Mexican Standoff

By Petite_Poissonne

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Draco credeva che dopo la caduta del Signore Oscuro e l'ignominia di cui si era macchiata la sua famiglia, av... More

1. Un incarico per Hermione Granger - Parte 1
1. Un incarico per Hermione Granger - Parte 2
2. Partenze e Inizi
3. Il canto dei bambini in guerra - Parte 1
4. Il canto dei bambini in guerra - Parte 2
5. Non si toccano gli appunti di Hermione Granger
6. Un'ombra tra luce e oscurità
7. Un passo alla volta
8. La Ragazza che è Sopravvissuta
9. Disincanto Patronus
10. Malfoy Manor
11. Come soldati giocattolo
12. Sono solo parole
13. Non sono solo parole
14. Mattone dopo mattone
15. Esasperante Cameratismo Grifondoro
16. Qualcosa di rosso, Qualcosa di bello, Qualcosa di sbagliato
17. Un pensiero fisso
18. Legge di Murphy
19. L'imprevedibilità dei viaggi
20. Di bene in...?
21. La Ragazza d'Oro-Nero
22. Il Battesimo
23. Intersezioni
24. Il loro posto
25. Un gioco da pazzi
27. Bugie e verità
28. Per lei
29. Per lui
30. Corsi e ricorsi storici - Parte 1
31. Corsi e ricorsi storici (Tutto per loro) - Parte 2
AVVISO!
32. Gelosie - Parte 1
33. Gelosie - Parte 2
34. Scelte - Parte 1
34. Scelte - Parte 2
35. Azione e reazione
36. Incubo senza controllo
37. Domande e risposte
38. Affinità elettive
39. Tempo mutevole
40. Il Calendario dell'Avvento di Draco Malfoy - Parte 1

26. La distanza tra credere e sapere

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By Petite_Poissonne


Hogsmeade, 30 ottobre 1999


"Hermione Granger, vuoi venire con me ad Hogsmeade?"

Hermione sapeva che erano amici. Non c'era motivo che quella semplice richiesta la sconvolgesse tanto, o che ci rimuginasse così dalla sera prima. Erano amici e da amico Malfoy chiedeva ad un'amica di andare ad Hogsmeade. Con lui. Ad Hermione Granger.

Hermione era sua amica e le veniva chiesto se era libera. Anche Ginny glielo aveva chiesto a colazione quella mattina, prima che la informasse dei suoi programmi con Anthony, che ora era davanti a lei con due burrobirre e dei tramezzini nel mezzo.

Ginny la stava per strangolare quando aveva lanciato così quella notizia, ma tra l'articolo, Lavanda, la quasi espulsione, la ripresa delle ripetizioni, Pix, la totale estraniazione nella sua camera con Malfoy per chiudere quell'incarico, le era passato totalmente di testa, finché lui non aveva fatto quella domanda.

"Hermione Granger, vuoi venire con me ad Hogsmeade?"

Non c'era nulla da rimuginarci, non aveva motivo di arrossire ogni volta, anche se lui le aveva preso la mano e l'aveva guardata con quei suoi occhi liquidi. Anche perché un attimo prima stavano di nuovo per litigare se lei non l'avesse sedato e anche lì glielo aveva ribadito. Che loro erano amici. E lui non aveva fatto una piega, anche se non aveva fatto battute sarcastiche in merito, però nemmeno confermato. Che loro erano amici. Forse aveva cambiato idea e concluso quell'incarico voleva disintossicarsi da lei.

No, questo no, ora non ci credeva più. Lui la voleva nella sua vita, aveva accettato la sua promessa, aveva riconosciuto il loro posto e ora erano dei semplici amici liberi di fare quello che volevano senza ripetizioni in mezzo. Potevano uscire, infatti. Andare ad Hogsmeade, per esempio.

"Hermione Granger, vuoi venire con me ad Hogsmeade?"

E lei voleva andare ad Hogsmeade con lui se non avesse già preso l'impegno con Anthony. Come amici, certo. Sarebbe andata con lui, Theo e Blaise. Con tutti i suoi amici, difatti. Perché erano tutti dei grandissimi amici. Merlino, forse ci voleva ancora del tempo affinché i suoi amici Grifondoro e quelli Serpeverde si ritenessero a vicenda amici, ma sarebbe successo un passo alla volta, un'intersezione dopo l'altra, se l'avessero voluto, come sapeva che lo volevano loro due. E sarebbe successo se lei fosse uscita con lui, con loro. Magari avrebbero potuto organizzare la prossima uscita tutti insieme. O forse dovevano prima collaudarsi loro due, prima di integrare anche gli altri?

Ma sapeva che loro erano già collaudati, erano amici, anche se non lo erano mai stati ad Hogsmeade. Ma sarebbero stati gli stessi anche lì, perché loro erano il loro posto, a prescindere dal luogo. Anche se stavano meglio se erano in camera sua, erano rilassati, erano più loro lì. Ma magari con una burrobirra sarebbe stato lo stesso, era rilassante se non si eccedeva.

Chissà se a Malfoy piaceva la burrobirra, non glielo aveva mai chiesto in camera sua. Avrebbe potuto farlo, alla fine erano amici.

"Draco Malfoy, vuoi bere con me una burrobirra ad Hogsmeade?"

Visto? Qualsiasi amico farebbe una domanda del genere. Non c'era nulla di male, niente di cui sconvolgersi, arrossire, o rimuginarci.

E allora per quale stramaledetto motivo lei non riusciva a smettere di pensarci invece di godersi la sua burrobirra con Anthony che, tra l'altro, ora fissava lei e il boccale quasi intatto con una vaga espressione perplessa e molto probabilmente le aveva appena fatto una domanda per come teneva le sopracciglia alzate e che si era persa perché aveva solo quella dannata richiesta di un amico in testa?

"Hermione Granger, vuoi venire con me ad Hogsmeade?"

«Scusa, Anthony, mi stavi dicendo?» chiese prendendo un sorso di burrobirra. Che schifo, era pure sfiatata adesso e tiepida.

«Ho chiesto come sono andate le ripetizioni con Malfoy, alla fine.»

Era meglio se faceva finta di nulla. Grazie.

«Siamo amici» disse annuendo contrita e prendendo un lungo sorso. Se riusciva a finire quella brodaglia forse si sarebbe persino goduta quell'appuntamento. Sempre che il mondo intero non menzionasse in ogni momento quel maledetto idiota che le aveva fatto quella dannata domanda così dal nulla.

«Sembra davvero che tu debba berci su» disse sogghignando mentre la osservava posare il boccale vuotato di tre quarti. «È stato così terribile?»

Si sentì accigliarsi senza riuscire a trattenersi, ma non le piacque quel commento. Non la divertì affatto. Ma si ricordò che aveva davanti a lei Anthony, un ragazzo a modo, uno che si era sincerato se stesse bene dopo quell'articolo, persino dopo che aveva assalito Lavanda e che l'aveva difesa in Biblioteca contro gli idioti ficcanaso, per cui s'impose di rilassare la faccia e ritrarre le unghie.

«Ci sono stati tanti alti e bassi» disse stringendosi nelle spalle. «In verità non credevo nemmeno che ne saremmo usciti integri. Se ricordi quando siamo arrivati non siamo partiti con il piede giusto, nella carrozza dei Thestral, anche se subito dopo, prima della cena dello smistamento, mi sono scusata per come ho reagito. Certo, lui ha risposto nel suo solito modo, è Malfoy...»



«... e poi Malfoy si è rivelata una persona davvero curiosa e premurosa. Lo sai che mi ha dato un cioccolatino quando credeva che stessi per svenire? Per non parlare che mi ha ceduto il suo maglione quando avevo freddo, anche se non glielo avevo chiesto. Peccato che subito dopo abbiamo litigato, perché come ben sappiamo, è Malfoy...»



