THE ECHOING WATER - Il ciclo...

By darkwaystofly

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Aggiornamenti: ogni Mercoledì alle 21 🌊 Il mondo di Kiross vive quasi completamente avvolto dall'Energia: le... More

☁️ PRE-LETTURA
☁️ PERSONAGGI
☁️DISCLAIMER e PREMI
☁️MAPPA e CAST
0 • Prologo
💧PRIMA PARTE
🌊BRENTAL🌊
1 • Acque ordinarie
2 • Per gli altri
3.1 • Ciò che non è umano
3.2 • Ciò che non è umano
4.1 • I pilastri di vetro
4.2 • I pilastri di vetro
5 • Impazzire
6.1 • Il marchio
6.2 Il marchio
7 • Erdelia: cosa é rimasto
8.1 • I primi tuoni del cielo
8.2 I primi tuoni del cielo
8.3 • I primi tuoni del cielo
9.1 • Avere paura
9.2 • Avere paura
10.1 • Nessuna dea
10.2 • Nessuna dea
💧 SECONDA PARTE
⚡️XEKA⚡️
11 • Brucia
13 • A chi sussurra
14.1 • Scegli l'arma
14.2 • Scegli l'arma
15.1 • Assorbimento
15.2 • Assorbimento
16.1 • Repulsione magnetica
16.2 • Repulsione magnetica
17 • Con chi parlano le dee
18.1 • La biblioteca delle bugie
18.2 • La biblioteca delle bugie
19 • Accenditi
20.1 • Il sottotuono
20.2 • Il sottotuono
💧 TERZA PARTE
🔮KIROSS🔮
21 • Erdelia: riformulare
22.1 • Il freddo nelle ossa
22.2 Il freddo nelle ossa
23.1 Il ballo di Vetro
23.2 Il ballo di Vetro
☁️ AMBIENTAZIONI, GLOSSARIO e PERSONAGGI
☁️ GRAFICHE
☁️ RECENSIONI

12 • Erdelia: le origini

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By darkwaystofly

"That's the problem with being the strong one.
No one offers you a hand."
M.T.

Song: Cigarette - Shaya Zamora

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Più di 12 anni prima

Erdelia non avrebbe mai immaginato che quello che sua madre – e non solo lei – aveva definito un dono, tanti anni prima, sarebbe diventato la sua più grande condanna.

Sin da piccola aveva percepito una strana inclinazione verso entrambe le Magie, un leggero pizzicore ogni volta che una tempesta si avvicinava, seppure le sue manifestazioni, in principio, fossero solo acquatiche. Il Giorno della Prima Neve, quando si narrava che le Dee danzassero insieme in cielo, aveva sempre portato in Erdelia una profonda pace: finalmente le Grandi Madri erano unite, rappresentando, in un certo senso, quello che lei provava dentro di sé così profondamente.

Qualcosa a cui, prima del Rituale, non era sicura di poter dare un nome.

Certo, ne conosceva di Tessitori; venivano considerati alla stregua di divinità minori, come un punto di contatto tra il mondo terreno e quello divino, due mani che si univano a metà dell'orizzonte. Un segno che le Madri vegliavano sugli exousies, seppure preferissero starvi discostate.

Ma Erdelia, in cuor suo, ne era sempre stata sicura. Era come se la natura si piegasse al suo volere, senza che lei nemmeno lo chiedesse. Era sempre stato così, una flebile risposta alle sue taciute domande.

Quando il Rituale lo aveva confermato, facendo manifestare in lei le due Magie, aveva sentito il cuore più leggero.

Non era contro natura, la sua mente non era difettosa, capricciosa, e finalmente le prese in giro si erano quietate.

«Ti spettano grandi responsabilità», le aveva detto Alba Laras posandole la mano decorata sui capelli, con gli occhi un misto di tristezza e gratitudine. Erdelia pensò che fosse strano.

Quando le presentarono gli altri Tessitori, quasi non ci poteva credere.

Era la prima ad essere nata nei pressi di Brental, tutti gli altri arrivavano da territori più lontani, ed era raro vederli camminare per le strade come se fossero persone reali. Nella sua mente erano sempre stati qualcosa di inafferrabile, quasi intangibile; come le Dee stesse.

