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By EiryCrows

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Versione fanfiction del sequel di Miele Selvatico che non avrei mai pensato di fare ma che avete chiesto in t... More

Incinta
Scarpette Rosse
Pop Corn e Cetriolini
Miao
Due. Uno...
... Sette. Tre.
Tea Party
Shopping, pioggia e consigli.
Specchi e Banconote
Illusione
Marshall
Incidente
Dieci
Aura
Intermezzo
Vetri rotti
Testa o croce?
Iris

Scacchi

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By EiryCrows

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[1°Trimestre - 7° Settimana]

La Lady tamburellòper qualche istante le dita sulla scrivania, puntando gli occhi sullasua segretaria, inchiodandola lì sul posto con la furia nel suosguardo.

Era stata chiara conla famiglia Agee quando aveva chiuso ogni tipo di rapporto e non erastato difficile convincerli a sciogliere il fidanzamento, dopo averdonato loro un piccolo incentivo in denaro.

Ashley Agee nonaveva, in nessun modo e in alcun caso, motivo di essere lì.

-Falla accomodarenella prima Sala Riunioni. - Hana smise di picchiettare le dita efece aderire la schiena allo schienale della poltroncina di pellenera. - Puoi andare. - Disse soltanto.

Janice emise unflebile sospiro di sollievo e si abbassò in un mezzo inchino. - Comedesidera. - Mormorò con voce molto più calma, per poi risollevarsie uscire dalla porta per adempiere al suo dovere.

Hana aspettò chelei uscisse poi portò gli occhi scarlatti sul ragazzo che le stavadi fronte, concentrando su di lui la sua più totale attenzione. -Non è il caso. - Lo anticipò, ben interpretando il fuoco nel suosguardo.

Gumball la fissò dirimando con una espressione per nulla piacevole dipinta sul viso,serrando le labbra per quella risposta alla domanda che non avevaneanche posto.

- Cosa ci fa leiqui? - Domandò invece, senza riuscire a nascondere l'astio nelle sueparole. - Pensavo fosse tutto risolto. - Continuò con irritazionecrescente.

- È ciò chepensavo anche io. - Rispose la Lady, facendo attenzione a mantenereun tono di voce pacato e misurato. - Ma è evidente che per lei nonsia così. -

L'Omega digrignò identi e si morse le labbra per evitare di dire cose spiacevoli di cuipoi si sarebbe sicuramente pentito.

Non conoscevapersonalmente Ashley e non aveva modo di sapere se fosse o meno unabrava persona; sapeva ovviamente che era un'Omega e sapeva che eranata e cresciuta in una splendida famiglia che l'amava nonostantetutto.
Una famiglia che aveva accettato il suo secondo genere eche l'aveva protetta, coccolata e viziata.

Non poteva farcinulla.
Nonostante la conoscesse solo di nome, provava una profondae viscerale antipatia per lei.
E non perché riteneva che Ashleyavesse avuto una vita molto più facile e piena di agi rispetto allasua, ma perché lei era la ex fidanzata di Marshall.

Ashley si era messain mezzo già una volta, facendolo soffrire immensamente, non leavrebbe mai permesso di riprovarci.

Infatti, benchè nonavesse alcun tipo di prove, era quasi certo che lei lo volesseancora.
Per quale altro motivo sarebbe arrivata fin lì perparlare con Lady Abadeer?

Marshall non se nerendeva conto ma nessuno poteva dimenticarsi di lui.
Era un Alphaperfetto e un amante straordinario, la sua dolcezza non aveva pari.Solo un pazzo avrebbe rinunciato a lui senza lottare e non glisembrava che Ashley fosse così folle da lasciarselo scappare.

Marshall gli avevadetto che tra loro due non c'era stato nulla e che la loro "relazione" non si sarebbe neanche potuta definire tale. Eracerto che Marshall non provasse nulla per quella ragazza, ma a partiinvertite?
Non era sicuro che per Ashley valesse la stessa cosa.Forse lei lo aveva amato e forse lo amava ancora.

Non riusciva atogliersi di dosso la sensazione che con quel particolare soggetto inmezzo, le cose si sarebbero subito complicate.

- Temo che dovròassentarmi e raggiungerla il prima possibile per capire quali sianole sue intenzioni. - La Lady strinse le braccia al petto ma non fececenno di volersi ancora alzare, nascondendo i suoi pensieri dietrouna maschera inespressiva.

Gumball riportò gliocchi rosati su di lei e ricominciò ad osservarla, cercando ditenere a bada l'irritazione e la gelosia che stavano crescendo dentrodi lui.

L'ultima volta chesi era sentito in questo modo, un Omega in calore si era avvicinatotroppo al suo compagno, scatenando dentro di lui un vero e proprioinferno. La sua gelosia stava bruciando adesso come allora, se non dipiù. Poteva percepirne l'intensità crescere, trascinando con séuna lava di sentimenti negativi.

E se lei alla finefosse riuscita a portarglielo via in qualche modo?

Hana si alzòlentamente dalla poltroncina e poggiò le mani sul ripiano ingombrodella scrivania. - Tornerò il prima possibile. - Asserì sicura disé. Si abbassò di poco verso di lui, mantenendo un'espressione,all'apparenza, piuttosto calma - Il mio ufficio rimane a tuadisposizione, puoi rimanere qui per tutto il tempo che vorrai.Sarebbe uno spreco non gustarsi queste prelibatezza per via di unaquisquilia, finisci pure di pranzare se ti fa piacere. -

L'Omega seguì imovimenti della donna senza muoversi di un millimetro ma di fronte aquelle parole, scosse con ferocia la testa. - Vengo con te. - Dissecon un tono che non ammetteva repliche. - Voglio incontrarla. Vogliovederla. Voglio sapere cosa pensa di ottenere. -

