Cinquanta sfumature di un'amn...

By Andromaca27

163K 4.3K 384

I primi capitoli di questo racconto sono la traduzione, abbastanza fedele ma non letterale, di una ff in ingl... More

Capitolo primo
Capitolo secondo
Capitolo terzo
Capitolo quarto
Capitolo quinto
Capitolo sesto
Capitolo settimo
Capitolo ottavo
Capitolo nono
Capitolo decimo
Capitolo undicesimo
Capitolo dodicesimo
Capitolo tredicesimo
Capitolo quattordicesimo
Capitolo quindicesimo
Capitolo sedicesimo
Capitolo diciassettesimo
Capitolo diciottesimo
Capitolo diciannovesimo
Capitolo ventesimo
Capitolo ventunesimo
Capitolo ventiduesimo
Capitolo ventitreesimo
Capitolo ventiquattresimo
Capitolo venticinquesimo
Capitolo ventiseiesimo
Capitolo ventisettesimo
Capitolo ventottesimo
Capitolo ventinovesimo
Capitolo trentesimo
Capitolo trentunesimo
Capitolo trentaduesimo
Capitolo trentatreesimo
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50

Capitolo 38

1.8K 59 0
By Andromaca27

Ana mi volta le spalle dirigendosi verso il bagno. Ad un tratto vedo che si ferma. Gli occhi fissi a terra dove c'è un biglietto da visita, si china, lo prende, se lo rigira tra le mani, legge e poi mi rivolge uno sguardo di rimprovero.

«A volte la sorte si diverte a farci certi scherzi...»

«Non capisco.» Mi avvicino a lei per vedere. È il biglietto da visita di Amelia Lang. Come ci è finito qui? Ero sicuro di averlo lasciato nel mio studio, sulla scrivania. Ana lo gira per mostrarmi il retro e me lo porge, poi entra in bagno. Rimango dietro la porta chiusa con quel bigliettino tra le mani. Scritto a mano, c'è il numero di una camera d'albergo: Hotel Bellevue stanza 203.

Ma che cazzo significa? Da dove viene questo biglietto?

Aspetto ancora dietro al porta finché lei non esce.

«Ana, ti giuro, io non ho idea di come sia finito qui. E soprattutto, non sono mai stato in quella stanza!»

«E come lo spieghi? Come può essere arrivato qui?»

«Non lo so... forse me lo ha messo in tasca senza che io me ne accorgessi, ed è caduto quando mi sono tolto la giacca.» Lei continua a scuotere la testa, il suo viso triste, deluso.

«Ana, credimi, non ci sono andato in quella camera... e non solo perché non mi sono accorto del biglietto, ma perché non ci sarei andato per nessun motivo al mondo. Ci sei solo tu per me.»

«Vuoi dire che non hai notato che quella donna ti divora con lo sguardo?»

«Non ho detto questo. Ho detto che io non nutro alcun interesse per lei.»

«Allora perché non glielo hai detto senza mezzi termini? Perché non l'hai mandata al diavolo? Perché ci sei andata a pranzo invitando anche me?»

«Per un affare di svariati miliardi di dollari...»

Ana si blocca per un istante trattenendo il respiro.

«Ma... fanculo, sono pronto a sbarazzarmi di lei e dell'affare. Se è per farti avere fiducia in me. La chiamo subito.» Immediatamente vado a prendere il cellulare e allungo la mano verso Ana perché mi passi il biglietto dato che non ho il suo numero in memoria, inizio a comporre il numero, ma Ana mi interrompe trattenendomi per un braccio.

«Non c'è bisogno che tu lo faccia, io ti credo.»

Io non mi fermo, aspetto che risponda, ma dopo diversi squilli ancora niente.

«Christian, davvero, non farlo. Non voglio danneggiare i tuoi affari. Io ti credo, lo so che tu non mi hai tradito.»

Chiudo il telefono perché Amelia non risponde.

«Non ti ho tradito e non ti tradirò mai. Mai. Come puoi pensare che io, avendo te, possa desiderare un'altra? Amelia, poi.»

