Leo (Io non ho finito)

By MariaCorrao5

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Com'era la vita di Leo, prima della terribile scoperta della Bestia? Com'è cambiata la sua vita quando si è t... More

Capitolo 1: Venerdì, 23 dicembre 2011
Capitolo 2: Sabato, 24 dicembre 2011
Capitolo 3: Domenica, 25 dicembre 2011
Capitolo 4: Lunedì, 26 dicembre 2011
Capitolo 5: Martedì, 27 dicembre 2011
Capitolo 6: Mercoledì, 28 dicembre 2011
Capitolo 7: Giovedì, 29 dicembre 2011
Capitolo 8: Venerdì, 30 dicembre 2011
Capitolo 9: Sabato, 31 dicembre 2011
Capitolo 10: Domenica, 1 gennaio 2012
Capitolo 11: Lunedì, 2 gennaio 2012
Capitolo 12: Martedì, 3 gennaio 2012
Capitolo 13: Mercoledì, 4 gennaio 2012
Capitolo 14: Giovedì, 5 gennaio 2012
Capitolo 15: Venerdì, 6 gennaio 2012
Capitolo 18: Lunedì, 9 gennaio 2012
Capitolo 60: Martedì, 21 febbraio 2012
Capitolo 61: Mercoledì, 22 febbraio 2012
Capitolo 66: Lunedì, 27 febbraio 2012
Capitolo 68: Mercoledì, 29 febbraio 2012
Capitolo 69: Giovedì, 1 marzo 2012
Capitolo 72: Domenica, 4 marzo 2012
Capitolo 74: Martedì, 6 marzo 2012
Capitolo 103: Mercoledì, 4 aprile 2012
Capitolo 121: Domenica, 22 aprile 2012
Capitolo 134: Sabato, 5 maggio 2012
Capitolo 155: Sabato, 26 maggio 2012
Capitolo 157: Lunedì, 28 maggio 2012
Capitolo 159: Mercoledì, 30 maggio 2012
Capitolo 160: Giovedì, 31 maggio 2012
Capitolo 161: Venerdì, 1 giugno 2012
Capitolo 162: Sabato, 2 giugno 2012
Capitolo 163: Domenica, 3 giugno 2012
Capitolo 169: Sabato, 9 giugno 2012
Capitolo 170: Domenica, 10 giugno 2012
Capitolo 171: Lunedì, 11 giugno 2012
Capitolo 172: Martedì, 12 giugno 2012
Capitolo 173: Mercoledì, 13 giugno 2012
Capitolo 174: Giovedì, 14 giugno 2012
Capitolo 175: Venerdì, 15 giugno 2012
Capitolo 176: Sabato, 16 giugno 2012
Capitolo 179: Martedì, 19 giugno 2012
Capitolo 180: Mercoledì, 20 giugno 2012
Capitolo 181: Giovedì, 21 giugno 2012
Capitolo 182: Venerdì, 22 giugno 2012
Capitolo 183: Sabato, 23 giugno 2012
Capitolo 185: Lunedì, 25 giugno 2012
Capitolo 186: Martedì, 26 giugno 2012
Capitolo 187: Mercoledì, 27 giugno 2012
Capitolo 188: Giovedì, 28 giugno 2012
Capitolo 189: Venerdì, 29 giugno 2012
Capitolo 192: Lunedì, 2 luglio 2012
Capitolo 193: Martedì, 3 luglio 2012
Capitolo 194: Mercoledì, 4 luglio 2012
Capitolo 195: Giovedì, 5 luglio 2012
Capitolo 196: Venerdì, 6 luglio 2012
Capitolo 197: Sabato, 7 luglio 2012
Capitolo 198: Domenica, 8 luglio 2012
Capitolo 199: Lunedì, 9 luglio 2012
Capitolo 200: Martedì, 10 luglio 2012
Capitolo 201: Mercoledì, 11 luglio 2012
Capitolo 202: Giovedì, 12 luglio 2012
Capitolo 203: Venerdì, 13 luglio 2012
Capitolo 204: Sabato, 14 luglio 2012
Capitolo 205: Domenica, 15 luglio 2012
Capitolo 207: Martedì, 17 luglio 2012
Capitolo 208: Mercoledì, 18 luglio 2012
Capitolo 209: Giovedì, 19 luglio 2012
Capitolo 210: Venerdì, 20 luglio 2012
Capitolo 211: Sabato, 21 luglio 2012
Capitolo 212: Domenica, 22 luglio 2012
Capitolo 213: Lunedì, 23 luglio 2012
Capitolo 214: Martedì, 24 luglio 2012
Capitolo 215: Mercoledì, 25 luglio 2012
Capitolo 217: Venerdì, 27 luglio 2012
Capitolo 218: Sabato, 28 luglio 2012
Capitolo 219: Domenica, 29 luglio 2012
Capitolo 220: Lunedì, 30 luglio 2012
Capitolo 221: Martedì, 31 luglio 2012
Capitolo 222: Mercoledì, 1 agosto 2012
Capitolo 223: Giovedì, 2 agosto 2012
Capitolo 224: Venerdì, 3 agosto 2012
Capitolo 225: Sabato, 4 agosto 2012
Capitolo 227: Lunedì, 6 agosto 2012
Capitolo 229: Mercoledì, 8 agosto 2012
Capitolo 230: Giovedì, 9 agosto 2012
Capitolo 231: Venerdì, 10 agosto 2012
Capitolo 232: Sabato, 11 agosto 2012
Capitolo 233: Domenica, 12 agosto 2012
Capitolo 234: Lunedì, 13 agosto 2012
Capitolo 235: Martedì, 14 agosto 2012
Capitolo 236: Mercoledì, 15 agosto 2012
Capitolo 237: Giovedì, 16 agosto 2012
Capitolo 238: Venerdì, 17 agosto 2012
Capitolo 239: Sabato, 18 agosto 2012

Capitolo 226: Domenica, 5 agosto 2012

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By MariaCorrao5

Io ed Asia stiamo facendo colazione insieme, con cornetti e caffellatte freddo, nel nostro appuntamento ormai familiare della domenica mattina.

"Cosa mi prepari di buono per pranzo, sorellina?" le domando addentando il secondo cornetto.

"Per pranzo?" mi chiede lei sorpresa. "Vuoi che io e papà veniamo a pranzare qui con te? Va bene, devo organizzarmi un attimo ma..."

"No, vengo io a pranzare a casa!" dico sfoderando un sorriso accattivante

"Eh?!"

"Sì!" annuisco ridendo. "La Strega mi ha dato la libera uscita!"

"Ma è fantastico!" esclama lei allungandosi sul tavolino e abbracciandomi di slancio. "Per quanti giorni?"

"Per quante ore, vorrai dire... Stasera alle dieci devo rientrare."

"Oh..." sospira rimettendosi seduta. "Vabbè dai, sempre meglio di niente no?" mi domanda con un sorriso dolce.

