Mexican Standoff

By Petite_Poissonne

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Draco credeva che dopo la caduta del Signore Oscuro e l'ignominia di cui si era macchiata la sua famiglia, av... More

1. Un incarico per Hermione Granger - Parte 1
1. Un incarico per Hermione Granger - Parte 2
2. Partenze e Inizi
3. Il canto dei bambini in guerra - Parte 1
4. Il canto dei bambini in guerra - Parte 2
5. Non si toccano gli appunti di Hermione Granger
6. Un'ombra tra luce e oscurità
7. Un passo alla volta
8. La Ragazza che è Sopravvissuta
9. Disincanto Patronus
10. Malfoy Manor
11. Come soldati giocattolo
12. Sono solo parole
13. Non sono solo parole
14. Mattone dopo mattone
15. Esasperante Cameratismo Grifondoro
16. Qualcosa di rosso, Qualcosa di bello, Qualcosa di sbagliato
17. Un pensiero fisso
18. Legge di Murphy
19. L'imprevedibilità dei viaggi
20. Di bene in...?
21. La Ragazza d'Oro-Nero
22. Il Battesimo
23. Intersezioni
24. Il loro posto
25. Un gioco da pazzi
26. La distanza tra credere e sapere
27. Bugie e verità
28. Per lei
29. Per lui
30. Corsi e ricorsi storici - Parte 1
31. Corsi e ricorsi storici (Tutto per loro) - Parte 2
AVVISO!
32. Gelosie - Parte 1
33. Gelosie - Parte 2
34. Scelte - Parte 1
35. Azione e reazione
36. Incubo senza controllo
37. Domande e risposte
38. Affinità elettive
39. Tempo mutevole
40. Il Calendario dell'Avvento di Draco Malfoy - Parte 1

34. Scelte - Parte 2

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By Petite_Poissonne


Il peggio che potesse vedere Draco quando riaprì gli occhi, erano le lacrime che si stavano formando in quei bellissimi e profondi occhi color cioccolato screziato di nocciola. Erano la sua condanna, lo sapeva già da tempo, anche prima che tornassero dall'Australia e lei era scoppiata a piangere. Forse perché gli ricordava quella bambina spaventata sotto al tavolo della Biblioteca e che si era ripromesso di salvare ad ogni costo.

Ma quando abbassò gli occhi sul braccio proteso verso di lui e vide quell'abominio così vicino, quella parola che alla fine l'aveva spezzata, l'aveva appena ascoltata raccontarlo, ora lui vedeva ancora quella ragazza smagrita nel salotto di casa sua sotto le grinfie di sua zia, sentiva di nuovo le sue urla e non valeva niente che lei fosse sana e salva davanti a lui, non valeva niente che lei affermasse che quella parola non avesse più quel potere su di lei, Draco era semplicemente annientato dalla realtà che lui non si meritasse quel tocco gentile sul volto, non si meritava quelle lacrime, lei non doveva piangere per lui.

Perché lei non poteva davvero aver scelto uno come lui. Non poteva davvero aver scelto quel Draco Malfoy di cui aveva paura. Era al di là dell'eroico masochismo Grifondoro, era oltre l'altruismo di quella pazza di Hermione Granger.

«Draco» bisbigliò lei facendo un altro passo avanti, i loro petti aderirono e incontrò ancora il suo sguardo colmo di lacrime, spaventato e confuso. «Non chiudermi fuori. Parlami e fammi sentire una spanna sotto di te, ora che sei più bravo di me a farlo.»

Draco prese un profondo respiro continuando a fissarla, un angolo delle labbra si alzò impercettibilmente. «Questa cosa te la rinfaccerò in un altro momento.»

«Perché non adesso?» Lei sbatté le palpebre un paio di volte e alzò l'altra mano per accarezzargli la nuca infilando le dita tra i capelli, stuzzicandogli il cuoio capelluto con le unghie, provocandogli la pelle d'oca sul collo e sentì un gemito silenzioso risalirgli in gola.

Il modo in cui lo toccava, faceva vibrare la sua pelle e ogni anfratto del suo corpo. Solo allora si sentì sciogliere e poggiò le mani sui suoi fianchi, concedendosi questo privilegio. Perché avere lei così, dopo tutto quello che aveva subito da lui, dalla sua famiglia, da quelli come lui, era il dono più prezioso che quella vita da ex Mangiamorte potesse offrirgli.

«Che cosa ci fai tu con me?» mormorò Draco sottovoce, sconfitto dalla paura di vedersela svanire tra le mani, che potesse realmente rendersi conto che non avrebbe dovuto avvicinarsi a lui, timoroso persino di provare quella paura.

Non aveva davvero pianto, ma trovarsi quegli occhi colmi di lacrime, gli ricordò anche la minaccia della Weasley e Draco avrebbe fatto di tutto per non vederla mai piangere, non per lui. Mai per lui.

La Granger aggrottò appena le sopracciglia e gli dedicò un piccolo sorriso. «Ho fatto una scommessa con i Grifondoro per vedere quanto tempo ci avrei messo a mettere sotto scacco il principe delle serpi Malfoy.» Si sentì le labbra tendersi mentre osservava i suoi occhi illuminarsi appena di sfida. «Poi Blaise e Theo mi hanno pagato per misurarti il pene» sorrise compiaciuta quando una piccola risata gli risalì dissipandosi attraverso il naso. «E poi per avvicinarmi abbastanza e scoprire cosa si cela sotto questa chioma platinata» il suo sorriso si allargò mentre continuava ad accarezzargli il cuoio capelluto e Draco strinse le dita sui suoi fianchi. «Due su tre, non male da questa impavida Grifondoro.»

«E poi dicono che i Serpeverde sono dei calcolatori doppiogiochisti» disse a pochi centimetri dal suo volto quando lei si allungò alzandosi sulle punte dei piedi per baciarlo. Gli accarezzò il labbro inferiore con le sue continuandolo a guardare, a permettergli di perdersi in quei profondi occhi caldi che lo avvolgevano come un abbraccio al sapore di cioccolato.

Le sue mani gli circondarono la parte posteriore del collo, lo attirò a sé e lo trasportò in un bacio dolce e seducente come lei, prendendo il controllo delle sue labbra, mordicchiandole appena come faceva anche lui. Lo provocò con la lingua, carezzevole ed inebriante e quando Draco aprì la bocca per lei sospirando, mentre un calore si dipanava nel petto, la sentì sospirare a sua volta e le loro lingue si incontrarono riconoscendosi e si rese conto che quello era il primo vero bacio di quel giorno e si ritrovò di nuovo a respirare nella sua bocca, come se fosse stato in apnea in attesa di quel momento.

Il mondo si fermò ancora e Draco la attirò più vicina circondandole la vita, perdendosi non solo nei suoi occhi, ma nella sua bocca, contro il suo corpo sinuoso, quel tesoro prezioso che gli permetteva di farsi toccare e stringere e baciare da lui.

Generalmente non gli piaceva baciare ad occhi aperti, era un momento così intimo che era quasi naturale lasciarsi andare all'oscurità dietro le palpebre e godersi il momento. Ma lui ci sguazzava da un pezzo nell'oscurità, l'aveva scelta in passato, credeva di aver perso la sua anima in essa, mentre ora voleva solo perdersi e lasciarsi andare nella luce calda della sua strega, nella realtà e nel presente in cui Hermione Granger era la sua fidanzata.

E si ripromise che ora avrebbe dovuto avere una nuova priorità giornaliera, al mattino: ottenere un bacio del buongiorno. Era solo da capire se sarebbe arrivato prima o dopo il suo sorriso. Magari avrebbe ottenuto un combo se lo avesse fatto contemporaneamente.

La Granger si allontanò di mezza spanna continuando a fissarlo, le dita che gli massaggiavano la base della testa con movimenti distratti, facendolo rilassare ancora di più.

«Stai bene?» chiese in un sussurro.

«Ora sì. È stato solo un momento.»

«Che cosa è successo? È per quello che ti ha detto Pansy?»

Oh Salazar, si era di nuovo dimenticato cosa succedeva fuori nel mondo così vicino a lei, non che gli interessasse granché, ma c'era un'amica in difficoltà, anche se c'era una parte di lui che non riusciva pienamente a fidarsi di lei, perché se Pan aveva mentito per circuirli, doveva assicurarsi che i suoi fratelli sarebbero rimasti al sicuro. Quelle erano responsabilità da cui non si sarebbe mai sottratto.

«Non proprio» esalò un sospiro sciogliendo l'abbraccio dopo averle lasciato un bacio sulla punta del naso. «Ma devo andare. Parliamo dopo, va bene?»

Lei annuì facendo scivolare le mani sulle spalle e sul petto, la cicatrice di nuovo a vista che Draco s'impose di escludere, prima di abbassarle lungo i fianchi. «Quando vuoi, mi trovi in camera.»

La lasciò nell'aula e si diresse nei sotterranei allungando il passo, occludendo quei pensieri sulla sua fidanzata e le sue paure, su quello che lei aveva raccontato.

Entrò in sala comune cercando gli amici, ma c'erano solo pochi studenti che studiavano ai tavoli disposti intorno alle vetrate che affacciavano sugli abissi del Lago Nero e una coppia a leggere su uno dei divani accanto al camino. Perciò andò nei dormitori e quando si avvicinò alla camera, sentì l'odore dell'erba di Blaise giungere nel corridoio, confermandogli che fossero lì.

Aprì la porta ed emise un sospiro di sollievo notando che ci fosse anche Pansy, sebbene la trovò sul suo letto poggiata alla spalliera mentre osservava il soffitto del baldacchino, una bottiglia di Odgen tra le gambe incrociate. Blaise e Theo seduti vicini sul letto del primo la osservavano contriti e confusi.