Eppure li aveva avuti davanti a lei, a stringere le mani ad una ragazza di diciannove anni, che adorava la torta di mele, il suo fidanzato Atlas e i bagni al lago quando la luna faceva timidamente capolino, mentre intonava canti del folclore.

«È un piacere averti con noi», le aveva detto una delle Tessitrici più anziane, con dei buffi occhiali a schermarle gli occhi.

Non ne erano rimasti molti: avere le due Magie poteva prolungare la vita, ma non rendere immortali. Questo volevano che Erdelia lo capisse bene.

«Siamo umani, siamo fallaci», le era stato insegnato, «abbi fiducia in te ma non peccare mai di presunzione. Apprendi dagli animali, dai fulmini e dalle acque.»

Imparò presto a capire che i Tessitori erano rari, il mondo veniva premiato con loro solo una volta ogni decennio al massimo, ma che l'universo stesso, a volte, aveva paura di loro.

I Silenti soprattutto, che temevano quello che non volevano conoscere.

Ciò che non potevano incasellare era pericoloso, come la natura da cui si proteggevano. Convivevano per obbligo con gli exousies, in un instabile equilibrio di paura e mancata comunicazione.

Erano passati secoli da quando l'ultimo exousies era stato fatto schiavo.

Ma quelli come lei rimanevano tutt'ora veleno per i Silenti e, a volte, per loro stessi.

Spesso gli sguardi permeati di terrore dei Silenti, quei pochi che ancora vivevano lontano da Kiross, l'avevano spinta a pensare che forse sarebbe stato meglio se lei fosse stata sotto terra con la compagnia dei lombrichi che tanto amava. «Perla mia, loro hanno paura perché non ti conoscono», le diceva la madre tenendole le mani calde nelle sue fredde. «E se non vogliono fare la tua conoscenza, non fartene una colpa.»

Per Erdelia, che aveva sempre avuto un profondo amore per le persone e qualsiasi essere vivente, quel pensiero era quasi inconcepibile. Sin da piccola, aveva adorato parlare con la gente, apprendere da loro, condividere quello che sapeva.

Aveva sempre trovato buffo il modo in cui il mondo si quietava in presenza dei Silenti: da loro non avvertiva un gentile scorrere o un flebile suono di elettricità, quei rumori che l'avevano accompagnata da tutta la vita. Non era fastidioso, era diverso, e a volte anche piacevole. Sentire, per una volta, il silenzio. «Non li capisco, mamma.»

E loro non capivano lei. Quindi la situazione era bilanciata. Erdelia, nonostante ciò, non aveva paura dei Silenti. Avere paura di qualcuno era fuori dalle sue corde, ti dava troppo potere, in un certo senso. Il potere di essere in grado di far del male, pur di difenderti da quel qualcosa che tanto di turba.

E lei non voleva fare male a nessuno, non era nata per quello, e ne era consapevole.

Era nata per essere una Tessitrice, per filare con le sue mani la magia dell'Elettro e quella dell'Idro, per fare di uno quello che era la dualità. Come aveva detto Alba, era una grande responsabilità, ma anche un immenso dono che lei avrebbe dimostrato di meritare. Ai diciannove anni, Erdelia era il perfetto connubio dei suoi genitori: i capelli castani della madre, gli occhi verdi del padre.

Eppure, crescendo, tutti la paragonavano alla madre nell'aspetto, al padre nel carattere. Nessuno la paragonava mai a sé stessa, ma ad Erdelia la cosa non dispiaceva. Ai vent'anni, quando aveva fatto suoi tutti gli insegnamenti dei Tessitori, le avevano donato la spilla del gufo e del cervo, a rappresentare l'unione delle due Energie.

Quando le era stato affidato il compito di leggere la leggenda nella Foresta Bianca, aveva sentito una lacrima rigarle il viso, mentre scrutava i volti commossi dei suoi genitori e di Atlas.

Erano tutto quello che lei conosceva meglio, e non c'era cosa di lei che loro non sapessero. Amava le persone, ma si lasciava amare veramente solo da loro tre.