- Gumball, ascolta,io dovrò accoglierla e dovrò stare a sentire ciò che mi dirà,mantenendo i buoni rapporti che mi legano alla sua famiglia.Qualunque sia il motivo che l'ha spinta a venire qui oggi, dovròmantenere una certa facciata ed essere diplomatica - Hana sospirò esi massaggiò stancamente il ponte del naso tra le dita. - Vedi, ladiplomazia è un'arte sottile, un gioco di specchi e riflessi, unaguerra che ne evita un'altra. Tra voi due c'è un conflitto ma io nonposso stare apertamente dalla tua parte. -

- Non vogliointralciarti. - Rispose immediatamente Gumball. - Ma ho il diritto disapere cosa Ashley vuole da Marshall. -

La Lady assunseun'aria pensierosa.
- Lo comprendo. - Affermò. - Dimmi, pensi diriuscire a mantenere una certa neutralità, qualsiasi cosa vengadetta? -
L'Omega rimase in silenzio per qualche istante. - Ciproverò. - Disse soltanto. - Farò del mio meglio per non saltarlealla gola. -

Hana inchiodò gliocchi nei suoi e si lasciò sfuggire un piccolo sospiro. - D'accordoallora. - Scosse la testa lievemente e si diresse verso la porta,aspettandolo davanti l'uscio.

Gumball si affrettòa raggiungerla, mentre un piccolo cipiglio battagliero prendeva ilposto della sua solita espressione.
Non aveva intenzione dilasciare che Ashley rovinasse le loro vite.

Era pronto adandarle contro, qualsiasi fosse il motivo per cui lei era lì;avrebbe prima dovuto vedersela con lui, prima di ottenere qualsiasicosa cercasse di ottenere andando lì.
E non solo per Marshall; maanche per il pranzo interrotto a metà.

- - - - - - - - - -- - - - -

La Sala Riunioni alpiano terra era una delle più piccole, costruita appositamente perriunioni brevi e per poche persone, ma nonostante questo, non avevanulla a che invidiare alla sorelle gemella dei piani più alti.Possedeva delle grandi vetrate che costeggiavano una delle pareti piùlunghe e una di quelle più corte, da cui era possibile vederel'articolato e complessa paesaggio che si estendeva giù dallacollina e che permettevano alla luce naturale di entrare inabbondanza, illuminando a pieno il tavolo di legno rettangolare e ilresto del lussuoso arredamento.
E benché, appunto, fosse simile atutte le altre Sale Riunioni, l'Omega che si trovava al suo interno,non era per nulla soddisfatta di quella sistemazione.

Lei era AshleyAgee.
Una delle Omega più ricche e desiderate del mondo.
Lapiù desiderata, la più ammirata, la più chiacchierata; nonchél'ereditiera dell'immenso patrimonio della famiglia Agee.
Lei eratutto ciò che un Alpha avrebbe mai potuto desiderare.
Era bella,ricca e alla moda.

Allora perché lastavano facendo aspettare in quel buco?
Era già passata unadecina di minuti da quando l'avevano fatta accomodare in quel postocosì squallido e retrò.
Prima avevano osato dirle di andare viae di prendere un appuntamento come tutti e poi l'avevano portata lì.

Era inconcepibileche qualcuno osasse parlarle in quel modo, specialmente se sitrattava di una Beta come quella sciattona che l'aveva accolta.

Non aveva neanche unbriciolo di stile.

L'Omega tamburellòle lunghe unghie laccate di fucsia sul bracciolo del divano di pellenera, occhieggiando di tanto in tanto la sua guardia del corpo inpiedi accanto a lei.
Iniziava a diventare parecchio nervosa.

Odiava aspettare.
Semai, erano gli altri a dover aspettare lei.

Sbuffò leggermente,spostando gli occhi turchesi sulla porta.
Doveva resistere solo unaltro po' , poi quello che voleva sarebbe diventato suo.

Attese e attese efinalmente dopo anni, la porta si aprì e da essa fece capolinea ladonna a capo di tutta l'azienda.

L'Imperatrice entròe portò immediatamente lo sguardo distaccato sui suoi ospiti,scavandogli l'anima con i suoi occhi indagatori.

Ashley deglutìnervosa e si affrettò ad indossare uno dei suoi migliori sorrisi dacopertina. Si alzò dal divano e le andò incontro con il braccioproteso per stringerle la mano.

L' essenza violentadella donna la colpì in pieno, facendola barcollare lievementeall'indietro.
Non si ricordava fosse così intensa epericolosa.
Annaspò per qualche secondo, cercando di isolarequell' odore così aggressivo.
L'istinto le diceva di andarsene elei fu tentata di ascoltarlo; Hana Abadeer era furiosa.
Nonostanteil suo volto fosse attraversato dalla sua tipica non espressione, lasua scia urlava sufficientemente per lei, senza lasciare alcundubbio.

La sua ira erapalese.

- Ashley Agee. - Ledisse soltanto, stringendole con forza la mano, in un modo che lefece venire la tremarella. - Sediamoci. -

L'Omega non se lofece ripetere due volte e si accomodò in una delle poltroncine checircondavano il tavolo; ne aveva scelta una molto vicina a quellariservata al capo per ricordarle la sua importanza,
ma nonabbastanza da risultare troppo invadente.
Per un attimo, ebbe latentazione di dire alla sua guardia di rimanere dietro di lei, mascacciò in fretta l'idea. Era stata educata e mostrarsi una damasempre e in qualsiasi situazione e non avrebbe mostrato una debolezzadel genere di fronte all'Alpha più importante della Nazione.Tuttavia, rimpiangeva di non aver voluto più guardie con sè.

Hana la accompagnòe prese il posto che le aspettava, sedendosi con un movimento fluidoche tradiva l'abitudine nascosta di quel semplice gesto.
Osservòper qualche breve istante il bodyguard, poi addossò la schiena alloschienale e accavallò le lunghe gambe fasciate da un pantalone rossosangue.
- A cosa devo, dunque, questa inaspettata visita? -Esordì, spostando lo sguardo sulla giovane Omega.