«È proprio questo il punto: io non riesco a spiegarmi come sia possibile che tu preferisca me, quando potresti avere non solo Amelia ma qualunque donna, anche quelle che appartengono al tuo mondo.» Emetto un sospiro esasperato, mi passo le mani tra i capelli. Siamo sempre allo stesso punto. Cosa devo fare per farglielo capire?

«Io non so più come dirtelo. Mi sembrava di essere stato chiaro nella mia mail. Dimmi cosa posso fare per dimostrarti che io voglio solo te. Dimmelo.»

«Penso che non ci sia niente che tu possa fare.»

«Ana, no. No. Per favore. No.»

«Mi dispiace...»

«Ieri dopo il pranzo mi sembrava che tutto fosse chiaro, che avevi bisogno di fare un'ultima cosa e poi mi avresti chiesto di tornare. Cos'è successo? Che cosa hai ricordato?»

Il suo viso, se possibile si fa ancora più serio e più triste, va verso il letto e si siede sul bordo. Io sono subito accanto a lei. Tiene la testa china. Le sollevo il mento con l'indice e i nostri occhi sono di nuovo fissi gli uni negli altri.

«Ana... vuoi dirmelo?»

Emette un sospiro tremolante e inizia a parlare.

«Tu... tu mi hai picchiata. Mi hai picchiata con una cintura... mi hai fatto contare...»

Cazzo! Devo mantenere il contatto visivo.

Prendo le sue mani tra le mie: ho bisogno di mantenere il contatto con lei. Devo fare in modo che capisca a fondo ciò che sto per dirle. Parlo nel modo più dolce che posso.

«Ana, non posso negarlo. Ti ho picchiata, ma è successo solo quella volta e me lo avevi chiesto tu.»

«Io? Ma come...?»

«Volevi... volevi capire se potevi riuscire a sopportarlo... per me... Tu eri già innamorata di me e volevi provare a fare quello che facevano le altre donne... prima di incontrare te. Ti ho fatto male e tu mi hai lasciato... ma ti giuro, non è più successo e non succederà più. Mai più.»

«Christian...?» La sua voce è un sussurro, il suo corpo è attraversato da un continuo tremore. Vorrei tanto stringerla a me, confortarla, ma non so se me lo permetterebbe. Fanculo. Le prendo il viso con entrambe le mani.

«Baby, fidati di me. Non succederà più. Non sai quanto sono stato male quando mi hai lasciato, non rischierò di perderti di nuovo. E poi...»

Devo dirlo? Devo dirlo che avrebbe potuto fermarmi e non lo ha fatto?

«E poi?»

«E poi avresti potuto fermarmi in qualunque momento, avresti potuto usare la safeword, ma non lo hai fatto.»

«La safeword... la safeword...» Ripete come in trance, con lo sguardo abbassato.

«Ana? Cosa c'è?»

«Mi sono ricordata anche di quando la safeword l'ho usata...»

«Cristo!»

«Mi hai... torturata, ero legata alla croce di legno e mi facevi arrivare vicino all'orgasmo e poi mi negavi lo sfogo... una volta, due, tre...»

«Ana, sono cambiato. Non l'ho più fatto.»

«Perché volevi punirmi?»

«Per favore, lasciamo perdere per adesso. Sei troppo scossa. Ne parliamo più tardi o un altro giorno.»

«No, Christian. No. Non voglio più rimandare. Voglio saperlo adesso.»

Mi ravvio i capelli con una mano. Sono disperato. Mi lascerà. Lo so, mi lascerà, appena avrò finito di raccontarle.

«Christian, dimmelo.»

«Io ero a New York per un viaggio d'affari. Tu non sei voluta venire. Mi avevi promesso che saresti rimasta a casa, che avresti incontrato Kate a casa per una serata tra di voi. Era il periodo in cui Jack Hyde ci teneva sotto tiro, avevo dovuto intensificare le misure di sicurezza e tu... tu rischiavi la vita per una bevuta al bar.»

