Morirei cento volte piuttosto che rinunciare a questa
dolcissima unione con te. Chiunque tu sia, io ti amo, ti adoro come la mia anima.
Apuleio
ALEX
"Accidenti, Athena! Sul serio? Come ti è saltato in mente?"
"Mi sono autodifesa".
"Hai appiccato un incendio!"
"No, lui mi ha indotto a farlo".
"E poi, posso chiedere perché la scrivania era ribaltata insieme a ogni scaffale e archivio?"
Athena sembra annoiata da ciò che le dico e si porta all'indietro i capelli ricci e selvaggi. "Abbiamo lottato".
"Beh, noi dovremmo lottare contro la HTA, non tra di noi!"
Si alza in piedi dal suo letto, viene verso di me. "Senti, Alèx, l'esercito è mio, io sono stata l'ufficiale per eccellenza di William e conosco i miei soldati meglio di Torres. Io non mi lascerò comandare da lui perché sono migliore in questo. Non può avere sempre tutto ciò che pretende".
"Senti, Madison vi ha proposto di spartirvi i compiti".
"No".
"Athena".
"Io non voglio".
"Piccola Mowgli, andiamo... il tuo femminismo è a dir poco impressionante ma dovresti cercare di collaborare".
Le sue guance si tingono di un arancione chiaro. "Quello non è il mio nome".
Sospiro, mi siedo sul letto. "Perché non parliamo di cosa succede tra noi, che dici?"
Athena è rigida e rivolta di schiena, non riesce a guardarmi. "Non ho nulla da dire".
"E invece hai da dire tante cose" torno davanti a lei. "Per favore, voglio che mi spieghi il perché del tuo bacio".
Ora è visibilmente imbarazzata. "Non è nel mio protocollo questo".
"Protocollo? Intendi una sorta di codice militare?"
Annuisce.
"Fanculo il protocollo. Oh..." mi correggo. "Al diavolo il protocollo. Ormai fai parte della mia squadra, non devi temere l'autorità di William su di te".
Sospira. "William ha visto del potenziale in me da sempre, forse non avrei dovuto deluderlo".
Come può non avere fiducia in sé stessa in questo modo?
"Tu pensi di dover dimostrare qualcosa a qualcuno?" Le chiedo. "Perché se la risposta è sì ti stai sbagliando, in primis devi essere fiera di te stessa. Non preoccuparti del giudizio degli altri o di agire in base a ciò che vogliono altre persone. Tu decidi per te stessa, ciò che vuole il tuo cuore".
Con il mento le alzo il viso e mi guarda. "Per favore, Athena, non ricominciamo da capo. Tu mi fai sorridere". Ammetto.
Sgrana leggermente i suoi occhi da felino. "Questo vuol dire che ti rendo felice?"
Perché mi bruciano le guance?
"Io beh, certo... no, perché stamattina è una bellissima giornata e.... ottimo, dovremmo fare qualche escursione e.... comunque hai ragione mi rendi felice".
Ha una faccia piuttosto stranita. Magari ha capito male non conoscendo bene la lingua.
"Sei piuttosto strano Alèx Walker, fuori da ogni schema che io seguo con molta precisione".
Scrollo le spalle e sorrido. "La vera regola è rompere le regole".
Si passa in maniera estremamente lenta la lingua sulle labbra e ho un fremito.
Mi copro gli occhi. "Uhm, dovrei proprio andare".
"Perché?"
"Perché, uhm. Ho da fare".
"Vuol dire che rinuncerai ai tuoi impegni".
Guardo tramite una fessura fra le dita. "Davvero?"
Sorride, annuisce. "Vorrei rompere le regole. Insegnami a sorridere".
"Oh", mi ricompongo. "Quindi non vuoi seguire più il protocollo?"
"No, continuerò a seguire i miei principi, io non smonto così facilmente le mie tradizioni. Tu forse potresti essere l'eccezione alla regola, Alèx".
Bum bum bum bum bum.
MADISON
"Davvero le hai lanciato addosso una scrivania?"
"Era quello che si meritava".
"No, Jack".
"Vuole il mio posto, che valore ha lei per togliermi il potere? Io voglio collaborare a quello che hai costruito".
"L'esercito lo gestirete insieme, nessuno ti toglierà il potere e mi aiuti più di quanto puoi immaginare. Insomma, sei tornato da me, Jack. Credi che questo non sia sufficiente per me?"
"Amore" sospira. "La questione è la seguente, io non governo con nessuno. Nessuno che non sia Madison Bianchi. Tantomeno non seguirò ordini che non siano i tuoi. Capisci cosa intendo?"
Inclino il viso, non rispondo. Wow, quanto mi... piace. Non riesco a trovare le parole giuste. Mi toglie qualsiasi possibilità per descriverlo. È davvero ineffabile ciò che provo per lui.
"Perché mi guardi così?"
Mi chiede appoggiato al muro. Niente camicia, solo jeans con fodera delle pistole, mani nelle tasche. Cosa desidero di più?
"Così come, amore?" Gli chiedo a mia volta mentre mi avvicino.
Mostra le fossette e uno dei suoi sorrisi maliziosi migliori. "Conosco quegli occhi".
"Quindi sai cosa voglio ora, di cosa ho bisogno".
Viene anche lui verso di me, io davanti al suo corpo mentre dietro ha il nostro letto.
Mi accarezza i fianchi sotto la divisa aderente, abbiamo da non molto finito di addestrarci. Avvicina il viso al mio collo, inizia a succhiarlo e morderlo. Ci passa la lingua, divora entrambi i lati. Io inizio a non vederci più, ad ansimare. "Anche io ne ho bisogno". Sussurra.
