro inferiore e si sentì dannatamente triste e vederla in quelle condizioni. Lei non avrebbe mai raggiunto quell'età, invecchiava molto lentamente e questa cosa piaceva molto all'anziana donna, sempre affascinata dalla giovane lupa. «Mi servirebbe una mano» commentò Elisabeth, facendole segno che voleva sedersi sul divano che non sembrava la superficie migliore su cui accomodarsi per una della sua età.

Katherine però non disse niente, aiutandola lo stesso a sedersi sul sofà su cui c'erano delle molle che uscivano e di cui non si era resa conto. Scosse la testa e si passò una mano tra i capelli. «Bambina... sei troppo magra, sai che ti posso portare tutte le pietanze che vuoi» affermò l'anziana, facendo segno alla giovane di sedersi al suo fianco. La lupa non poteva di certo permettere che la donna andasse incontro a situazioni spiacevoli per colpa sua, quindi ogni volta negava la sua proposta.

Era troppo distrutta per accettare che l'unica persona rimasta a lei cara soffrisse, o peggio, morisse. «Katherine, non riuscirai ad andare avanti per molto se continui a mangiare così. Ascoltami... starò attenta, ma ti prego, fammi portare qualcosa da mangiare, non sopporto di vederti in queste condizioni» affermò con un tono di voce stridulo. La ragazza scosse di nuovo la testa, prendendo le mani dell'anziana tra le sue e baciandone il dorso. Non voleva farla soffrire in quel modo, ma era testarda, molto testarda, e troppe volte Katherine non era riuscita a toglierle un'idea dalla testa.

«Elisabeth, no, ti prego, non continuare. Sto bene, non ti devi preoccupare. So sopravvivere quando le cose si mettono male» la rassicurò, dandole una leggera carezza sulla spalla e facendole un altro sorriso. Un secondo più tardi, Elisabeth scoppiò a ridere, facendo saltare la giovane sul posto. Perché si è messa a ridere? Mi ha fatto prendere un colpo, pensò portandosi una mano sul cuore e guardandola stranita. «Sei impazzita? Mi hai fatto prendere un colpo» disse seria, anche se poi un sorriso divertito prese possesso delle sue labbra.

Era così meraviglioso quanto una persona potesse farne sorridere un'altra con solo la sua presenza e qualche parola. «Pensi davvero che non ti abbia portato niente da mangiare? Guarda sul davanzale della finestra. Non venivo qui da un po' e secondo te non ti avrei portato niente? Allora non mi conosci ancora bambina» commentò, mentre veniva scossa ancora da qualche risatina. La giovane la guardò sbalordita e si alzò di scatto, non staccandole gli occhi di dosso.

A grandi falcate si avvicinò alla finestra, aprendola piano per cercare di non staccarla dai cardini visto che non la apriva molto frequentemente. Prima di prendere il contenitore di ceramica quadrato, guardò il bosco per qualche secondo, notando qualcosa muoversi. Così prese velocemente il recipiente e lo mise sopra al tavolo, chiudendo la finestra di scatto, che ovviamente si ruppe, cadendo sul pavimento e ferendole superficialmente la pelle delle braccia. Mugugnò di dolore e sbuffò pesantemente, rabbrividendo al vento gelido che entrò.

«Cazzo!» urlò spaventata al massimo e inginocchiandosi per non farsi vedere da quel qualcosa o qualcuno che aveva notato tra il fogliame delle foresta. «Katherine! Che è successo?» Domandò spaventata anche lei. Si alzò molto lentamente e si avviò alla volta della ragazza che subito le disse di starle lontano. «Non metterti davanti alla finestra, ho visto qualcosa e non voglio che ti veda» sussurrò, mentre gattonava fino al fianco di Elisabeth e si rialzava, guardandosi i tagli che ci avrebbero messo un bel po' per guarire.

Anche se era un lupo, era come se non lo fosse visto che ormai era assopito da anni. «Ti fa male, dove tieni le garze?» Chiese l'anziana, guardando la lupa con fare preoccupato e triste. «Non ti devi preoccupare, guarirò presto, va a sederti sul divano, metto a posto io» replicò cercando di fare un sorriso, mentre si inginocchiava di nuovo e iniziava a prendere i pezzi di legno e vetro sparsi sul pavimento. «Facciamo così, tu vai a fare un bel bagno e io cerco di mettere qualcosa come protezione alla finestra. Poi ti devo parlare, non sono solo venuta per portarti qualcosa da mettere sotto i denti» le comunicò con fare dolce, mentre le lasciava una carezza tra i capelli.