- Lady Abadeer. -Iniziò l'Omega in tono molto formale. - Mi rincresce essere venutasenza un appuntamento. So bene quanto lei sia impegnata. -

L'Imperatrice inarcòleggermente un sopracciglio ma ben presto la sua espressione tornòimpassibile.

Ci fu qualchesecondo di silenzio ma non appena Ashley si rese conto che l'Alphanon aveva intenzione di dire nulla, ricominciò a parlare.
- Mirendo conto di risultare sgarbata. - Riprese poi corrugando lafronte. - Ma non potevo più aspettare. - Continuò, assumendo untono preoccupato.

Hana la fissò easpettò che l'Omega parlasse di nuovo, ma il silenzio si prolungòancora una volta e questa volta fu lei a interromperlo. - Venga aldunque. - Disse quindi, senza stupirsi neanche pere un attimo dellesplendide doti recitative della ragazza.

L'Omega, infatti,assunse un'aria timorosa che ben poco le si addiceva e abbassò losguardo, mordendosi le labbra, come se fosse indecisa su cosa dire. -Si tratta di vostro figlio. - Annunciò poi a voce molto bassa.

La Alpha poggiò igomiti sui braccioli della sedia e intrecciò le dita tra loro,sporgendosi leggermente verso di lei.
- Mio figlio. - Ripetè convoce piuttosto fredda. - Cosa avrebbe fatto, di grazia? -

Ashley nascose unpiccolo ghigno in una smorfia di reticenza poi, sospiròamareggiata.
- Sono incinta di vostro figlio. -

- - - - - - - - - -- -

Fuori dalla Salariunioni, Gumball aspettava con ansia il momento in cui sarebbepotuto entrare e avrebbe finalmente incontrato la sua rivale.

In quel momento,c'erano solo i suoi pensieri a fargli compagnia e Janice, lasegretaria di Hana.
Non c'era nessun altro.

Hana aveva già datotutte le disposizioni del caso.
Non gli aveva raccomandato altrodi stare calmo e di mostrarsi rilassato; non doveva assolutamente farvedere quanto in realtà fosse irritato e infastidito.

In quel gioco diriflessi, Ashley era stata la prima a giocare, cercando di dettare ilritmo della partita, pensando di avere tutto ciò che le serviva pervincerla.
Ma Hana non era affatto un'avversaria così facile dabattere, come lei stessa gli aveva ricordato.

Come poteva unanovellina vincere contro una persona che era abituata a disputarediverse partite in contemporanea, ogni giorno?

Gumball non avevarisposto e non aveva obiettato quando l'Alpha gli aveva suggerito diaspettare lì fuori.
L' aveva solo guardata mentre l'ammirazioneche già provava per lei, cresceva ancora.
Quella donna, queldemone, aveva il suo più totale rispetto; potevano e dovevanovincere.

All'interno dellaSala Riunioni, nel frattempo era calato il più totale silenzio.

Ashley aveva ancorala testa chinata, in una posa di completa umiltà, in pieno contrastoal sorriso di trionfo che ben celato, attraversava il suovolto.
Moriva dalla tentazione di vedere che reazione avesse avutola Lady, in genere fredda e distaccata, di fronte a quella notiziashock. Si aspettava avesse un'espressione sorpresa, forse ostileaddirittura, o magari all'opposto, una felice per l'inatteso erede.

Un figlio che avesseunito il sangue delle due famiglie più ricche in circolazionesarebbe stato trattato e riverito come un principe. Un bambino chesarebbe stato bellissimo, avendo ereditato la bellezza di entrambi igenitori.

Incapace ditrattenere oltre la curiosità, sollevò di pochissimo gli occhi e liincollò sulla figura imponente dell'Alpha, rimanendo delusa dal nontrovarvi altro che indifferenza. Il suo ghigno si trasformò in unasmorfia di disappunto per poi sparire, inghiottito dalla maschera chel'Omega aveva prontamente indossato non appena aveva incrociato losguardo dell'Imperatrice.

Hana era rimastaesattamente come quando si era appena seduta, ma non era piùinclinata verso la giovane Omega. Teneva gli occhi scarlatti fissi sudi lei e le dita delle mani intrecciate tra di loro sotto il mento,ma non vi era nessun accenno di movimento.
Non un muscoloaccennava a volersi stiracchiare sotto la pelle candida della donna.

Dopo un'attesa chesembrò durare ore, però, nei suoi occhi si accese un luccichioparecchio inquietante e le sue labbra si distesero in un sorriso dapredatore.

Davanti a quelmutamento, Ashley provò l'impulso di scappare, sentendosiall'improvviso troppo piccola e indifesa.
Strinse i denti,cercando di tenere a freno i brividi che le si arrampicavano lungo lacolonna vertebrale.
Si era aspettata di tutto ma non quello.

- Se quanto sostieneè vero - esordì la Lady con voce soave - allora dovrò occuparmenepersonalmente. -

Per un attimo,l'Omega si tranquillizzò e si concesse un minuscolo sospiro disollievo.

- Ma - ripreseimmediatamente l'Alpha - se quanto sostiene è vero, e non ho dubbiche lo sia, allora temo che dovrò coinvolgere una terza parte. -

Il sorriso che siera aperto sul volto di Ashley divenne sempre più piccolo finchènon morì definitivamente. - Posso sapere chi intendete coinvolgere?- Chiese cauta. - È il mio onore quello messo in gioco. -

Hana sciolse il nododelle dita e lasciò che una mano rimanesse sul suo viso, mentrel'altra si adagiava elegantemente sul bracciolo della poltroncina. -Se è vero ciò che afferma. - Disse quasi divertita. - È giusto chel'Omega di Marshall lo venga a sapere in persona, da lei. -

Ashley trattenne astento un ringhio, mascherato prontamente da un leggero colpo ditosse.
Aveva sperato che il suo "problema" mettesse delveleno all'interno della coppia; che l'Imperatrice avrebbe subitodato il suo benestare, scegliendo lei e non il randagio.
Dovevaessere una perfetta opportunità per allontanare quell'arrampicatoresociale; non aveva alcun senso chiedere il parere di quell'Omega. Erauna questione da risolvere in famiglia.

