BUT I LOVE YOU SO (PLEASE LET...

By -ilikestrawberriies

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❝ È da un giorno all'altro che per Oikawa vivere era diventato più difficile del previsto. L'odore dei medici... More

Introduzione
1. Qualcosa che non va
3. Vacanze estive

2. L'odore degli ospedali

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By -ilikestrawberriies

Oikawa Tooru odiava gli ospedali.

Aveva iniziato ad odiarli da bambino, quando passava la maggior parte del suo tempo tra quattro mura bianche che formavano la stanza in cui suo padre era ricoverato.

Sua madre andava a fargli visita ogni giorno e, non potendo lasciare Oikawa da solo, se lo portava con lei.

Suo padre era sempre stato un uomo forte, dal carattere espansivo e un modello da seguire. Oikawa lo adorava, aveva preso da lui la passione per la pallavolo.

Ricordava perfettamente quando da piccolo giocavano insieme nel giardino di casa con la palla.

«Sei bravissimo Tooru! Sono certo che da grande sarai un giocatore fortissimo»

Lo aiutava ad allenarsi ogni giorno, ogni volta che tornava da lavoro, era sempre disponibile a fare dei passaggi con lui.

Tutto ciò finché non si ammalò.

All'improvviso Oikawa scoprì che suo padre aveva una grave leucemia.

Passò dal giocare tutti i giorni a pallavolo con lui, ad andare ogni giorno in ospedale.

Tooru osservava col passare del tempo suo padre peggiorare, e sua madre perdere quasi ogni speranza.

Vedeva sempre più medici passare ogni giorno nella stanza, sempre più medicinali, sempre più accertamenti da fare a suo padre.

Un giorno, sua madre si era addormentata seduta affianco al lettino d'ospedale, e lui si trovava su una sedia vicino al tavolo, mentre vide che suo padre invece era sveglio.

«Papà. Ho deciso che da grande voglio fare il pallavolista proprio come te»

«Dici sul serio, Tooru? Sono molto contento, hai un grandissimo potenziale e andrai sicuramente avanti» disse, sorridendogli, come non faceva ormai da tempo.

«Papà, vuoi fare dei passaggi con me?» chiese, mostrandogli il pallone da pallavolo che portava sempre in giro con sé.

«Mi piacerebbe tanto Tooru, ma oggi papà è parecchio stanco. Ti va se facciamo un altro giorno?»

Oikawa abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa per averlo chiesto, «Va bene papà, scusami»

«Non scusarti, Tooru. Anzi, vieni qui» disse, battendo una mano su uno spazio vuoto nel letto affianco a lui. Oikawa scese dalla sedia e salì sul lettino, mentre suo padre gli appoggiava un braccio sulle spalle.

«Promettimi una cosa. Se un giorno io dovessi non esserci più, prenditi cura della mamma, d'accordo?»

Oikawa osservò sua madre dormire affianco a loro e annuì, «Lo farò»

«Un'altra cosa, Tooru. Vivi la tua vita come meglio puoi. Non avere rimpianti e non pentirti delle scelte che fai. Stai con le persone che ami e dillo quando vuoi bene a qualcuno. La vita è troppo breve e imprevedibile per sprecare tempo» Oikawa non potè far altro che annuire, sentendo il sonno avere la meglio su di lui, facendogli chiudere lentamente gli occhi, «Te lo prometto» riuscì a dire, prima di addormentarsi.

Il giorno dopo, suo padre morì.

Quello che ne venne dopo era sicuramente troppo da gestire per un bambino di cinque anni.

Guardò sua madre perdere il sorriso giorno dopo giorno, smise di parlare con chiunque, persino con lui. Non mangiava più, fu Oikawa a doverla costringere a farlo.

La vide sprofondare sempre più in basso, dopo la morte di suo padre.

«Riprenditi, mamma. Non posso perdere anche te»

Giorno dopo giorno.

«Forse se fossi morto io al posto di papà ora tu staresti meglio?»

Il tempo passava e sua madre sembrò stabilizzarsi, o almeno, accettare che suo marito se n'era andato per sempre.

Oikawa aveva sei anni e cominciò le elementari.

Lì conobbe Iwaizumi, sorrise a pensarci.

Oikawa non aveva molti amici, in quel periodo tendeva ad allontare chiunque gli si avvicinasse e a voler stare solo.

Iwaizumi era diverso però.