"Sì... Tra non molto dovrebbe arrivare per il via libera ufficiale e poi possiamo andare."

"Dimmi cosa vuoi per pranzo! Così se occorre vado subito a fare la spesa!"

"Non importa" le dico prendendole una mano. "Va bene qualsiasi cosa, davvero. Qualsiasi cosa cucinata da te è meglio di quello che mangio qua. Prepara pure quello che vuoi!".

Quando arriva la Lisandri, circa mezz'ora dopo, io sono già vestito e ho già pronto lo zaino con dentro ciò che mi occorre per oggi, più il pc e la Play che non prevedo di usare ma che non voglio di certo lasciare qui.

"Buongiorno" saluta entrando. "Come andiamo, Leo?"

"Buongiorno! Come vede sto bene, quindi faccia pure firmare a mia sorella il mio rilascio, così ce ne andiamo!"

"Non così in fretta!" esclama togliendosi gli occhiali. "Siediti un attimo."

"E no, eh?! Non vorrà mica ritrattare?! Lei ha detto che..."

"Stai tranquillo, non voglio ritrattare. Voglio solo capire quali sono i tuoi programmi per la giornata e accertarmi che tu non voglia strafare..."

"I miei programmi?" le domando facendo lo gnorri. "Guardi che non ho nessun programma. Me ne starò per lo più a casa e poi stasera andrò in pizzeria coi miei amici."

"E ti aspetti che io ti creda? Forza, se vuoi che ti lasci uscire devi dirmi cosa intendi fare oggi. E guarda che se mi prendi in giro, prendi in giro prima di tutto te stesso, perché la salute è la tua e non la mia. E ti ho dato il permesso perché mi hai promesso che non farai l'incosciente e..."

"Ok ok! Le dirò i miei programmi!" sbuffo.

"Sono tutta orecchi".

I genitori di Giulia stamattina non sono in casa e io e lei abbiamo intenzione di chiuderci nella sua camera fino all'ora di pranzo, e probabilmente saremo poco vestiti.

Ok, questo è meglio non dirlo. Soprattutto davanti a mia sorella.

"Passerò la mattina con la mia ragazza, pranzerò a casa, dopo andrò al mare con i miei amici e stasera in pizzeria. Per le undici sarò qui."

"Per le dieci."

Ridacchio, stringendomi nelle spalle. "Ci ho provato!"

"E a che ora pensi di andare al mare?"

"Alle due."

"Facciamo alle quattro."

"Perché?!"

"Perché devi evitare le ore più calde e perché dopo pranzo è meglio se dormi un po'."

"Dormire?! Lei vuole che sprechi due delle dodici ore di libertà che ho a disposizione per dormire?!"

"Sì. Ne hai bisogno. E in spiaggia voglio che stai all'ombra."

"Fantastico! E io che volevo abbronzarmi un po'!"

"Non se ne parla."

"Il bagno almeno posso farlo?!"

"Sì, quello sì. Ma non affaticarti. Niente gare di nuoto con i tuoi amici o lotte con le ragazze sulle spalle!"

"Vabbè, ho capito! Il massimo che mi concede è il morto a galla!"

"No, dai, ti concedo qualche bracciata a ritmo moderato, ma appena senti che cominci a fare fatica, fermati subito."

"Comandi!" esclamo mettendomi sull'attenti. "Adesso possiamo andare?"

Lei annuisce sorridendo e porge ad Asia il foglio da firmare.

"Buona giornata Leo, divertiti!" mi dice poggiandomi una mano sulla spalla prima di andarsene.


"Eccoti!" esclama Giulia, visibilmente emozionata, buttando le braccia al collo di Leo dopo aver chiuso la porta d'ingresso spingendola con un piede.

"Ciao!" risponde lui afferrandola per i fianchi e avvicinandosi per baciarla. Senza perdere tempo, lei gli appoggia una mano sulla nuca e lo spinge verso la propria bocca.

Leo le mordicchia piano il labbro inferiore e lei schiude le labbra lasciandolo passare; intreccia la lingua alla sua, mentre lui stringe maggiormente la presa sui suoi fianchi.

Giulia inarca la schiena sospirando, strusciandoglisi contro mentre gli tiene ancora la mano sulla nuca e il bacio diventa semprepiù profondo.

Si staccano solo un attimo per riprendere fiato per poi ricominciare a baciarsi con passione.

Le mani di Leo si infilano sotto la sua canotta, iniziando a percorrerle la schiena. Giulia si lascia andare a quella meravigliosa sensazione, sopraffatta dal suo tocco, poi si separa da lui con il respiro spezzato.

"Andiamo in camera mia" gli sussurra con voce roca, sfiorandogli le labbra con un bacio.

Leo deglutisce, prima di annuire sorridendo.

"Sì, andiamo".

Lascia la presa sui suoi fianchi e la prende per mano, seguendola lungo le scale fino alla sua camera.

Giulia chiude a chiave la porta e quando si volta vede che Leo si è seduto sul bordo del letto e le sta rivolgendo uno sguardo così caldo che le sembra quasi di sentir bruciare la pelle. La sta aspettando sorridendo e, mentre cammina verso di lui, lei non può fare a meno di notare ancora una volta quanto sia bello.

Meravigliosamente bello.

Si siede a cavalcioni su di lui e Leo le appoggia entrambe le mani sui fianchi per avvicinare il più possibile i loro corpi.

Le gambe nude di lei sfregano contro i jeans di lui.

Le ossa dei loro bacini sono praticamente a contatto.

Giulia sente chiaramente la sua erezione.

È eccitato.

E lo è anche lei.

Sente le mutandine bagnarsi.

Leo stringe maggiormente la presa e lei istintivamente gli circonda i fianchi con le gambe, stringendosi ancora di più a lui e al suo corpo così caldo.

Giulia si avvicina al suo orecchio e prende il lobo tra le labbra, cominciando poi a stringerlo piano tra i denti, mentre con una mano si insinua sotto alla sua maglietta e sale fino ad accarezzare quel petto perfetto.

Lui geme con gli occhi chiusi, sospirando di piacere, e le prende la testa sprofondando le mani nei suoi capelli, per poi tornare ad afferrarle i fianchi quando lei muove il bacino, strusciandoglisi contro.

Le labbra di Giulia scendono lungo la mascella di Leo fino ad arrivare al collo, dove si schiudono, lasciando scivolare la lingua sulla pelle. Lui butta la testa all'indietro lasciandosi completamene trasportare dalle sensazioni che lei gli sta provocando, e Giulia sorride compiaciuta contro il suo collo, continuando a baciarlo, a leccarlo, a morderlo.

Leo non ce la fa già più: la sua pelle è dannatamente sensibile e il calore di quella bocca è quasi insopportabile.