«... ma Malfoy ha questa capacità di farmi ridere e volerlo schiantare nello stesso momento. È fissato col suo aspetto e ogni tre secondi lo deve ribadire, come se davvero non vede l'ora che io gli ripeta che è un idiota. Ma è un vero idiota. Non come gli altri, quei pettegoli che non capiscono che Malfoy...»



«... e quando Malfoy se ne esce con quel ghigno, ti giuro che glielo vorrei scacciare con uno schiaffo. Lo sapevi che al terzo anno gliel'ho dato veramente, uno? Ma all'epoca se lo meritava davvero, non era com'è adesso, perché quel ghigno lo fa soprattutto per provocarmi. Oh, è un vero artista della provocazione quel Malfoy...»



«... e se Malfoy si mette qualcosa in testa, non c'è nulla che possa smoverlo. È così insistente e appena si incuriosisce di alcunché, fa di tutto per scoprirne ogni minimo dettaglio. Anche se in realtà è più un pregio che un difetto, anche io sono una persona curiosa, e scoprire questo suo lato è una di quelle cose di Malfoy...»



«... e niente, Malfoy è davvero brillante, non aveva nemmeno bisogno di queste ripetizioni, ma ti prego di non dirglielo, già ho fatto un danno quando ho detto quelle cose alla Mcgranitt e da allora non fa che ripetermelo, perché da egocentrico narcisista non può fare a meno di sentirsi dare dei complimenti. Anche se è molto umile se fa un gesto carino e, fidati, lo è più spesso di quanto vuole ammetterlo e credo che Malfoy...»



«... meno male che Malfoy non c'era quando è scoppiata quella rissa con Terry, o a quel punto si sarebbe giocato tutto e per poco in Infermeria non lo stava aggredendo se non ci fossimo stati io e Blaise, dovevi vedere la sua faccia. Diventa molto protettivo se i suoi amici sono in pericolo, perché, davvero, quel ragazzo è una persona meravigliosa e se gli altri lo vedessero come si mostra con noi, non avrebbero da credere che Malfoy...»



«... e Malfoy mi ha persino chiesto di Harry e Ron, capisci? Lui mi ascoltato per tutto il tempo mentre gli raccontavo di Harry e del mio rapporto con lui e non ha fatto nemmeno un commento sprezzante. Questo ti fa capire quanto sia diverso quando è rilassato e non ci sono persone che lo osservano, perché tutti si aspettano che lui sia un algido menefreghista. Quando Malfoy è semplicemente...»

«Un amico» Anthony completò la frase al posto suo, annuendo lentamente mentre fissava la propria mano giocherellare con il manico del boccale.

«Te l'ho detto» disse Hermione annuendo convinta. «Siamo amici.»

Il ragazzo sospirò e alzò lo sguardo nel suo, mentre lei finiva di bere la sua terza burrobirra, a differenza di Anthony che si era fermato all'inizio della seconda.

Quando posò il boccale sul tavolo, con un bel sorriso, Hermione disse: «Terza burrobirra finita. E non sei scappato a gambe levate!»

«Già» mormorò pensieroso, distogliendo lo sguardo da lei.

La impensierì quell'atteggiamento distaccato e rendendosi conto che non vedeva la sua fossetta dalla prima burrobirra, Hermione ripercorse a ritroso le ultime due ore e... oh, no! Le aveva trascorse tutte a parlare di Malfoy! Ad un appuntamento con un altro ragazzo!

Dei, era così satura di lui e di quella benedetta richiesta che era straripata come un fiume durante le piogge torrenziali. E ora sentiva lo stesso disagio che attanagliava quel bellissimo e bravo ragazzo che aveva difronte. Le aveva persino fatto una mezza dichiarazione in Biblioteca e lei aveva monopolizzato questa uscita parlando di quell'ingombrante Serpeverde!

Ma cosa c'era di sbagliato in lei?

Non sapeva come uscirne ed Anthony, il ragazzo intraprendente con la parlantina facile, l'aveva ridotto in un involucro bisillabico e annoiato.

Non poteva esordire con un "Scusa, Anthony, se ho parlato tutto il tempo di Malfoy", avrebbe solo messo un punto ingombrante sulla questione che, difatti, lui era sempre nei suoi pensieri. Invero, era come se si fosse seduto in mezzo a loro e avesse monopolizzato l'appuntamento come credeva avrebbe fatto parlando di sé. E ora lo aveva appena fatto lei.

Si guardò intorno nella sala dei Tre Manici di Scopa, Madama Rosmerta al bancone stava servendo degli avventori, per il resto c'erano gruppi di studenti che ridevano e chiacchieravano, alcuni giocavano a carte o a gobbiglie mentre bevevano e brindavano con gli amici. C'erano pochissime coppie, ma erano tutte impegnate chi a guardarsi negli occhi, chi a darsi teneri baci casti.

Non aveva la minima idea di come si portasse avanti un appuntamento, perché in realtà lei non ne aveva mai avuto uno se escludeva il Ballo del Ceppo con Viktor. Il resto erano stati per lo più sotterfugi in Biblioteca o passeggiate al Lago Nero. Con Ron... be', diciamo che nessuno dei due erano mai stati bravi in quelle cose. S'incontravano alla Tana o a Grimmuld Place e in un anno non erano mai davvero usciti dalla zona di comfort dell'incontrarsi come avrebbero fatto due amici di lunga data. E ora, davanti ad Anthony, sentiva quella mancanza come un difetto di progettazione.

Cosa diavolo si faceva agli appuntamenti senza doversi necessariamente baciare – non subito – o parlare a iosa di persone che non erano nemmeno presenti? Come si creava quella sintonia che credeva di aver intravisto quando erano in Biblioteca? Forse aveva interpretato male, forse non c'era una reale sintonia, forse non sarebbero dovuti uscire affatto e lasciare le cose com'erano: un'affinità platonica; giusta sulla carta, disastrosa nella realtà.

O, forse, semplicemente, non avrebbe dovuto permettere che quel pensiero fisso si autoinvitasse nel suo momento spensierato e rovinare anche l'appuntamento di Anthony, che ora era ammutolito e si guardava in giro.

Merlino, che disastro.

«Ti va di andare a fare una passeggiata?» chiese dopo qualche minuto dove il silenzio era divenuto troppo in mezzo a loro. Si disse che ci avrebbe provato andando a ritroso delle sue scarse esperienze, partendo con quello che faceva con Viktor escludendo gli incontri in Biblioteca. «L'aria è diventata un po' satura, qui.»

Anthony ritornò a guardarla e annuì con un sorriso pigro. «Certo.»

Pagarono a metà, Hermione si rifiutò categoricamente di lasciare che quel ragazzo galante se ne uscisse da quell'appuntamento col danno e la beffa di aver invitato una ragazza che non aveva smesso di parlare di un altro. Ne andava dell'amor proprio di entrambi. E il siparietto che si creò li rimise di nuovo su un'onda più leggera quando uscirono dal locale e si immersero su High Street nell'aria fredda di fine ottobre.

Il giorno dopo sarebbe stato Halloween e molti locali avevano addobbato le entrate con zucche parlanti che intrattenevano i passanti. Mielandia era un viavai di studenti grandi e piccoli che uscivano con cartocci caldi di dolcetti che diffondevano nell'aria un delizioso profumo di zucca, cannella e panspeziato.

Fecero qualche metro, quando Hermione si diede coraggio. «Scusa se ho parlato tutto il tempo di Malfoy.»

«Tranquilla.»

La ragazza scosse la testa, perché se aveva apprezzato sin da subito la sincerità di Anthony, doveva ripagarlo altrettanto.

«Non voglio ritornare a parlare di lui, ma ci tenevo a dirtelo» si sfregò le mani già infreddolite. «Il nostro rapporto si è evoluto così velocemente che stento a crederci. Mi ha aiutato a superare momenti difficili, alcuni persino tragici e solo negli ultimi giorni sto razionalizzando quanto mi faccia bene averlo come amico» terminò con un cipiglio. Era snervante quanto le suonasse male quella parola dopo averla ripetuta così tante volte.