«Ma non è successo niente...»

«Niente? Se tu chiami niente il tentativo di rapimento di mia moglie da parte di quel bastardo.»

«Voleva rapirmi?»

Annuisco «Quando l'hanno preso aveva addosso un rotolo di nastro adesivo e una quantità di sedativo sufficiente per addormentare un cavallo.»

«E tu eri arrabbiato... per questo?»

«Ero arrabbiato con tutti, con me stesso in primo luogo. Con il mio staff di sicurezza... con te.»

«E mi volervi punire. Volevi farlo anche l'altra volta quando sono uscita senza Sawyer?»

«No... sì... non lo so. Ho pensato di picchiarti o di punirti in qualche altro modo, ma non desideravo farlo. E non l'ho fatto né mai lo farò. Mai.»

«Lo so. Io so che tu non lo faresti. Tu sai controllarti.»

«Oh, grazie a Dio! Allora mi credi? Oh, Ana!» L'abbraccio d'impulso, ma mi sento raggelare quando mi accorgo che lei non ricambia il mio abbraccio, le sue braccia ricadono inerti lungo il suo corpo. Mi discosto per osservarla: piange. Piange silenziosamente. Mi sono illuso troppo presto: non può bastarle quello che ci siamo appena detti per farla ritornare da me.

«Ana? Dimmi perché piangi.»

«Noi due non possiamo...» Trattengo il respiro: so già cosa sta per dire. Dio, no. No. No. No. Per favore, no.

«Christian, noi non possiamo stare insieme.»

«No! Perché? Mi hai detto che mi credi, che sai che non ti farò del male, perché, allora?»

«Perché io non potrò mai renderti felice. Tu rinunceresti a tutto quello che eri, lo so. È questo il punto: io non voglio che tu faccia un sacrificio così grande per me. Un giorno potresti pentirtene e... e odiarmi per averti costretto a rinunciare a te stesso.» Lei continua a piangere, mentre io sono ormai paralizzato dalla paura, non riesco più a pensare né a parlare. Mi sta lasciando... mia moglie non vuole più stare con me.

«Sono sicura che un giorno mi ringrazierai. Mi dirai che ho avuto ragione.»

«Non ci contare. Vivrò con il dolore opprimente per non avere più la donna della mia vita. Anche tu soffrirai. Mi hai chiesto di essere meno possessivo e di non opprimerti e io l'ho fatto, a modo mio con tutti i miei limiti io ci ho provato e lo voglio ancora, se non di più... Posso provarci. Aiutami, ti prego, chiedimi quello che vuoi, sono disposto a tutto, farò tutto quello che vuoi.»

Lei non parla, scuote la testa senza sosta. Gli occhi bassi, le lacrime che le scivolano sul viso.

«Non ti basta che io sia qui davanti a te ad implorarti di non lasciarmi? Ti giuro che non è più successo e che non succederà più. Ti giuro che nessuna donna potrà rendermi felice se non tu. Ti prego, Ana. Ti prego...»

Non parla, tiene gli occhi a terra e in una postura di evidente sofferenza.

«Cristo Santo! Ana! Non ti basta che ti sto dicendo che non voglio che mi lasci, che voglio stare con te, che ho bisogno di te, che sei stata tu la sola che ha saputo smuovermi dalla mia vita di prima, che i giorni senza di te sono...vuoti e privi di luce? Non ti basta? Non ti basta?»

Mi guarda intensamente, come se stesse cercando le parole per dire ciò che pensa senza urtare la mia sensibilità.

«Non dire niente, Ana. Evidentemente non ti basta.» Sospiro stancamente. «Neanche il nostro amore ti basta? Noi ci amiamo, Ana. Ti amo. Tu mi ami. Lo so che mi ami. Lo capisco ogni volta che mi guardi, ogni volta che ci sfioriamo: tu mi ami.»

Mantiene quella postura dimessa, lo sguardo abbassato. Si tortura le dita sul grembo.