La lupa la guardò, per poi prendere un lungo respiro e annuire. Era davvero in ansia per quello che l'anziana le avrebbe comunicato, tanto che non riuscì a farsi una doccia tranquilla. L'acqua gelida scese lungo il suo corpo, mentre lei tremava e cercava di farsela in modo veloce. L'acqua calda non l'aveva mai avuta, ma era già tanto se aveva quella fredda. Uscii in fretta dal box che era abbastanza ben messo e si asciugò con un accappatoio che ormai era scucito e aveva pochissima capacità di assorbire l'acqua. Sbuffò e si rimise i vestiti di poco prima: un maglione molto rovinato e dei pantaloni troppo leggeri per quella temperatura.

Ritornò in salotto, vedendo che l'anziana aveva ripulito tutto ed era anche riuscita a mettere davanti alla finestra rotta della legna che rimaneva perfettamente incastrata. Il fuoco era ancora acceso, ma la legna oramai era troppo poca per poterlo riaccendere il giorno dopo. Chiuse gli occhi a quella realtà e guardò che sopra il tavolo Elisabeth aveva disposto due piatti con del pasticcio di carne sopra. Alla giovane brillarono gli occhi e si catapultò subito a sedersi sulla sedia che miracolosamente reggeva il suo peso.

L'umana la guardava con il cuore infranto. Si chiedeva come una ragazza potesse sopportare tutto quello che Katherine aveva e stava passando. Quanto avrebbe voluto accoglierla in casa sua, ma lei era stata irremovibile. «Sei una ragazza dal grande cuore bambina.» La guardò negli occhi e sorrise al nomignolo con cui soleva chiamarla sin da quando era piccola.

La giovane lupa poggiò la forchetta sul piatto e guardò quella che si era comportata da madre e che non aveva mai chiesto nulla in cambio. «Il tuo pasticcio è delizioso, non lo mangiavo da anni e credo che ne prenderò un'altra fetta» disse cambiando totalmente discorso visto che non era solita intrattenere conversazioni sentimentali come quella che stava per avvenire se non avesse tagliato corto. Era sempre stata una ragazza che viveva la vita un pezzo di legna alla volta, e non era mai stata portata a conoscenza di cosa realmente provocasse l'amore. «Katherine...» la richiamò ancora una volta l'anziana, poggiandole una mano sopra quella liscia di lei.

«Non devi vergognarti di piangere... lasciare andare tutta la rabbia e i sentimenti che ti opprimono ti farà sentire meglio» continuò con voce materna, rivolgendole un sorriso dolce e comprensivo allo stesso tempo. Katherine la guardò, forse con troppa durezza, lasciandosi scappare un ringhio. Era da tanto tempo che non lasciava che la sua parte mostruosa prendesse il sopravvento, ed era buona cosa che la lasciasse soppressa. Non voleva spaventare nessuno, soprattutto non Elisabeth.

«Se lasciassi davvero che tutti i sentimenti fuoriuscissero, non credo riuscirei a rialzarmi, e per la prima volta cadrò davvero e per sempre» rispose secca, prendendo un'altra fetta e mangiando in assoluto silenzio, sentendo che lo stomaco iniziava a contorcersi. Le era passata perfino la fame, così lasciò che la forchetta cadesse sul piatto, provocando un suono metallico e molto fastidioso. Si alzò dalla sedia senza dire nulla, passandosi una mano tra i capelli ancora bagnati e si avvicinò al fuoco per scaldarsi e riempirsi gli occhi di quella danza di colori e forme che avrebbe visto ancora per poco.

Poi però si ricordò delle parole dell'umana e l'ansia prese per la seconda volta il sopravvento del suo corpo. «Elisabeth, cosa dovevi dirmi?» Chiese seria, girandosi verso la sua figura ancora seduta sulla sedia. Da quell'angolazione sembrava piangere, ma forse se lo stavo solo immaginando, anche se si era comportata da ingrata poco prima. L'umana si alzò molto lentamente, camminando sul pavimento che aveva qualche asse fuori posto e anche spezzata.