«Va bene, Hermione» girò la testa verso di lei. «Non devi darmi giustificazioni. Solo tu sai quello che hai passato ed è bello che lui con te sia così. Molti vi guardano e non vedono altro che due nemici diventati pseudo amanti per chissà quale ragione, e l'ennesimo argomento su cui speculare senza cognizione di causa.»

«Tu invece cosa vedi?»

Anthony si strinse nelle spalle e ritornò a guardare la strada davanti a loro. «Vedo due persone che stanno cercando un loro equilibrio. A meno che non l'abbiate già trovato e quindi forse è per questo che ora tu stai così.»

«Così come?»

«Invaghita» disse facendo un sorriso, anche se non aveva la fossetta.

Hermione strabuzzò gli occhi. «Oh, no. Io... non...»

Anthony si girò di nuovo a guardarla e annuì a qualcosa che sapeva solo lui. «Non ci guadagno nulla a dirti questa cosa e forse non dovrei nemmeno farlo, ma ti ho ascoltato per tutto il tempo e ti ho guardato mentre parlavi di lui e, credimi, da ragazzo mi piacerebbe che una ragazza parlasse così di me quando non ci sono. Idiota narcisista a parte» le dedicò un'occhiata sorniona.

«Anthony, io...»

«Tranquilla, davvero. Non lo dico per metterti in difficoltà, mi piace analizzare le persone e mi trasmetti questo. Ma secondo me sei anche una persona che sviluppa i rapporti basati sulla quotidianità, giorno dopo giorno e a quanto sembra avete passato giorni molto intensi. E, se dopo solo due mesi siete a questo punto, forse avevate bisogno di questo per dare uno scossone al mondo e dimostrare che può esserci un punto d'incontro per due persone diverse come voi.»

Vero, vero, vero. Sbagliato.

Aveva ragione su tutto, tranne che erano diversi. Le esperienze erano differenti, ma li avevano resi più simili di quanto si pensasse. O non avrebbe trovato un motivo valido per cui stessero così bene quando erano davvero loro, come si intendessero, talvolta senza nemmeno aver bisogno di parlare, la curiosità che li univa e talvolta divideva perché non potevano fare a meno di scoprire sempre più cose l'un l'altra. E tutto questo l'aveva compreso grazie a quella quotidianità e all'intensità di ogni interazione avvenuta giorno per giorno e che alla fine aveva dato uno scossone facendo unire due mondi nella loro intersezione.

E, un'altra cosa sbagliata, lei non era invaghita. Ma...?

Non riusciva a trovare un'alternativa, ma se si fosse sforzata di ragionarci meglio, forse avrebbe trovato la risposta. Ma quello non era né il luogo, né il momento. Stava ancora tentando di salvare quell'appuntamento.

«Puoi dirmelo se ho parlato troppo» disse Anthony dopo qualche minuto.

Hermione si stranì. Lui credeva avesse parlato troppo? Quel ragazzo era davvero tanto gentile e quando lo guardò per negare, trovò un bagliore malizioso nei suoi occhi verdi, e lei... ah! Aveva appena fatto una battuta.

E rise, un po' per l'imbarazzo, un po' per la gratitudine, un po' anche per isteria, ma ottenne il risultato di scioglierla. Di rilassare entrambi. Non era l'unica che voleva salvare quell'appuntamento, alla fine.

«Sono un disastro, Anthony» fece una smorfia e dandosi altro coraggio, aggiunse: «Questo è il primo vero appuntamento che ho dopo tanti anni e non so quello che dovrei fare per riuscire a rendere tutto... normale, capisci?»

«La normalità è sopravvalutata, per una come te» disse sospirando. «Abbiamo già appurato che abbiamo un sistema di parametri totalmente discordante. Io, ad esempio, non ho mai cavalcato un drago.»

«È un'esperienza che non ti consiglio, fidati. Soprattutto in gonnella.»

«Oh, mi sa allora che devo disdire l'ordine dalla sarta.»

Hermione ridacchiò e finalmente, quando Anthony la guardò, spuntò la sua bellissima fossetta.

«A quanto ho capito non ti piace volare» disse immediatamente ricordando l'aneddoto condiviso sulla prima magia da bambini mentre arrivavano al castello all'inizio della scuola.

«Sono terrorizzato dall'altezza» spalancò gli occhi. «Se posso, evito come la peste il secondo piano della Biblioteca, o le finestre della sala comune. E pensare che mio padre mi voleva come giocatore di quidditch.»

«Ma non è uno studioso, lui?»

«Sì, ma perché è stato costretto da nonno Arthur. Lui voleva fare il portiere o il cercatore, forse il battitore. Non è mai stato molto chiaro, d'altronde non ha avuto la possibilità di sviluppare alcuna tecnica, a parte che è bravissimo sulla scopa. Potrebbe persino gareggiare in qualche competizione se non avesse troppa paura che mia madre gli faccia lo scalpo. Da lei ho preso la paura per l'altezza.»

«E tu? Che cosa vorresti fare? Cavalcare draghi con gonnella a parte, ovviamente.»

«Ovviamente» concordò sogghignando. «Mi piacerebbe riprendere gli studi di nonno. Ho trascorso la mia infanzia a sistemargli i libri nel suo studio. Un po' per imposizione, perché da come hai capito è un personaggio non troppo facile. Ma a me è sempre piaciuto farlo. L'Alchimia è una materia affascinante.»

Anche Anthony si rivelò affascinante, specialmente quando parlava dei libri che aveva letto nello studio del nonno. E così, dopo quella partenza disastrosa, l'appuntamento proseguì più rilassato e coinvolgente. Trascorsero tutto il tempo a parlare, raccontandosi i reciproci approcci quando arrivarono a scuola al primo anno, o raccontandosi aneddoti d'infanzia, anche se a quel punto Hermione fu più restia, non le andava di parlargli della sua famiglia, avrebbe sollevato un argomento che rischiava di spezzare quella leggerezza raggiunta con tanta fatica. Risero tanto e scherzarono altrettanto, il ragazzo si rivelò particolarmente flessibile all'autoironia, anzi, la maggior parte delle volte che lei scoppiava a ridere, era specialmente per qualche commento che rivolgeva a sé stesso. Passeggiarono su e giù per High Street numerose volte, ad un certo punto incontrarono Ginny e i ragazzi e un po' per evitare le occhiate lunghe dell'amica, un po' per scansare la mancanza di tatto di Seamus, si trattennero solo per qualche minuto prima di riprendere il placido camminare e la scoperta reciproca.

Il tramonto si stava avvicinando quando Anthony le propose di entrare nel negozio di Mielandia e dall'odore che continuava ad uscire dal regno dei dolci la fece annuire deliziata, oltretutto non si sentiva più le mani dal freddo.

Varcarono la porta e furono investiti da una zaffata calda e mielata, ma proprio mentre entrarono s'imbatterono in Lavanda e Calì. Hermione non parlava con la prima da quel giorno e se all'inizio aveva provato un po' di rimorso, fu spazzato dall'atteggiamento della seconda che ogni volta che la incrociava, non si risparmiava con le occhiate acide o commenti spregevoli. Perciò avallò con distacco quella totale freddezza, perché, d'altronde, non si poteva piacere a tutti, né tantomeno recuperare un rapporto che sapeva non c'era mai stato tra le tre.

Lavanda distolse immediatamente lo sguardo, mentre Calì s'impettì, prese per mano l'amica e superò i ragazzi spintonando Hermione dall'entrata senza rivolgerle nemmeno una parola, tranne per la solita occhiata disgustata e si sbatterono la porta alle spalle facendo tintinnare il campanello a monte.

Hermione inciampò mordendosi la lingua per non reagire e Anthony la trattenne per le braccia per evitarle la caduta.

«Molto carine le tue compagne» commentò osservandola attento, lo spazio tra di loro ridotto a una spanna.

«È quello che ci si aspetta quando ne aggredisci una» si strinse nelle spalle con un sorriso non troppo sofferto. «Ne attacchi una, le attacchi entrambe.»