C'era qualcosa in quel bambino che non riusciva a decifrare. Perché tra tutti, si era seduto vicino a lui? E perché quando Oikawa gli aveva detto di voler rimanere da solo, lui era rimasto comunque lì senza muoversi?

«Dovresti farti degli amici. Se continui così tutti ti odieranno. Io sono Iwaizumi Hajime, comunque. Tu come ti chiami?»

«Sono... Oikawa»

«E il nome?»

«Oikawa Tooru»

«Tooru... capito. Bel nome»

E così diventarono amici, gli anni passarono e ora erano insperabili.

Iwaizumi era entrato nella vita di Oikawa in un momento in cui lui si sentiva come se stesse cadendo nel vuoto.

Ad Oikawa piaceva pensare che Iwaizumi fosse la luce nel tunnel buio e infinito in cui si trovava in quel periodo.

Perché, in un certo senso, lo aveva aiutato a superare la morte del padre.

Non glielo avrebbe mai detto, ma gli sarebbe stato eternamente grato per quello.

«Tooru, potevi dirmi che non ti sentivi bene. I controlli li avremmo fatti rimandare»

«Va tutto bene mamma, è solo un po' di febbre. E poi i controlli prima li facciamo meglio è...»

Oikawa inclinò la testa all'indietro, appoggiandola delicatamente sul poggiatesta di una poltrona di pelle consumata. I suoi occhi si socchiudevano sotto la luce, concentrati intensamente sul soffitto.

La pioggia picchiettava contro la finestra. Era rassicurante, intimamente ospitale e quel tanto che basta per soffocare la corsa frenetica dei carrelli dell'ospedale, il segnale acustico incessante dell'interfono e il quadrante di una segreteria telefonica.

Pesantemente, i suoi occhi iniziarono ad abbassarsi, la gravità della sua insonnia si abbattè all'improvviso. Stranamente, trovava molto più facile dormire nella sala d'attesa di un ospedale che nel proprio letto, il che era un pensiero su cui preferiva non soffermarsi a lungo.

Inspirò profondamente, provocando a sua volta un'ondata di dolore lancinante al petto accompagnata da un attacco di tosse incontrollabile. Ansimò seccamente mentre lottava per respirare, attirando l'attenzione di altri pazienti che lo guardavano con compassione e di sua madre, che iniziò ad accarezzargli la schiena come a farlo calmare.

Quando l'attacco di tosse si placò, Oikawa abbassò la testa tra le ginocchia e chiuse per un momento i suoi occhi tristi. Il petto gli faceva male, i polmoni bruciavano e il battito del suo cuore batteva ritmi frenetici e irregolari contro la cassa toracica.

Ne aveva già abbastanza.

«Oikawa Tooru?»

Sentendo la voce del medico, Oikawa e sua madre si alzarono, per poi entrare nella stanza d'ospedale.

«Buon pomeriggio signora Oikawa, Tooru... come ti senti oggi?» chiese il medico, procedendo subito con i vari controlli.

«Come se un camion mi avesse investito più e più volte ripetutamente»

«Mmhm» disse mentre procedeva a muovere quel coso freddo, comunemente chiamato stetoscopio, sul petto di Tooru, «Hai la febbre, per questo non ti senti bene. Non ha nulla a che vedere con i sintomi della malattia, per il momento»

Sua madre sospirò, «Menomale»

Rimasero altri venti minuti buoni a fare altri noiosissimi controlli, che Oikawa trovava estremamente inutili.

Tanto sarebbe morto comunque.

«Bene, per oggi abbiamo finito. Ricorda di prenderti quelle medicine la sera e quelle che ti ho dato ieri ogni mattina. Se avete problemi sapete dove trovarmi»

«Grazie mille dottore. Ci vediamo al prossimo appuntamento»

Lui e sua madre salutarono, per poi uscire dalla stanza.

Il colore bianco delle mura, l'odore dei medicinali e il rumore dei macchinari gli faceva aumentare il mal di testa.

Ormai ne era più che certo.

Oikawa Tooru odiava gli ospedali.

❝ angolo autrice ❞

Ecco il secondo capitolo! Abbiamo scoperto un po' del passato di Oikawa e come lui e Iwaizumi sono diventati amici.

Mi scuso in anticipo per qualche errore in campo medico, purtroppo non sono informata su queste cose. Ho un'amica che fa medicina e cerco di chiedere consigli a lei but... non voglio disturbarla sempre.

Anyway fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo o se fa schifo. Baci <3

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