Posa le sue labbra umide sul mio orecchio e ho i brividi.
"Leader, mi dia l'ordine di farla venire, la prego".
Porto la testa all'indietro, reggendomi alle sue braccia e percepisco i suoi muscoli. Li accarezzo, li graffio e non siamo neanche a letto.
"Te l'ho già detto quanto questa versione di te sia così dannatamente sexy". Ansima, con quella voce roca di chi sa cos'è la brama di passione.
Si allontana leggermente, mi guarda il petto. "Toglila. Ora".
Cerco di riprendere fiato, mentre mi guarda negli occhi serio. Faccio segno di 'no' con la testa.
"Hai detto bene, io sono il leader" lo spingo sul letto dietro di lui. "Questa volta i comandi li do io".
Mi metto su di lui a cavalcioni, immergo le mani fra i suoi capelli morbidi e lo bacio con veemenza, inebriandomi dei rumori delle nostre labbra che aleggiano nella stanza.
Mi tolgo la maglietta, con un colpo netto strappa via il mio reggiseno nero.
Mi tolgo i cargo e sento i rumori delle armi che cadono per terra, lui girandomi si sdraia sopra di me, spogliandosi di tutto ciò che si intromette fra noi.
Mi ruba la lingua, sento le sue mani ovunque e io non ne avrò mai abbastanza, non lo avrò mai a sufficienza. È così che immagino il paradiso.
Sento i nostri respiri affannati, bramosi. Mi muovo sotto di lui mentre accarezza ogni parte di me. Inarco la schiena.
Mi stacco leggermente dalle sue labbra, ansimo nella sua bocca. "Sei bellissimo". Dico stringendo le mie mani sulla sua schiena.
Poi passo sul petto, sull'addome. Sento segni dei proiettili che lo colpirono quel maledetto ventotto dicembre, per un istante il petto si blocca. Lui capisce, prende la mia mano e la attorciglia alla sua. Fa lo stesso con l'altra.
"Guariranno, amore" sussurra. "Concentrati su di me, guardami".
È più alto, il suo petto è vicino al mio viso mentre si muove toccandomi e baciandomi. La sua collana argento è tornata al suo posto, l'ho sempre custodita sul mio collo quando prima di addormentarsi me l'aveva affidata.
Lui mi ha riconsegnato la mia a sua volta, come se fosse stata una promessa durante quella notte di rivederci ancora per ridarcele.
Mentre mi bacia entra dentro di me. Inarco la schiena, i suoi movimenti sono morbidi e sensuali e ci perdiamo fra le stelle. I nostri sono respiri e frasi mischiate, un insieme di adrenalina e tutto ciò che durante questi mesi ci è mancato. Semplicemente noi.
Stringo le mie gambe ai suoi fianchi, le mie braccia sulla curva della sua schiena, poi i capelli morbidi e profumati, le braccia disegnate da muscoli che mi avvolgono. Un braccio sopra la mia nuca, una mano che esplora sulla mia pelle carpendone ogni dettaglio come solo lui sa fare.
Sa ogni mia sfumatura, imperfezione che lui si ostina a chiamare dettaglio, ogni pezzo di me che so appartiene a lui. I movimenti sono più rapidi, disperati.
Non ci preoccupiamo dei rumori che stiamo causando.
Con un movimento agile mi mette a cavalcioni su di lui, un attimo prima che io possa raggiungere l'apice della passione.
"Alzati e abbassati lentamente su di me, amore mio. Fammi vedere le stelle".
Il suo respiro è esigente, come la sua voce. La amo, è così dannatamente sensuale e mi sento privilegiata a poterla percepire solo io. Soltanto io posso permettermi di vedere il suo viso contratto dal piacere quanto il mio per ciò che gli sto causando, mentre mi muovo su di lui.
Catturo i suoi gemiti nella mia bocca, come la sua lingua e quello che posso della sua anima.
Poi, visto che stiamo parlando di Jacob Torres, non riesce a stare un secondo fermo.
In qualche secondo mi prende in braccio e mi rinchiude nella doccia, nascondendomi nell'angolo del nostro piccolo rifugio con le mie gambe avvolte ai suoi fianchi e le sue mani mi reggono dalle natiche.
Non riesco a trattenere ciò che mi sta facendo, perché con lui è tutto un caos, un turbine di emozioni. Lo stringo decisamente forte a me, se gli sto facendo male non lo dà a vedere. La mia voce implorante rimbomba nelle mura di vetro, appannate dall'acqua calda e dai nostri respiri forti. Noto che mi controlla, è attento a ogni mio movimento. Vuole capire cosa mi piace, come deve farlo, quanto riesco a resistergli. Poco, pochissimo. Non riesco.
Infatti, dopo alcuni istanti oltre alle stelle i miei occhi vedono pianeti e ogni corpo celeste possibile.
"Vieni qui" ansima. "Gemi nella mia bocca".
Gli ultimi ma lunghissimi istanti più soddisfacenti della mia vita. Ho bisogno di diverso tempo per ritornare con i piedi per terra, tra le sue braccia.
Appoggia la sua fronte alla mia mentre il getto d'acqua calda ci colpisce. Ha le guance rosse, gli occhi più chiari che mai. Non smette di guardarmi, respiriamo in maniera decisamente veloce. Mi posa delicatamente sul pavimento, le mie gambe cedono. Le mie braccia ancora attorno al suo collo. Sorridiamo, accaldati e più felici che mai.
"Tu..." cerca di respirare. "Sei straordinaria".