All'ombra dell'eclissi - Tril...

By marystark75

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(Categoria Contenuti: RED FLAG) La Cerca ha inizio. Brianna, Duncan e Alec si recano in Irlanda per iniziare... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Epilogo
Avviso
Campagna #GenuineGoals

Capitolo 16

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By marystark75

16.


Le piogge intermittenti di quei giorni ebbero finalmente un termine.

All'alba del quarto giorno di cammino, da quando avevamo incontrato Elsa, trovammo infine le risposte ai nostri dilemmi.

Ma quando mai arrivano su un vassoio d'argento e belle impacchettate?

Preferisco non rispondere.

Un aroma pungente – unico indizio di qualcosa di anomalo – raggiunse le mie narici troppo tardi, per i miei gusti, e mise in allarme i miei ricordi a breve termine.

Messami subito in posizione d'attacco, esclamai: "Berserkir!"

Il gruppo fu lesto a muoversi.

Erin prese Elsa in braccio e, con sorprendente agilità, si arrampicò su una quercia per togliersi di mezzo mentre io, Duncan e Alec ci preparavamo per accoglierli.

Vista la vicinanza degli intrusi, non dovemmo attendere molto.

Sotto gli occhi sgomenti di Elsa, stretta tra le braccia di Erin, non meno di una decina di berserkir in assetto da battaglia ci piombarono addosso come un torrente in piena.

Erano enormi come li ricordavo, feroci come fiere impazzite, con artigli così spaventosi che il mio primo pensiero fu quello di scappare a gambe levate.

Non potevo, ma avrei tanto voluto farlo.

Duncan e Alec mutarono in lupi l'uno dopo l'altro, due candidi mannari dalle zanne spianate e gli artigli snudati.

Nel mio caso, se volevo usare appieno il mio dono di wicca, dovevo rimanere umana.

Per difendermi, perciò, mutai solo le mani, lasciando che gli artigli prendessero il posto delle mie unghie corte e ormai rovinate da troppi giorni di viaggio.

Mi mossi abile per evitare i loro colpi, mentre Duncan e Alec colpivano con precisione chirurgica alle caviglie, recidendo nervi o muscoli per impedirne i movimenti.

La battaglia alle Svalbard aveva insegnato loro come combatterli, ma la superiorità numerica era comunque un problema.

Balzai perciò vicino a un frassino e, affondando gli artigli nel suo tronco, raccolsi dentro di me tutta la sua energia e la sprigionai sotto i miei piedi.

Il danno fu immediato.

Zolle di terra enormi si staccarono dal terreno, sotto la spinta delle radici delle piante che ci circondavano, sbalzando i berserkir uno dopo l'altro.

Duncan e Alec ne approfittarono per portarsi sotto l'albero dove si era arrampicata Erin che, a zanne snudate e con un atteggiamento tipico da mamma, stava proteggendo Elsa con il suo corpo.

Pur rintronati dalla caduta improvvisa, i berserkir si rialzarono per combattere nuovamente, ma fu Elsa a fermarli.

Lanciato un urlo che riuscì a sovrastare il caos creatosi sotto di lei, richiamò l'attenzione dei berserkir, dilungandosi poi in un monologo concitato e corredato da ampi gesti delle braccia.

Gli uomini orso parvero chetarsi alle sue parole e ci guardarono con sospetto, pur senza più tentare di attaccarci.

Io, però, rimasi preventivamente ancorata alla pianta per replicare il mio attacco, al minimo accenno da parte loro.

Duncan e Alec, ansanti e feriti in più punti, osservavano torvi i loro avversari, le orecchie spianate all'indietro sul capo e le zanne snudate, segnale più che evidente della loro tensione a stento trattenuta.

Io respiravo a fatica – contenere l'energia necessaria per smuovere le piante non era semplice – e le mie gambe tremavano come fuscelli, ma per nulla al mondo avrei mollato la presa.

Come ultima riprova della nostra buona volontà, Elsa abbracciò Erin prima di domandarle di lasciarla andare.