- Lady Abadeer... -Iniziò, ma fu presto interrotta da un gesto imperioso della suamano.

- Sarà qui amomenti. - Affermò l'Alpha, tagliando corto per stroncare sulnascere qualsiasi protesta. - L'ho invitato personalmente. Volevo chepartecipasse a questa piccola riunione. Credo sia opportuno, più chemai adesso che mi ha rivelato la sua attuale condizione, che luifaccia la sua conoscenza, come lei la sua. -

Ashley nascose lasua crescente irritazione, soffocando l'insoddisfazione dietroun'espressione da brava ragazza.
Anche se non si vedeva era lividadi rabbia.
Come osava quel nessuno mettersi in mezzo alla famigliaperfetta a cui, da sempre, era stata destinata?

Sistemò la schienacontro lo schienale e intrecciò lievemente le mani sopra il ventre.- Rispetterò la vostra decisione, my Lady. Anche se avrei preferitorimanessse tra me e le nostre famiglie. -

- Di questo nondovrà preoccuparsi. - La rassicurò Hana, allungando il sorrisofelino sul suo volto. - Non sono ancora sposati ma Prinz porta già,come credo lei sappia, il marchio di Marshall. Fa parte dellafamiglia senza alcun dubbio. -

Sotto il lievestrato di trucco, a quelle parole, il viso dell'Omega si contorsedall'ira e si colorò di un rosso acceso.
- Non lo metto indubbio. - Cominciò, serrando con forza i denti. - E sono abbastanzasicura che lei abbia fatto tutte le ricerche del caso su di lui,prima di permettergli di entrare a far parte dellavostra illustre famiglia. È pur sempre un randagio.-

La Lady le scoccòuna breve occhiataccia che di certo non passò inosservata. - Cosavorrebbe insinuare, di grazia? -

Ashley fece di tuttoper dimostrare tutta la sua preoccupazione; aggrottò leggermente lafronte, increspando le sopracciglia sottili e iniziò a torcersi lemani. - Si dice che abbia sedotto e irretito vostro figlio, solo perpoter mettere le mani sul vostro patrimonio. - Rivelò. - Sono solopreoccupata che le voci possano essere vere. -

Hana la osservò insilenzio poi si lasciò sfuggire una sincera risata. - Dovrebbepreoccuparsi del suo di patrimonio, non di quello degli altri. -Puntualizzò. - Sono certa che in molti farebbero carte false peraverlo, compreso chiederla in moglie. -

L'Omega puntò gliocchi su di lei e assunse un'aria innocente. - Non era forse anche ilsuo obiettivo?- Domandò, sbattendo le lunghe ciglia da cerbiatto.

L'Alpha rise dinuovo di fronte a quella nuova stupidaggine. - Non essere sciocca,mia cara. - Rispose, scrutandola con uno sguardo intenso, come sevolesse divorarla senza lasciare neanche le ossa. - Caso vuole chesia all'inverso. -

Ashley abbandonòogni tentativo di sembrare angelica e si schiarì la voce, agitandolievemente la mano, come a voler allontanare l'argomento. - Standocosì le cose, non vedo l'ora di incontrarlo. - Sorrise. - Se lei loritiene degno di fiducia, lo sarà senz'altro. -

La Lady fece uncenno di assenso e iniziò a tamburellare con impazienza le dita sulginocchio. - E mia convinzione - esordì continuando a guardarel'Omega - che andrete molto d'accordo. - Si sporseverso di lei come se le volesse rivelare un segreto. - In fondo,avete già più cose in comune di quante potessi immaginare. -

Ashley continuò asorridere come meglio poteva ma dentro di sè sentì un brividofreddo raggerarla.

Non le piaceva lapiega che aveva assunto la discussione e non credeva assolutamenteche una Omega altolocata come lei avesse qualcosa in comune con unqualsiasi randagetto, ad esclusione di Marshall. E soprattutto, nonsi sarebbe mai aspettata che la Lady proteggesse in quel modoquell'Omega lì.
Non le piaceva l'atteggiamento protettivodell'Imperatrice verso quel ragazzo.

C'era qualcosa disbagliato nel modo in cui Hana Abadeer aveva accusato il colpo senzafare una piega, come se già avesse previsto una eventualità delgenere.

Ashley sentiva cheper qualche ragione, sarebbe stato meglio tacere e andarsene; ma dopotutti i preparativi fatti e i soldi spesi, non poteva rinunciare cosìsemplicemente a ciò che le aspettava.
Marshall sarebbe tornato dalei, di sua volontà o no, non le importava.
Non si sarebbe tirataindietro finché lui non sarebbe stato di nuovo suo.

- Se lo dice lei,sarà così, non lo metto in dubbio. -

L'Alpha non rispose,pensando che non valesse la pena farlo e si limitò a continuare aguardare l'Omega, picchiettando le dita sul ginocchio.
Unagravidanza.
Che splendida ironia se fosse stato vero.

Ashley cercò diinterpretare i pensieri della donna ma ben presto dovette arrendersial silenzio che di nuovo aleggiava nella stanza.
L'Imperatriceaveva detto che si sarebbe occupata personalmente della questione manon aveva aggiunto altro.
Le possibilità si riducevano però soloa due; avrebbe costretto Marshall a sposarla e a tenere il bambino ole avrebbe intimato di abortire.
In entrambi i casi, in un modo onell'altro avrebbe vinto comunque.

Si schiarì la vocee ricominciò a parlare, curiosa di saperne di più.
- Per quantoriguarda la mia situazione... - Iniziò e di nuovo il suo tentativofu interrotto da un movimento repentino della mano dell'Alpha.

- Ne parleremopresto. - Ribadì lei serafica. - La scia della sua essenza è moltovicina. -

Ashley la guardò,assottigliando gli occhi, ammirata e diffidente allo stesso tempo. -Come fa a dirlo? - Domandò, chiedendosi se in realtà non fossealtro che un modo per farla stare zitta.

