Intervallo [Simuel]

By Bru_DS

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Manuel vorrebbe essere ancora in tempo per tante cose, anche se a volte sembra di non poter più fare niente... More

1) La barca dell'amore
2) Sensi di colpa
3) Esserci sempre
4) Ti piace Simone?
5) Quella sera
6) Senza stancarsi
7) Niente di serio
8) Fatti da parte
9) Sorella
10) Soffocare
11) Ricordati chi eravamo
12) Paura dell'amore
13) Corpi intrecciati e cuori assestati
14) Sapore
15) Ce riappendi, quindi?
16) Correre il rischio
17) Tu de più
18) Il peso della verità
19) Il centro del mondo
21) Lo capisci
22) Le più importanti (FINE)
Tutto il tempo (Epilogo)

20) Porto sicuro

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By Bru_DS

La notte appena trascorsa è stata tra le peggiori dell’ultimo periodo, più di quelle passate a domandarsi perché fosse così geloso di Davide.
Simone non gli ha mai risposto a quel messaggio, nemmeno a quelli della domenica.

Manuel avrebbe potuto e dovuto raggiungerlo, ma ha pensato di aver bisogno di stare un po’ da solo e metabolizzare il tutto; quindi ha scritto una serie di messaggi senza risposta che lo hanno fatto sentire stupido e infantile, perché nascondersi dietro un telefono senza avere il coraggio di affrontare Simone di persona non gli è sembrato maturo, ma sicuramente è stata l’unica arma in suo possesso in quelle ore.

Quei messaggi dicevano: -Mi parli? Per favore. Lo so che ho sbagliato, ma ti prego capiscimi-; e poi: -Ti penso…; e ancora: -Mi manchi e mi fido di te-.

E adesso, a scuola, Manuel vorrebbe non doverci stare. Lo ha promesso ad Anita la sera precedente a cena, perché lei gli aveva detto “Non starai a casa, Manu. Tu domani vai a scuola a testa alta e te ne freghi. E parli con Simone perché non ti guarderò passare un altro giorno così. Promettimelo”.

Lo aveva immaginato che sarebbe stato difficile, ma non credeva fino a questo punto. Lo è di più, perché avere Simone a due passi che lo ignora -nonostante gli sguardi che si scambiano di sfuggita- gli fa sembrare di essere completamente solo in una situazione del genere.

Lo hanno guardato tutti, appena è entrato in classe con l’espressione di chi si sente giudicato, protagonista di chiacchiericci e allo scoperto dopo tanti anni passati ad assicurarsi di essere una persona riservata.

Per questo Viola ha chiesto subito un cambio posto e si è posizionata accanto a lui per poterlo tenere d’occhio e stargli vicino, cercando anche di distrarlo ogni volta in cui nota che suo fratello ha la testa altrove fissando il vuoto.

Matteo, in corridoio, si era avvicinato a lui per dirgli che non se l’aspettava per niente, ma che alla fine a lui non fregava niente e che poteva stare tranquillo.
Manuel non era riuscito nemmeno a rispondergli male, gli aveva solo sorriso forzatamente prima di superarlo e poi ignorarlo. Avrebbe voluto rispondergli che non ha bisogno della sua approvazione, che non ha bisogno dell’approvazione di nessuno.

Che, semplicemente, non voleva lo sapessero in questo momento preciso della sua vita.

Aveva ignorato perfino Nina, in questo caso dovendo respirare a pieni polmoni per qualche secondo per evitare di urlarle addosso e creare una situazione ancora più imbarazzante.

“Non è più sostenibile” gli sussurra Viola, nel pieno della lezione.

“Nun me guarda nemmeno”

“Forse perché non hai avuto il coraggio di andare da lui e ti sei nascosto dietro ai messaggi come un bambino?”

“Grazie, eh…”

“Prego. Ti devo dire la verità, altrimenti continuerai a fare cazzate ancora per molto”

“Tanto se gli chiedo di parlare mi rifiuta”

“Ma che ne sai?”

“Lo so. Lo conosco”

“Ma ti rifiuterà mezza volta per tenere il punto e poi ti basterà insistere l’altra mezza volta per farlo cedere”

Non è proprio convinto che sua sorella abbia ragione. O meglio, lo sa che si sta comportando da immaturo ma crede realmente che Simone non gli parlerà.
Nonostante questo prova ad avvicinarsi a ricreazione, mentre l’altro è davanti al distributore del caffè con una faccia che già parla.

“Sei incazzato, lo so”

“Che vuoi, Manuel?”

“Parlare. Posso venire a casa tua oggi pomeriggio?”

“No”

“Va bene, ok… almeno li hai letti i messaggi o li hai cancellati senza nemmeno leggerli?”

Si sente sfinito, poggiato con una spalla a quello stesso distributore mentre Simone finge di ignorare il suo sguardo e pensa che Manuel sia davvero un coglione, a volte.

Gli urlerebbe in faccia che è proprio un cretino, che lo sa che gli basterebbe poco per farlo cedere se solo non avesse paura ogni volta del rifiuto.