La donna fu restia a obbedirle, ma annuì e la aiutò a scendere dall'albero, senza peraltro allontanarsi da lei.

La mano poggiata su una spalla di Elsa con fare protettivo, Erin avanzò con la bambina verso i berserkir, lo sguardo volitivo piantato in faccia ai possenti uomini orso.

Appariva sicura di sé, ma tratteneva a stento la paura, appena visibile dalla mano libera – stretta a pugno – che teneva lungo la gamba.

Alec uggiolò preoccupato, muovendo un passo verso di lei, ma la donna lo fulminò con lo sguardo, impedendogli di fatto di proseguire oltre.

Era una cosa che voleva fare da sola.

Io mi tenni pronta, la mente spinta al limite dell'attenzione e puntata unicamente su di lei che, a pochi passi dal nemico, si fermò e appoggiò entrambe le mani sulle spalle di Elsa.

"L'abbiamo protetta e curata, perciò non avete alcun diritto di attaccarci" esclamò Erin con forza.

Il berserkr più vicino le ringhiò addosso con ferocia, mostrandole un corredo di zanne che mi fecero rabbrividire da capo a piedi.

Per Alec fu troppo.

Corse da lei e imitò il berserkr, snudando le proprie armi e imponendosi a forza tra Erin, Elsa e lo squadrone di uomini orso in assetto da battaglia.

La lupa sbuffò contrariata ma non disse nulla ed Elsa, accarezzando preventivamente il manto di Alec, mormorò: "Non faranno più niente. Tranquillo."

Alec si volse per guardarla con i suoi profondi occhi ferini e annuì, accomodandosi sulle zampe posteriori pur senza spostarsi.

Se mai avessero voluto attaccare, lui sarebbe stato il primo a essere colpito.

A quel punto, il berserkr più alto scrollò le spalle come se la sua intera muscolatura si fosse rilassata di colpo e, sotto i nostri occhi, tornò a prendere forma umana.

Come Lot, anche quel berserkr era alto come una montagna e ricoperto di tatuaggi spiraliformi rossi e neri, dipinti in modo tale da ricordare la fisionomia di un orso.

Uno dopo l'altro, anche gli altri tornarono a riprendere sembianze umane, presentandosi a noi come un'autentica armata da combattimento.

Era evidente quanto quei tatuaggi fossero più di un eccentrico disegno dipinto su tutto il corpo.

Avevano un significato profondo, o tutti loro non ne avrebbero portato uno identico sulla pelle.

Con voce cavernosa e roca, quello che ipotizzai essere il capo dei guerrieri declamò stentoreo: "I territori sotto il nostro dominio non sono mai stati calpestati dai Figli della Luna, se non dietro nostra espressa concessione, perciò riteniamo che la vostra presenza qui violi i trattati. Non vi uccidiamo adesso solo perché avete con voi la figlia del nostro capo che, a quanto ci ha detto, vi ritiene degli amici. Parlate brevemente, cosicché si possa decidere o meno se uccidervi ora, o condurvi a rapida morte al nostro villaggio."

Rabbrividii di fronte a quelle prospettive ben poco allegre, ma ancora una volta Elsa si erse a nostra paladina.

Diede uno schiaffetto alla mano del berserkr grande e grosso che aveva parlato, replicando in un norvegese piuttosto alterato e frettoloso.

Non capii un accidente di quel che disse, ma quel monologo infuriato parve sortire l'effetto voluto.

L'uomo orso sembrò dapprima riluttante ad ascoltarla, ma infine annuì e borbottò controvoglia: "Elsa vi vuole risparmiare, perciò prima parleremo con la nostra Somma Guida, e solo dopo decideremo del vostro destino."

Poi, rivolgendosi a me, reclinò brevemente il capo a mo' di ossequioso saluto e infine disse: "I miei rispetti, Accolita della Madre. Ti chiedo cortesemente di non attaccarci oltre con i tuoi Doni della Natura. Noi rispetteremo la tregua, se tu la rispetterai."