"Ti amo..." mormora Giulia risalendo dal collo fino alle labbra, e lui sorride tenendo ancora gli occhi chiusi mentre sente il respiro di lei invaderlo; risale con le mani la sua schiena per spingerla ancora di più contro di sé.

E poi la bacia.

La lingua scivola dentro la sua bocca.

La esplora.

La conquista.

Ancora una volta.

Dopo un tempo indefinito, Leo abbandona le sue labbra e scende rapido a baciarla sul collo, e poi ancora giù, sul petto, arrivando alla parte di seno che la canotta scollata lascia scoperta, rallentando la sua corsa fino ad arrestarsi. Solleva la testa a cercare il suo sguardo.

Lo trova.

Lo cattura.

Lo inchioda.

Con le dita sfiora le sottili spalline della canotta e le lascia scivolare giù, scoprendo il reggiseno a balconcino. Continua a guardarla negli occhi e senza alcuna esitazione apre il gancetto e le fa scorrere lentamente le spalline lungo le braccia per poi toglierglielo.

"Sei bellissima" le sussurra scostandole i capelli dal viso, prima di baciarla.

Giulia chiude gli occhi, godendosi quel lungo bacio e il tocco leggero delle sue mani che si fanno sempre più vicine al suo seno, fino a toccarlo delicatamente. Un brivido di piacere la attraversa quando le dita di Leo iniziano a stuzzicarle i capezzoli che subito si inturgidiscono, e quando anche la sua bocca si stacca dal bacio per raggiungere il seno.

Quante volte lui nell'ultimo mese ha pensato a quel seno.

Morbido.

Bianco.

Pieno.

Quante volte ha immaginato di poterlo di nuovo guardare.

Accarezzare.

Baciare.

Succhiare.

E adesso è qui.

Davanti a lui.

Tra le sue mani.

Le labbra si poggiano su un capezzolo e iniziano a leccarlo, mandando Giulia fuori di testa; lei gli appoggia le mani sulle spalle, le stringe forte e si gode quel piacere travolgente che le sta facendo provare, ma presto non le basta più.

Vuole sentire la sua pelle.

Vuole toccarlo.

Baciarlo dappertutto.

Afferra la sua maglietta e la tira verso l'alto. Leo si allontana dal suo seno e alza le braccia per lasciarsi spogliare; i suoi addominali delineati sono tesi e così dannatamente eccitanti.

Gli appoggia una mano sul suo petto e lo spinge per farlo sdraiare sulla schiena, mentre lui la guarda eccitato.

Si china verso di lui.

Lo accarezza a lungo sul petto.

Sull'addome.

Sulle braccia.

Poggia le labbra sulla sua pelle, facendolo tremare.

Sfiora con la lingua un capezzolo, lo succhia con forza.

"Oh, Giulia...".

Leo abbandona la testa all'indietro sospirando, con gli occhi socchiusi, mentre il respiro gli si spezza, facendo aumentare l'eccitazione di Giulia che continua a toccare il suo corpo, scendendo sempre più, fino a prendere tra le dita il bottone dei suoi jeans e a slacciarlo, fermandosi un momento per guardarlo negli occhi.

Leo le sorride e solleva il bacino per lasciarseli togliere, poi si mette seduto, le accarezza il viso, la bacia, spingendola piano contro il materasso. Si inginocchia sopra di lei e continua a baciarla, accarezzandole le cosce, stringendole tra le mani, sfilandole i pantaloncini e anche la canotta che le era rimasta arrotolata attorno alla vita.

La ammira estasiato e non può fare a meno di pensare alla prima e ultima volta che l'ha vista così, con indosso solo le mutandine, un mese fa.

Ma adesso è diverso, perché non c'è quell'angoscia così profonda a confondergli la mente.

Non c'è quel dolore così vivo ad opprimergli il petto, a bloccargli il respiro.

È stato un mese terribile ma gli è servito a conoscere la Bestia, ad imparare a conviverci, e oggi si gode la sua giornata di libertà, di normalità.

Oggi si gode la sua bellissima ragazza sdraiata sotto di lui, quasi completamente nuda, con i capelli sparpagliati sul cuscino.

La sua bellissima ragazza sorridente e innamorata che lo guarda come se fosse ciò che di più prezioso c'è sulla faccia della terra e che sembra spensierata e felice.

Si china verso di lei, si spinge contro il suo corpo, mentre i loro baci diventano sempre più impazienti, così come le loro mani, che accarezzano, che toccano, che esplorano.

Continuano a baciarsi con impeto mentre con le mani Leo passa su ogni centimetro della sua pelle scoperta, compiacendosi di ogni suo tremito, prima di iniziare a percorrere il suo corpo con le labbra umide.

I gemiti di Giulia diventano sempre più intensi e frequenti e Leo si rende conto di come quello che le stia facendo la ecciti.

Si sente invadere da un folle desiderio di lei.

Risale con le labbra lungo le sue gambe.

I suoi fianchi.

La sua pancia.

Il suo seno.

Il suo petto.

Il suo collo.

La sua bocca.

La sua lingua.

"Fermami se faccio qualcosa che non vuoi... " le dice inspirando profondamente, guardandola con dolcezza, mentre le accarezza una guancia col dorso di una mano. "Se...".

Ma prima che possa aggiungere altro, lei lo sta di nuovo baciando e lui risponde immediatamente al bacio.

Giulia trema quando sente le mani di Leo spostarsi sulle sue mutandine e afferrarle ai bordi, abbassandole fino a sfilarle del tutto. Nonostante l'imbarazzo per essere completamente nuda, ricerca comunque il suo sguardo e quando vede i suoi occhi verdi, luminosi e brillanti, non può che sorridergli e non prova più nessuna vergogna, nessun timore: qualsiasi cosa succeda adesso tra loro, lui non è sopraffatto dall'angoscia.

Ma da lei.

E questo è meraviglioso.

Leo le accarezza i fianchi, le cosce, l'inguine, e Giulia trema mentre sente le sue dita sempre più vicine al suo sesso, fremendo nell'attesa di quello che sta per succedere.

Non può aspettare oltre e nemmeno lui può più attendere: lentamente sposta la mano fino alla sua intimità, sfiorandole le labbra con la punta delle dita, facendola gemere. Un gemito ancora più forte sfugge al suo controllo quando un polpastrello le sfiora il clitoride. Leo sorride e muove il dito con più pressione, procurandole una serie di gemiti sempre più frequenti e incontrollati che le scuotono tutto il corpo, che la fanno aggrappare con le mani alla sua schiena, che la fanno respirare pesantemente contro la sua bocca.

Quanto ha aspettato questo momento?

Quanto ha desiderato di poterla toccare in questo modo?

Quanto ha immaginato di sentirla gemere e contorcersi di piacere tra le sue mani?

È una sensazione inebriante.

Le passa la lingua sul labbro inferiore e la guarda negli occhi mentre con le dita si sposta più in basso, percorrendo ogni piega del suo sesso umido, facendola ansimare forte e ancora più forte quando la penetra con un dito.