Anthony fece scivolare lentamente le mani lungo le sue braccia prima di raggiungere le sue e avvolgergliele. «Se non aggiungono nulla alla tua vita, non hai niente da perdere.»

Hermione arricciò un angolo delle labbra e fissò quel ragazzo carismatico con una nuova consapevolezza, che le uscì spontaneo quando disse: «Lo sai cosa mi piace di te?» Anthony scosse la testa mentre iniziò a giocherellare con le sue dita. «La spontaneità e la sincerità del tuo modo di parlare. È una boccata d'aria fresca.»

Il ragazzo si sporse un po' verso di lei, non troppo per permetterle di arretrare, ma abbastanza da farle notare delle pagliuzze dorate nelle iridi verdi. «Mi piace mettere a mio agio le persone. E mi piace sentirti dire cosa ti piace di me» aggiunse sorridendo e marcando la sua intrigante fossetta sulla guancia destra.

Hermione arrossì per il modo in cui la guardava, l'interesse era evidente e a parte l'inizio, si era sentita davvero bene quel giorno, spensierata, persino, come si era ripromessa.

Anthony le alzò le mani, chiudendole a coppa tra le sue e le avvicinò alla bocca soffiandoci dentro. «Hai le mani fredde» disse abbassando il tono della voce continuandola a guardare e soffiò ancora una volta. 

Per un attimo il negozio sparì, i rumori intorno a loro si confusero e lei si lasciò avvolgere da quel momento dolce e inebriante come il profumo dei dolci appena sfornati o il calore delle mani di Anthony e fu lei questa volta a fare un passo avanti. I loro corpi aderirono, il ragazzo le strinse di più le mani abbassandole sullo sterno e quando Hermione vide il suo sguardo posarsi sulle sue labbra, qualcuno si schiarì la voce con stizza e le avvolse le spalle con un braccio.

«Che fai con la mia ragazza, Goldstein?» chiese Blaise attirandola di più al suo fianco e le mani di Hermione scivolarono da quelle di Anthony, riportandola alla realtà.

Questo slittò lo sguardo confuso tra Hermione e il moro, mentre lei voleva solo sotterrarsi nell'anfratto più buio di una caverna. Ovviamente solo dopo aver fatto fuori quell'invadente ragazzo inopportuno! Come se non fosse sufficiente, all'entrata c'erano anche Malfoy e Theo. Uno si sforzava di non ridere, l'altro manteneva l'espressione distaccata e imperturbabile. Non era necessario specificare chi facesse cosa.

«Io credevo...» iniziò a dire Anthony, ma Blaise lo interruppe: «Credere e sapere sono due concetti molto vicini. Ma se ti soffermi abbastanza per stabilirne le differenze, ti renderai conto che nel mezzo c'è una distanza pari a quella del Sole con la Terra, o meglio, dalla Terra al Sole» fece una pausa mentre Anthony diventava sempre più confuso e riprese: «Anche qui, credi che ci sia la stessa distanza tra Terra e Sole e da Sole a Terra? Ovviamente no, perché nel mentre che ti sei fatto questa domanda, la Terra si è spostata, quindi sai che la distanza sarà cambiata. E questo ovviamente vale per tutti i pianeti a partire da Mercurio, Venere, Marte, Giove...» elencò alzando uno a uno le dita che Hermione fissò con una certa voglia di spezzargliele uno a uno mentre le alzava. «... Saturno, Urano, Nettuno, Plutone. Che poi, è davvero un pianeta Plutone? Sbagliato! È un pianeta nano, è stato declassificato. Un pianeta così grande è stato ritenuto nano. E ti immagini se un nano, intendo quello vero, la persona diversamente alta, tutto a un tratto un giorno si sveglia più alto di, che so, quindici centimetri, e la sua comunità gli dice che non può più ritenersi nano, ma solo una persona estremamente bassa? È un escluso, ecco cos'è. Come Plutone. Bistrattati e umiliati da grandi e grossi, come da piccoli e bassi. È un'ingiustizia e se proprio vogliamo dirla tutta credo...»

«Blaise, smettila!» sbottò Hermione. Si prese la testa tra le mani mentre la scuoteva e decideva il da farsi. Come compiere quell'omicidio davanti a tutti e uscirne illesa, ad esempio. «Anthony sa che non sei il mio ragazzo, grazie al cielo, e che non lo sei mai stato» disse infine rivolgendo uno sguardo di scuse al biondo. L'altro biondo, il riccio. Quello con cui aveva un appuntamento, non quello di cui aveva parlato per due ore continuative e che ora la stava fissando con gli occhi assottigliati. Gli dedicò un'occhiataccia giusto per salutarlo e per essersi messo in mezzo nel suo appuntamento, all'inizio, anche se inconsapevole.

Anthony alzò le sopracciglia stupito, ma infine rivolse un sorriso tranquillo a Hermione e anche a Blaise che assunse un'espressione delusa.

«Oh!» disse con una smorfia. «E io che mi volevo divertire un po'. Ma ci tenevamo a salutarti, Hermione» continuò dedicandole un bel sorriso serpentesco.

«Come siete premurosi» cantilenò allargando anche lei il sorriso per mostrare i denti. «Siete appena arrivati o andate via

«Appena arrivati, tesoro. A cosa stavi pensando quando siamo entrati?» disse alzando e abbassando le sopracciglia. «Ma non vogliamo disturbare il vostro appuntamento, siamo anche a caccia di dolci. Quindi, Goldstein, trattacela bene» si rivolse al ragazzo con una lunga occhiata poco raccomandabile e poi guardò Hermione che scuoteva la testa e la voglia di sotterrare il suo bel cadavere si assottigliò un po'. «Buon proseguimento, Hermione» terminò separandosi da lei, le prese la mano e le baciò le nocche con un sonoro schiocco.

Lei si ritrovò a sorridere con più tenerezza alla fine e rivolse un'occhiata compassionevole a Theo, povero ragazzo costretto a subire gli exploit drammatici del fidanzato. Lui si strinse nelle spalle, consapevole seppur divertito, e si avvicinò a lei per lasciarle un affettuoso bacio sulla tempia destra che lei ricambiò stringendogli forte le braccia intono alla vita.

«Goldstein» mormorò con un cenno del capo quando si staccò e sfilava in mezzo a loro, ricambiato da un sorriso cordiale di Anthony.

Quando guardò verso la porta, non trovò più Malfoy, che invece era già a qualche metro di distanza vicino a Blaise e se l'era perso mentre salutava Theo. Per qualche ragione era un po' delusa da quella freddezza, ma si ricordò in fretta che non erano in camera sua, lì era Hogsmeade. E poi si erano già scambiati i loro saluti, a ragion veduta.

Sospirò profondamente dal naso ritornando a guardare Anthony. «Ti giuro che non è sempre così.»

Lui sorrise sghembo. «Non mi dire, peggio?»

Hermione trillò una risata e annuì. «Peggio, decisamente peggio. Ma sono miei amici.»

«Dai» disse Anthony offrendole il gomito. «Andiamo a cercare qualcosa di buono.»

Accettò con un bel sorriso e avanzarono insieme nel negozio, ma quando alzò gli occhi, dall'altra parte della sala trovò uno sguardo plumbeo osservarla. Hermione si azzardò a mantenerlo solo un paio di secondi prima di riportarlo su Anthony. Pensò, era già stato fin troppo in mezzo in quell'appuntamento, non intendeva vederselo scivolare via proprio ora. Anche se, avendolo lì e non solo nei suoi pensieri, un pesante macigno si depositò alla base dello stomaco.





Hermione stava sfilando davanti agli espositori di cioccolatini quasi un'ora dopo, un sacchetto da riempire in mano. Il suo accompagnatore era dall'altra parte della sala da un paio di minuti a parlare con Michael Corner su alcune questioni del Club dei Duellanti. Anthony voleva rimandare la discussione a quando sarebbero tornati al castello, ma Hermione aveva insistito di non preoccuparsi, così avrebbe scelto i suoi dolcetti in tranquillità, siccome era sempre difficile per lei decidere tra tutti quei gusti, anche se prediligeva sempre i più speziati.