«La dea dell'Elettro, per stare più vicina alla sua metà, si trasformò in un gufo: tanto era nella terra, quanto nel cielo, per raggiungere sia le acque dei fiumi, sia quelle delle nuvole», aveva letto Erdelia sfiorando con le dita le pagine del libro maestro. «La dea dell'Idro, invece, si era manifestata sotto forma di cerva: le corna protese al cielo dei fulmini, gli zoccoli legati alla sua terra natia.»

Per l'emozione non aveva rispettato qualche segno di punteggiatura, ma la sua voce era vera come non lo era mai stata.

Ai ventuno anni, Erdelia era diventata apprendista di Alba, quando lei ancora non abitava nella reggia del re di Kiross, quando era più libera.

La rappresentante dell'Idro, durante il tirocinio di Erdelia, era stata per lei una seconda figura materna, avendo quasi vent'anni più di lei.

Gli insegnamenti che le aveva impartito erano di ampia natura: da come piegare l'Idro al suo volere, a trasformare l'acqua in ghiaccio o condensa. La donna era l'unica talmente potente da riuscire ad estendere così tanto il suo campo di dominio sull'elemento.

Seppure Alba non fosse una exousies dell'Elettro, le aveva trasmesso le sue conoscenza sul quell'elemento come se lo fosse.

Erdelia, d'altra parte, era sempre stata un'ottima allieva. Nonostante la sua Magia madre fosse l'Idro, e amasse starvi immersa per ore, la magia dei fulmini si era trovata subito a suo agio con lei, non aveva mai dovuto sforzarsi per emanarla.

Aveva solo dovuto abituarsi al cambio drastico della propria temperatura: era sempre stata fredda ma, da quando era diventata una Tessitrice, le sembrava di avere i piedi in due stagioni.

Ma la natura era di Erdelia quanto lei era sua.

Ai ventidue anni, avevano scoperto di aspettare Gael. Il desiderio di avere una famiglia sua era sempre stato forte; lavorava con i bambini degli altri, come insegnante, e il desiderio di poter dare alla luce una creaturina le aveva sempre accarezzato il cuore.

Lei e Atlas l'avevano scoperto quando lui aveva avvertito un terzo battito, oltre al loro.

«Lia, credo che...»

A quelle parole, lei aveva capito. Si era stretta ancora più saldamente al petto di Atlas, mentre erano sdraiati nel letto della loro nuova dimora, al limitare del villaggio.

In quel piccolo angolo di mondo, Erdelia aveva trovato la sua casa, nelle piante, negli animali e in Atlas. E adesso in un altro componente di quel suo universo meraviglioso.

La pelle di suo marito era fredda contro la sua, ma per lei era il posto più confortevole che avrebbe mai potuto desiderare.

I loro capelli si fondevano alla perfezione, in un solo colore. La pelle olivastra di Atlas era il complementare della sua diafana.

Erdelia aveva capito che le loro anime si appartenevano non appena lo aveva incontrato, e ora il modo in cui i loro battiti e i loro respiri si sincronizzavano ne era la prova.

Aveva stretto la mano di Atlas nella sua, e lui le aveva baciato la fronte, mentre intrecciavano le gambe l'uno con l'altra.

Ai tempi era sicura che quello fosse un mondo sicuro in cui dare alla luce una nuova vita ma, tornando indietro, non avrebbe potuto sentirsi più ingenua.

Erdelia da piccola non aveva mai avuto paura delle persone.

Erdelia da piccola aveva avuto timore di restare fuori di casa la notte, quando percepiva rumori strani o avvertiva ciò che non poteva vedere.

Ma aveva presto imparato che non avrebbe mai più dovuto aver paura, nemmeno della più oscura delle foreste, perché la cosa che più faceva paura, era proprio lei.

————-𓆩♡𓆪————-

Non so, io amo scrivere i capitoli con Erdelia. Seppure alla fin della fiera finisca sempre per scrivere storie in prima persona, mi diverto molto anche a scriverle in terza. Prima o poi scriverò qualcosa in terza, vedremo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
A mercoledì prossimo 🤍

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