«Non si beve sul mio letto» esordì Draco chiudendo la porta. In realtà gli diede anche fastidio di averla trovata proprio lì. Amica, sì, ma lo metteva a disagio quell'invasione nella sua intimità e non sapeva se la sua fidanzata avrebbe apprezzato. Era un fattore di rispetto.

Blaise gli lanciò un'occhiata stranita. «Puoi spiegarci tu perché Pansy Parkinson si è fiondata nella nostra stanza senza una motivazione e chiedendo alcol? Non ci ha nemmeno salutato.»

«Non glielo hai detto?» chiese Draco avvicinando la poltrona tra i due letti e sedendosi.

Pansy si strinse nelle spalle e ingollò un lungo sorso di Firewhisky. Mantenne lo sguardo sul soffitto, prima di dire: «Sono belle queste stelle.»

«Sì, il nostro stronzetto è diventato particolarmente sognatore, ultimamente.»

«Immagino sia grazie alla Sanguesporco.»

«Azzardati di nuovo a dirlo e ti sbatto fuori di qui, Parkinson» disse Theo fissandola torvo. «Non me ne frega se sei una donna, non sarò gentile.»

Draco respirò profondamente per infondersi calma e occluse ancora per evitare alla sua mente di protendersi verso quella della compagna e dilaniargliela davvero, senza più avvertirla.

«Non capisco proprio cosa ci troviate in lei» mormorò bevendo ancora. «È un bel volto, certo e immagino che il sedere sia sodo proprio come sembra tra le mani. E quelle tette...» sbatté le palpebre e scosse la testa bevendo di nuovo. «Porco Merlino, sto sbavando ad alta voce su Hermione Granger. Questa roba è proprio forte» disse osservando la bottiglia e si attaccò ancora al collo.

Draco si massaggiò il mento nervosamente, sentendo una complessità di emozioni riversarsi in lui, prima tra tutti quella strana sensazione di sentir parlare la sua ex in quel modo sulla sua fidanzata. Rabbia, gelosia, raccapriccio, imbarazzo, persino sgomento nel realizzare solo in quel momento che Pan era lesbica.

Lei era stata sua e lui non se n'era mai accorto, Salazar.

Si sentì osservato da Blaise e Theo, e Draco si limitò a scuotere la testa, perché davvero non sapeva cosa dire. Forse non era poi così bravo come gli aveva detto la Granger.

«Va bene» disse Blaise prendendo un lungo tiro dal suo spinello e avvolgendo nel fumo sia lui che Theo quando espirò. Lo porse a Pansy che accettò con gran piacere. Quando anche lei prese un tiro, Blaise chiese: «Quindi è vero?»

«Che sono feccia?» rise lei senza alcuna traccia d'ilarità, tirando più a lungo, ormai totalmente sbiadita dal fumo. «Come l'hai capito?»

«Hai appena fatto un commento sul sedere di Hermione» disse lui eloquente.

«Sulla mia fidanzata» puntualizzò Draco.

«E poi lo sospettavo già da qualche anno» continuò Blaise. «Non era possibile che fossi solo interessata a questo coso pallido» sventolò una mano in direzione di Draco che lo osservò con un'occhiataccia. «Che vuoi? Certe cose bisogna ammetterle, stronzetto, non sei certo un fior fiore di ragazzo.»

«Anche tu non stavi male con il mio biondo» rispose lui con un ghigno adocchiando le leggere sfumature che erano rimaste da quella mattina.

«Stronzo» ringhiò Blaise. «La tua fidanzata è spacciata, lo sai?»

Draco assottigliò so sguardo su di lui, ammonitore, ma ricordandosi chi fosse effettivamente la sua fidanzata, forse era lei che avrebbe dovuto redarguire. Perciò affilò il ghigno e disse: «Non è una battaglia che ti conviene iniziare con lei, se vuoi la pellaccia integra.»

«O i capelli, se proprio vogliamo dirlo» si aggiunse Pansy adocchiandogli un'occhiata sorniona. «La tua testa è sempre stata così tonda, Draco?»

Blaise sogghignò osservandogli i capelli ricresciuti e riprese lo spinello, fece un tiro e lo ripasso a Pansy. «Sembravi un monaco buddhista. Namasté piccolo Buddha pallido» disse congiungendo i palmi e facendo un inchino.

Draco scosse la testa contrito. «Lo sai che non ho la minima idea di cosa tu stia parlando, vero?»

Blaise sbuffò. «Non c'è sfizio se non capisci queste battute.»

«Ragazzi, state deragliando» s'intromise Theo sospirando e guardò Pansy. «Perché stai così? Di cosa ti vergogni, esattamente?»

«Sei il solito musone guastafeste, Nott» s'imbronciò lei e riprese a bere. «Però non è male il tuo Firewhisky. Viene dalla scorta di tuo padre?»

«Pan» la richiamò duramente Draco lanciando un'occhiata a Theo, che s'incurvò chiudendo gli occhi e Blaise prese a massaggiargli la schiena.

«Che cosa?» chiese lei osservando i ragazzi e poi storse la bocca, una luce che ben conosceva nello sguardo. «Giusto, ho saputo quello che è successo a tua madre. È stato lui, vero? E tu eri lì a guardare, no?»

«Mettiamo in chiaro un'altra cosa» disse Draco fissandola cupamente. «Vuoi un aiuto? Te lo possiamo dare. Ma se fai ancora commenti su Hermione o su chiunque sia in questa stanza, non ti minaccerò più, passerò direttamente all'azione. Ti ricordo che ho ancora la tua bacchetta.»

«Io non volevo alcun aiuto» disse lei tra i denti. «Tu e lei mi avete costretto a parlare. Non è giusto quello che mi avete fatto.»

«Non hai la minima idea di cosa sia giusto e sbagliato, se la pensi così» chiosò osservandola serio. «Sai cosa è giusto? Che tu possa essere libera. Sai cos'è sbagliato? Che tu scelga di obbligare gli altri, gli amici, a vivere la tua merda. E se noi siamo qui, è perché vogliamo aiutarti. Perciò non fare la vipera che sei e ascoltaci, invece di distrarti e attaccarci. Potrai aver abbindolato la mia fidanzata con il tuo pianto, ma non me.»

«Credi che abbia mentito?» lo guardò con gli occhi lucidi di vergogna, alcol ed erba.

«Dimmelo tu» si strinse nelle spalle. «Ho appena scoperto che non ho la minima idea di chi tu sia e che mi hai mentito sin da quando eravamo bambini, oltre a un anno e mezzo di relazione. Ti sei attaccata a una rabbia nei miei confronti che mi ha fatto male, specialmente sapendo di averti ferita, quando in realtà tu volevi solo usarmi. Non sei diversa dalla mia famiglia, non sei diversa da chi mi ha fatto il Marchio Nero.»

Pansy abbassò lo sguardo e osservò la bottiglia piena a metà tra le sue gambe. Sbatté le palpebre un paio di volte e respirò lentamente.

Blaise, preoccupato per lui, lo guardò mentre continuava a descrivere cerchi tra le scapole di Theo ancora ad occhi chiusi, il volto leggermente pallido. Draco irrigidì la mascella ma scosse brevemente la testa.

Era una situazione davvero di merda e sì, forse l'avevano avviata loro costringendo Pansy a parlare, ma aveva scoperto che certe cose in un modo o nell'altro sarebbero sempre emerse ed era meglio così, che con le conseguenti tragedie che avevano già vissuto, le stesse da cui si stava allontanando ora il suo amico.

«Theo» lo richiamò piano, aveva bisogno d'incontrare i suoi occhi, gli stessi che avevano salvato lui dal tracollo quella notte in sala comune.

«Sto bene» sussurrò. Annuì appena e sbatté le palpebre, incontrando il suo sguardo e annuì ancora sommesso mentre respirava pesantemente dal naso. Si avvicinò di più al fidanzato poggiandogli una mano sulla coscia facendogli rilassare le spalle. «Sono qui» disse ad entrambi.

«Mi dispiace, Nott» si sentì appena il bisbiglio della ragazza e sia Blaise che Draco alzarono lo sguardo distaccato e gelido su di lei. «Sono stata una stronza. Hai ragione, Draco, anche lei ha ragione, tutti avete ragione. Ma io non so cosa fare. I miei genitori mi uccideranno se scoprissero una cosa del genere e mi uccideranno se non sposerò Flitt.»

«Ti hanno promesso a quella brutta faccia di rospo con i denti storti?» chiese Blaise, l'espressione ammorbidita dalla compassione.

«Me l'hanno detto quando ho compiuto diciotto anni e sono già in ritardo. Sono salva solo perché siamo dovuti ritornare a scuola quest'anno.»

«Potevi rispondere alle lettere che ti abbiamo inviato» disse il moro. «Ho una zia in Francia e una in Italia, potevi andare a Beauxbaton, sono più tolleranti lì e sarebbe stato più semplice nasconderti una volta fuori dalla Gran Bretagna.»

Draco annuì, aggiungendo: «Lo vedi? Qui siamo una famiglia, Pan. E ci aiutiamo se qualcuno di noi è in difficoltà. Anche la mia offerta è sempre valida. Potremmo chiedere persino alla Mcgranitt di occuparsi del trasferimento.»

«È una Grifondoro» fece una smorfia.

Draco si sciolse in un sorriso. «Inizio ad avere un certo debole per le donne Grifondoro.»

«Posso confermarlo» annuì Blaise con una luce divertita nello sguardo. «Una volta Draco ha ammesso di volersi far cavalcare dalla preside sulla sua scrivania.»

Theo fu il primo a scoppiare a ridere osservando il biondo con fare sconcertato, seguito da Pansy e infine dallo stesso Blaise, mentre Draco scuoteva la testa amareggiato.