Ritirai la mano e gli artigli e, annuendo, mi limitai a dire: "Non agirò contro di voi, lo prometto. Ma mi riterrò in dovere di intervenire, se colpirete i miei compagni."

"Così sia" assentì il berserkr, levando un braccio per indicarci la via.

Alec colpì leggermente la spalla di Elsa col muso per indicarle di montare a cavalcioni su di lui e la ragazzina, di buon grado, salì in groppa.

Cominciavo a sospettare che Alec avrebbe potuto fare il baby-sitter, invece che il proprietario di un'officina meccanica.

Pareva che, coi bambini, ci avesse preso gusto, e loro pendessero dalle sue labbra.

Naturalmente, tenni quel pensiero tra me e me, perché sapevo benissimo che avrei ricevuto solo uno scappellotto, o peggio, se mi fossi arrischiata a parlare.

Al berserkr, comunque, quella cosa parve non piacere, ma Elsa gli sorrise divertita e gli disse di farsi gli affari suoi o, per lo meno, così immaginai.

Erin rimase al loro fianco, accarezzando la spalla di Alec con gesti continui, leggeri, come se stesse chetando un bambino irritato e stanco.

E forse era così.

Dopotutto, trasformarsi e lottare come un indiavolato, come aveva fatto Alec fino a due minuti prima, doveva averlo spossato non poco.

L'essere reduce da un precedente combattimento, in cui era rimasto gravemente ferito, non aiutava affatto, in questi casi.

Guardinga, mi mossi lesta per avvicinarmi a Duncan e, mentalmente, gli domandai: "Tutto bene? Le ferite come vanno?"

"Sopravvivrò. Bruciano come l'inferno, però."

"Lo so" sospirai, rammentando più che bene il loro effetto sulle carni dei licantropi.

"Come mai non percepiscono la presenza di Fenrir?" mi chiese a quel punto Duncan.

"Si sta nascondendo, da quel che capisco. Sta tenendo a bada il più possibile i suoi poteri divini, ma non ho idea di quanto potrà durare. Già adesso sento che la gabbia sta cedendo."

"E tu, come ti senti?"

"Ho prurito ovunque. Quel che sta facendo Fenrir, per tener sopita la sua presenza, mi procura dei continui riflessi fisici sui recettori del dolore, provocando il prurito. In questo momento, mi rotolerei in terra con gran diletto" ironizzai, grattandomi nervosamente il dorso di una mano.

Duncan mi leccò la mano incriminata come per darmi conforto e io, addossandomi a lui per un momento, gli baciai la gorgiera prima di dire: "Se non altro, li abbiamo trovati."

"Speriamo che basti."

"Non saprei che altro inventarmi, onestamente."

"Tieniti pronta a fuggire, qualora dovesse succedere qualcosa."

"Col cavolo, Duncan! Resto con te qualsiasi cosa succeda!" sbottai, di fronte a quella richiesta assurda.

"Non lo faresti neppure se ti pregassi in ginocchio?"

"Scordatelo! Piuttosto, ti sego le ginocchia, tanto per stare tranquilla" ringhiai, interrompendo il contatto con lui.

Era davvero il colmo! Come poteva chiedermelo!?

Lui mi diede un colpetto col muso contro la spalla, come a chiedermi scusa, ma io non lo degnai di uno sguardo.

Ero così furiosa che avrei potuto spaccargli la testa, in quel momento.

Dietro di me, Alec tossì una risatina e, nel volgermi a mezzo per capire cosa stesse succedendo, scoprii che Elsa ed Erin avevano scoperto un punto in cui l'enorme lupo era sensibile al solletico.

Sgranai gli occhi, basita di fronte a tanto sprezzo del pericolo – o totale mancanza di istinto di sopravvivenza – finché non mi resi conto del sottile gioco a cui stavano partecipando.