Stava cercando quelli alla cannella, quando la avvolse un peculiare profumo di agrumi ben distinto in mezzo a quella sinfonia dolce di leccornie.

«Malfoy» lo salutò senza nemmeno voltarsi e mantenne lo sguardo concentrato sui cestini delle praline.

«Granger» disse lui alla sua sinistra. Si schiarì la voce e aggiunse: «Come stai?»

«Tutto bene» annuì convinta. «Tu come stai?» chiese per ricambiare l'educazione.

«Tutto bene.»

«Bene» annuì ancora sebbene non sapesse più cosa stava facendo davanti all'espositore.

«Già» lo sentì esalare.

Hermione si morse il labbro inferiore mentre osservava tutti quei cioccolatini davanti a sé e prese un profondo respiro dal naso, pentendosene subito dopo quando quel profumo la stordì.

Non c'era motivo di innervosirsi, si disse. La sera prima sapeva non gli avesse fatto alcun torto rifiutando la sua offerta, era già impegnata e lui, a parte l'espressione vuota assunta subito dopo la sua risposta, le aveva lasciato la mano e aveva annuito. Le aveva dedicato persino un mezzo sorriso, molto lontano dai suoi ghigni provocatori, e le aveva augurato «buona cena» prima di dirigersi verso la Sala Grande insieme a Theo. Poteva fare battutacce, ma si era limitato a quello, anche se non le aveva nemmeno augurato «buon appuntamento». Non credeva che ne avesse bisogno, ma un amico avrebbe dovuto farlo. Lei lo avrebbe fatto se fosse uscito con una ragazza. Assolutamente. E questo le ricordò il prossimo piano che aveva in mente per lui.

«Non mi ha più detto se ti piace...» iniziò a dire, ma contemporaneamente lui disse: «Lì ci sono le praline alla cannella» davanti al volto le comparve una mano grande con le dita affusolate che indicò alla sua destra.

Hermione sollevò lo sguardo su di lui trovandosi a reclinare anche il collo per quanto era vicino e alto. Dannatamente vicino e alto. Ma questo lo sapeva già.

Lo trovò a fissarla con le sopracciglia leggermente alzate, gli occhi due sfere di mercurio liquido.

Lo vide torcere il mento e dischiudere le labbra un paio di volte prima di chiedere: «Stavi dicendo?»

Sbatté le palpebre cercando di ricordare cosa stava per dire, ma alla fine scosse la testa, forse non era importante.

«Tutto bene?» chiese lui inclinando la testa verso di lei.

Hermione annuì appena ipnotizzata dal suo sguardo. «Sì» le cedette la voce che si schiarì, prima di chiedere: «Tu?»

«Tutto bene» annuì anche lui un po' contrito e solo quando lei si ritrovò a mormorare «bene» si rese conto che sembravano due idioti. Così si ricordò che le aveva indicato le praline che stava cercando e si spostò di qualche metro verso destra, Malfoy al seguito.

«Adoro i dolci alla cannella» disse mordicchiandosi imbarazzata l'angolo della bocca quando si riempì mezzo sacchetto.

«Lo so» rispose con un sorriso nella voce. Alzò di nuovo lo sguardo su di lui, ma trovò il suo vagare tra i cestini, finché non pescò una pralina nel vassoio degli assaggi. «A me piace questo» disse dividendo il dolcetto a metà, se ne portò una alla bocca e le offrì l'altra. «Assaggia.»

Hermione la prese dedicandogli un sorriso di ringraziamento e quando la avvicinò alle labbra riconobbe il profumo d'agrumi prima di assaporarlo sulla lingua. Fresco, dolce, avvolgente e con una nota amara finale del cioccolato fondente. Dei, era delizioso!

«Marzapane e scorza d'arancia» disse il ragazzo osservando il suo volto.

«È buonissimo» disse sentendosi una bambina mentre riempiva l'altra metà del sacchetto con quella nuova scoperta sotto il suo sguardo compiaciuto.

«Anche questo è molto buono» aggiunse lui pescando un'altra pralina a forma di trapezio e la divise di nuovo a metà offrendogliene una che lei accettò con gran piacere.

Le uscì un piccolo gemito appagato riconoscendo il caramello salato e lo guardò estasiata, prima di rimbambirsi di nuovo a fissarlo quando lo trovò succhiarsi un residuo di caramello dalla punta del pollice, lo sguardo immobilizzato e inquieto nel suo.

«Che c'è?» chiese tastandosi la bocca. «Sono sporca?»

«No» disse lui tirando via il pollice, grazie a Merlino, e la fissò con un'espressione seria. «Non lo sei affatto» aggiunse sporgendosi verso di lei, la voce a malapena un sussurro.

«E andiamo, ragazzi!» sbottò qualcuno nelle vicinanze facendola sussultare. Distolse l'attenzione da lui e si guardò intorno stralunata e un po' accaldata, ma a parte alcuni studenti, non c'era nessuno nelle vicinanze che stesse prestando attenzione. Trovò ad alcuni metri da loro Blaise e Theo particolarmente coinvolti a studiare la forma di alcune caramelle e poi volse lo sguardo verso il punto dove aveva lasciato prima Anthony. Stava ancora parlando con Michael e proprio in quel momento slittò gli occhi su di lei dedicandole la sua fossetta, ma si affievolì un po' quando scorse Malfoy accanto per poi rivolgersi di nuovo al compagno, annuendo a qualcosa che gli stava dicendo.

«È un comportamento deprecabile lasciare da sola la propria donna ad un appuntamento» disse Malfoy richiamando la sua attenzione.

«Ho insistito io» Hermione si girò a guardarlo e fece qualche passo per distanziarsi, notando quanto fossero vicini, ancora, e si diresse verso alcuni espositori al centro della sala. «Poi non sono la sua donna» aggiunse lanciandogli un'occhiata sorniona quando lo vide seguirla, ancora. «E non mi sembra nemmeno di essere da sola, adesso.»

«Vuoi che me ne vada?» atteggiò il suo ghigno, anche se era un po' fiacco.

«Siamo in un negozio pubblico, puoi fare quello che vuoi» si mordicchiò il labbro inferiore e gli lanciò uno sguardo dall'altra parte del banco.

Il ragazzo la osservò a lungo prima di dire: «Non hai risposto.»

«Se mi stai chiedendo se mi dai fastidio, no Malfoy, non lo fai» premette le labbra per nascondere il sorriso. «Basta che non offendi Anthony.»

«Ho solo messo in evidenza un atteggiamento inconfutabile» disse facendo spallucce. «Non avrebbe dovuto lasciarti sola. È un mondo pericoloso, questo.»

Hermione scosse la testa sollevando una bustina di Api Frizzole rigirandosela tra le mani e sorrise all'etichetta, prima di posarla e passare all'espositore successivo, Malfoy di fronte che camminava quieto e sicuro di sé, come un felino, lanciandole qualche occhiata.

«In che genere di pericoli potrei mai imbattermi dentro un negozio di dolci?»

«Conoscendoti, rischieresti di aizzarti contro un branco di cioccorane» disse indicandole alcune scatoline che si agitarono quando ci picchiettò sopra l'indice. «O il pericolo potrebbe essere per lui, non per te.»

«Ovvero?»

«C'è così tanta gente qui che magari potresti conoscere qualcuno di più interessante.»

«Immagino che il problema si creerebbe se si presentasse questo qualcuno» Hermione fece finta di guardarsi intorno, prima di ritornare a guardarlo. «Peccato che qui conosco già tutti.»

«Ne sei così sicura?»

«C'è qualcuno che mi vuoi presentare, Malfoy?»

Il ragazzo la osservò in tralice mentre continuavano a camminare speculari, alla fine scosse la testa. «No, in effetti no.»