«Ehi» aggiunse Blaise. «Qui non si criticano i gusti di nessuno. Siamo tutti liberi con le nostre scelte di vita» si strinse nelle spalle.

Pansy si sciolse in un sorriso osservandoli tutti. «Mi siete mancati, ragazzi.»

«A me non sei mancata per nulla» disse Theo osservandola cupamente, ma un leggero sorriso iniziò ad incurvargli le labbra.

Pansy lo osservò contrita. «Sei sempre stato il più difficile da conquistare.»

«Concordo» annuì con vigore Blaise, beccandosi una leggera gomitata nel fianco dall'altro.

«Quindi voi due state davvero insieme?» chiese lei alternando lo sguardo sui due che confermarono con un cenno e Blaise aggiunse: «Dal sesto anno.»

«Come avete fatto a tenerlo nascosto per tutto questo tempo?»

«Uno stanzino tutto nostro» iniziò ad elencare Blaise tranquillamente. «La cecità dei nostri amici, poi c'è stato l'interlude della guerra che ci ha tenuti lontani per un anno, e poi l'aiuto di un formidabile stronzetto occlumante che ha badato a noi» guardò Draco dedicandogli un occhiolino, ma lui si limitò a scuotere la testa e chiese a Pansy. «Tu come hai fatto a sapere di Blaise?»

«Non lo so, è una cosa che sentivo» si strinse nelle spalle. «Anche se qualche idea me l'aveva data al quarto anno, quando consigliò a tutto il dormitorio femminile come vestirsi al Ballo del Ceppo.»

«Me lo ricordo» disse Draco con un ghigno. «Per un po' ti ho invidiato, credendo che tutte quelle ragazze volessero invitarti. Invece eri diventato uno stilista personale?»

«Se mi so vestire, non significa che sono gay» alzò ostentatamente le sopracciglia. «Ma ho semplicemente buon gusto a differenza di voi stronzetti pallidi. Guardate Theo, lui è gay, eppure è...» la frase si spense all'occhiata di quest'ultimo, così Blaise si sciolse nel suo ghigno, «l'amore della mia vita» concluse lasciandogli un leggero bacio sulle labbra.

«Coglione» mormorò lui abbassando il mento imbarazzato, un leggero rossore sulle guance, ma si strinse maggiormente vicino al suo fianco.

Draco distolse lo sguardo allucinato sulle sue ginocchia. Non si sarebbe mai abituato a guardarli scambiarsi quelle effusioni, era come se si svolgesse un incesto davanti ai suoi occhi. Erano sempre i suoi fratelli, Salazar!

«Non voglio andare a Beauxbaton» disse Pansy osservando i due fidanzati. «Vorrei rimanere con voi. Voglio diplomarmi qui con voi come volevamo in passato» emise un sospiro triste. «Però ho anche paura che se rimango, non riuscirò più a scappare dopo.»

«In qualunque caso ti aiuteremo, Pan» disse Draco risoluto. «Ma devi essere consapevole, che rimanendo qui, avrai sempre gli occhi degli altri addosso se deciderai di esporti. Hai noi e parlo anche in nome dalla mia fidanzata dicendo che ti difenderemo ad ogni costo. Oppure puoi cambiare vita e scegliere di essere libera altrove, magari trovare anche l'amore che ti sei sempre preclusa.»

Pansy lo osservò con il capo inclinato, un leggero e raro sorriso dolce sulle sue labbra. «In questo non sei cambiato» disse. «Sei sempre stato schifosamente romantico.» Draco si strinse nelle spalle mentre si apriva un sorriso sul suo volto, finché lei non aggiunse: «Le hai già detto che la ami?»

Draco strabuzzò gli occhi scioccato. «È troppo presto, Pan, stiamo insieme da due giorni scarsi, noi...»

«Quante camere ha la casa che hai immaginato per voi due?»

«Almeno sette ma... ehi!» sbottò lui guardando male i suoi amici che se la ridevano. Si passò stancamente le mani sul volto e niente, aveva appena fatto la figura dell'allocco.

«Voglio essere il padrino del primogenito» disse Blaise con un gran sorriso.

«Non affiderei mai i nostri bambini a una bestia!»

«Oh, ma sentitelo» cantilenò il moro. «I nostri bambini.»

«È perso» scosse la testa Pansy osservandolo con un velo di nostalgia nello sguardo, ma fu un lampo breve. «È totalmente perso per la sua San- per la sua Granger.»

«Lasciatelo stare» si aggiunse Theo. «È molto tenero.»

In qualche modo, il commento di Theo fu persino peggiore.

«Fottetevi tutti, va bene?»

«A proposito» disse Pansy. «Davvero non avete ancora scopato?»

«Che cosa?» sbottarono all'unisono gli altri due guardandolo con tanto d'occhi.

«Stiamo insieme da due giorni!» ripeté tra i denti e guardò la ragazza. «E tu sei una vera vipera.»

«Draco, questo è grave» disse Blaise scuotendo la testa. «Perché?»

«Già, con me non ti sei fatto alcun problema» disse Pansy.

A quel punto, trovandosi alle strette e pur sempre con la sua famiglia di nuovo riunita, alla fine considerò che avrebbe potuto parlare con loro anche delle cose impronunciabili, come aveva fatto con la sua fidanzata ancor prima che lo diventasse, quando sapeva già di essere impazzito per lei, anche se non se lo era ancora ammesso.

Perciò prese un lungo respiro e scelse di condividere quel momento con loro, che nonostante in passato li avesse respinti in ogni modo possibile, lo avevano sempre accettato, perché sapevano cosa significasse.

Si sbottonò lentamente la manica sinistra della camicia mantenendo lo sguardo basso e se la tirò fino al gomito esponendo il Marchio Nero.

«Per questo» disse stringendo la mascella, osservando il teschio con le fauci spalancate e la lingua a forma di serpente attorcigliato. «Ho paura di vivere quel momento con lei. Ho paura che possa respingere le mie scelte sbagliate, alla fine. Mi sono già esposto davanti a lei, ma non mi ha mai chiesto di mostrarglielo veramente e non vorrei che alla fine abbia paura di me.»

Che avesse ancora paura di quel Mangiamorte di Draco Malfoy.

Rimasero a lungo in silenzio, sebbene Pansy mormorò un «porca merda» un paio di volte, decidendo infine di sigillare altre imprecazioni sul collo della bottiglia. Si sentiva lo sguardo di Blaise addosso mentre fumava, ma alla fine fu Theo a parlare.

«Non pensi che non te l'abbia chiesto perché non le interessa cos'hai sul braccio?»

Draco scosse la testa e s'inumidì le labbra con la punta della lingua, sollevando lo guardo negli occhi chiari e acuti di suo fratello.

«Draco, quando ho parlato con lei il giorno dei tuoi esami, mi ha raccontato solo a grandi linee cosa vi eravate detti la sera prima, che non ti ha mai visto come un Mangiamorte. Non era spaventa da quello che le hai raccontato, ma da questo» lo indicò interamente. «Che tu potessi respingerla e precluderti un rapporto che fa bene ad entrambi. Mi ha parlato anche di un vostro posto, ma lì mi sono un po' perso. Fatto sta, lei aveva già scelto di volerti accanto anche prima che vi metteste insieme. Lei ti vuole nella sua vita tanto quanto la vuoi tu nella tua. Non fare il mio errore» accarezzò la coscia del fidanzato senza distogliere lo sguardo da lui. «Non nascondere le tue debolezze e affrontale con lei. Per una volta ascolta il mio consiglio.»

Draco slittò lo sguardo sul volto di Blaise che osservava Theo con gli occhi lucidi e non era per l'erba, ma per un orgoglio e un'emozione indescrivibile nel sentirlo parlare in quella maniera e soprattutto così tanto. Alla fine sbatté le palpebre e prese un profondo respiro prima di rivolgersi a lui.

«Ricordi cosa ci siamo detti sui sentieri che scegliamo di percorrere?» Draco annuì. «Ecco, tu ne hai imboccato uno in passato che ti ha allontanato da quello che sei e poi ne hai intrapreso un altro che ti ha riavvicinato e poi un altro ancora, finché non sei giunto a questo momento» lo osservò sommesso. «Ti stai costruendo i tuoi samskara, scelta dopo scelta per fare la cosa giusta» abbassò gli occhi sul Marchio prima di riportarli nei suoi. «Prima di lei non mi hai mai voluto parlare del Marchio, non ti sei mai nemmeno spogliato davanti a noi e ora guardati. Sono davvero fiero di te, stronzetto.»

Draco si morse entrambe le labbra mentre sentiva un nodo alla gola e la vista offuscarsi velocemente e no, non poteva mettersi a piangere, Salazar.

Che cosa gli stava succedendo?

Sbuffò e allargò le palpebre e gli veniva anche da ridere, ora, sentendo tutta quella complessità di emozioni riversarsi in lui. Forse era così che si sentiva la sua fidanzata quando piangeva e poi rideva allo stesso tempo, abbracciando tutto ciò che sentiva. E per lei provava questo, sentiva tutto. Con lei e la sua famiglia aveva ricominciato a vivere e aveva ritrovato la sua anima macchiata. La sentiva di nuovo, mai più schiacciata nell'anfratto più oscuro del suo nulla.

«Io ho un'altra teoria» disse Pansy spezzando il silenzio. Draco sollevò gli occhi su di lei che si stava sporgendo verso Blaise per dargli la canna. «Da quanto tempo non fai sesso?»

«Che c'entra, Pan?» iniziò a scuotere la testa, ma Blaise alzò la mano: «Io lo so, io lo so!»

«Stai zitto!»

Ma la bestia mostrò le fauci ed esordì: «Il nostro stronzetto non intinge la salsiccia nella senape da ben...»