La guarda ancora, rimane fermo qualche istante per darle il tempo di abituarsi, e poi inizia a muovere l'indice dentro di lei, mentre col pollice riprende ad accarezzarle il clitoride con movimenti rotatori. Avvicina la bocca al suo collo, lo bacia, lo morde, mentre le dita si muovono in modo sempre più costante e veloce.

Giulia conosce bene il proprio corpo, le piace regalarsi il piacere da sola, ma non ha mai provato sensazioni così forti e profonde prima ad ora.

Niente l'ha mai portata a uno stato simile.

Il respiro le si spezza.

Si sente come fuori di sé.

Ma nello stesso tempo sente tutto il proprio corpo.

Nitidamente.

Ogni sensazione è moltiplicata.

All'infinito.

Le labbra di Leo torturano ogni centimetro della sua pelle.

Il suo respiro è caldo ed eccitato, addosso a lei.

Il movimento delle sue dita è incessante e sempre più incalzante.

"Mi fai impazzire..." le mormora in un orecchio.

E forse è proprio questo a darle il colpo di grazia.

Oltre alle sue labbra.

Oltre al suo respiro.

Oltre alle sue dita.

Sapere che lui sta provando le sue stesse identiche sensazioni.

È l'orgasmo più intenso di sempre.

La lascia senza fiato.

Sfinita.

Annebbiata.

Giulia riapre lentamente gli occhi, respirando ancora a fatica, e lo guarda: è steso su un fianco accanto a lei, ha la testa poggiata sulla mano con il gomito piegato e la sta osservando.

E sorride.

Sorride nel più bel modo di sempre.

Lei gli sorride a sua volta. "È stato bellissimo..." gli dice con la voce affannata, mentre percorre con lo sguardo tutto il suo corpo: il viso, i pettorali, gli addominali, le braccia muscolose, le gambe sode, l'erezione coperta solo da quei boxer indecentemente aderenti. "Tu sei bellissimo" aggiunge accarezzandogli la testa e baciandolo dolcemente sulle labbra. Il corpo ha ormai riacquistato le forze, il cuore ha smesso di pomparle nelle orecchie e non trema più: adesso tocca a lei farlo godere.

Con un movimento improvviso lo fa finire disteso sulla schiena, per poi sedersi a cavalcioni su di lui. Leo la guarda leggermente sorpreso e le sorride, stringendole la vita, facendo poi scivolare le mani sul suo sedere.

Giulia gli prende le mani portandogliele ai lati della testa. "Stai fermo che mi distrai!"

"Ti distraggo?!" le domanda lui divertito. "E da cosa...?"

"Da queste..." mormora lei con tono malizioso facendo scorrere le dita sulle sue braccia muscolose. "E da queste" aggiunge sfiorandogli le spalle, per poi scendere sul suo petto. "E da questo..."; si abbassa verso di lui, baciandogli l'angolo delle labbra. "E da queste" sussurra cercando il suo sguardo. "Non sai quanto mi sei mancato..., non mi pare vero di averti qui!" gli dice guardandolo dritto negli occhi.

Leo la bacia con foga, poi scende verso il suo collo, lo lecca, lo morde. Le sue mani tornano di nuovo su di lei, le afferrano i fianchi, e Giulia vede il desiderio brillare nei suoi occhi.

Lo sente, forte e prepotente, sotto di sé.

"Stai fermo" gli ripete con tono deciso prendendogli le mani e spingendogli di nuovo le braccia contro il materasso. "Lasciami fare..." gli sussurra mordicchiandogli l'orecchio.

"Va bene, mi arrendo" ride piano Leo rilassandosi e appoggiando i dorsi della mani accanto alla propria testa.

Giulia si tira su e lo guarda, cercando di imprimere a fuoco dentro di sé questa visione: Leo abbandonato con il sorriso beato e impertinente; poi si piega di nuovo in avanti per baciargli il collo e comincia a scendere con la bocca verso il suo petto, lo percorre con la lingua e lo stesso fa con il suo addome, per poi scendere ancora.

La mente di Leo comincia ad annebbiarsi quando sente la lingua di Giulia bagnargli la pelle del bassoventre e le sue mani accarezzargli le cosce tese; ansima quando sente le sue dita scivolare sotto l'elastico dei boxer e istintivamente porta di nuovo le mani sui suoi fianchi, stringendoglieli.

"Sto fermo qui, giuro" dice dopo che Giulia gli rivolge un'occhiata di rimprovero. E stavolta lei gli concede di lasciare le mani dove sono. Gli tira giù i boxer, liberando la sua erezione, e Leo si solleva, sempre tenendola stretta per i fianchi, per lasciarseli sfilare.

Giulia lo guarda negli occhi, sorridendogli un istante prima di prenderlo in mano; a Leo sfugge un gemito e lei riesce a pensare soltanto a quanto lui sia bello e a quanto stiano bene in questo momento.

A quanto siano felici.

Comincia a muovere la mano ed è bellissimo vedere l'effetto che ha su di lui.

Continua a muoversi, aumentando la velocità, bacia il suo collo e il suo petto, assaporando il sapore e l'odore della sua pelle mentre lui sospira e le stringe i fianchi con maggior forza.

Leo ha il respiro spezzato e i suoi gemiti la fanno impazzire, tanto da non rendersi immediatamente conto che la sua mano destra non le sta più stringendo il fianco ma è scesa in mezzo alle sue gambe e che adesso le dita stanno sfiorando la sua intimità.

Giulia sospira pesantemente e anche se la irrita il fatto che lui voglia fare sempre come gli pare, non lo allontana perché in realtà desidera da morire che lui la tocchi ancora così.

"Avevi giurato!".

Leo sorride impertinente prima di lasciare scivolare un dito dentro di lei, che geme sommessamente contro di lui.

Giulia solleva il viso cercando il suo sguardo e le loro labbra si scontrano quasi violentemente, schiudendosi in un bacio frenetico. Lei continua a muovere la mano e lui inizia a muovere il dito, penetrandola lentamente.

Ansimano l'uno sulle labbra dell'altra.

I loro gemiti diventano sempre più forti.

Crescono in modo esponenziale e alimentano il piacere dell'altro.

Giulia è sempre più bagnata e prossima all'orgasmo e aumenta il ritmo della propria mano: non vuole godere di nuovo prima di Leo.

Vuole sentirlo esplodere insieme a lei.

Sente il corpo di lui irrigidirsi e contrarsi sempre più.

Sente il suo respiro diventare ancora più veloce.

Sente che le morde le labbra con forza.

Sente la sua supplica, affannata: "Oddio..., così..., non smettere!".

E lei non smette.

Si muove sempre più frenetica.

Leo è totalmente abbandonato.

È totalmente suo.

Lo sente urlare forte.

Mentre libera il suo piacere tra i loro corpi.