Col suo bastone tentava di non inciampiate e non cadere. «Prima però voglio farti una domanda» ansimò l'anziana, raggiungendo con fatica il divano. Katherine si alzò di scatto e l'aiutò a mettersi seduta, guardando che non si accomodasse su qualche molla fuori posto e pericolosa. «Fammela pure» replicò la giovane, per poi chiudere gli occhi e accarezzare il braccio della donna coperto dallo scialle viole. Un colore accesso in quella catapecchia non si vedeva spesso, ed era meraviglioso averne uno.

La lupa aveva davvero pochissimi vestiti, non abbastanza, ma se li faceva bastare per forza. La mano di Elisabeth accarezzò nuovamente la guancia della sua figlioccia, poi le porse quella domanda che aspettava di essere pronunciata da tanto, troppo tempo. «Come ci si sente ad essere un lupo? A poter correre tra le foglie degli alberi? Come ti sentivi?» Domandò, mentre la ragazza sbarrava le palpebre e guardava la sua seconda mamma con fare disperato. Perché mi chiede questo se sa che mi fa stare male?, pensò cercando di darle una risposta appropriata e non fredda. Ci rimuginò un attimo, sorridendo al ricordo di quando da bambina di trasformava e scorrazzava tra le stradine del suo villaggio e sentiva l'aria sferzarle il pelo con dolcezza e delicatezza.

«Io credo che i lupi siano la metà perfetta degli uomini. Nella forma animale puoi provare cose meravigliose, che ti lasciano col fiato sospeso. Non puoi sapere cosa sia la meraviglia se non ti trasformi» concluse, mentre rideva e piangeva nello stesso momento. Ed era vero; essere un lupo era qualcosa di meraviglioso, ma quelli della sua specie le aveva perfino fatto odiare il fatto della trasformazione. Sfregò le mani sui suoi pantaloni, sentendo per un secondo il vento accarezzarle il viso e trasportala indietro nel tempo, mentre osservava con occhio indagatore ogni forma di vita presente sul percorso su cui stava correndo.

L'umana emise un verso elettrizzato che la fece rinsavire e sorridere.

«Beh, io a dire il vero credo di aver già incontrato una meraviglia senza essere un lupo.»

Le fece l'occhiolino e le posò un delicato bacio sulla guancia. «Tu cosa dovevi dirmi?» Domandò abbastanza curiosa, ancora felice per la frase dolce appena sentita. Elisabeth si rabbuiò, deglutendo molto sonoramente. La lupa non l'aveva mai vista così, ed era davvero preoccupante. «Il Re... il Re stasera farà visita al villaggio» mormorò il più a bassa voce possibile, come se si volesse assicurare che non sentisse.

Il cuore le si fermò, così come qualsiasi altro organo. Si alzò di scatto dal divano impolverato, mettendosi una mano sulla fronte. Mancavano poche ore al crepuscolo e lei non poteva, non voleva incontrarlo insieme a tutto il suo branco. «Devo andarmene» si affrettò a dire, iniziando a camminare su e giù per tutta la casa, mentre l'anziana tentava invano di farla calmare.

«Non mi possono prendere, mi uccideranno! E non posso morire! Ho promesso ai miei genitori che il mio cuore avrebbe battuto anche per i loro, non posso permettermi che quel mostro distrugga anche questo.»

Era in preda alle lacrime, cosa che fece alzare Elisabeth. Si mise davanti a lei, asciugandole ogni lacrima che stava percorrendo le sue guance.

«E se non lo distruggesse? Se la tua convinzione fosse sbagliata? Se questo è quello che il destino ha messo in serbo per te, non dovresti sfidarlo, ma accoglierlo. È difficile, e non so nemmeno quanto, ma so che ce la puoi fare. Sei una sopravvissuta, una bambina che ha cambiato la mia vita senza che se ne rendesse conto. Una bambina con un cuore di donna.»

La guardò sorridente, poi si avviò con tutta la calma del mondo verso la porta e, mettendosi il cappotto, le fece l'occhiolino. La ragazza voleva che rimanesse ancora con lei, quella donna sapeva riscaldarla più delle fiamme del fuoco dietro di lei. La vide uscire tranquillamente, così com'era entrata nella sua vita: senza far rumore ma scombussolando ogni cosa. La giovane guardò la foto dei genitori e, dopo un po', disse: «Ci andrò».

*******
Ho messo questo capitolo perché oggi è un giorno speciale!

Buon 25 aprile a tutti!

Spero che questo capitolo possa piacervi!

A lunedì!❤️

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