«Blaise!» sbottarono all'unisono Draco e Theo.

«Quattro anni!»

«Da me?» sbottò Pansy con occhi da gufo dirigendoli verso Draco e niente, sperava che quest'altro argomento non venisse sfiorato. Non con la bestia, né tantomeno davanti alla vipera, che aggiunse: «Ora ho capito» ridacchiò perfida. «Hai paura di fare cilecca al primo colpo!»

Ed ecco, affezionati tarli della corte e benedetto Salazar, il vero motivo per cui Draco si era fermato nella sua camera quando si erano baciati venerdì, oltre alla faccenda che voleva prima invitarla ad un appuntamento.

«Okay. Ma non fate gli stronzi, è già abbastanza avvilente per me» disse prendendo un respiro. «Già una volta sono venuto nei pantaloni.»

Quella mattina nella fontana, per la precisione. E lei non se ne era accorta solo perché erano entrambi fradici. Quella vita da ex Mangiamorte era diventata una barzelletta.

I ragazzi rimasero in silenzio con i volti paonazzi mentre si mordevano le labbra, Blaise aveva persino le guance gonfie mentre si tratteneva dallo scoppiare al ridere anche se il petto gli sussultava, Pansy non stava messa meglio, solo Theo era il più discreto, confermandogli che fosse ancora il nobile uomo su cui poteva confidare.

Draco sospirò e chiuse gli occhi, scegliendo deliberatamente di farsi affossare dai suoi tremendi amici quando disse: «Va bene, date il peggio di voi.»

E lo fecero, che fossero maledetti. Lo fecero per ore e ore che rimasero nella stanza a deriderlo, a sottoporlo a domande sempre più imbarazzanti, fino a speculazioni sul suo povero amico raggrinzito e Draco permise loro di farlo, ma solo perché era la persona più paziente della storia, laddove quel giorno era stato messo a dura prova in ogni modo, ma se essere paziente significava ottenere indietro un'altra persona importante nella sua vita, poteva anche farsi carico di questa prova di coraggio. D'altronde, avendo la sua piccola Grifondoro accanto, stava scegliendo di abbracciare anche questo aspetto di sé. Per lei, per lui, per loro. Per la sua famiglia che si era scelto.






Hermione stava ritornando nel suo dormitorio dopo la ronda serale. Non aveva più visto nessuno dei Serpeverde per il resto del giorno, né a cena nella Sala Grande, né nelle Cucine quando era passata a controllare. Immaginava che fossero rimasti nei sotterranei a parlare con Pansy, ma aveva ancora quella strana sensazione che l'aveva colta quando Draco stava occludendo e le aveva fatto quella domanda che l'aveva spiazzata.

Che cosa ci fai tu con me?

Non era da lui, Draco era una persona così sicura di sé, e nonostante il suo passato, più volte lui aveva dimostrato che non intendesse allontanarsi da lei per quello.

Quel pomeriggio, nonostante avesse tentato di distrarsi su alcune letture, non aveva potuto più bloccare i suoi pensieri nella solitudine della sua camera mentre lo aspettava comparire con la sua scopa dalla finestra. Non aveva potuto fare a meno di pensare che lui la stava escludendo per allontanarla e si era chiesta cosa sarebbe successo se non l'avesse baciato, cosa si celava dietro quello sguardo remissivo mentre le sue labbra erano su quelle di lui e non aveva avuto alcuna intenzione di abbandonare i suoi occhi finché non l'aveva visto ammorbidirsi.

Ma c'era stato un momento che l'aveva sentito più lontano che mai, sperava solo che fosse qualcosa che riguardava Pansy, non loro due. Che non stesse mettendo in dubbio la loro relazione.

Quando entrò nella sua camera, sentì il suo profumo misto ad un altro un po' più acre prima che distinguesse nel buio la sua sagoma stesa sul letto e si lasciò andare a un sospiro di sollievo. Chiuse la porta e si tolse le scarpe, così senza una parola salì sul letto e si raggomitolò al suo fianco, accolta immediatamente dal suo braccio che la strinse a sé.

Hermione sfregò il naso sul tessuto della sua camicia avvertendo di nuovo quell'odore un po' pungente, come di fumo e alzò il viso per incontrare il suo sguardo, ma lui guardava le ombre sul soffitto del baldacchino, il profilo della mascella un po' irrigidita, la pelle pallida che sbiadiva nel buio della camera.

Si disse che se era lì e la stringeva, invece di allontanarla come aveva fatto prima che lo baciasse, non c'era nulla di cui preoccuparsi, non del tutto. Così si schiarì la voce e posò l'orecchio sul petto ascoltando il battito placido del suo cuore. «Hai fumato?»

«Scusa, non mi sono cambiato» mormorò. «Blaise e Pansy hanno fumato per tutto il pomeriggio e mi hanno appestato i vestiti.»

«Come sta Pansy?»

«Sta bene, più di tutti» sogghignò appena. «Anche se è un po' spaventata. Ha intenzione di rimanere qui, alla fine. Io e Blaise abbiamo tentato di convincerla a trasferirsi, ma non se la sente di lasciare Hogwarts.»

«Non se la sente di lasciare i suoi amici.»

Draco la strinse maggiormente e le lasciò un bacio alla sommità della testa, tra i capelli. «Grazie per avermi ridato la mia amica» le diede un altro bacio. «Grazie per essere così esasperatamente invadente.»

Hermione sorrise appena, giocherellò con un bottone della sua camicia continuando ad ascoltare il battito docile sotto il suo orecchio. «Oggi ho fatto alcune ricerche sulle leggi dei matrimoni e quello che fanno le vostre...» deglutì a disagio. «Quello che fa l'aristocrazia purosangue è al limite dell'illegalità. I matrimoni combinati non si attuano finché non c'è il compimento della maggiore età ed è totalmente coperto dalla legge, specialmente se c'è la consensualità da entrambe le parti. Il problema è che queste decisioni vengono prese su dei ragazzi minorenni e se si iniziasse a denunciare queste azioni, ci sarebbe più controllo da parte del Ministero.»

«I matrimoni tra purosangue favoriscono non solo la continuità della purezza, ma anche l'ampliamento del potere e del controllo finanziario in molti settori. Noi veniamo cresciuti per mantenere questo status quo, per mantenere il potere. Lucius era affiliato con molti ministri prima e dopo la salita del Signore Oscuro, grazie al suo nome e alla famiglia di mia madre. Ti ricordo che era anche a capo del Comitato dei genitori e solo perché un Black era stato preside di questa scuola, oltre ai finanziamenti che i Malfoy donano da secoli. Il potere e il mantenimento richiede questo tipo di sacrificio da parte delle generazioni più giovani e sono pochissimi che vi rinunciano, specialmente dopo la guerra dove chiunque si getterebbe nelle fiamme pur di accaparrarsi una fetta di questo potere, o la prospettiva di ereditarla in futuro.»

«A discapito della libertà, però» sussurrò stringendogli la camicia. In qualche modo non le piaceva come le aveva sottoposto la realtà fuori di lì, una realtà in cui era cresciuto e di cui lei non aveva alcuna intenzione di farne parte.

«Tu sei un'idealista» disse col sorriso nella voce. «E sei parte della fazione degli eroi di cui l'antica ricchezza dei purosangue ha bisogno, se non vuole rischiare di estinguersi nei propri principi. Ma sei anche...» sospirò indeciso. «Sei una nata babbana e sei giovane, non sono cose che puoi sradicare semplicemente con un bel discorso e un fiocco sulla testa. I maghi e le streghe inglesi sono puristi e vecchi, sono terribilmente tradizionalisti e attaccati ai propri soldi, come al potere. Neppure il Primo Ministro in persona potrebbe intervenire per fermare i matrimoni combinati, finché, come hai detto, le due parti sono maggiorenni e consenzienti nel momento in cui viene ufficializzata l'unione.»

«Sembra che tu ci abbia ragionato parecchio su questo argomento.»

«Tempo fa, sì» bisbigliò. «Quando stavo per scegliere Pansy.»

«Cosa ti ha fatto cambiare idea?»

«Non l'ho mai fatto» si strinse nelle spalle mentre la mano che la teneva iniziò ad accarezzarle la schiena, facendola sospirare. «Non ho mai scelto Pansy, perché credevo nella mia famiglia, credevo nelle loro regole, credevo nel potere che mi spettava di diritto. Sono un Malfoy e ci credo ancora in quel potere, questa non è una cosa che posso cambiare dal giorno alla notte.»

«Lo so.»

Hermione chiuse gli occhi, immaginandolo passeggiare tra i corridoi del Ministero a capo di qualche Dipartimento, dettando ordini e impartendo nuovi dettami che quella società avrebbe eseguito pedissequamente, perché nonostante fosse un ex Mangiamorte, era certa che il suo carisma, se fosse riuscito ad esternarlo non solo per mostrare la parte oscura di sé ma anche la sua mente brillante, come la scaltra parlantina, avrebbe ottenuto il mondo sotto i suoi piedi. Esattamente come un principe, o un re, appena avrebbe preso le redini della famiglia e del suo nome.

E non poté fare a meno di chiedersi dove sarebbe stata lei a quel punto, oltre alla sua carriera avviata, che sempre di più era propensa di dedicarsi al settore giuridico se voleva vedere quel cambiamento nel mondo, poco alla volta, partendo da sé e dal suo piccolo. Si chiese se anche lei fosse inclusa in quel futuro, se davvero potevano condividerlo. E scosse la testa per scacciare l'immagine di loro due che arrivavano insieme davanti al camino nell'atrio del Ministero dopo una giornata di lavoro, si scambiavano un bacio prima di partire con la Metropolvere diretti alla loro casa, il loro posto definitivo, la loro scelta di condividerlo davvero per sempre.