Mentre affonda ancora il dito dentro di lei, facendola esplodere di nuovo nell'orgasmo.

Giulia trema e crolla su di lui, che è ancora scosso dai suoi stessi tremiti.

Resta contro il suo petto.

Le sue braccia la circondano.

La tengono stretta.

Solleva lo sguardo e vede che ha gli occhi chiusi e l'aria profondamente appagata.

A quella vista sorride.

Si sente pervasa dall'amore.

Vorrebbe che questo momento non finisse mai.

Vorrebbe che lui non dovesse mai andare via.

Vorrebbe che fosse completamente suo e non doverlo condividere con la Bestia.

Restano fermi.

Esausti.

In silenzio.

Felici.

Passa del tempo prima che Giulia trovi il coraggio e la forza di rompere l'incanto parlando.

"Leo..., vorrei...".

Ma lui la interrompe baciandola.

"Vorrei che questo momento..." prova di nuovo a dire, ma le labbra di Leo la interrompono ancora.

"So quello che vuoi dire..., ma non dirlo" le dice spostandole i capelli dal viso.

"Restiamo chiusi qua tutto il giorno..." mormora lei. "Non andiamo a pranzo, non andiamo al mare. Restiamo qua".

Leo ridacchia. "Non credo che tuo padre approverebbe!"

"Ci chiudiamo a chiave e non ci facciamo beccare."

"Per non farci beccare dovrei anche imbavagliarti!" ride lui.

"Ma senti chi parla!" esclama Giulia tirandosi su a sedere. "Guarda che tu hai fatto più casino di me!"

"No no! Tu eri molto più rumorosa! Però sul casino posso darti ragione..." osserva indicando i loro corpi impiastricciati.

"Oh cazzo!" impreca lei. Dà una rapida occhiata e poi sospira di sollievo. "Le lenzuola sono salve."

"Meglio se ci ripuliamo. Tra un po' devo andare."

"Sì..." dice Giulia scendendo dal letto e passandogli dei fazzoletti. "Vuoi farti una doccia?"

"Sarebbe meglio, sì" risponde Leo alzandosi.

Giulia apre la porta della camera e si dirige verso il bagno."Vieni, ti do un telo..."

"Aspetta" la ferma lui afferrandole una mano e facendola girare. "Grazie."

"Per il telo?" gli domanda lei pur sapendo che si sta riferendo ad altro.

"No."

"E per cosa allora?"

"Lo sai."

Giulia sorride. "Sì, lo so" dice prima di sfiorargli le labbra con un bacio. "Grazie a te".

Davanti alla porta di casa mi ricordo di aver dimenticato le chiavi in ospedale, sulla scrivania, così suono il campanello e viene ad aprirmi papà.

"Leo!" esclama abbracciandomi.

Sono diversi giorni che non ci vediamo; dopo la discussione sulla mamma lui non è più venuto in ospedale e stamattina mi sono fatto lasciare da Asia direttamente a casa di Giulia. È la prima volta che mi vede senza capelli ma qualsiasi cosa stia pensando o provando se la tiene per sé ed io non riesco a decifrare l'espressione sul suo viso.

"Finalmente sei arrivato! Il pranzo è già pronto e Asia stava iniziando a brontolare!"

"Scusate, ho perso la cognizione del tempo" dico sedendomi a tavola.

"Non sono sicura di volerlo sapere dove l'hai persa, questa cognizione!" esclama Asia riempiendomi il piatto di tagliolini al salmone.

Io rido un po' imbarazzato. "Tranquilla, non era mia intenzione dirtelo!"

"Spero ne sia valsa la pena, perché aspettandoti si è scotta la pasta!"

"Sì, ne è valsa la pena" dico sorridendo.

"Buon appetito" interviene papà in imbarazzo. "Non preoccuparti Asia, la pasta sarà comunque buonissima!"

"Oh sì, lo è! Grazie sorellina! Mitica come al solito! Ti sei proprio superata!" esclamo strizzando un occhio.

Lei sorride, si siede accanto a me e non sembra più preoccupata della cottura della pasta.

"È bellissimo averti qui" mi dice accarezzandomi la schiena.

Anche papà sorride, annuendo.

Sembra così sereno.

Sembra che l'ultimo periodo sia stato solo un incubo e che tutto sia tornato alla normalità.

Ma so perfettamente che vedermi senza capelli lo turba, così come lo inquieta la consapevolezza che stasera l'incantesimo finirà e io tornerò malato.

Ma parlarne rovinerebbe la giornata e io non voglio.

L'ultima cosa al mondo che voglio è fare sprofondare questa giornata nella sofferenza e nella tristezza. Decido di fare finta di niente nonostante il desiderio di poter parlare liberamente con lui mi bruci dentro.

Non ho nessuna intenzione di seguire la raccomandazione della Lisandri di dormire dopo pranzo. Passi non andare al mare nelle ore più calde, ma di dormire non ne ho proprio voglia.

È il mio giorno di libertà, no?!

Prendo un fumetto di Conan dalla libreria, mi sdraio sul letto e comincio a leggerlo. Non passa molto tempo però che sento gli occhi chiudersi. Cerco di resistere al sonno, ma vuoi che stamattina mi sono svegliato presto, vuoi le ore movimentate trascorse da Giulia, vuoi che nonostante mi senta bene sono pur sempre un malato di cancro, crollo addormentato.

"Leo..." mi sento chiamare piano, all'improvviso. "Leo...".

Sento un bacio sulle labbra e apro gli occhi un po' intontito, ritrovandomi la faccia di Giulia a pochi centimetri dal viso.

"Allora i baci non funzionano solo per le principesse" dice lei sorridendo.

"Cosa fai qua?" le domando mettendomi seduto.

"Guarda che sono già le quattro meno un quarto."

"Oh, non me ne sono proprio reso conto..."

"E per forza! Dormivi!" esclama ridendo.

"Ordini superiori della Strega!" mi difendo io mentre mi alzo e apro il cassetto del comò per prendere il costume.

"E quando mai tu esegui gli ordini?! Di' pure che avevi sonno!" mi prende in giro lei.

"Diciamo che ero stanco. Tu no?" le chiedo con tono malizioso mentre mi tolgo i jeans e i boxer.

"Ehi! Che fai?!"

"Mi metto il costume" dico con tranquillità indossandolo, accorgendomi che lei è arrossita. "Ti metto in imbarazzo?"

"Un po'..."

Io rido e mi avvicino per baciarla. "Perché? Hai già visto tutto, mi pare...!"

"Sì, ma è... diverso..."

"E certo! Adesso è a riposo..."

"Ma che hai capito, scemo?!" esclama lei arrossendo. "Intendevo dire che il contesto è diverso! La situazione... Non so..., mi sembra piuttosto... intimo. Siamo già a questo livello di relazione?"

"Che livello?" le chiedo prendendo dall'armadio il telo mare e infilandolo dentro lo zaino.