«E nostro figlio? Neanche lui è un buon motivo per restare con me?»

A questo punto con uno scatto alza la testa, mi rivolge uno sguardo risoluto.

«Nostro figlio... potrai seguire la gravidanza, il parto e sarai sempre presente. Io voglio che tu sia presente...»

«Ti prego, dimmi che non è vero. Dimmi che non stiamo davvero discutendo di questo. Non. Può. Essere. Vero.»

«Io... non sono la donna per te, ... Christian. Con una come Amelia, invece, potrai essere te stesso senza rinunciare a niente.» E scoppia in un pianto dirotto.

«Non è vero. Tu sei l'unica donna con cui potrei mai immaginare di trascorrere la vita. Come fai a non capire che quando non siamo insieme, ti penso ogni istante, non faccio altro che immaginare il tuo corpo, le tue mani, le tue labbra, ti voglio così tanto da non crederci, mi hai completamente stregato, io non vivo che per darti piacere, per venerarti e amarti. Ti prego, lasciati abbracciare.»

«No!»

Comincia a scuotere la testa, si alza, fa qualche passo verso il bagno, torna indietro, va verso la porta della stanza. Torna indietro un'altra volta.

«Non capisci? Io so pochissimo di te...»

«Cosa? Sai che ti amo. Sai come mi sento quando facciamo l'amore, quando sono dentro di te.»

«Forse so ancora meno di me stessa... se penso a come mi comporto quando sono con te, non mi riconosco più. Sei tu che hai causato questi cambiamenti in me, eppure c'è molto che io devo ancora sapere su di te.»

«Ti racconterò tutto... tutto, senza tralasciare niente, senza rimandare niente.»

«No. Tu non capisci quanto sia difficile per me vivere questo turbamento senza sapere da cosa è scatenato: solo quando ricorderò potrò affrontarlo, non succederà attraverso i tuoi ricordi.»

«Ana...»

«Mi hai cambiata così tanto...»

«Anch'io sono cambiato. Non solo sto imparando a contenermi, ma ho capito che sto bene... che mi piace tutto quello che faccio con te. Tutto.»

«Ma io non posso sopportare l'idea che tu abbia fatto tanto per me, mentre io ho solo preteso, senza neanche provare... senza avere la possibilità di provare a fare qualcosa per te.»

«Anche tu imparerai.»

«Come? Come potrei fare?»

«A poco a poco...»

«Christian, se sei sicuro di essere cambiato, di non volere più la tua vecchia vita, perché non vuoi più che andiamo nella stanza rossa a... a fare sesso?»

Cristo Santo! Pensa qualcosa, Grey! Pensa a qualcosa di coerente da dire!

«Io... noi...»

Cala un lungo silenzio spettrale tra di noi. Solo dopo alcuni minuti Ana sospira stancamente e riprende a parlare.

«Forse è meglio che io mi cerchi una sistemazione, così tu potrai tornare qui.»

«Ana, non riesco a capacitarmi che stiamo davvero parlando di questo in modo così definitivo. Quando riacquisterai la memoria, tornerai da me. Prima ti fidavi di me più di quanto io mi fidassi di me stesso. Adesso non è così ma ritornerai in te e allora verrai tu da me. Io ti aspetterò. Ti aspetterò anche per tutta la vita.»

«Per favore, basta, Christian, basta. Non renderlo ancora più difficile. Non torturiamoci ancora. Dammi qualche giorno per trovare un appartamento e poi potrai rientrare qui.»

«Non se ne parla nemmeno. Tu resti qui. Sarò io a trovarmi una sistemazione.»

«Ma questa è casa tua.»

«No. Questa è casa nostra.»

«Ok, nostra. Io non voglio starci da sola.»

«L'hai deciso tu.» Rispondo esasperato. Lei sospira... stanca. «Ok. Tu hai deciso che ci dobbiamo lasciare. Tu hai deciso che io non sarò felice con te. Almeno accontentami in questo. Qui sarai con Gail, sarai al sicuro. Avrai sempre qualcuno che si occupa di te.»