Hana sorrisebrevemente. - È un profumo molto particolare e adesso che è unito aquello di Marshall è diventato inconfondibile. - Indirizzò losguardo verso l'uomo che aveva accompagnato l'Omega. - Potrebbeandare ad aprire la porta? -

Il bodyguard esitòun momento, occhieggiando per qualche istante la sua protetta perchiederle il permesso ma non appena lei fece un cenno positivo con latesta, andò alla porta e la aprì esattamente come gli era statochiesto.

La porta si aprìsenza emettere un suono, rivelando per l'appunto la figura di unadonna con il pugno alzato in procinto di bussare.
Janice allargògli occhi nel vedere l'uscio sfuggirle di mano ma si ricompose infretta, riassumendo subito un atteggiamento professionale. Si lisciòil tailleur e si schiari la voce, affacciandosi sulla soglia. - Buonpomeriggio. - Esordì, occhieggiando per qualche secondo gli ospitinella sala, da una parte all'altra, finché non arrivò al suo capo.- Lady Abadeer, il signorino Prinz, come da lei richiesto. -

Hana annuìleggermente e si alzò con eleganza, portando gli occhi sanguigni sulbodyguard che si spostò istintivamente di riflesso.
- Lo facciaentrare. - Disse soltanto, avvicinandosi di qualche passo perandargli incontro.

Janice smise diesitare ed entrò a passo spedito nella stanza, insieme al suopiccolissimo seguito.

Ashley assunse perun attimo un'espressione feroce e lanciò un'occhiataccia bieca allaguardia, che rispose con una leggera scrollata di spalle.

Non le era per nullasfuggito il fatto che l'Imperatrice si fosse alzata per accoglierequel randagio, ma se lui si aspettava da lei la stessa cortesia,avrebbe aspettato in eterno.
Non si sarebbe mai mostrata inferioredi fronte a lui.

Hana raggiunse lasegretaria e la oltrepassò, dedicando la sua più totale attenzioneall'Omega che la seguiva e anche Ashley spostò gli occhi sulragazzo, iniziando ad e analizzarlo con attenzione.
Aveva giàvisto qualche sua foto, soprattutto quando era scomparso, e ne erarimasta intrigata. Pensava che quelle foto fossero pietose e che dipresenza, potesse avere un aspetto migliore; invece anche cosìrimaneva insipido e senza sapore.

Non era nè alto nèbasso, era nella media di tutti gli Omega; non sembrava avere nulladi straordinario nè alcun tratto distintivo, se non, forse, per icapelli, di un rosa pastello simile ad una gustosa caramella.
Avevaun aspetto anonimo e se non fosse stato per l'odore dolcissimo cheproveniva da lui, avrebbe potuto scambiarlo con tranquillità, per unsemplice Beta. Si muoveva in modo goffo, senza la grazia checontraddistingueva quelli del loro genere.
Le sembrava davvero chenon avesse niente di speciale ma evidentemente qualcosa dovevaaverla, visto che era riuscito a irretire prima il suo promesso, poi,la madre di quest'ultimo.

Era abbastanzaevidente che la Lady avesse un debole per quel ragazzo, bastavaosservare con quanta premura lo aveva accolto; sembrava avere occhisolo per lui.

Proprio in quelmomento, l'Alpha dismise la segretaria e cinse le spalle dell'Omega,conducendolo dolcemente verso le poltroncine.

Neanche in quelmomento Ashley si alzò per salutare il rivale, nè gli mostrò uncenno di rispetto. Si limitò a rimanere seduta e a guardarlo conocchi torvi.

Nello stesso modo incui Ashley stava analizzando Gumball, Gumball stava analizzandoAshley.

La prima cosa che loaveva colpito una volta entrato nella Sala Riunioni era stata lanaturale bellezza della ragazza.
I suoi occhi erano grandi erotondi, di un profondo azzurro-verde; le labbra erano carnose,colorate da una velatura di rossetto rosato. I capelli, chesembravano lisci come la seta, non erano corti e non erano lunghi male cadevano morbidamente sulle spalle.
Le dita che si muovevanoritmicamente sulla superficie del tavolo erano graziose e affusolate,un po' come quelle di Iris ed erano decorate da alcuni braccialettidorati e dalle unghie arrotondate, colorate di fucsia.

Sembrava davvero unabella ragazza, se non fosse per lo sguardo malevolo e aggressivo conil quale lo guardava.

- Grazie per averaccettato di partecipare a questa piccola riunione con così pocopreavviso, Gumball, so quanto tu sia impegnato. - Esordì la Lady,intromettendosi consapevolmente in quel gioco di sguardi.

L'Omega spostò losguardo su di lei e rispose con un timido cenno della testa. - Non èstato un problema... Hana. - Affermò, esitando appena nelpronunciare quel nome. - Le tue richieste sono prioritarie. - Fecescivolare di nuovo gli occhi su Ashley e i due si scambiarono, ancorauna volta, delle occhiate di fuoco.

Era bella sì, mavelenosa come una vedova nera.

La osservò conrinnovata attenzione e per poco non si sentì mancare nel notare unapancia piuttosto evidente e arrotondata.
Impallidì mentre larabbia si presentava di nuovo più forte che mai, facendogli serrarei denti.
Distolse in fretta lo sguardo e cercò di frenare lavoglia di saltarle alla gola, stampandosi, invece, un sorriso sulvolto.

Quella squaldrina dialto borgo!
Era tutto un maledettissimo gioco per lei?

Hana rispose alsorriso, distendendo le labbra nello stesso identico modo mentreannusava la forte tensione che aleggiava nella stanza, così intensada poterla saggiare quasi con la lingua.

Non era successoancora nulla in particolare e doveva assolutamente fare in modo chenulla accadesse, anche se non era facile.