«A cosa stai pensando?» chiese Draco.

Quella domanda arrivava sempre al momento sbagliato, così si mordicchiò il labbro, di certo non gli avrebbe parlato di quella breve visione. Dei, era troppo presto.

«Mi chiedevo cosa volessi fare dopo il diploma.»

Draco bloccò la mano che le accarezzava la schiena e con l'altra si agganciò al mento per sollevarle il volto e guardarla. La osservò con uno strano sguardo che non capì, un'emozione così sottomessa che la mise in soggezione, mentre sentiva il suo cuore battere un po' più veloce per un breve istante finché non disse: «Sii più specifica.»

«Che lavoro vuoi fare?»

Lo sentì sospirare mentre la mano scivolò sulla sua guancia, le scostò alcune ciocche di capelli aggiustandole dietro l'orecchio. «Non mi hanno mai fatto questa domanda.»

Hermione strinse un po' le labbra intenerita e si premette ancora di più a lui, intrecciando la gamba in mezzo alle sue. «Prima di venire ad Hogwarts frequentavo le elementari, una scuola per bambini babbani. All'inizio della scuola, quando cambiavano i maestri, ci facevano svolgere sempre lo stesso tema; "Che cosa vuoi fare da grande?"» spiegò osservandolo sorridere incuriosito ogni volta che lei si profondeva in quei racconti di un mondo così estraneo per lui.

«Tu che cosa scrivevi nei tuoi temi?» domandò con una luce divertita negli occhi. «Salvare i cuccioli di criceti dalle ruote pericolanti?»

Hermione ridacchiò appena ma scosse la testa. «È molto banale, in realtà.»

«Allora diventare un'esperta di uncinetto» sorrise vedendola sbuffare. «No, aspetta, la so, la so: sovvertire il mondo.»

«Forse, con i miei pupazzi parlanti» sorrise al ricordo delle sue prime manifestazioni di magia. «Vivere abbastanza per leggere tutti i libri del mondo.»

«Secchiona sin da bambina» commentò con un gran sorriso. «Dovresti almeno avere il doppio dell'età della Odgiville per arrivare a un traguardo simile.»

«Oppure darmi all'Alchimia e vivere secoli come Nicholas Flamel, dedicandomi allo studio.»

«Noioooosa» mormorò e Hermione gli pizzicò un fianco, facendolo ridere.

«Sentiamo, allora» disse lei incrociando i polsi sul suo petto e poggiando il mento sul dorso delle mani per guardarlo. «Pensa a qualcosa che ti piaceva fare da bambino e trasformala in un lavoro.»

Lo vide dischiudere le labbra, un velo di malinconia aleggiò nel suo sguardo per qualche secondo, prima che stringesse la mascella e occludesse. Si schiarì la voce e sorrise appena, gli occhi di nuovo vivaci. Qualsiasi cosa avesse ricordato, non aveva intenzione di condividerla ed Hermione dovette mordersi la lingua per non pressarlo.

«Con Pansy giocavo sempre a guardia e ladri» disse infine. «Lei faceva la ladra che saccheggiava nel Maniero e io la rincorrevo sulla mia scopa giocattolo, prima di sbatterla in gattabuia nel recinto dei pavoni.»

Hermione ridacchiò, immaginando quei due bimbetti rincorrersi e ridere, vivere quei momenti spensierati come solo dei bambini potevano fare. E immaginò ora Draco con la divisa da Auror girare nei corridoi del Dipartimento di Sicurezza, amministrando squadre e organizzando raid, tutti che lo ammiravano per aver risolto l'ennesimo caso, salvato un'altra vita. Forse persino accanto ai suoi amici, mentre collaboravano. Le cene tra i colleghi e le loro mogli, lei che lo baciava prima che partisse per una missione...

Sbatté le palpebre e si morse un angolo delle labbra, lanciando uno sguardo sul libro che giaceva sul suo comodino.

«Parla, Granger, che hai in mente?»

«Hai mai pensato che potresti fare l'Auror?» diresse lo sguardo nel suo per non perdersi la sua reazione che non fu particolarmente colpita.

S'imbronciò appena mentre valutava l'ipotesi, ma scosse la testa. «Non credo che mi si addica.»

«Invece secondo me sì» disse risoluta. «Sei terribilmente curioso, non sei contento finché non scopri la verità. Hai un talento che potrebbe essere sfruttato per gli interrogatori. E hai una peculiare predisposizione a proteggere e salvare gli innocenti.»

«Innocenti, ora, parliamone» alzò un sopracciglio sogghignando. «Cosa c'è di innocente tra te, Theo e Blaise?»

«Sono seria, Draco» disse mettendosi in ginocchio accanto a lui. «Sei incline ai dettagli, come gli investigatori e se sviluppassi nuove competenze magiche, saresti in lizza per arruolarti all'Accademia subito dopo il diploma» lo vide scuotere la testa mentre anche lui si metteva seduto e si poggiava alla tastiera del letto, lo sguardo basso e sfuggente, ma Hermione non si fece scoraggiare. «Non ti hanno ancora dato i voti degli esami, ma sono sicura che saranno piuttosto alti e se mantieni la media anche con i M.A.G.O. avrai praticamente le porte spalancate. Posso dare una buona parola attraverso...»

«Chi, Potter?» la interruppe fissandola gelido.

«No, Kingsley. Il Primo Ministro» sospirò. «Harry è solo un comune cadetto, adesso, come potresti esserlo anche tu, se lo volessi.»

«Quindi mi vuoi come lui?»

«Certo che no» si protese verso la sua mano, ma lui la allontanò. «Draco io vorrei solo che tu fossi libero di scegliere la vita che vuoi e che ti meriti. Auror, broker, spazzino, ereditiere sfaccendato, qualsiasi cosa tu voglia, purché ti renda felice» sgusciò un po' più vicino quando lo vide osservare fuori la finestra. Questa volta riuscì a prendere la sua mano che teneva poggiata sulla coscia e non si ritirò, né scacciò via. «Vale lo stesso discorso che ho fatto a Pansy, oggi: scegli per te, creati le tue regole, non quelle che ti hanno obbligato a seguire. La vita è una e ti appartiene.»

Lo osservò perdersi con gli occhi nel buio della notte, il profilo spigoloso della mascella e del mento illuminati parzialmente dai raggi lunari. Di fronte a sé trovò ancora quella statua di marmo che aveva ammirato a lungo durante le lezioni di tutoraggio. Inafferrabile, stoica e insensibile al mondo che lo circondava.

«Perché fai così?» sussurrò poggiando una mano sulla guancia per voltargli la testa e guardarlo. «Anche oggi mi hai chiusa fuori. Che ti succede?»

Draco sollevò gli occhi chiari nei suoi, non lesse alcuna espressione e non ci fu alcuna inflessione nella voce quando disse: «Non potrei mai fare l'Auror.»

«Perché no?» chiese contrita.

Lui alzò appena un sopracciglio e senza staccare gli occhi dai suoi liberò la mano che aveva tra le sue, ora un bagliore di sfida nei suoi occhi distaccati mentre iniziò a sbottonarsi la manica sinistra della camicia con movimenti concisi e quasi scattanti. Arrotolò il tessuto della manica fino al gomito mantenendo lo sguardo puntato nel suo finché non torse l'avambraccio ed espose sotto di lei l'interno.

Anche se non aveva ancora abbassato gli occhi, Hermione distinse nella penombra con la sua spiccata visione periferica quella macchia nera sulla pelle pallida.

«Guarda» le fece un cenno del mento. «Che cosa vedi? E rispondi sinceramente nel dirmi cosa vedrebbero gli altri, non fare l'idealista. Dimmi se accetterebbero mai un Mangiamorte nel Dipartimento di Sicurezza. Dimmi se accetterebbero il figlio di Lucius Malfoy, o il nipote dei Lestrange. O quello che ha fatto entrare i Mangiamorte a Hogwarts e ha assistito alla morte di Silente senza muovere un dito.»

Hermione sbatté le palpebre un paio di volte, comprendendo in quel momento cosa aveva generato la scelta di fare quel discorso a Pansy e anche se ora stavano parlando banalmente di lavoro, in realtà continuavano a parlare del loro stallo, di quello che erano e Draco aveva appena piazzato una nuova arma in mezzo a loro, una prova di fiducia per lei, una debolezza per lui e siccome aveva promesso che non lo avrebbe mai più lasciato solo, anche lei avrebbe piazzato la sua arma, quella di cui non avevano mai più parlato da quando era partito il loro stallo alla messicana, quella che lui aveva osservato non poche volte quel giorno, come negli ultimi mesi e lei lo aveva notato fingendo che andasse tutto bene, fino a quel giorno. Ancora, una debolezza per lei, una prova di fiducia per lui.

Perciò senza mollare i suoi occhi, arrotolò la manica sinistra della felpa e torse l'avambraccio sotto il suo volto, scoprendo l'interno e ancora quella parola, e notò come stringesse la mascella, tentando di occludere.

«Credi che invece vedrebbero me semplicemente come l'eroina del mondo magico?» disse. «Tu non hai partecipato ai processi quanto me, non sai come la corte del Winzegamot mi guardava ogni volta che entravo in aula. Come se fossi una bambina spaurita o una vittima passiva. O come mi guardavano Harry e Ron quando non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto perché avevo bisogno di sprofondare in questa parola per allontanarla da me.»

Draco chiuse gli occhi e fece per coprirsi l'avambraccio, ma Hermione lo bloccò artigliando la mano sul Marchio, facendolo sussultare e non voleva essere così impetuosa in quella situazione così delicata, ma se dovevano estirpare quel farabutto di un fantasma dalle loro vite, come quella ragazzina insicura, il loro passato, non c'era un modo giusto o sbagliato per affrontarlo, per vivere assieme quel futuro che lei già sognava di vivere.