«Christian...»

«Ana, non farmi anche questo. Non farmi stare anche in pensiero per te. A meno che tu non voglia ferirmi più di quanto non abbia già fatto.» Dopo qualche istante di silenzio acconsente.

«E va bene... per ora resterò qui.

I grattacieli brillano come alberi di Natale. Sono stato invitato ad un gala per incontrare donne e uomini d'affari di fama internazionale e non ho nessuna intenzione di andare. Il lusso mi culla come sempre, i miei piedi calpestano soffici tappeti. Sono circondato da arredi costosissimi e scintillanti opere d'arte come soprammobili. Il denaro mi dà sicurezza, ma niente mi darebbe sicurezza quanto il sapere che Ana è mia. Invece, lei ha deciso che dobbiamo stare separati, che ci procureremmo solo reciproca infelicità. È tardissimo. Dovrei andare a dormire. Sono due gironi che non dormo, da quando ho dormito con Ana, dopo che ero corso all'Escala trovandola in lacrime nella stanza rossa. Mi ha lasciato. Mia moglie, l'unica donna che io abbia mai amato, mi ha lasciato. Sono piombato di nuovo nelle tenebre. La mia vita è talmente buia che non so più quale direzione devo prendere per riuscire ad andare avanti. Quello che credevo di essere, quello che credevo di sapere e quello che credevo di voler diventare sono solo ricordi che non mi appartengono più, come se fossero della vita di qualcun altro. E di quel Christian non è rimasto che qualche brandello, qualche brandello straziato dal dolore. La cosa che mi fa arrabbiare più di tutto è sapere quanto siamo fatti l'uno per l'altra, l'intesa e la sintonia che c'è tra di noi. E, soprattutto, quanto ci amiamo. Quanto amiamo nostro figlio. E, nonostante questo, sapere che non staremo insieme.

Ma in tutta questa rabbia e sofferenza, una sola certezza mi dà la forza di reagire: io non mi arrendo. Io lotterò per riaverla e la riporterò tra le mie braccia.

La mattina dopo mi preparo per andare in ufficio. Oggi devo incontrare Amelia Lang per concludere l'affare. Finalmente. Non dovrò più fingere con lei. Non dovrò più fingere di non capire certe allusioni. Non dovrò più fingere di non accorgermi delle sue avances.

Arriva insieme a Mr. Lewit, quando Ros e i miei consulenti sono già con me nella sala riunioni del mio ufficio. La discussione dovrebbe essere rapida perché in pratica è tutto deciso dalla precedente riunione, dobbiamo definire qualche dettaglio, leggere il contratto e sottoscriverlo.

Durante la discussione Amelia mi lancia qualche occhiata furtiva che io ignoro puntualmente. Vuole attirare la mia attenzione, ma faccio in modo che tutti i suoi sforzi siano vani. Dopo poco più di mezzora abbiamo già finito, i nostri ospiti stanno andando via, siamo tutti in piedi per i saluti. Io li accompagno fino alla porta, rinnovo i miei saluti e, quando si allontanano, mi chiudo la porta alle spalle e vado per sedermi alla scrivania. La mia attenzione viene attirata da un telefono abbandonato su una sedia, mi sembra di averlo visto ad Amelia. Una scusa perfetta per ritornare qui e parlarmi in privato. Non faccio a tempo a pensarlo che sento bussare, rispondo e la vedo comparire.

«Mr. Grey, chiedo scusa, ma credo di aver dimenticato qui il mio cellulare.»

«Sì, lo ha proprio dimenticato.» Se ha notato il mio tono sarcastico, non lo dà a vedere. Immediatamente lo va a riprendere, lo mette in borsa e si avvicina a me.

«Sarei perduta senza il mio telefono»

«Già, come molti di noi.»

«Scommetto che lei ha preso delle contromisure per evitare un inconveniente del genere.»

«Certo, non posso rischiare di perdere tutti i miei contatti.»