L'essenza dolcissimadi Gumball cercava di sovrastare quella altrettanto dolce di Ashley equella di Ashley, lottava per non soccombere; nessuno dei due sisarebbe arreso finché uno dei due Omega non avesse ottenuto ilpredominio.
Era quasi fastidioso sentire la prepotenza
e laviolenza con la quale le due scie si stavano colpendo; i due Omegapotevano anche apparire calmi e misurati all'apparenza ma lei sapevache non era affatto così.

Ma, adesso che gliattori principali si trovavano lì sul palcoscenico, non potevapermettersi di fare errori stupidi; dopotutto, toccava a lei muoverela trama a loro favore.

Prese gentilmente loschienale della poltroncina da cui si era appena alzata e lo ruotòin direzione del ragazzo, scostandolo appena dal tavolo per lasciarloaccomodare.
- Siediti pure, caro. - Disse soltanto, osservando disfuggita l'espressione livida della Omega.

Doveva darglieneatto, Ashley era un'eccellente attrice. Era molto brava a nasconderel'ostilità e l'astio che le riempiva il cuore; ma non abbastanza perchi, come lei, era abituato a leggere quotidianamente le persone comefossero riviste.

- Ti ringrazio. -Rispose Gumball, prendendo posto sulla sedia. Attese che la Lady sifosse accomodata nella poltrona affianco alla sua poi riprese aparlare, guardando la ragazza con un mezzo sorriso. - Tu deviessere la famosa Ashley Agee. - Affermò, mantenendosaldo il contatto visivo. - Lieto di fare la tua conoscenza. -

- E tu. - Risposesubito lei, senza riuscire a attenuare del tutto il suo fastidio. -Devi essere la nuova fiamma di Marshall. - Osservò, sbattendodelicatamente le ciglia piene di mascara.

Gumball abbassò latesta come se volesse annuire e conservò il suo sorriso, anche se isuoi occhi non riuscivano a nascondere del tutti la sua furia.
-Più che una fiamma - ridacchiò soave - parlerei di un vero eproprio incendio. -

Ashley accusò ilcolpo in silenzio e riuscì in qualche modo a mantenere la calma.

Come osava quellosporco Omega, prendersi gioco di lei e trattarla con aria disufficenza?

Hana inarcò unsopracciclio e si intromise tra i due, prima che oltre alle parole,potessero volare coltelli.
- Gumball Prinz, Ashley Agee. - Lapresentò, facendo svolazzare la mano da una parte all'altra. -Ashley Agee, Gumball Prinz. -

- Incantato. -Rispose lui.
- Estasiata. - Disse lei, rispondendo incontemporanea mentre si scambiavano un'altra occhiataccia alvetriolo.

La Lady emise unbreve sospiro e continuò. - Ora che sono state fatte lepresentazioni come si deve, signorina Agee, potrebbe ripetere ciòche mi ha detto qualche minuto fa?- Poggiò i gomiti sui braccioli enuovamente intrecciò le dita delle mani, posandole sul tavolo.

Ashley si sforzò diignorare il fatto che l'avesse chiamata di nuovo per cognome e disorvolare sulla familiarità con cui chiamava, invece, l'altro Omegae scelse di sembrare riluttante e imbarazzata.
- Lady Abadeer... -esitò.

- Suvvia. - Risposesubito Hana, senza darle tregua. - Ne abbiamo già parlato, pensavoche fossimo d'accordo, non sia così restia. -
La Omega serrò lamascella ma annuì molto lentamente e si preparò alla narrazione.

- Credo di poterindovinare. - Si intromise però Gumball, senza permetterle di aprirebocca, lanciando un'occhiata di fuoco alla ragazza. Poggiò i palmidelle mani sul tavolo per evitare di stringerle intorno alla gola diquella sgualdrina di alto borgo e fece la pesante domanda a dentistretti. - È di Marshall?-

Sul volto di Ashleysi aprì un lieve sorriso di trionfo che si rispecchiò nelle sueparole. - È così. - Disse semplicemente, contraccambiando losguardo con intensità.
- Di quanto?- Continuò Gumball,trattenendo un ringhio feroce.
- Cinque mesi. - Risposeimmediatamente lei con voce gongolante.

- Capisco. - Gumballiniziò a giocare distrattamente con l'anello di fidanzamento cheaveva al dito, assorto nei suoi pensieri. - E chi lo dice?- Siinformò poi inchiodandola con lo sguardo.

Ashley perse un po'di colore nel vedere l'anello ma si costrinse a non fissarlo eincollò gli occhi ai suoi. - Cosa intendi. - Ribatté con malcelatofastidio.
L'Omega sorrise dolcemente. - Che è figlio suo. -Rispose con semplicità. - Chi lo dice? -

A quelle parole,Ashley arrossì ferocemente dalla rabbia. - Come osi! - Esclamò. -Stai forse insinuando che mi sia concesssa ad altre persone e chestia mentendo? - Quasi gridò.

- No. - RisposeGumball soddisfatto di averla fatta scattare in quel modo. - Ma credodi più a mio marito. - Affermò con serietà.
Ashleycapì di aver fatto un passo falso e tentò di calmarsi. - È giàprovato. - Disse stringata. - Ho fatto un test di paternità. -
-Quindi eri in dubbio. - Ribattè prontamente l'Omega con ariainnocente.
La ragazza perse di nuovo le staffe. - Non osareparlarmi in questo modo! Tu non sai chi sono!-

- So chi sei. - Lainterruppe Gumball, iniziando a tamburellare le dita sul ripiano. -Sei la ex di Marshall. Probabilmente ti sei sentita ferita eumiliata, forse addirittura abbandonata quando hai scoperto che iltuo promesso Alpha si era già legato ad un altro Omega. - Inclinòleggermente la testa. - E proprio per questo, ti chiedo; come crediche possa fidarmi di parole vuote? Sono uno scienziato, ho bisogno difatti. -

Ashley si alzò discatto dalla sedia e protese il palmo aperto, come a volerlo colpireo schiaffeggiare ma ci ripensò, sentendo il ringhio di avvertimentodella Alpha e si rimise seduta. - Ma io ho le prove. - Disse,cambiando totalmente tono. - Ho il risultato del test che afferma cheè suo. -

La lady sospirò estrinse leggermente le labbra. - I test - iniziò ma fu prestointerrotta da un gesto impaziente del genero.