Hermione annuì lentamente, prima di chiedere ancora: «Mi sembri molto sicuro di come si svolgono gli appuntamenti» magari avrebbe potuto prendere spunto dai suoi suggerimenti, si disse. «Cosa faresti tu con la tua ragazza?»

Malfoy si mise le mani in tasca, osservando il tavolo in mezzo a loro. «Prima di tutto non lascerei mai sola la mia donna. La porterei a prendere un tè» disse sollevando di nuovo gli occhi nei suoi. «A fare una passeggiata al Lago Nero, anche. E poi la porterei qui» disse lanciando un'occhiata alla sala prima di ritornare su di lei, aggiungendo: «Le prenderei i dolci che ama e le farei assaggiare quelli che piacciono a me.»

Hermione si ritrovò a deglutire e ad inumidirsi le labbra secche, mentre si stringeva al petto il suo sacchetto di praline. Le praline che le aveva fatto assaggiare, che profumavano come lui, insieme alle sue preferite.

Forse, si disse, lo faceva anche con gli amici. Era bello condividere i propri gusti con gli amici, per farsi conoscere e apprezzare le reciproche preferenze, no? Anche Harry condivideva con lei i suoi dolci preferiti ed Harry era il suo più caro amico, oltre che fidanzato con la sua più cara amica. L'aveva detto, erano tutti amici, lì.

Eppure, si ritrovò a chiedersi cosa ne sarebbe stata di quella giornata se l'avesse trascorsa con lui anziché con Anthony. Avrebbero fatto le cose che aveva menzionato? Anche se un terzo di quelle si era appena verificato al reparto pralineria. Forse due terzi considerando che nell'ultima settimana avevano sempre bevuto il tè in camera sua prima di iniziare a studiare.

Ma loro erano amici, appunto. E magari lui era amichevole anche con le ragazze che invitava agli appuntamenti. O alle donne, come ci teneva a specificare.

La domanda, quella domanda, rispuntò repentina.

"Hermione Granger, vuoi venire con me ad Hogsmeade?"

Ma non glielo aveva chiesto come un appuntamento, no? Non avrebbero fatto quelle cose che aveva detto, perché loro erano dei maledetti amici che avevano tutto il diritto di farsi domande del genere. Fu allora che le venne in mente la sua domanda.

«Ti piace la burrobirra?» chiese arrestandosi davanti a lui quando arrivarono alla fine del tavolo.

La osservò incuriosito, il capo inclinato da un lato. «Non molto, preferisco il vino elfico. Perché me lo chiedi?»

«Così» si strinse nelle spalle. «Una curiosità.»

Quindi non sarebbero potuti andare a bere insieme una burrobirra, constatò un po' dispiaciuta. Ma magari lui avrebbe potuto ordinare il suo calice e lei il suo boccale, ci teneva davvero ad andare a bere qualcosa con lui ad Hogsmeade. Avrebbe potuto chiederglielo, come lui le aveva fatto quella domanda.

"Draco Malfoy, vuoi venire a bere qualcosa con me ad Hogsmeade?"

Continuava a suonarle come una domanda tra amici. Perché erano quello. Davvero. Ma di nuovo così vicina a lui, al suo profumo d'agrumi, a quello sguardo liquido che non la abbandonava per un istante e sembrava le scavasse dentro come il mare poteva scavare nella roccia, onda dopo onda, ripensò alle parole di Anthony, che si era invaghita. Di lui, di quel giovane uomo che era stato in mezzo a quell'appuntamento per la metà del tempo, nei suoi pensieri, nelle sue parole e ora davanti agli occhi, corporeo e maledettamente seducente, che le aveva persino dato un assaggio della sua idea di appuntamento, in ogni senso.

Hermione valutò un altro significato in quella domanda, la sua. E perché lo avesse fatto prendendole la mano, come farebbe un uomo d'altri tempi interessato ad una donna, come Viktor le aveva chiesto di andare al Ballo del Ceppo con lui: l'aveva fermata in Biblioteca, le aveva preso la mano e inclinandosi verso di lei, in un inglese un po' forzato, le aveva domandato di essere la sua dama per il ballo.

Le stava davvero chiedendo un appuntamento il giorno prima? Ad Hermione Granger? Da parte di Draco Malfoy?

«Perché ieri mi hai chiesto di venire con te ad Hogsmeade?»

Il ragazzo dischiuse le labbra preso in contropiede, l'incertezza nello sguardo, solo per un istante, prima di rivolgerlo dietro di lei, annoiato. «Volevo ringraziarti per quello che hai fatto in questi due mesi di tutoraggio.»

Hermione annuì e abbassò il suo verso il sacchetto di praline, sentendo un'inspiegabile cocente frustrazione crescere sempre di più. «Non era necessario che lo facessi» disse facendo un passo indietro. Atteggiò un sorriso cordiale e rilassato, anche se aveva solo voglia di abbuffarsi di cioccolato nella solitudine della sua camera, e ritornò a guadarlo. «Però avevo ragione.»

«Su cosa?»

«Che alla fine di questo incarico mi avresti ringraziata.»

Lui alzò appena un angolo delle labbra e con espressione distaccata la guardò. «Sei pur sempre la banale so-tutto-io Grifondoro.»

«Unica e sola, a quanto pare» disse tra i denti. «Be', io ritorno al mio appuntamento. Ci vediamo, Malfoy.»

«Granger...»

Senza aspettare la sua risposta, si allontanò il più in fretta possibile, perché, mentre si dirigeva verso il suo accompagnatore, un ragazzo simpatico, divertente, colto, che nonostante l'avesse ascoltata per ore a parlare di un altro, si era sforzato insieme a lei di risollevare quell'uscita. Hermione non desiderava altro che riavvolgere tutta la giornata e dire ad Anthony che sì, quei due mesi erano stati terribili ma anche meravigliosi perché aveva ottenuto nient'altro che tre amici nella sua cerchia di conoscenze, però non le andava di parlare di Malfoy siccome aveva davanti a sé una persona che avrebbe potuto renderla spensierata. Anche se la trottola vitale che era in lei non vorticava come quando era vicino all'altro da cui si stava allontanando, come non era mai vorticata con nessuno dei suoi amici, non dall'inizio di quel cambiamento irreversibile da quando era ritornata a Hogwarts.





Di ritorno a Hogwarts, Hermione ad Anthony parlarono poco, anche se non c'era l'aria distaccata che li aveva avvolti dopo l'invasione forzata di un certo Serpeverde. Erano rilassati, o Hermione credeva che lo fossero. Raggiunsero la Sala d'Ingresso e nel calore delle mura unito al cicaleccio degli studenti a cena che proveniva dalla Sala Grande, lei si sentì un po' imbarazzata, di nuovo, anche se non riuscì a spiegarselo.

Prese un respiro osservando le Clessidre Segnapunti, facendo una smorfia rivolta a quella Grifondoro, e alla fine disse: «Siamo stati bene, no?»

Anthony, un po' contrito, annuì. «Tu e io stiamo sempre bene, Hermione.»

«Perché ho l'impressione che ci sia un ma?»

Lui sorrise con la sua fossetta e le avvolse entrambe le braccia con le mani. «Tu mi piaci, te l'ho detto» disse inclinando il volto verso di lei. «Ma, siccome a te piace la mia sincerità, devo anche dirti che nonostante sia stato bene mentre passeggiavamo, credo che tu debba capire cosa vuoi. Chi vuoi.»

«Anthony, se credi che tra me e... lui» disse tra i denti, «ci sia qualcosa, ti sbagli, davvero. Siamo solo amici. Siamo... noi...»

«Va bene, Hermione. Ti credo. Il problema è che sei tu che non lo sai» sogghignò. «Alla fine Zabini aveva ragione, credere e sapere sono due concetti molto distanti. Ma» aggiunse quando la vide fare una smorfia, «questo significa che hai del tempo per capirlo e sai cosa mi piace anche?» Hermione scosse la testa. «Essere corteggiato. Quindi, quando lo desideri, quando hai capito e sai cosa vuoi, vienimi a cercare» le strinse appena le mani sulle braccia e la lasciò andare, dirigendosi verso la Sala Grande.