Mostrandosi così tranquilla in compagnia di un così folto gruppo di ulfhednir Lot mi aveva detto che loro chiamavano così i licantropi, ovverosia 'teste di lupo' – Elsa stava cercando di far capire ai guerrieri quanto fossimo innocui.

Sperai davvero che, tra loro, non vi fossero parenti di Lot, o tanta sicurezza sarebbe svanita non appena fosse saltata fuori la verità.

***

Non impiegammo più di due ore a giungere ai confini del piccolo villaggio, raggiungibile grazie a una piccola stradina montana, praticamente ridotta a un tratturo alpino.

A sud del paese di Gungnir, un placido lago di origine glaciale – che Elsa ci disse chiamarsi Hemtiønnet(1 )– rifletteva la luce al tramonto di quella ormai fredda serata di settembre.

I toni del rosso e dell'amaranto cosparsi nel cielo e sull'acqua placida mi rammentarono fin troppo il sangue e, per un attimo, temetti potesse essere un oscuro presagio di morte.

Distogliendo lo sguardo da quello spettacolo eccezionale quanto macabro, poggiai una mano sulla spalla di Duncan – sì, alla fine ero tornata a parlargli – e mormorai: "Speriamo bene."

Lui annuì col muso ma, un secondo dopo, un'esplosione nella mia testa mi fece crollare carponi, la bocca spalancata alla ricerca d'aria mentre Fenrir, dentro di me, urlava come divorato dal fuoco.

Subito, i berserkir si scatenarono, circondandoci e ringhiando come pazzi mentre Alec digrignava i denti ed Elsa si stringeva al suo collo per non cadere.

Erin, accorrendo subito in mio aiuto, esclamò terrorizzata: "Brie, che succede?!"

Non seppi dirglielo, non riuscii neppure a emettere suono.

Ogni mio respiro serviva a mantenermi in vita, mentre un maglio enorme mi percuoteva con violenza, impedendomi qualsiasi movimento.

Non fossi stata più che certa del contrario, avrei detto che Thor si fosse reincarnato proprio in quell'istante, e solo per fracassarmi la testa con mijollnir, il suo martello poderoso.

Crollai a terra, boccheggiante, sotto lo sguardo terrorizzato dei miei compagni e quello furioso dei berserkir, già pronti a finire quanto avevano iniziato solo poche ore prima.

Fu unicamente l'arrivo di una donna dall'aspetto giunonico, che impedì il disastro e che, con un gesto elegante della mano, spazzò via quella che non poteva che essere una barriera psichica.

Il dolore scemò di colpo e io tornai a respirare normalmente, pur se ero ormai senza forze.

Duncan fu subito al mio fianco, uggiolando preoccupato ma la donna, sorridendo freddamente a tutti noi, asserì: "Non temere, giovane lupo, la tua compagna non morirà... almeno per ora."

Poi, guardando Elsa, aggiunse: "Mia cara... come mai in compagnia di un branco di ulfhednir non invitati?"

Vagamente confusa, la bambina mormorò: "Mi hanno salvata nel bosco, madre. Ero ferita, e loro mi hanno curata, accudita, sfamata e ricondotta qui. Ho cercato di spiegarlo a zio Wulfgar, ma non mi crede del tutto."

Sentendosi preso in causa, l'uomo replicò piccato, indicandomi con foga: "E' chiaro come il sole che queste persone nascondono qualcosa, o la barriera non si sarebbe attivata!"

Io riuscii in qualche modo a mettermi seduta, contando soprattutto sull'apporto di Erin, che mi tratteneva dal cadere nuovamente come una pera cotta.

Biascicando stentatamente, esalai: "E'... una barriera... anti-dèi?"

La donna assentì con un piacevole cenno del capo biondo cenere e, scrutandomi con i suoi penetranti occhi di falco, chiosò: "Il che mi fa supporre che tu ne contenga uno nel tuo animo, giusto?"

"Giusto" gracchiai.