Nessuno aveva maiosato interromperla in quel modo ma lasciò correre per unavolta.
Gumball si stava impegnando a rimanere calmo, proprio comelei gli aveva chiesto e la sua più totale attenzione era rivoltaalla battaglia con l'altra Omega; non sembrava essersi accorto diessere stato così scortese nei suoi riguardi.

Ashley invece se neera accorta eccome e aveva ben accolto quello sbaglio con unscintillio di gioia e speranza.

- I test - ripresesubito il ragazzo, dando segno di averla sentita - possono esseremanipolati; possono essere contraffatti o falsificati. Io mi fido delmio Alpha e non mi fido di te. Lui giura di non averti mai toccato.-
- Insinui di nuovo che sia una bugiarda? - Lo attaccò Ashleyringhiando. - Bada a come parli! -

- Credo che entrambidobbiate moderare i toni. - Si intromise la Lady. - Alterarvi eurlare non è salutare per nessuno. In modo particolare per ilbambino. -

Gumball spostò losguardo sull'Alpha, lo lasciò lì per qualche istante poi loconcentrò di nuovo sull'Omega che dopo quella frase aveva iniziato agongolare.
Sibilò silenziosamente, poi, sospirò. - Ripeterò iostesso quel test. -

- No!- Esclamòrepentinamente Ashley, impallidendo appena. - Chi mi dice che saraiimparziale? Sei tu quello che ci ha separati! Sei forse stupido? Nonvedi il conflitto di interesse?! -
Gumball assunse un'espressionetorva. - Hai ragione. - Ammise controvoglia. - Lo farà qualcunaltro. -

Un piccolo sorrisosfiorò le labbra della ragazza.

- Ma qui. - Aggiunsepoi l'Omega, guardando con orgoglio il suo sorriso morire.
- Misembra un ottimo compromesso. - Affermò Hana, portando le bracciaincrociate al petto. - Coinvolgeremo una terza parte neutrale e lasignorina Agee potrà chiedere un supervisore, se vorrà. -

- Non ho dato alcunconsenso! - Urlò contrariata quest'ultima. - Ho già tutte le proveche servono, non farò altri test! -

- Che tu lo voglia ono. - Ribattè Gumball con pacatezza. - Se è veramente come dici tue sei incinta da ben cinque mesi, ho tutto il diritto di sapere se ilbambino è del mio compagno. A meno che non siatutta una gigantesca menzogna, in quel caso il tuo opporti avrebbeparecchio senso. È solo un prelievo di sangue, il feto non soffrirà.- Le scoccò un'occhiata significativa. - Se il test risulteràpositivo avrei le mie più sincere scuse e io sparirò per sempredalle vostre vite. - Sorrise freddamente. - Ma se non lo è, sescopro che tutto questo non è altro che un bieco tentativo diriavere Marshall e che hai fatto sprecare tempo e risorse a me, adHana e all'azienda, ti giuro che, non solo mi occuperò personalmentedi parlare con i giornalisti e di far sapere a tutti quanto tu siameschina, bugiarda, falsa e manipolatrice, ma mi preoccuperò direnderti la vita un inferno. Pensi che i tuoi esclusivi club, tivorranno ancora dopo questo scandalo? Pensi che avrai ancora la tualibertà e i tuoi privilegi? -

Ashley ringhiòferocemente e il suo colorito virò sul bordeaux; i suoi beilineamenti si contrassero e si contorsero in una maschera di puraferocia e ira.
In un atto di rabbia, si alzò dalla poltroncina eafferrò l'Omega dallo scollo della maglietta, decisa più che mai afargliela pagare. - Tu. Sei solo un lurido, sporc-

- Signorina Agee. -Si intromise la Lady, serrrando la mano intorno al polso dellaragazza. - La pregherei di non oltrepassare il limite. -

Ashley si girò discatto verso l'Alpha e lasciò andare la sua preda. - Non potetetrattarmi in questo modo! Sono incinta di vostro figlio! - Ringhiò.- Lo dirò a tutti! -

Hana la osservòminacciosa per qualche istante e avvicinò di poco il volto al suo. -Mi piacerebbe molto vedere il suo tentativo. - Affermò a voce moltobassa mentre un sorriso - ghigno le si apriva sul viso. - Ma sperosia così saggia da non farlo, perchè la distruggerei. Ne stiacerta. -

Ashley sentì le suegambe diventare improvvisamente molli a causa di quella opprimentevicinanza e cercò di tirarsi indietro quando l'aria si fece troppopesante da non consentirle più di respirare.
Lei la lasciò el'Omega sprofondò nel sedile, toccandosi la gola.

Nessuno aveva maiosato minacciarla così a viso aperto.
Persino la sua guardia delcorpo era rimasta lì impalata, senza riuscire a muovere unmuscolo.
Perché un Alpha così importante come lei proteggevaquello scarto?

- Mmh... -

Si girò appena intempo per vedere il suo rivale portare una mano sulla bocca,mugolando appena e lo sguardo dell'Imperatrice tingersi di unasfumatura di preoccupazione, spostarsi verso di lui.

- Va tutto bene,Gumball? - Chiese infatti, con un tono che Ashley trovò alquantobizzarro.
L'Omega spostò la mano sul ventre rotondetto e sospirò.- È solo una fitta e un po' di nausea, mamma, ho interrotto ilpranzo a metà per partecipare e... -

Ashley non sentìnient'altro.
Allargò gli occhi e seguì il movimento circolaredella mano dell'altro Omega con orrore.
Dolce, amorevole,delicato.

No.
Non erapossibile.
Si rifiutava di crederlo.

Lei avevapermesso a quel randagio di chiamarla in quel modo e adesso lui...lui...

Ad un tratto leparole di Lady Abadeer acquisivano un senso del tutto nuovo.
Comeaveva fatto a non capirla prima?
Aveva pensato a Marshall ma nonaveva pensato alla possibilità che avessero...