Era una prova di coraggio per entrambi. Era la loro scelta, se si fossero liberati di quegli estranei e avessero concesso a quel Draco e a quella Hermione che si comprendevano come nessuno, di vedersi come facevano solo loro, tra loro.

Hermione stese la mano e prese ad accarezzargli delicatamente la pelle, ignorando il Marchio e osservando il suo volto rigido mentre respirava pesantemente col naso. Gli afferrò l'altra mano e se la poggiò sulla cicatrice, trattenendolo dal dorso finché fu certa che non l'avrebbe ritirata.

«Guardami, Draco.»

Lui deglutì e sentì il movimento delle dita della mano sinistra contro al braccio, quello che faceva per controllare il tremore, sebbene non si fosse ancora manifestato. Prese un paio di respiri profondi e infine aprì gli occhi, rivelando una tremenda vulnerabilità, la stessa che aveva scorto quel giorno prima che occludesse.

«Abbiamo le nostre cicatrici» disse.

«Tu non te la sei scelta» bisbigliò.

«È vero» annuì contrita. «Ma è anche il prodotto di un mio sbaglio, perché se avessi effettuato degli incantesimi più accurati, i Ghermidori non ci avrebbero mai trovato e portati a casa tua» sospirò guardando la mano grande di Draco sulla sua pelle, la situazione che stavano vivendo, loro due nella sua camera, gli ultimi mesi e raggiunse l'ennesima consapevolezza, un nuovo significato che avrebbe dato a quella parola. «Ma a conti fatti non ha più importanza, perché tutto quello che è successo, mi ha portata qui, in questo momento. Con te» terminò con un sorriso.

Lui addolcì lo sguardo e scosse la testa, lo vide prendere un profondo respiro che gli gonfiò il petto e infine le dedicò il suo sorriso sghembo, il suo preferito.

«Delirante autocelebrazione Grifondoro.»

«No» disse Hermione allargando il sorriso. «Delirante pazzia di Hermione Granger.»

Lo vide sogghignare, gli occhi luminosi persino nell'oscurità mentre le osservava il volto a lungo. Si sporse verso di lei senza staccare le mani dalle reciproche cicatrici, dal loro passato, per incontrarla nella loro intersezione, nel loro presente, e rubò un bacio umido, gli occhi fissi nei suoi, un altro bacio e un altro bacio ancora portandola a sospirare e quando aprì la bocca per accoglierlo definitivamente e far incontrare le loro lingue, lui si tirò indietro con un ultimo sonoro bacio e si leccò il labbro inferiore, assaporando ancora la sua bocca sulla sua.

Le sorrise ancora e abbassò infine lo sguardo sull'avambraccio, sulla sua cicatrice, sulla parola che aveva un unico significato per il mondo intero, ma che per lei aveva tante mille accezioni differenti: sopravvissuta, ribelle, combattente, strega, donna, viva, libera. Ora persino fidanzata, siccome quell'evento l'aveva portata esattamente lì con lui. Con Draco Malfoy che aveva scelto di salvarla.

Delicatamente, tracciò la parola col pollice, lettera dopo lettera, sentendone i rilievi sotto il polpastrello e risalì e scese più volte, come aveva fatto anche lei in quei mesi di totale estraniazione nel suo letto mentre si ripeteva quella parola a mente e la sussurrava tra le labbra e quando le girò ancora il braccio per esporla meglio alla luce fredda della Luna che filtrava dalla finestra, notò anche quella nuova lettera che si era fatta lei sul polso l'anno prima, piccola, ma evidente per chi sapeva guardare ai dettagli.

«È una runa» disse Draco ruotandole gentilmente il polso. «Algiz, giusto?»

Hermione annuì osservando anche lei quel simbolo, una linea verticale con le due braccia che si aprivano verso l'alto. Quasi rifletteva, più delle altre lettere, come una luce contro l'oscurità, il baluardo che respingeva la negatività in cui aveva rischiato di cadere prima che arrivassero gli incubi. 

«È il mio scudo di protezione, così nessuno mi potrà più fare del male, non fisicamente, almeno» chiarì quando sollevò lo sguardo su di lei. «Questa è stata la conferma che ho su di te, ogni volta che mi hai toccata, anche la notte che ho trovato Theo, da allora non ho mai avuto paura che tu potessi farmi del male.»

«Mai, Hermione» bisbigliò mentre le stringeva il polso. «Mai più.»

Questa volta fu lei a sporgersi verso di lui per lasciargli baci umidi. Uno, due, tre senza lasciare i suoi occhi e si concesse anche di passare la lingua sul labbro inferiore facendolo sospirare, finché si staccò e gli sorrise. Abbassò lo sguardo sulla mano piccola che a stento gli ricopriva il Marchio e prima di farla scivolare via e permettersi di osservarlo meglio, lanciò un'altra occhiata a Draco che annuì una volta concedendole quel permesso.

Lo scoprì poco alla volta, dandogli il tempo di ritirarsi in qualsiasi momento, se alla fine non se la fosse sentita, ma lui rimase fermo e lo sentì respirare con calma, sebbene il pollice si muoveva lentamente sulle punte delle altre dita. Osservò dapprima la testa del serpente con le fauci spalancate, un predatore pronto a divorare la preda, risalì sul corpo contorto e sulle spire attorcigliate che formavano un otto e infine il teschio, sulla bocca aperta dove si generava quella lingua serpentesca, le cavità oculari vuote e oscure, impenetrabili, come l'anima della Morte che avrebbe annientato qualsiasi nemico. Iniziò a passarci la punta dell'indice, seguendo il corpo del serpente fino alla testa e poi di nuovo su ripercorrendo a ritroso le spire fino alla bocca del teschio. Delimitò i contorni del cranio e degli occhi, non vedendo niente di diverso da ciò che aveva proclamato il primo giorno delle ripetizioni: era solo un tatuaggio babbano senza potere, persino pacchiano ed egoriferito come l'ideatore.

«È più sbiadito di quanto mi aspettassi» disse dopo che fece un altro passaggio col dito e senza smettere di toccarlo riportò gli occhi nelle sfere liquide di Draco che non aveva smesso un attimo di fissarla. «E credevo che fosse rosso.»

«Diventava rosso solo se si veniva convocati» chiarì. «Si è sbiadito dopo la Sua morte.»

Hermione annuì e abbassò di nuovo lo sguardo sul Marchio, continuando a massaggiargli la pelle. «Quante persone poteva chiamare simultaneamente?»

«Quante ne voleva. Anche tutti quelli che possedevano il Marchio.»

«C'era qualche Mangiamorte che ti era simpatico?»

Lo sentì sogghignare e sollevò gli occhi, trovandolo a scuotere la testa con una luce divertita nello sguardo. «Che razza di domanda è? Non è che mi mettevo a discorrere del tempo o a giocare a scacchi con loro.»

«Io non sopportavo un componente dell'Ordine della Fenice» si strinse nelle palle. Maledetto Mundungus Fletcher. «Non parlavate nemmeno di quidditch?»

«No, Granger» disse esasperato. «Se potevo, me ne rimanevo chiuso in camera beato, o nella biblioteca a leggere. Nessuno mi disturbava lì.»

«Giusto» fece una smorfia. «Dimenticavo la tua immensa indole socievole» lo sentì sbuffare, ma continuò: «È grande la biblioteca che hai a casa?»

«Ha qualche volume, sì» si strinse nelle spalle.

«Quantifica qualche.»

«Non saprei» fece un piccolo sorriso osservandola. «Sono ancora troppo giovane per aver avuto il tempo di leggere tutti i libri. Ma forse siamo su una decina di migliaia. O una quindicina, giù di lì.»

«Migliaia?» spalancò gli occhi sentendosi già tremare dalla curiosità.

Il sorriso di Draco si allargò. «Sei incorreggibile e una tremenda secchiona.»

«So-tutto-io è il mio secondo nome» disse piccata.

«Certo, perdonami» sogghignò lui accarezzandole ancora il polso, sfiorando delicatamente l'Algiz facendola rabbrividire a quel tocco gentile. Dopo qualche minuto che rimasero in silenzio ad osservare le reciproche cicatrici, Draco aggiunse: «Se dovessi farmi una runa, quale sceglieresti per me?»

Hermione strinse le labbra e non ebbe bisogno di pensarci troppo per dire risoluta: «Inguz.»

«Mi hai appena dato la runa della fertilità e di Venere?» alzò un sopracciglio, scettico.

Hermione alzò gli occhi al cielo. «Ing era un dio germanico, maschio, associato al seme e alla fertilità maschile. Oltretutto Inguz rappresenta la trasformazione e il cambiamento, il sacrificio del proprio sé per proteggere gli altri e che porta alla manifestazione di un nuovo io. Questa runa è associata al coraggio del guerriero.»

Lo vide assottigliare leggermente le palpebre mentre la fissava ancora con quell'espressione sottomessa e un'emozione unica che gli faceva brillare gli occhi.

«Che c'è?»

Draco scosse appena la testa, un sorriso appena accennato e le porse ancora l'avambraccio sinistro. «Puoi farmela adesso? Anche io voglio la mia runa.»

Hermione sospirò emozionata e annuì prendendo la sua bacchetta. Si sistemò di nuovo inginocchiata accanto a lui e gli prese la mano intrecciando le dita alle sue. «Dove la vuoi?»

«Sul polso, come la tua» disse immediatamente ed Hermione sorrise sempre più emozionata mentre poggiava la punta della bacchetta sulla parte interna del polso e descriveva il piccolo simbolo a forma di rombo.