“Li ho letti e poi cancellati”
Non è vero. Li ha messi tra i preferiti, soprattutto quello che diceva –Sei una delle poche cose belle che mi siano capitate nella vita-.

“Va bene… ok, lascia stare”
Si allontana con la disperazione sul volto, incrociando lo sguardo di Viola che però adesso non ha voglia di sentire.
Non vuole sentire nessuno, probabilmente nemmeno i suoi stessi pensieri.

“Già in crisi?”
La voce di Nina lo fa voltare di scatto, e appena la vede poggiata al muro con le braccia incrociate, il cappuccio della felpa tirato su e un sorriso sul volto pensa sinceramente di odiarla come non aveva mai odiato nessuno.

“Fatti i cazzi tuoi, non è il caso”

“Mi dispiace, non sapevo fosse un segreto”
Manuel si blocca a si ricorda di aver anche promesso a Viola che non sarebbe caduto nelle provocazioni. Quindi respira e poi la guarda, sorridendole in modo falso.

“Tranquilla. Dispiace anche a me perché se sei così mi sa che resterai da sola”
La supera, decidendo di ignorare tutto il resto di questa giornata che è già andata a rotoli alle undici del mattino.

Ignora perfino Simone, ma solo fino al pomeriggio perché quando si dirige a villa Balestra attorno alle 15 inizia a suonare il clacson della moto. Prima una volta, poi due e tre consecutive finché vede Simone fare capolino dalla porta d’ingresso.

“Posso entrare?”
Simone lo vede seduto sulla moto, con lo sguardo dritto verso di lui.

“Che vuoi?”

“Ti prego, Simò…”

Lo guarda supplichevole, e Simone non riesce a sopportarlo quello sguardo su di lui. Non più, è già durato per troppo tempo.  Per questo apre un po’ più la porta, dopo aver sospirato, e si fa raggiungere in casa.

Si sente ferito anche lui, per motivi diversi. È ferito per la sfiducia di Manuel nei suoi confronti e per quel “Ti amo” non restituito che continua a invadergli la mente.

“Tua nonna?”
“Non c’è”

Manuel annuisce, più rilassato dopo questa notizia.

“È stata Nina. Pare ci abbia visti venerdì sera…” gli dice Manuel, dopo aver tolto le scarpe ed essersi seduto sul divano.

Simone è ancora in piedi, ma adesso si siede anche lui. Un po’ distante, ma rivolto verso Manuel. 

“Lo so, l’ho saputo sabato stesso. Strano, comunque. Non me lo sarei proprio aspettato da una come lei” Simone ironizza, ma non per risultare simpatico. Lo fa per sottolineare quanto quella persona per lui non valesse la sua attenzione. Non la sopporta, non l’ha mai sopportata e non solo perché avrebbe voluto essere al suo posto per tutto il tempo in cui era fidanzata con Manuel.

Non ha mai sopportato il suo essere indelicata, il suo sentirsi superiore come se i suoi problemi giustificassero ogni risposta piccata che dava a chiunque.

E si è sempre chiesto cosa Manuel ci trovasse in lei, perché Manuel non è una persona menefreghista; per quanto abbia sbagliato, per quanto si sia comportato da stronzo tante volte, Manuel sa farsi amare da tante persone, anche solo fosse per la simpatia. Lei, invece, non gli è mai sembrata nemmeno simpatica e piacevole.

“Che stronza…” sussurra Manuel, mentre fissa il vuoto davanti a sé e ogni tanto alza gli occhi verso di lui. “E stronzo io”

A Simone sfugge un sorriso di approvazione, vorrebbe proprio dirgli “Sì, sei un grandissimo stronzo per aver dubitato di me”, ma non glielo dice. Tanto Manuel lo capisce ugualmente e sorride a sua volta con gli occhi spenti e pentiti.

“Me dispiace… è che io lo so, che per te non è bello nasconderti”

“No, non lo è. Ma non l’avrei mai fatto, a maggior ragione in modo così meschino. Ho sempre cercato di proteggerti e di capirti, altrimenti ti avrei sputtanato già dopo quella notte al cantiere, soprattutto dopo che mi avevi trattato in quel modo. Ma per me non sei un trofeo da esporre, io non volevo te solo per dimostrare a qualcuno che ce l’avevo fatta a raggiungerti. Io volevo stare con te perché tu sei sempre stato il mio più grande tarlo, e t’ho sempre guardato dal primo momento pensando che nessuna di quelle che ti portavi a letto sarebbe mai stata in grado di guardarti come facevo io”

Sorride ancora, Manuel, ma adesso lo guarda senza distogliere mai lo sguardo. Gli indica le sue gambe, pronunciando un quasi timido “Posso?” perché ha voglia di stendersi così, con il corpo sul divano e con la testa sulle sue gambe.

Aspetta che Simone annuisca per spostarsi, e quando entra a contatto con lui si sente già meglio e impossibilitato a ricevere pugnalate da estranei.