«Be', sono contenta che abbiamo concluso il nostro affare: sarà proficuo per lei e anche per la B&T... però mi dispiace andare via da Seattle e mi dispiace... mettere tanta distanza tra me e lei, Christian.»

«Senta, Amelia...»

«Lo so, lo so. Lei è sposato e innamorato di sua moglie...»

«Proprio così.»

«Ma è sicuro? È sicuro di non aver bisogno di qualcuno? Qualcuno come me?»

«Cosa intende, di preciso?»

«Oh, andiamo, Christian, non faccia finta di non capire, non le si addice per niente. Io so che tipo di vita conduceva prima di sposarsi, la stessa che faccio io. Come può rinunciare ad abitudini tanto radicate e accontentarsi di semplice e dolce vaniglia?»

«Perdoni la franchezza, Amelia, ma lei non può sapere qual era la mia vita di prima e qual è la mia vita oggi. E soprattutto, non sono fatti suoi

«Sua moglie non mi sembra proprio il tipo della Sottomessa e men che meno della Dominatrice. Come può soddisfarti, Christian. Avrai bisogno di tanto in tanto di dare sfogo ai tuoi impulsi...» È passata a darmi del tu, crede forse di riuscire a convincermi con la confidenza.

«Senta, Mrs. Lang, questa discussione tra me e lei non ha ragione di essere. Se vuole scusarmi, sono molto impegnato.» Spero che sia chiaro che io voglio mantenere le distanze letteralmente e metaforicamente parlando.

«Certo, anch'io... ho un aereo tra poco. Lasci che le dica un'ultima cosa: quando sentirà il bisogno di lasciarsi andare e sfogarsi come è abituato a fare da sempre, può sempre chiamarmi. Potremmo incontrarci... le assicuro che so come...»

Ah, per lo meno ha capito che non gradisco che mi dia del tu.

«Buon per lei, ma lasci che sia io a dirle un'ultima cosa. Anche se non sono fatti suoi, a scanso di equivoci, io amo moltissimo mia moglie e non la tradirò mai. Non potrei vivere senza di lei. Lei è davvero una parte di me, è come se mi infondesse il respiro.»

Dio, com'è vero! Riesco a vivere e a respirare solo perché sono più che convinto che Ana tornerà da me. Non è necessario che Amelia sappia della nostra separazione.

La sto guardando dritto negli occhi, la mia voce ha un tono tenero e roco, pieno di emozione. Il suo sguardo diventa vitreo; accusa il colpo: le mie parole semplici e sincere l'hanno scioccata, bloccandole la voce in gola. Non mi guarda in viso, fa finta di armeggiare con il cellulare. «È molto fortunata.» Dice alla fine.

«No. Devo contraddirla ancora una volta: la verità è che sono io il fortunato.»

La fisso negli occhi e per pochi istanti anche lei sostiene il mio sguardo. Annuisce debolmente e si congeda. «Adesso devo proprio andare o rischio di perdere l'aereo. Arrivederla, Mr. Grey.»

«Addio, Amelia.» Mi lancia un ultimo fugace sguardo appena sente il mio saluto, ma non osa replicare ed esce dal mio ufficio... e dalla mia vita, finalmente.

ANDROMACA

1

Continue Reading

You'll Also Like

31.5K 1K 42
Chiara Afilani vive a Torino da quando ha iniziato studi più approfonditi per il lavoro che voleva fare da quando era bambina. Dopo sforzi e sacrific...
27.5K 710 38
Sophia, un adolescente di 16 anni, dovrà andare a Barcellona, per riuscire a riallacciare il rapporto con suo padre. Si ritroverà a vivere in una vil...
18.4K 1.2K 8
Almeno una volta nella vita, quando arrivava Natale o qualsiasi altra festività, ognuno dei nostri genitori riceveva una chiamata dai proprio amici...
24.8K 907 37
Ashley è sempre stata una persona decisa e sicura di sé, ha sempre scelto di seguire il proprio istinto anziché le regole. Ma la sua vita viene strav...