Quel momento sembrava quasi... Non riusciva a non pesare che sembrasse una promessa più profonda e totalizzante di un anello. Le loro rune sarebbero rimaste per sempre impresse sulla loro pelle e se da un lato quelli erano simboli personali, che rappresentavano il loro passato distinto, insieme alle loro cicatrici, l'idea che avessero entrambi dei simboli runici le faceva davvero sperare che loro due potessero affrontare qualsiasi cosa il futuro avesse deciso di mettergli davanti. Insieme.

Quando terminò, aspettò che Draco si osservasse il suo simbolo, prima che alzasse lo sguardo su di lei col suo ghigno tracotante. «Ammira il tuo guerriero impavido una spanna sopra di te.»

«Peccato che non esistano rune dell'egocentrismo narcisistico» ridacchiò isterica quando lui la attirò su di sé a cavalcioni sulle sue cosce e riconoscendo la posizione in cui l'aveva costretta quella mattina durante quella dolce e tremenda vendetta, Hermione tentò di sgusciare via respingendolo dal petto. «Col cavolo, Malfoy. Io non sottostarò più a quella tortura.»

«Draco» puntualizzò afferrandola per la vita con un ghigno malefico e la circondò con le braccia premendosela subito contro il petto. Una mano risalì immediatamente tra i capelli tirandoli leggermente e scostandoli da un lato, mentre affondava il viso sul suo collo. «Pensavo che ti fosse piaciuto» sussurrò sulla sua pelle carezzandola col naso.

Le lasciò qualche bacio lascivo e umido, lambendole il collo con la lingua in quel punto sensibile, reso ancora più intenso dal lieve bruciore che persisteva in corrispondenza del morso nascosto. Hermione respirò profondamente mentre si aggrappava alle sue spalle e gli circondava il collo con le braccia, sprofondando le dita nei suoi capelli, tirandoli appena quando la cura che le dedicava diventava più insistente e le imprimeva ancora i denti nella carne, sebbene fu più delicato delle volte precedenti.

«Mi piace di più quando mi tocchi» rispose avanzando col bacino sulle sue cosce, incontrando subito il rigonfiamento dei suoi pantaloni, ma non la scostò e anzi se la premette contro emettendo un sospiro pesante sulla sua pelle. «Anche se dovrei iniziare a chiamarti Signor Ho L'Ego Più Sviluppato Della Voglia Di Fare Sesso Con La Mia Fidanzata.»

«Oh!» sbottò lui trascinandola all'indietro sulla schiena e chiudendola sotto il suo corpo senza schiacciarla, mentre prese a baciarla più insistente sul collo vicino all'attaccatura dell'orecchio. «Perché pensi che non voglia farlo? Lo senti il mio corpo, no?» chiese strusciandole il bacino addosso, facendole avvertire l'erezione contro la parte superiore della coscia. «E ci stavamo appena toccando» continuò lasciandole un altro bacio sul collo e sulla clavicola esposta. «Sono sempre così quando mi sei vicina e anche quando semplicemente parlo con te. Ma sto tentando di fare le cose con calma, se tu me lo permettessi invece di provocarmi ogni tre secondi.»

«Con Pansy non l'hai fatto» bofonchiò sul suo collo, carezzandogli la schiena con movimenti ampi.

Draco si tirò su per guardarla. «Con Pansy ero un ragazzino ed ero vergine» chiosò divertito. «Tu quanto tempo hai aspettato con Krum?»

«È diverso» si lamentò. «Lui era anche più grande, fu molto rispettoso.»

«Dopo quanto tempo, Granger? Non lesinare i dettagli che ti piacciono tanto.»

Hermione sbuffò e scosse la testa, ma sorrise lo stesso. Capì che non c'era nulla di male nel raccontargli quello scorcio di sé. Non era Ron.

«Allora, veniva a trovarmi in Biblioteca quasi tutti i giorni per due mesi prima d'invitarmi al Ballo del Ceppo. Poi durante il ballo, abbiamo fatto una passeggiata nel parco e mi ha dato il primo bacio, o gliel'ho dato io. Non ricordo bene» ridacchiò imbarazzata. «Ero piuttosto su di giri quella sera e non avevo bevuto un goccio d'alcol» lo vide annuire mentre si sistemava più comodamente tra le sue gambe, evitando che i loro bacini si toccassero, suo malgrado. «Poi sono trascorsi altri due mesi circa dove passavamo il tempo a passeggiare sulle sponde del Lago, mi ha persino portato a visitare la nave di Durmstrang, oppure rimanevamo in Biblioteca. Lì sono iniziati i primi sotterfugi sotto banco e tra gli scaffali» Draco assottigliò lo sguardo nel suo, stringendola più possessivamente, eppure non la fermò. «Ma solo baci e palpatine innocenti, più o meno. E poi è arrivata la Seconda Prova del Torneo, era così dispiaciuto che fossi stata coinvolta nella sua sfida e non riusciva ad accettare che il Comitato e Silente non avrebbero mai permesso che ci venisse fatto del male giù negli abissi del Lago Nero. Voleva troncare per non mettermi ancora in pericolo. Io vedevo solo un gentilissimo ragazzo che teneva a me e che mi aveva fatto capire così tante cose di me stessa e di cosa volevo in quel momento. Volevo che la mia prima volta avvenisse con lui, ed era assurdo, perché pensavo già di amare Ron all'epoca, ma Viktor mi vedeva. A volte rimaneva ore a guardarmi mentre leggevo e studiavo, senza dire una parola.»

«Un po' inquietante» mormorò Draco dandole un bacio a stampo senza smettere di fissarla.

«Forse. Ma vai a dirlo alla ragazzina con gli incisivi sporgenti» fece una piccola smorfia che Draco baciò ancora diverse volte finché non la fece di nuovo sciogliere in un sorriso, così continuò. «Comunque, sono andata a trovarlo sulla nave due settimane dopo la Seconda Prova e arrivata nella sua stanza, niente, per fargli capire che volevo lui e che assolutamente non ero spaventata, figuriamoci, mi sono spogliata.»

Lui si accigliò osservandola divertito, sebbene avesse un po' la mascella serrata per contenere la gelosia, lo vedeva bene, lo sentiva per come la stringeva. «Ti rendi conto che ti sei spogliata davanti al campione della nazionale bulgara di quidditch?»

«Come se m'interessasse qualcosa del quidditch.»

«Era un campione Tremaghi!»

«È stato il mio campione Tremaghi» lo vide adombrarsi, così aggiunse: «Lo era, passato. Come Pansy era tua, passato.»

Mormorò un gorgoglio di gola ed alzò un sopracciglio. «Quindi avete aspettato quanto dal primo bacio, tre mesi?» Hermione annuì. «Allora, siccome noi ci siamo baciati appena venerdì, due giorni fa, puoi aspettare ancora un altro po' senza ripetermelo ogni singolo momento.»

Lei sbuffò. «Allora tu non provocarmi ogni singolo momento. Stamattina hai fatto la cosa più subdola che potessi inventarti.»

Draco ghignò profondamente. «Sei tu che hai iniziato, io ti ho solo fatto vedere quali sono le conseguenze delle tue scelte sul sottoscritto.»

«E se scegliessi di non baciarti io fino a Natale?» lo provocò.

«Cosa?» sbottò strabuzzando gli occhi. «No!»

A quel punto fu Hermione a ghignare e un nuovo gioco si manifestò nella sua mente. Fece scivolare una mano sulla sua schiena fino a stringergli il sedere. «Siccome mi vuoi negare questo» disse inarcando il bacino contro la sua erezione. «Io ti negherò le mie labbra» bisbigliò a pochi centimetri dalle sue e quando lui si protese per afferrargliele, Hermione voltò velocemente la testa e lo spinse mettendogli le mani sul petto.

Anche se riluttante, si scostò lo stesso e si stese al suo fianco. «Non puoi farmi questo.»

Hermione si tirò su a sedere e lo guardò dall'alto scuotere la testa e dedicandole un broncio che avrebbe potuto baciare per quanto sembrava tenero, ma doveva resistere.

«Posso eccome» si strinse nelle spalle. «E poi con l'Occlumanzia saremo di nuovo tutor e studente. Certe cose non sono lecite, Signor Malfoy.»

«Te ne pentirai» assottigliò lo sguardo su di lei. «Non riuscirai a resistere e m'implorerai di concederti un bacio. Ho l'autocontrollo più sviluppato del tuo, Granger.»

«Quando mi metto in testa qualcosa, non c'è nulla che mi possa fermare.»

Si sollevò anche lui e la osservò contrito. Sbuffò amareggiato guardandole le labbra come se fosse una fonte di vita, un'oasi sperduta dopo mesi trascorsi a cercarla nelle tempeste di sabbia. Hermione, avendo acquisito quel potere su di lui, fu subdola quando si morse il labbro inferiore e lui fece per avvicinarsi scoprendo i denti, ma lei allungò una mano per tenerlo lontano.

«Contegno, Signor Malfoy» cantilenò con il suo ghigno malfoyesco. «Non vuole mica baciare una studentessa?»

Draco strinse la mascella e le dedicò un'occhiataccia grangeresca, sebbene lesse una luce eccitata nel suo sguardo. Alla fine annuì lentamente. «Va bene, Granger, giochiamo» disse con un sorrisino serpentesco e si avvicinò lentamente al suo volto. «Ma permettimi di baciarti per tutta la notte. Iniziamo da domani.»

Hermione sogghignò perfida e scosse la testa. «No-no, iniziamo da adesso. Ogni scelta ha le sue conseguenze» gli lasciò un bacio casto sulla guancia e si ritrasse velocemente quando lui provò a girare il volto. «Sarà un mese molto, molto lungo, amore mio.»