Fissa il soffitto dalla posizione supina in cui è, stringe un po’ le dita dei piedi dentro i calzini neri e vorrebbe tantissimo che Simone portasse una mano tra i suoi capelli. Potrebbe chiederglielo, ma non lo fa perché gli sembra troppo.

“L’ho pensato pure io, che nessuno mi guarderebbe come fai tu. Però non è per quello che sto qua, o comunque non solo. Ci sto perché io credo di non essermi mai sentito come mi sento quando sto con te; pure se ce siamo fatti male, pure se te menerei tante volte, tu sei sempre stato un porto sicuro. C’hai presente quando te sembra de affogà, de respirà male perché tutto va de merda?”

Dal basso vede Simone annuire, entrambi ancora nella stessa posizione.

“Quando me sento così, e in sto periodo me ce so sentito troppe volte, io penso che tu me potresti salvà sempre. Io te guardo e penso che sto bene, che sei un po’ casa mia. Però una casa che non devo cambià de continuo e da cui non voglio esse sfrattato”

Per una vita intera il suo concetto di casa è sempre stato strano. Non ha mai sentito di avere un luogo esatto da definire tale, ma ha sempre sentito di appartenere a sua madre. Ovunque fossero, in qualsiasi casa orrenda dovessero vivere negli anni, Anita è sempre stata l’unico porto sicuro per lui.

Poi però si cresce e cambiano tante cose; quel concetto cambia, e non perché tua madre diventi improvvisamente inutile. Cambia, però, appena provi determinate cose con qualcuno che non t’ha messo al mondo. Ché lì ti sembra quasi più scontato e facile, ma con un estraneo diventa quasi un miracolo.

Due vite che si incrociano e si saldano perfettamente è qualcosa di grande, di potente come l’amore.
E Manuel lo ha sentito con Simone, prima in amicizia e poi anche adesso. Soprattutto adesso.

Una sensazione totalmente diversa rispetto a ciò che ha sempre provato con sua madre, così come anche il bisogno è diverso.

Simone non resiste a quelle parole e fa esattamente ciò che Manuel aveva sperato: porta una mano tra i suoi capelli, trattenendo il respiro pesante e forse anche un po’ la felicità per non sembrare un bambino esaltato.

“Io non volevo dubitare di te, ma mi sono spaventato e ho pensato che tu fossi l’unico ad averne motivo. E ti giuro che mi sento una merda, per averlo pensato. Devo solo entrare nell’ottica…”

“Quale ottica?”

“Quella in cui non per forza devono deludermi tutti. E sei capitato dopo la bugia di mia madre… il mio livello di fiducia era un po’ messo alla prova in questo periodo”

Simone gli fa cenno di alzarsi un po’, così Manuel si tira su con la schiena. A malapena fa in tempo, perché Simone lo tira a sé, circondandolo con le sue braccia come se fosse un bambino da cullare.

“Io ti amo. Te l’ho già detto e te lo ridico, non fa niente se tu non provi lo stesso. Non cambia quello che provo io”

Gli viene quasi da piangere perché si sente addosso troppe emozioni insieme; ci ha pensato tantissimo a quel “Ti amo” non ricambiato, ma adesso davvero non gli importa. Quello che Manuel gli ha detto vale più di un qualsiasi banale “Ti amo” detto senza senso.

Preferisce essere il suo porto sicuro, la sua casa, ché tanto tutto questo comprende il “Ti amo” anche se Manuel dovesse non avere ancora ben chiaro il tutto e dovesse aver bisogno di tempo.

“Mi sa che ti amo pure io… però io non lo so. Credo di sì, perché se non è questo l’amore allora io non lo so cos’è… ci ho pensato, mi è sembrato troppo grande quel tipo di sentimento. Però sono sicuro di volermi sentire sempre così, come adesso. Non lo so se c’è una sensazione migliore… non credo”

“Secondo me sì” sussurra Simone, sicuro.

“No, Simò. Non credo”

Allora lo bacia, Simone. Lo stringe più forte e lo bacia come forse non aveva mai fatto. Con una lentezza fuori dal comune, gli occhi che fissano i suoi, un braccio con cui gli circonda il corpo e una mano sul suo viso.

“Meglio questa sensazione o quella di prima?” gli sorride dolce, dopo aver allontanato per pochissimi secondi le labbra da quelle di Manuel che sorride istintivamente ed esattamente come lui prima di fiondarsi di nuovo sulle sue labbra.

Questa volta con meno calma, ma sempre con la stessa intensità.

***

E buongiornissimo e buon sabato, insomma ♥️

Vi avviso che manca pochissimo alla fine della storia, due capitoli o forse tre.

Grazie davvero per tutto quest'amore, dopo "No Hero" sinceramente non me l'aspettavo perché avevo paura di cercare inconsciamente e sistematicamente la stessa cosa. Poi però ho capito che ogni storia è diversa e ogni storia ha il suo percorso.

Il legame che ho avuto e che ho tutt'ora con l'altra sarà irripetibile, credo, ma qualora dovessi accorgermi di non amare i miei nuovi personaggi e le mie nuove storie e di non essere entusiasta, non scriverei più.

Grazie ♥️
A.

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