Accigliandosi leggermente, la donna disse ancora: "Non ci resta che scoprire a che razza appartiene."

Ciò detto, levò nuovamente una mano verso il cielo e io gridai.

Fenrir, dentro di me, non poté che imitarmi e, spinto a uscire contro la sua volontà, mi spinse da parte come aveva fatto il giorno in cui ci aveva salvati, scardinando la gabbia del mio corpo per emergere.

Ne seguì un autentico parapiglia.

Ovviamente, la comparsa del loro acerrimo nemico, e proprio sulle porte di casa, portò i berserkir a mutare nuovamente in orsi.

Erin tolse repentinamente dalla schiena di Alec la piccola Elsa, e Duncan balzò in avanti per combattere.

Fenrir, bloccato dalla barriera energetica anti-dèi eretta intorno al paese, non poté in alcun modo muovere un passo per dare loro una mano e io, prigioniera nel mio stesso corpo, rimasi a fissare la scena con il cuore in gola.

Mutando in lupo a sua volta, Erin si pose al fianco di Alec, e combatté con fierezza mentre Duncan cercava di tenermi lontani i berserkir meglio che poté.

Naturalmente, la superiorità numerica si fece sentire nel giro di pochi minuti.

Quando vidi Duncan crollare a terra dopo un colpo al torace, urlai terrorizzata prima di venire investita da un vero e proprio vento di energia mentale.

Sentii sfrigolare ogni particella del mio corpo, mentre intorno a me i berserkir venivano ricondotti a più miti consigli, ivi compresa la donna che aveva iniziato tutto ciò.

Fenrir, nel suo enorme corpo di lupo bianco, ora libero dalla barriera anti-dèi, piegò il muso in avanti e, ossequioso, mormorò: "Allföðr (2)..."

Non compresi a chi si stesse rivolgendo finché non vidi comparire dinanzi a noi una seconda donna, esile come un giunco e di bassa statura, che teneva tra le braccia un bimbo.

Dava l'idea di non avere più di un anno di vita.

Da quella creatura minuscola proveniva una forza vitale immane, e era anche la causa del vento che aveva bloccato l'attacco dei berserkir, che ci avrebbero sicuramente ridotti a stuzzichini per l'antipasto.

La donna si fermò di fronte alla sacerdotessa che aveva compiuto l'incantesimo e, a sorpresa, quest'ultima si inchinò ossequiosa, mormorando la stessa parola pronunciata da Fenrir.

Il bimbo, dai profondi occhi turchesi, fissò l'enorme lupo fermo dinanzi a lui senza provare minimamente paura e, mossa una mano verso di lui, ne sfiorò il muso morbido e dal folto pelo.

"Sono secoli che non ci incontriamo, figlio di Loki."

"Molto tempo, Padre Tutto."

"E posso sperare che tu sia giunto qui in pace, nonostante tu e io ci siamo lasciati nel peggiore dei modi? Puoi portarmi notizie di mio figlio Tyr? Mi è difficile percepirne la presenza nel mondo, in un corpo così giovane, ma i miei figli mi hanno assicurato che lui soggiornò qui, poco prima della nascita del bambino in cui vivo."

"Temo che la tua gente sia stata abilmente ingannata, Padre Tutto. Non conosco l'identità della persona in cui si è reincarnato tuo figlio, ma colui che ha messo piede qui, spacciandosi per Tyr, altri non era che mio padre Loki."

Dal bambino sfrigolò un'aura potentissima quanto indignata, e tutti i berserkir presenti ringhiarono furenti in risposta, forse comprendendo lo stato di profonda ira di Wotan, loro signore e padrone.

Perché esisteva un'unica entità, nel pantheon delle divinità norrene, a poter essere chiamato Padre Tutto; Wotan, altresì detto Odino.

Rimasi strabiliata e, sì, intimorita da tanto potere, perciò preferii che la discussione si svolgesse tra le due divinità, pur se sapevo che era un rischio, vista l'antica sfiducia.