Il giorno dopo, avendo ricevuto a colazione e a distanza il sorriso – il suo ghigno – dalla sua fidanzata, Draco si stava ancora chiedendo cosa avesse fatto di male nella sua recente vita di ex Mangiamorte, finché i suoi tarli non gli ricordarono che esisteva il Karma.

Non avrebbe dovuto spingere in quel modo con la sua fidanzata, non quando sapeva che il suo cervellino era capace di architettare vendette che avrebbero fatto impallidire Salazar in persona. O i capelli di Blaise.

E mentre sedeva composto davanti alla scrivania della Mcgranitt e osservava il Cappello Parlante sullo scaffale accanto al muro dei ritratti dei vecchi presidi, arrivò persino alla conclusione che questo avesse fatto un madornale errore di calcolo nello smistare Hermione Granger nel Grifondoro.

Aveva ragione Blaise, quella donna era una serpe a tutti gli effetti.

La sua donna che non avrebbe baciato per un mese.

E Draco era davvero un idiota. Un uomo e mago di una certa posizione e levatura, ma ormai era annoverato come il più grande idiota del secolo col peggior Karma che potesse colpirlo accompagnato dai tarli più fastidiosi e petulanti eco della sua terribile fidanzata.

Eppure, almeno, ora poteva dirsi che quel viaggio che gli aveva accennato la preside ormai un mese prima, lo avrebbe affrontato davvero con coraggio. Come un guerriero.

Si osservò la runa che spuntava dal polsino della camicia, sorridendo al ricordo della sera prima mentre la sua talentuosa strega eseguiva quell'antico incantesimo che aveva sentito riverberargli le ossa, aveva scosso la sua anima e una parte di lui si era allineata a quello che era. Aveva riconosciuto il Draco Malfoy da cui si voleva allontanare, per lei, e lo aveva di nuovo accolto in sé, per trasformarlo in una nuova versione, per lui.

E un nuovo sentiero in quel viaggio imprevedibile si era appena aperto davanti a lui.

Insieme alla sua strega. E sì, mentre gli imprimeva la runa, la casa da sette camere, era diventata sempre più concreta nella sua mente. Quella che avrebbe condiviso insieme alla fidanzata che non voleva baciarlo, Salazar.

La Mcgranitt si chiarì la voce attirando la sua attenzione quando si sedette sul suo scranno.

«Bene, Signor Malfoy» disse mettendogli una pergamena sigillata davanti. «Abbiamo appena ricevuto la convalida dei suoi esami dal Dipartimento dell'Istruzione. Lì ci sono i suoi voti, può leggerli.»

Draco prese la busta con un vago sorriso, ma se la infilò nella tasca del mantello. «Preferisco leggerli insieme alla mia» si schiarì la voce «alla signorina Granger, professoressa. Sa, credo le farebbe piacere se aprissi la busta con lei, dopo tutto quello che ha fatto per me.»

La preside fece un piccolo sorriso compiaciuto, lo sguardo incuriosito che lo fissava attraverso gli occhiali dalla montatura ovale.

«Immagino di sì» annuì iniziando a sfogliare delle carte che aveva nella cartellina davanti a sé. «A me fa piacere che siate usciti vivi e integri da quest'incarico.»

«Perché mai? Siamo andati d'accordo sin dal primo momento e abbiamo lavorato a meraviglia» si strinse nelle spalle e la preside gli dedicò un fugace sguardo sardonico, come se fosse a conoscenza di ogni interazione che avessero avuto da quando era iniziata la scuola.

Draco non si fece scalfire, era un guerriero stoico, dopotutto.

«Ora ci sono altre tre questioni che dobbiamo affrontare» disse la preside pescando un modulo dalla cartellina. «Iniziamo dalle da quelle più difficili, nella vita bisogna fronteggiare prima il peggio in modo da riuscire a goderci più appassionatamente a quelle più dolci.»

«Concordo pienamente, professoressa» acconsentì. «Saggia scelta.»

Il peggio che aveva vissuto in passato, per raggiungere quel presente con la sua strega e i suoi amici. Il peggio di non poter baciare la sua fidanzata, per potersi godere le sue dolci labbra entro un mese.

«Purtroppo non abbiamo avuto riscontri con le tracce trovate in seguito al suo incidente. Nell'ultimo mese il branco di centauri ha battuto la Foresta Proibita in lungo e largo, ma sembra che qualsiasi cosa l'abbia attaccato quella sera, si sia ritirato.»

«Buon per me.»

«Non escludo che possano ancora tentare un colpo, perciò continui a mantenere il profilo basso, non voli più la sera vicino alla Foresta e forse sopravvivrà fino ai suoi M.A.G.O.»

«Certamente» disse annoiato.

«E qui arriviamo alla seconda questione» esordì piazzandogli il modulo che aveva tra le mani davanti. Draco diede una veloce lettura, era il suo questionario di orientamento. «Quando abbiamo avuto il colloquio al quinto anno, lei si mostrò particolarmente ferreo nell'intraprendere una carriera nel settore finanziario, sebbene non mi avesse dato una vera e propria scelta più specifica. Me lo conferma?»

Sollevò gli occhi in quelli della preside che lo osservavano incuriosita. Draco annuì. «Devo amministrare le finanze della mia famiglia» disse stringendosi nelle spalle. «Nonostante tutto rimango sempre un Malfoy e mia madre mi ha consigliato di fare degli stage presso il Tesoriere. Saprebbe a chi indirizzarmi?»

«Molti ex studenti che lavorano al Ministero verranno qui al party di Natale che Lumacorno ha organizzato per il Lumaclub, potrebbe conoscere qualche aggancio direttamente lì.»

«Io non faccio parte del Lumaclub, professoressa.»

«Potrebbe sempre andarci come accompagnatore» fece un piccolo sorriso. «Ha un paio di amici che la possono invitare, no?»

Aveva la sua strega e la Bestia. E magari questa volta non avrebbe dovuto prendere la Polisucco per imbucarsi. E magari avrebbe baciato Hermione Granger proprio quella sera. Un mese. Solo un maledetto mese.

«Però, pensavo che potesse valutare anche altre carriere, nel frattempo» continuò la preside mettendo un elenco sopra al vecchio modulo di orientamento. «L'anno è ancora lungo per qualsiasi tipo di colloquio voglia fare dopo i M.A.G.O. Nel mese di aprile terremo qui a scuola un evento orientativo, nel caso voglia guardarsi in giro.»

Draco lesse l'elenco che gli aveva messo davanti e si fermò alla prima voce: Auror. Gettò uno sguardo alla preside e la trovò ad osservarlo ancora con quell'espressione incuriosita.

Possibile...? No, lei non l'avrebbe fatto. Lei... lei... Lei era la piccola e snervante invadente Grifondoro, dopotutto.

«È stata la signorina Granger a dirle di parlarmi della mia carriera, professoressa?»

La preside assunse un'espressione innocente mentre le labbra s'irrigidirono in una linea dura. «Non ho bisogno dell'intervento di una studentessa per consigliare a un altro studente cosa farne del proprio futuro, signor Malfoy» disse piccata. «Io le metto davanti solo delle scelte alternative che si confanno al suo rendimento scolastico.»

Draco mormorò un assenso, sebbene non l'aveva del tutto convinto. Anche lei era una Grifondoro, magari la stava proteggendo con quello snervante cameratismo così affezionato alla loro Casa.

«Continuo a rimanere sui vecchi programmi» disse.

«C'è ancora tempo» replicò lei con un breve sorriso. «Frattanto prenda con sé l'elenco e lo legga con calma.»

«No ho...»

«Lo prenda, signor Malfoy» ribadì guardando eloquente il modulo e lui, finché Draco non fu costretto da quello sguardo fermo a ripiegare la pergamena e infilare anche quella nella tasca del mantello.

E non poté nemmeno sbuffare, perché lei continuava a fissarlo, a quel punto Draco chiese: «E per quanto riguarda la terza questione?»

La preside si sciolse in un piccolo sorriso sibillino mentre apriva un cassetto della scrivania e gli consegnò un piccolo astuccio.

«Ci sono stati dei cambiamenti negli ultimi giorni» esordì mentre Draco apriva la scatolina e spalancò gli occhi davanti al contenuto. «La signorina Greengrass ha rinunciato al suo incarico in seguito al trasferimento che avverrà entro qualche giorno presso Beauxbatons. Serviva qualcuno di pari meriti scolastici che potesse sostituirla e quando leggerà i risultati dei suoi esami capirà anche il perché» fece un largo sorriso orgoglioso e Draco si sentiva arrossire. «Perciò congratulazioni signor Malfoy, è stato scelto come nuovo Caposcuola della Casa Serpeverde.»






Eccoci!

Questo capitolo è immenso, snervante e quasi rapsodico. A partire dal doppio pov, che ci ho messo un po' per decidere come gestirmela, ma rendendomi conto che avevo bisogno di entrambi per affrontare sto papiro, mi sono detta perché no! Tanto qui sto sperimentando parecchio la mia scrittura e anche questo è stato un buon input, spero che abbiate apprezzato e non vi siate ubriacati.

Inoltre il doppio pov è stato utile anche per mostrare quanto questi due siano in sintonia e che ormai pensino quasi le stesse cose su alcune faccende.

Pansy. Pansy, Pansy, Pansy. Ammetto che lei non era prevista agli inizi, ma è arrivata in corso d'opera e riuscire ad infilarla è stata un po' una scommessa. Lei è stronza. Ma stronza, stronza, stronza, oltre che ingestibile. Mi piace, in un certo senso, tranne quando mi tocca quel cucciolo di Theo.

E niente. Dopo 41 pagine non ho intenzione di tediarvi ulteriormente. Spero che vi sia piaciuto. Grazie per aver letto, votato e aggiunto negli elenchi di lettura.

Alla prossima.

Bisous

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