Hermione rimase da sola all'Ingresso e quell'imbarazzo che sentiva prima si trasformò in frustrazione e, ancora una volta, con la voglia di rimpinzarsi di cioccolato nella solitudine della sua camera. Così, stringendosi al petto il sacchetto di praline, le preferite di quei due idioti, salì verso il suo dormitorio.

Nella sala comune trovò Dean e Seamus, quest'ultimo la occhieggiò con un sorriso furbo e malizioso, ma lei li salutò appena, non aveva intenzione di stare troppo tempo con quegli amici. Voleva stare con Ginny, in verità, ma il giorno dopo ci sarebbe stata la prima partita contro i Tassorosso e non voleva disturbarla, era il suo giorno e doveva riposare. Salì le scale diretta alla sua camera, programmando una serata di cioccolato, magari avrebbe schiacciato ed evaporizzato le praline al marzapane e scorze d'arancia come voleva fare con un certo biondo e avrebbe continuato a leggere a letto il libro d'incantesimi regalatole da Harry e Ron, per avere vicino i suoi primissimi amici.

Aprì la porta e, paradossalmente, avvertì ancora quel profumo d'agrumi che sembrava perseguitarla ovunque. Le uscì un verso demoralizzato e quella voglia di gettare dalla finestra le praline che sapevano di lui crebbe sempre di più, ma quando accese la luce e alzò gli occhi, trovò niente di meno che quel pensiero fisso seduto comodamente sul suo letto.

«Buona sera, Granger» disse con il suo immancabile ghigno.

Hermione sbatté la porta e si piazzò davanti a lui. «Che cosa ci fai tu nella mia stanza?»

«Sono venuto a salutarti, siccome non me ne hai dato modo al negozio.»

«Non era necessario» disse tra i denti. «Io ti ho salutato.»

«Già e vedo che l'irritazione non ti è ancora passata» mormorò guardandola dal basso.

«Non riguarda te» disse piccata. «Perché deve sempre riguardare te?» mormorò più a sé stessa.

«Non è andata bene con Goldstein?» chiese mentre il suo ghigno si fece più compiaciuto che mai. Oh, quanto gli piaceva prenderla in giro!

«Non sono affari tuoi, Malfoy! Se hai voglia di spassartela a mie spese, conosci la strada» gli indicò la finestra.

Lui la fissò a lungo dal basso verso l'alto mentre mormorava sottovoce qualcosa che non sentì e infine sospirò dal naso e batté la mano sul letto affianco a lui. «Forza, siediti e raccontami cosa è successo» ma prima che lei potesse obbiettare, lui alzò le mani e aggiunse: «Giuro di non fare battute, anche se non posso prometterti di non dire nulla su quel tipo. Salazar, è pur sempre un Corvonero» terminò con una smorfia.

«Perché lo fai?»

«Insultare Goldstein?»

«Malfoy!»

Lui sbuffò mentre il sorriso si allargava e scuoteva la testa osservandola con i suoi occhi liquidi. «Granger, giuro che non ne avrò mai abbastanza di questa cosa tra me e te.»

Lei si sforzò di trattenne l'espressione irritata, di non cedere al sorriso, ma, benedetto Merlino, la sua trottola personale era già partita e come al solito quel Serpeverde le manipolava l'umore come un abile giocoliere, specialmente se la guardava in quel modo e questa volta era lui che aveva il mento alzato verso di lei, o le diceva quelle cose così dal nulla. Perciò storse semplicemente la bocca, sospirò, abbassò le spalle e gli consegnò il sacchetto di praline. Si tolse il mantello e le scarpe e si appollaiò accanto a lui sul letto incrociando le gambe.

Malfoy la osservò con un'occhiata soddisfatta mentre scavava nel sacchetto e le porse un cioccolatino alla cannella.

«Sei insopportabile» disse prima d'infilarsi il dolcetto tra le labbra.

«Me l'hai già detto ripetute volte, mia piccola permalosa Grifondoro» rispose lui pescando la stessa pralina. Annuì mentre la assaporava e dopo aver deglutito, disse: «Molto buona anche questa e...» disse rovistando nelle tasche del mantello che aveva vicino, «ho portato le praline al caramello. Ho visto che ti sono piaciute anche quelle» aggiunse porgendole il sacchetto che lei prese con gli occhi luccicanti.

«Molto buone, sì» disse mangiandone una, ormai il cioccolato aveva fatto il suo gioco ed eradifficile trattenere il sorriso. Ma era solo grazie al cioccolato. «Anche se quelle al marzapane e scorza d'arancia potrei mangiarne a profusione, ti lasciano una bella sensazione sulla lingua.»

Malfoy storse il mento e le osservò le labbra per qualche istante prima di annuire e distogliere l'attenzione nel sacchetto, pescando con estrema concentrazione un altro cioccolatino. «Quindi, cosa è successo con Goldstein?» chiese prima di imboccarne uno.

Hermione s'irrigidì e si rivolse al sacchetto che aveva tra le mani mentre diceva: «Non è successo niente.»

Invece era successo tutto, ma di sicuro non ne avrebbe parlato con lui. Anche se continuava a dirsi che erano amici, perché di sicuro avrebbe sollevato la questione che era stato per tutto quel tempo accanto a lei durante la giornata. Oh, anche se non l'avesse posta sul livello che aveva sollevato Anthony, che lei era invaghita, lui di sicuro avrebbe goduto come un matto sapendo di essere effettivamente al centro del mondo. Ma lei sapeva di non essere invaghita... lo credeva. Oh, maledetti Serpeverde! E maledetta sincerità di Anthony!

Malfoy sbuffò e le rivolse un'occhiataccia. «Non c'è bisogno di dirti che stai mentendo, vero?»

«E non c'è bisogno di dirti che devi farti gli affari tuoi, vero?» disse piccata.

«Questa storia che non vuoi raccontarmi certe cose m'innervosisce. Come la faccenda dei sogni delle dita. A proposito» disse prendendo un altro cioccolatino. «Ho una nuova teoria» disse porgendole il suo preferito, che lei accettò con gran piacere, sebbene stesse sollevando un'altra scottante questione. «Secondo me centra l'amputazione del pollice. Sbaglio?»

Hermione sollevò gli occhi al cielo e valutò come rispondere. Perché, anche se si era amputata il dito pensando ad altre dita, non riguardava quello, quindi si strinse nelle spalle e disse: «Acqua.»

«Vuoi dell'acqua?» la guardò confuso.

«No» scosse la testa sogghignando. «Lo dicono i bambini babbani quando giocano a caccia al tesoro e urlano "acqua" se si allontanano dall'obiettivo, "fuoco" se sono molto vicini.»

«E si scottano quando raggiungono il tesoro?» chiese incuriosito.

«No, non c'è né acqua, né fuoco. In verità non so perché si dice così. È un modo di dire» fece spallucce e si allungò verso il sacchetto che aveva Malfoy per prendere un'altra pralina al marzapane perché, davvero, ne avrebbe mangiati a quantità industriali senza che la disgustassero.

Ma lui lo allontanò con un ghigno serpentesco. «Acqua.»

Hermione scoppiò a ridere. «Ma non funziona così. Dovresti nasconderlo.»

Lo vide guardarsi intorno nella camera e con uno sguardo acceso, come un bambino che aveva in mente una marachella, disse: «Chiudi gli occhi.»

Lei rise ancora ma tentò lo stesso di acciuffare il sacchetto che lui si mise dietro la schiena e rendendosi conto che stava per finirgli addosso, Hermione si raddrizzò schiarendosi la voce. «Sono i miei cioccolatini, non è giusto.»

«Ti do tre opzioni» disse lui guardandola con sfida. «O mi racconti cosa è successo oggi, o mi parli dei sogni con le dita, o cerchi i tuoi cioccolatini.»