"A un livello di simile confidenza... Del tipo che ci si spoglia come se nulla fosse o che si fa pipì davanti all'altro senza nessun imbarazzo!"

"Non credo che farei pipì davanti a te!" esclamo divertito. "Anche se preferirei comunque farla davanti a te piuttosto che davanti ad Ulisse!".

Giulia ride. "Ah! Tua sorella mi ha detto di farti mettere questa prima di uscire!" dice porgendomi un flacone di crema solare protezione 50.

50?!

Ma scherziamo?!

Io uso la 12.

Quando la uso.

"Ma a che mi serve, poi?! Tanto mi tocca stare all'ombra!"

"Eh, ma i raggi penetrano anche mentre si è in acqua..."

"Che palle!"

"Dai, non fare i capricci, te la metto io..." dice togliendomi la maglietta.

"Va bene..." sospiro arrendendomi.

Lei comincia a spalmarmi la crema sulla schiena ed io rabbrividisco di piacere. Ancora di più quando passa al petto e all'addome, per non parlare del bassoventre.

"Ecco!" esclamo. "Adesso non è più diverso!".

Giulia mi guarda perplessa per qualche secondo e poi capisce a cosa io mi stia riferendo e sgrana gli occhi dandomi un leggero colpo sul bicipite.

"Vedi di farlo tornare alla svelta diverso perché di là c'è tuo padre che ci aspetta per accompagnarci!".

Quando io e Giulia arriviamo in spiaggia, sono già tutti lì nel nostro solito posto: Mattia, Cecilia, Alberto, Arianna, Daniele e Riccardo. Sono un po' teso mentre camminiamo verso di loro e prendo la mano di Giulia che chiude la mia in una stretta rassicurante.

"Ehi! Vi sono mancato?!" esclamo quando siamo abbastanza vicini, cogliendoli tutti di sorpresa.

Mattia è il primo a corrermi incontro per abbracciarmi, seguito poi dagli altri. Appoggio la chitarra sulla sabbia e li abbraccio tutti, uno ad uno.

Provo una strana sensazione a rivederli dopo un mese: è come se non sia passato un solo giorno ma al tempo stesso come se siano trascorsi interi secoli.

Come se tutto sia identico a com'era ma anche diverso.

Non si tratta solo di un'impressione, c'è davvero qualcosa di diverso.

Io sono diverso.

E non sto parlando della mia testa pelata che al momento è comunque coperta dal cappellino per proteggerla dal sole.

Nessuno mi chiede come sto o mi fa domande che non voglio sentire: si vede che mi conoscono bene e probabilmente Giulia li ha anche avvisati del fatto che voglio trascorrere la giornata senza pensieri, nel modo più normale possibile.

"Aspettavamo voi per fare il bagno tutti insieme!" dice Riccardo. "Andiamo?".

Tutti non vediamo l'ora di buttarci in acqua, anche perché faveramente caldo. Io poi non faccio un bagno da non so quanto. Mi tolgo il cappello e la maglietta, li lancio insieme allo zaino su una sdraio e corro verso il mare, superandoli tutti.

Ci divertiamo tra scherzi, spruzzi e battute stupide, poi decido di nuotare un po': mi è mancato terribilmente. Ma dopo ben poche bracciate comincia a mancarmi il fiato e a farmi male la gamba.

A quanto pare la Bestia si sente messa da parte e vuole attirare la mia attenzione.

Ci riesce.

Di malumore esco dall'acqua e vado a sedermi sulla sdraio, sotto l'ombrellone, mentre guardo i miei amici continuare a far casino.

Li guardo con invidia e con sincero affetto.

Mi sono mancati.

Non passa molto tempo che Giulia mi raggiunge: "Ehi..., è tutto ok?"

"Sì" dico sfregandomi un occhio mentre ammiro il suo corpo che mi fa impazzire. "È troppo piccolo quel costume, lascia poco all'immaginazione" osservo con disappunto.

"E tu lascia pure che guardino" dice sciogliendosi i capelli con un atteggiamento volutamente sensuale, per poi sedersi sulla sdraio, in mezzo alle mie gambe aperte, appoggiando la schiena al mio petto. "Tanto l'esclusiva ce l'hai tu...".

Io scuoto la testa divertito. "Se la metti così..."; appoggio le mani sui suoi fianchi nudi e basta già questo a provocarmi un'erezione.

"Sei sicuro che sia tutto ok?"

"Sì, è tutto ok".

Lei si volta verso di me per guardarmi negli occhi e io ne approfitto subito per prenderle il viso tra le mani e baciarla, poi non resisto e sposto una mano sul suo seno.

"Leo!" mi richiama lei staccandosi dal bacio e allontanando la mia mano. "Ci possono vedere!"

"Sì, scusa..., meglio se mi calmo..." dico accarezzandole i capelli cercando di placare la mia l'eccitazione, e lei torna a girarsi, appoggiando la schiena al mio petto.

Rimaniamo per qualche minuto in silenzio ad osservare Cecilia e Arianna sulle spalle di Mattia e Daniele che fanno la lotta in mare. Io e Giulia siamo bravissimi in questo gioco e ogni volta che lo facciamo vinciamo quasi sempre, ma la Lisandri me l'ha espressamente vietato.

"Perché non hai voluto farlo?" mi domanda lei all'improvviso.

"Cosa? La lotta?"

"L'amore" risponde girandosi di nuovo verso di me.

La sua domanda mi prende alla sprovvista e così su due piedi non so bene cosa risponderle.

Perché non ho voluto fare l'amore?

"Perché non ci ho provato? Intendi questo?"

"Sì. Avevi paura che ti rifiutassi?"

"L'avresti fatto?"

"Non vale rispondere a una domanda con un'altra domanda!" esclama lei ridendo. "Comunque no, non ti avrei rifiutato."

"Ah...!"

"Allora è per questo? Perché l'altra volta ti ho fermato?"

"Mh... no. Non è per questo. E come mai stavolta non mi avresti fermato?"

"Perché stavolta eri sopraffatto da me."

"Sì, lo ero" annuisco sorridendo. "Lo sono tutt'ora" dico cominciando a darle dei baci vicino alle labbra.

Lei si sposta e mi guarda seria. "Non mi hai ancora risposto".

"Non ci ho riflettuto... Non lo so... Forse ho avuto paurache fosse... troppo."

"Troppo presto?"

Troppo tardi.

"No... troppo... bello. E il fatto di dover tornare in ospedale stasera e non sapere quando e se ci sarebbero state altre occasioni..., non so... Credo che dopo saremmo stati troppo male..., già è difficile così!"

"Sì..., ti capisco. Hai fatto bene a non provarci."

"Ma se ti andava potevi dirmelo. Non mi sarei certo tirato indietro!"

"Era tutto così spontaneo, così naturale... È stato perfetto così. Avremo modo in futuro" dice prendendomi una mano e intrecciando le mie dita alle sue.