Fenrir fu più che prolisso nella spiegazione, preferendo dilungarsi perché nulla fosse lasciato nel dimenticatoio.

Non eravamo nella condizione di poter lesinare sulle parole, poiché tutto dipendeva da quanto Wotan avesse creduto o meno in noi.

Fu verso la fine della sua lunga dissertazione, che Fenrir aggiunse: "Se avrai la compiacenza di scrutare nei ricordi della fanciulla in cui io vivo, potrai capire senza ombra di dubbio che non mento, Padre Tutto. I tuoi figli, come i miei, sono morti e hanno sofferto solo per il diletto di mio padre, per il suo desiderio senza fine di scatenare il Ragnarök su Manaheimr(3) e su tutti gli altri Regni."

Il bimbo annuì alla sua richiesta, e il mio corpo riprese sembianze umane, permettendomi di recuperare il controllo su me stessa e sulla mia mente.

Se mi fosse ricapitata un'altra volta, sarei probabilmente impazzita.

Crollai in ginocchio, nuda e stanca morta, ansando alla ricerca d'aria. Ero davvero stufa marcia che tutti quanti usassero il mio corpo come meglio credevano!

La donna che teneva il bambino in braccio, sorridendomi comprensiva, si slacciò il poncho che portava sulle spalle per drappeggiarmelo addosso.

Fatto ciò, con cautela, depose tra le mie braccia il suo bimbo dall'aspetto serio e maturo.

Io lo poggiai con delicatezza contro la mia spalla, avvertendo sulla pelle la forza a stento trattenuta da quella carne umana e delicata.

Subito, il tocco divino di Wotan si impadronì dei miei pensieri, dei miei ricordi e delle mie sensazioni, e io dovetti assistere a quell'invasione come se mi fossi recata al cinema per guardare un film che non volevo vedere.

Rivissi la fuga con Duncan, le peripezie che dovemmo sopportare per ristabilire un minimo di controllo sul branco, la mia mutazione in licantropa, il pericolo mosso contro di noi da Fitzroy, la morte di Leon.

Lì, Wotan ristette per qualche secondo, domandandomi: "Non faceva parte del tuo branco, vero?"

"Non sapeva neppure chi ero diventata, ma mi seguì per aiutarci. E morì nel tentativo."

"Gli eri affezionata."

"Sì."

Wotan non disse altro e proseguì, raggiungendo infine l'avvento di Lot e dei suoi berserkir, il rapimento, la tortura sulla nave, e infine lui, Loki.

Le sue menzogne sgorgarono dalla mia mente come liquido incandescente, facendo agitare il bambino tra le mie braccia che, furente, batté le mani più volte, come a voler scacciare qualcosa di brutto.

"Quel vile! Prendersi gioco dei miei figli! Dei figli di suo figlio! Avrei dovuto immaginare che Tyr non avrebbe mai mosso guerra contro Fenrir. Ciò che era successo al lago Ámsvartnir lo aveva turbato nel profondo, portandolo a pentirsi di aver tradito la fiducia del vecchio amico, e spingendolo a mettersi contro di me. Non avrei dovuto fidarmi delle parole di Loki..., avrei dovuto dubitare, e fidarmi di mio figlio."

Perché siete tornato?, domandò il dio-lupo.

"Decisi di rinascere il giorno stesso in cui tu ti tramutasti in un faro di luce nell'Oltretomba, Fenrir. Quando scorsi la tua luce, temetti per i miei figli, e decisi di risorgere dove avrei potuto essere d'aiuto. Non mi ero reso conto che tu eri sfuggito alla Madre anni addietro, ma non mi curavo di te e di dove ti trovassi, lo ammetto."

"Quando divenni una licantropa, foste in grado di vederlo, quindi, Padre Tutto" intervenni a mia volta, non poco sorpresa da quella scoperta.

La mia rinascita come mannara aveva dato il via a un'infinità di destini, contrapposti tra loro in modo impensabile.