Oh, che essere infantile e insopportabilmente insistente! Ma poteva anche lanciarsi dalla finestra piuttosto che scegliere una delle due prime opzioni!

«Sei terribile e puerile» disse tra i denti, sebbene fosse terribilmente divertita come una bambina. «Caccia al tesoro sia.»

«Allora chiudi gli occhi» ripeté.

Hermione scosse la testa, ma alla fine li chiuse mentre sentiva il sorriso crescere sempre di più. Aspettò in silenzio ascoltando il respiro di Malfoy accanto a lei, che si alzò dal letto solo dopo qualche minuto. Evidentemente stava ponderando bene il nascondiglio. Non c'erano molti posti dove avrebbe potuto farlo, a parte i bauli, l'armadio, il cassetto della scrivania e quello... oh!

«Non ti azzardare a mettere le mani nel cassetto del comodino, Malfoy» disse ad occhi chiusi sentendo le guance accaldarsi.

«Lo sai che così facendo stimoli ancora di più la mia curiosità, vero?» gli arrivò la sua voce e lo immaginò ghignare.

«C'è la mia biancheria intima, lì dentro» chiosò mordendosi il labbro inferiore. Dei, tutto ciò era maledettamente imbarazzante.

«Ah-ha, non mi dire che c'è un tesoro più interessante di un sacchetto di cioccolatini.»

«Malfoy!»

Lo sentì ridere, ridere davvero di gusto, un suono così nuovo e genuino, di pancia, che sconquassò la sua e le riempì le orecchie. Si rese conto che non l'aveva mai sentito ridere così, né tantomeno guardato e fu davvero tentata di aprire un occhio solo per non perdersi una scena del genere. Dei, che cosa le stava facendo?

«Tranquilla, Granger, sono pur sempre un galantuomo» disse. Dopo qualche minuto lo sentì respirare profondamente, per poi schiarirsi la voce. I passi furono silenziosi e si accorse che fosse tornato al suo fianco solo quando sentì il letto abbassarsi vicino a lei. «Ora puoi riaprire gli occhi.»

Hermione sbatté le palpebre e gli lanciò un'occhiataccia che si smorzò quando lo trovò a fissarla con una luce strana nello sguardo, un leggero sorriso compiaciuto sulle labbra.

«Che c'è?»

«Cerca il sacchetto, Granger» disse sibillino e mentre lei si alzava, prese quello delle praline al caramello e la osservò attentamente come uno che si stava per godere lo spettacolo più entusiasmante della sua vita mentre se ne lanciava una in bocca e la acchiappava senza nemmeno distogliere lo sguardo da lei. Esibizionista.

Hermione sospirò scuotendo la testa e si guardò intorno. Si avvicinò prima all'armadio e ci rovistò un po' prima che lui annunciasse: «Acqua.»

«Dovresti dirmelo quando mi avvicino, non dopo che l'ho quasi messo sottosopra.»

«Dove starebbe il divertimento?» e si lanciò un'altra pralina in bocca

Hermione alzò gli occhi al cielo e si diresse ai bauli. «Sei capace di rendere malfoyesco anche un gioco dei babbani.»

«Malfoyesco?» si accigliò.

«Sì» disse lei sventolando una mano prima di infilarsi in uno dei bauli fino alla spalla. «Tutto ciò che fai è malfoyesco

Lui la guardò infilarsi in un altro baule mentre scoteva la testa. «Immagino che tutto ciò che fai tu allora è grangeresco.»

«E io che credevo avresti detto pazzesco.»

«Già...» mormorò senza mai toglierle gli occhi di dosso. «Comunque è acqua» aggiunse quando passò al terzo baule.

«La prossima volta dimmelo quando ci entro con tutti i piedi» si diresse al cassetto della scrivania aprendolo con uno scatto, sicura di trovarlo lì, ma ebbe una delusione quando trovò solo la sua scorta di piume d'oca e inchiostro, confermata da lui che cantilenò: «Acqua.»

Gli lanciò l'ennesima occhiataccia e con sospetto si avvicinò al comodino della biancheria, sbirciandoci all'interno.

«Acqua, malfidente» sospirò lui osservandola chiudere il cassetto.

«Non hai rimpicciolito il sacchetto, vero?»

«Immagino che non fosse previsto nelle regole, siccome i babbani non possono farlo» chiosò lanciandosi un'altra pralina.

Hermione si guardò ancora intorno facendo una smorfia e non sapeva più dove cercare, spostò persino la scopa volante nel caso si confondesse con l'estremità larga. Ma niente. Rimaneva solo un posto e ringraziò silenziosamente Merlino e Morgana di aver spostato un certo oggetto settimane fa, dopo che si erano riappacificati. Così s'inginocchiò e si sporse a guardare sotto il letto, ma trovò nient'altro che il nulla.

«Acqua» disse lui ed Hermione fu tentata di lanciargli qualcosa appresso finché non alzò lo sguardo e vide quel certo oggetto spuntare appena da sotto il cuscino e dei, no, no, no, no! Lui non poteva aver messo...

Hermione deglutì sentendo il cuore batterle feroce nelle orecchie e sollevò appena il cuscino trovando il sacchetto di praline e, Merlino, ripiegato con cura, la sua cura, il maglione grigio di Malfoy che le aveva ceduto quel giorno e che lei l'aveva messo lì per sentire quel profumo d'agrumi quando andava a dormire, da quando l'aveva abbracciato e da quando aveva capito di non riuscire più a farne a meno. Perché, di fatto, quel profumo l'aveva fatta impazzire. Perché, di fatto, alla fine Anthony aveva ragione e lei comprese che davvero non riusciva più a fare a meno di Malfoy, del suo profumo, della sua presenza, del pensiero fisso di lui. Persino di quella pralina al marzapane e scorza d'arancia. E si era incastrata con le sue stesse mani.

Hermione si alzò lentamente sfilando il sacchetto e quando si voltò lo trovò in piedi, silenzioso come sempre, dietro di lei. Molto, molto vicino a lei.

Malfoy assottigliò la distanza tra i loro volti e, scartando il sacchetto senza smettere di fissarla, pescò una pralina alla cannella e sussurrando «fuoco» se la portò alle labbra.

Hermione dischiuse la bocca sentendosi la persona più sciocca del mondo mentre osservava quel sorriso malfoyesco e un fuoco divampare impetuoso dentro di lei, scottandola, e un fuoco inarrestabile e sconosciuto nel suo sguardo, incenerendola.

Ora Hermione sapeva una verità da cui non credeva sarebbe mai più riuscita a sottrarsi: lei era davvero invaghita di Draco Malfoy e anche se non era riuscita ad ammetterselo, quel maglione ne era la prova inconfutabile. Perché, di fatto, lo voleva sempre con sé. Col suo profumo, con la sua presenza, col suo pensiero. Nel suo letto. 

Perché, di fatto, Malfoy aveva ragione: era una terribile bugiarda.

«Hermione Granger, perché hai il mio maglione sotto il tuo cuscino?»




Eh! Eh eh eh!

Eccoci con una nuova bella scoperta! Al solito un altro capitolo bello lungo, ma ragazzi, che posso farci, io cerco di mettere il punto ma questi due hanno sempre qualcosa da aggiungere. Ora, mi dispiace (in realtà no, ci godo!) aver troncato il capitolo così, ma andava a finire che si finiva per Natale. 

Anthony è un personaggio interessante, m'incuriosisce, ecco. Ma, ciccio, sei arrivato tardi. Chissà se sarebbe scappato quel bacio a Mielandia se non fossero arrivati i Serpeverde. E, a tal proposito, che ne pensate della scena di questi due idioti che si scambiano le praline? O di Malfoy che chiaramente non riesce a modulare lo sfottò dall'insulto? O Granger che fa la permalosa solo perché, povera, è confusa e frustrata?

E niente, spero che vi sia piaciuto. Vi ringrazio per aver letto, votato e aggiunto nei vostri elenchi di lettura. 

Qui le cose iniziano a scaldarsi e cosa succederà ora? Alla prossima.

Bisous

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