Avremo modo in futuro.

Ne sei proprio così sicura?

Io non lo sono affatto.

Io nel mio futuro vedo un lungo ricovero, un minaccioso intervento e altri tre cicli di chemio con conseguenze annesse.

Non riesco a vedere me e te a far l'amore.

Riesco solo a vedere baci rubati al tempo dell'orario di visita che scorre troppo in fretta.

Riesco solo a vedere che presto mi apriranno in due la gamba per estirpare la Bestia e che la cosa non risulterà molto gradevole.

Riesco solo a vedere che poi starò male di nuovo, che i miei globuli rossi e i miei globuli bianchi saranno ancora una volta sterminati, che il Fattore G. mi prenderà a bastonate dappertutto, che torneranno la febbre, il vomito, la nausea, l'inappetenza, la debolezza, le flebo, le iniezioni, la clausura, e forse anche le trasfusioni.

E non riesco proprio a vederci far l'amore.

Non so nemmeno come riuscirai a starmi accanto in tutto questo.

Non so nemmeno se ti permetterò di starmi accanto in tutto questo.

Ma adesso non voglio pensarci.

Mi sono ripromesso di vivere questa giornata al meglio, senza angosce e senza Bestia.

I nostri amici stanno uscendo dal mare e a breve ci raggiungeranno.

Ho ancora quasi cinque ore di libertà e non voglio sprecarne nemmeno un minuto.

Riccardo ha portato le carte di Munchkin e facciamo un paio di partite tutti insieme.

La spiaggia affollata comincia a svuotarsi e il sole ad essere meno caldo.  Finalmente posso abbandonare l'ombrellone e godermi qualche tiepido raggio di sole.

Giulia sta finendo di spalmarmi la crema sulla schiena quando Alberto nota che si è liberata la rete da Beach Volley e propone una partita.

Correre e sudare sotto il sole, seppur quello meno caldo delle sei del pomeriggio, non credo rientri tra le cose che la Lisandri approverebbe.

Provo l'istinto di fregarmene e giocare lo stesso, ma come lei stessa mi ha detto mi prenderei in giro da solo: rischio di farmi venire come minimo la febbre e di dover passare i prossimi giorni di ospedale chiuso in stanza. Senza contare che di sicuro mi stancherei alla svelta e finirei con l'incazzarmi.

"Io passo. Vado al bar a prendermi una Coca. Volete qualcosa?"

Per un attimo gli altri rimangono a guardarmi in silenzio, disorientati: non è mai capitato che io rifiutassi una partita a Beach Volley, anzi, spesso ero proprio il primo a proporla.

"Ma...".

Questa parola, pronunciata da Alberto, rimane nell'aria, sospesa e spezzata. Quello che sta per chiedermi alla fine se lo tiene per sé, con grande sollievo di tutti.

"Mi porti una Coca light?" mi chiede Cecilia interrompendo il silenzio imbarazzante che si è venuto a creare.

"Ok. Qualcos'altro?" domando prendendo il portafogli dallo zaino e mettendolo nella tasca del costume.

"Una Fanta" dice Daniele.

"Ricevuto."

"Vengo con te" mi dice Mattia.

So bene quanto lui si diverta a giocare a Beach Volley e non voglio che ci rinunci per farmi una compagnia di cui non ho bisogno.

"Ma no! Stai pure a giocare!"

"Se gioco anch'io siamo dispari. Così invece possono pure fare maschi contro femmine!"

"Sììììì!" esulta Arianna.

Mattia mi fissa negli occhi e io capisco che è lui ad aver bisogno di farmi compagnia, e provo un sentimento così intenso e profondo che per un istante mi si chiude la gola.

"Ok, andiamo" dico sostenendo il suo sguardo.

Camminiamo verso il bar evitando deliberatamente di nominare parole come Cancro, Ospedale, Chemio. Parliamo d'altro: di calcio, dell'ultimo singolo di Emis Killa, di Londra, di Riccardo che ha perso la testa e la verginità con un'inglesina, per poi ritrovarla la sera dopo a pomiciare con un altro, e poi io mi decido a chiedergli: "E Giulia come l'hai vista? Com'è stata?".

Mattia abbassa lo sguardo fissandolo sui suoi piedi nudi e sporchi di sabbia: "Così..."

"Riesci ad essere più vago?!" esclamo con tono ironico.

Lui mi lancia una breve occhiata per poi distogliere di nuovo lo sguardo.

"Dipendeva dai giorni, o meglio, dai momenti. A volte rideva e a volte piangeva".

Stringo le labbra con espressione contrariata e do un calcio a una conchiglia.

"E tu? Come sei stato?".

Eccola, la domanda che nessuno ha osato farmi oggi ma che alla fine Mattia mi fa.

"Così" rispondo di proposito.

"Riesci ad essere più vago?!" esclama lui, e scoppiamo entrambi a ridere.

Siamo arrivati al bar, prendiamo da bere e ci sediamo ad un tavolino. Restiamo in silenzio per qualche minuto, osservando il mare di fronte a noi e le sue onde che si infrangono sul bagnasciuga. Poi mi accorgo che Mattia ha smesso di guardare il mare e sta guardando me.

"Che c'è?" gli domando sorseggiando la Coca.

"Mi sei mancato" mi dice con la voce ferma, ma i suoi occhi sono visibilmente lucidi.

"Anche tu" gli rispondo accennando un sorriso. "Avrei tanto voluto essere con voi anziché starmene rinchiuso in quel cazzo di posto!"

"È stata molto dura, eh?"

Sì, e probabilmente lo sarà ancora di più.

"Abbastanza... Ma non voglio pensarci oggi! Voglio godermi fino in fondo questa giornata!".

Mattia mi sorride; è un sorriso che nasconde tante cose non dette, tante, troppe, domande non pronunciate, ma non una parola a riguardo esce dalla sua bocca, rispettando così il mio bisogno di estraniazione.

"Ti sei goduto anche Giulia?" mi domanda con un lampo divertito negli occhi.

Io rido. "Non credo siano affari tuoi!"

"Dai, sono curioso! A che base siete arrivati?"

"Non parlerò con te di questo!" esclamo scuotendo la testa.

"Dai, se me lo dici ti dico dove sono arrivato con Cecilia!"

"Sai quanto me ne frega?!".

Lui insiste un altro po', poi ci molla. Ma questo scambio di battute mi ha fatto bene. Mi sento più leggero, più libero, come se avessi appena fatto una corsa sulla spiaggia.

Guardo il paesaggio e lo trovo stupendo.

Il mare, la spiaggia, la costa, l'orizzonte: c'è un senso di bellezza tutto intorno che mi fa sentire felice di essere al mondo, nonostante tutto.