"Sì, giovane Brianna Ann. A torto, pensai che Fenrir fosse un pericolo, ma non avevo immaginato che Loki potesse trovarsi per il mondo a seminare zizzania. E' così difficile percepirne l'aura!"

E' sempre stato un ingannatore, Padre Tutto, e non vi faccio una colpa per aver pensato male di me. Non diedi prova di grande discernimento, l'ultima volta che ci incontrammo, e neppure in tempi antecedenti, per essere onesti, mormorò ossequioso Fenrir.

"Né io ti diedi motivi per pensare di me buone cose, ragazzo. Il tuo dolore per i trattamenti subiti negli anni, e la paura di perdere la tua amata, erano sinceri, ora lo vedo con chiarezza, ma all'epoca non ero meno vanaglorioso degli altri dèi miei pari. O di te, prima che tu conoscessi quella giovane mortale."

Posso dunque sperare che non vi sia alcuna faida tra i lupi e gli uomini-orso? Ciò che è successo alle Svalbard è stata solo la rappresaglia nata per salvare questa fanciulla. L'amore ha spinto la mano dei miei figli, non l'odio verso i vostri consanguinei.

"L'amore ha sempre reso folli le menti, e tu ne sai qualcosa, ragazzo" ironizzò Wotan, rammentando i motivi per cui era finito tra le maglie di gleipnir. "Evidentemente, i tuoi figli hanno preso da te. Ma capisco... si fa di tutto, per chi si ama."

"Lot non voleva tutto questo, Padre Tutto. Me lo confidò in punto di morte. Se avesse saputo la verità, non ci avrebbe mai attaccati. E' stato Loki a fomentare l'odio tra di noi" aggiunsi con veemenza e sentimento.

"Ora ne sono consapevole, ma temo che la risposta a quell'evento sia già diretta verso le vostre terre, perciò dobbiamo agire per tempo e bloccarli prima che nuovi spargimenti di sangue siano perpetrati. Di' alla donna che mi è madre terrena di chiamare suo cugino Gunther, perché blocchi le nostre armate. Non è più il tempo per il sangue."

Fui lesta a riportare il messaggio e la donna, annuendo in fretta, corse via senza attendere un attimo mentre i berserkir, attorno a noi, attendevano pazienti di sapere come comportarsi.

"Deponimi tra le braccia della Sacerdotessa. Le dirò cosa fare... e non temere, non scorre odio, tra noi."

Ne sono lieto, mormorò Fenrir.

Non esitai a mormorare il medesimo sollievo.

Ora, restava solo la speranza di poter fermare in tempo la guerra.

________________________________

1 Hemtiønnet: E' un lago norvegese che si trova a circa sessanta km a est di Vinstra. Il paesino che cresce sulle sue sponde, invece, non si chiama Gungnir ma, per esigenze di narrazione, ne ho mutato il nome.

2 Allföðr: lingua norrena. Significa Padre del Tutto. Appellativo con cui veniva chiamato Odino (Wotan).

3 Manaheimr: lingua norrena. (Terra degli Uomini) Altro nome con cui viene chiamata Midgard (Terra di Mezzo), cioè la Terra.

__________________________________

Siamo infine giunti al villaggio dei berserkir e, inaspettatamente, i nostri eroi hanno trovato un insospettabile alleato nella reincarnazione di Wotan, o Odino.

Gli antichi dissapori tra i due dèi sembrano essere ormai superati, specialmente se messi di fronte al pericolo di una faida voluta da Loki.

Giungerà in tempo, la telefonata, a questo punto? O Brianna e gli altri dovranno piangere altri morti?

Di sicuro, i berserkir devono loro alcune spiegazioni, soprattutto riguardo al giovane spacciatosi per Tyr che, in fondo, si è presentato a loro come lupo mannaro e, cioè, come uno dei figli del loro più acerrimo nemico, Fenrir.

Non vi lascerò nel dubbio, comunque. Tutto verrà spiegato nel prossimo capitolo!

Alla prossima!

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