Chiudo gli occhi per assaporare il tiepido calore del sole e tutta questa tranquillità, facendo lunghi e profondi respiri per rilassarmi e scacciare dalla mente il pensiero che tra poche ore l'incantesimo finirà e la mia carrozza tornerà ad essere una zucca.

Questo è il mio giorno di libertà.

Il mio magico giorno d'estate.

"Cosa ne dite se prendiamo le pizze e le mangiamo qua in spiaggia?" propongo quando ritorniamo dagli altri. "Potremmo fare un falò... Abbiamo anche la chitarra...".

Tutti accolgono con entusiasmo la mia idea e non mi sembra che vogliano solo accontentarmi perché sono quello malato: sembra che ne abbiano davvero voglia. Così le ragazze vanno a prendere le pizze mentre io e gli altri raccattiamo dei rametti e prepariamo il fuoco.

La serata passa troppo in fretta, senza che io me ne renda conto.

Sto suonando Hotel California mentre tutti cantano quando il mio telefono comincia a squillare, interrompendoci: è Asia che mi annuncia che sta partendo adesso da casa per venirmi a prendere.

Di già?

Sì, di già: sono le 21:35.

"Ragazzi, io devo andare" dico alzandomi lentamente, cercando di non dare a vedere che mi tremano le gambe.

L'incantesimo è finito e nonostante cerchi di sorridere tutti si rendono conto dell'impatto che questo ha su di me: lo noto dai loro sguardi, dai loro sorrisi forzati, dai loro saluti imbarazzati.

Sorrido e li abbraccio ma mi sento a un passo dal cedere.

"Ti accompagno?" mi chiede Giulia avvicinandosi a me.

"No, meglio di no."

"Dai, almeno fino alla macchina."

"Va bene" sospiro io prendendola per mano.

Accenno di nuovo un saluto con la mano verso i miei amici e mi incammino con Giulia lungo la passerella di legno che attraversa la spiaggia fino all'uscita dal lido. Il sorriso radioso che lei ha avuto per tutto il giorno pare essersi spento, così come il mio, e camminiamo in silenzio.

Non voglio piangere ma all'improvviso mi sento così debole, così stremato...

"Vorrei scappare via" le dico quando ci fermiamo a pochi passi dall'uscita. "Il più lontano possibile dall'ospedale."

"E io verrei con te" mi risponde abbracciandomi forte.

Entrambi sappiamo che questo è solo un sogno e che nella realtà non mi è concesso scappare.

Nella realtà devo farmi forza, continuare la mia vita e non permettere a quella Bestia bastarda di impedirmi di vivere come voglio e dove voglio.

No, non posso scappare via, perché questo significherebbe dargliela vinta.

Il mio telefono squilla di nuovo: Asia è arrivata.

Devo proprio andare.

Giulia non sembra intenzionata a lasciarmi andare e piange contro il mio petto.

"Ci vediamo domani?" le domando prendendole il viso tra le mani e passandole lentamente i pollici sotto agli occhi per asciugarglieli.

"Sì, certo! Di mattina ho da fare con mia madre, ma alle sette vengo di sicuro."

"Grazie" le dico baciandola sulle labbra. "È stata una giornata fantastica ed è stato principalmente merito tuo."

"Più felici che possiamo, no?!" esclama lei ridendo tra le lacrime.

"Sì..., e oggi lo siamo stati molto".

Lei sorride annuendo, con gli occhi lucidi. "È tornata la luce nei tuoi occhi. Sono così vivi adesso..., come... prima".

Le do un bacio sulla fronte e la stringo forte a me, mentre qualche lacrima sfugge al mio controllo.

"Buonanotte..." le sussurro all'orecchio lasciandola andare.

Quando salgo in macchina, alla radio sta passando il nuovo singolo dei Passenger. È proprio la canzone ideale per accompagnare la fine di questa giornata malinconica.

'Cause you only need the light when it's burning low
Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love her when you lether go
Only know you've been high when you're feeling low
Only hate the road when you're missing home
Only know you love her when you let her go
And you let her go.

"È stata una bella giornata?" mi domanda Asia abbassando il volume della radio quando è la volta del tormentone latino americano dell'estate.

"Bellissima".

"Sono contenta" mi dice poggiando una mano sul mio ginocchio.

"Hai preso il pc e la Play?"

"Sì."

"E le scarpe verdi?"

"Sì sì, ho preso tutto. C'è anche un contenitore pieno di biscotti al cioccolato appena sfornati".

Io appoggio una mano sopra la sua e la stringo. "Grazie."

"La chitarra? La riporto a casa o vuoi tenerla con te?"

"No, portala a casa. Non mi va di suonarla in ospedale, mi metterebbe tristezza."

"Va bene, come vuoi."

"Papà è in caserma?"

"Sì, ha il turno di notte."

"Come sta?"

"Così..."

"Così..." ripeto io ridendo tra me e me.

"Che ti prende? Perché ridi?"

"Perché a quanto pare stiamo tutti... così..., che poi cosa significa nessuno lo sa."

"Significa... che stiamo... così, che... stiamo, che andiamo avanti, che viviamo la nostra vita, nonostante tutto. Anche se a volte ci sembra di essere schiacciati sotto il peso di qualcosa di più grande di noi che non possiamo controllare."

"Sì, credo proprio che significhi questo".

Asia insiste per accompagnarmi fino in camera ma le dico che non ce n'è bisogno e si accontenta di lasciarmi nell'hall, dopo un breve bacio e un lungo abbraccio.

Cammino piano e vado verso le scale anziché verso l'ascensore per impiegare più tempo ad arrivare.

Oggi sono stato troppo bene e adesso mi girano le palle ad essere di nuovo qui.

La mia vita normale non mi era mai sembrata così bella prima. Mi era sempre sembrata... normale e basta, e invece era straordinaria.

"Bentornato re Leone!" mi saluta Laura quando mi vede arrivare.

Sollevo una mano accennando un saluto e proseguo verso la mia stanza. Appoggio il pc sulla scrivania, butto lo zaino su una sedia, mi spoglio e vado in doccia. Ci resto a lungo, come mio solito, e ripenso a tutto quello che è successo oggi.

Ripenso a Giulia.

Soprattutto a Giulia.

Ripenso al suo seno, al suo corpo nudo tra le mie mani, a come l'ho fatta godere, a come mi ha fatto godere.

Vorrei poterlo rifare domani.

E poi dopodomani e ancora e ancora.

Sarà difficile vederla e tenere a posto le mani.

E anche qualcos'altro.

Ecco, al solo pensarci sono di nuovo eccitato.

Esco dalla doccia, mi asciugo in fretta, indosso boxer, canotta e pantaloni del pigiama e mi butto sul letto. C'è di buono a non avere i capelli che non devo perdere tempo ad asciugarli quando non ne ho voglia, tipo adesso.

Scrivo un messaggio di buonanotte a Giulia e poi mi metto a dormire.

La giornata è stata molto intensa e il sonno mi coglie alla svelta.

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