Quel piccolobastardo era incinta!

Non sarebbe mairiuscita ad intromettersi nelle loro vite, né tantomeno asepararli!
Nonostante il suo alto lignaggio, suo figlio nonsarebbe mai stato comparabile ad un erede legittimo!

Ringhiò e non feceniente per nascondere la sua frustrazione.

Non aveva mai avutouna chance. Aveva perso ancora prima di iniziare.
Era finita.Finita.
A meno che non fosse successo qualcosa al marmocchio,Marshall non avrebbe mai spezzato il legame e Hana non glielo avrebbemai imposto.

Si tirò su eraddrizzò la schiena, riassumendo l'espressione altera, adatta aduna come lei.
Era una Agee.
Anche se fosse caduta, sarebbecaduta in piedi.

Si schiarì la vocee si alzò dalla sedia.
- Devo andare. - Disse freddamente. -Hosprecato fin troppo del mio tempo qui e il mio promesso sposo dicerto, mi starà aspettando. -

Gumball inclinòleggermente la testa e non si fece sfuggire quell'occasione. -Intendi Darren? - Domandò. - Puoi salutarlo da parte mia?-

Ashley strabuzzògli occhi di fronte a quel nuovo affronto e si morse le labbratrattenendosi ancora una volta dall'urlargli contro. - Sarà fatto. -Replicò a denti strettissimi.

Hana si accomodònuovamente e riaccavallò le gambe. - Non è mia intenzionetrattenerti contro la tua volontà. - Asserì. - Janice tiaccompagnerà all'uscita e prenderà l'appuntamento per il test. -

Ashley fece un gestostizzito con la mano, come se volesse mandare la questione a quelpaese. - Non lo farò. - Pronunciò solenne. - Mi è chiaro che lasua famiglia, abbia abbandonato la mia. Crescerò mio figlio da sola;non ho bisogno della vostra pietà. Io ho fatto il mio dovere. - Siallontanò a grandi passi da lì, dirigendosi furibonda verso laporta.
Una volta lì, afferrò il braccio del bodyguard e lo tirò.- Andiamo. - Ordinò, spalancando l'uscio. Sua soglia si voltò versoquei due e sorrise forzatamente. - Buona giornata. -Disse, oltrepassandola per poi richiudersi la porta con forza allespalle.

La Lady guardò isuoi ospiti uscire ,senza fare il minimo accenno ad un movimento poisi voltò verso l'Omega rimasto e sorrise.
- Ben fatto. - Sicongratulò. - Ottima partita, hai gestito molto bene la situazione.Ho apprezzato il trucchetto dell'anello, ancora di più, quando mihai chiamato mamma. -

Gumball si strofinòil braccio con la mano e sospirò. - Se Marshall non ci avesse messoal corrente dei suoi sospetti, quando l'ho chiamato dieci minuti fa,avrei sicuramente perso le staffe. Darren è stato molto gentile adirci che Ashley stava tramando qualcosa. - Scosse la testa. - Sonostato chiamato in molti modi e lei è riuscita ad offendermi più diquanto mi aspettassi. Ma non potevo permetterle di rovinare tutto ein questo modo, abbiamo salvato la reputazione di entrambe lefamiglie. - Abbassò gli occhi sul tavolo. - Marshall è...tremendamente impulsivo ma non avrebbbe mai... perso il controllo,non è vero? -

Anche Hana emise unbreve sospiro. - Penso che Marshall non abbia mai perso il controllo,perchè stava aspettando te. - Rispose. - Ma... per un Alpha in Rut èestremamente difficile controllarsi. I vostri feromoni annebbiano inostri sensi, facendoci regredire a meri animali. Moriremmo per voi.- Rivelò. - Il Rut ci fa perdere la ragione, similmente come ilcalore fa perdere la vostra. Ci sono stati dei casi in cui gli Alphahanno completamente dimenticato tutto. Succede più spesso di quantosi possa pensare. Credo che Ashley lo sappia bene e che abbia basatoil suo teatrino su questo, senza sapere che non avrebbe maifunzionato. - Sorrise. - Sai, Marshall non è mai stato così...mmh... imprevedibile prima di te. -

- Cosa intendi conimprevedibile? - Chiese a quel punto l'Omega, increspando leggermentela fronte.
La Alpha ridacchiò. - Imprevedibile. - Ripetèsoltanto facendogli un occhiolino.

Gumball rimasecorrucciato per qualche secondo poi realizzò e arrossì lievemente.- Oh. - Scosse la testa. - Perché? - Domandò poi curioso di sapernedi più.

-Mmh.. - La donnaappoggiò il gomito sul bracciolo e il viso sul palmo della mano.
-Marshall ha sempre evitato le relazioni con gli Omega, a tal punto dafarmi pensare che non ne avrebbe mai marchiato uno. Li evitava, inmodo particolare quando sentiva che si stava avvicinando il calore. Ese non poteva fare a meno di presenziare, aveva la capacità dirimanere estremamente lucido. Li proteggeva e se ne avevano davverobisogno, cercava di soddisfare le loro esigenze, con le dovuteaccortezze. Credo non sia mai andato in Rut prima di te. Anche se piùvolte mi ha detto di sì. -

Gumball digrignò identi al pensiero che il suo Alpha avesse soddisfatto qualcun' altro,ma si trattenne dall'esprimere la sua opinione. - Come fai asaperlo?- Domandò invece.
Hana si lasciò sfuggire una piccolarisata. - È normale indagare quando hai un figlio del genere, le suerelazioni non duravano che qualche settimana e non penso che tuvoglia che scenda nei dettagli. Dico solo che Marshall era ancoratroppo giovane per diventare padre e io non volevo ritrovarmi nonnaprima del tempo a causa di qualche gravidanza indesiderata. -

L'Omega simordicchiò le labbra. - Ma... con me...? - Esitò.
- Con te èun'altra storia. - Affermò l'Alpha. - Sei il suo Soul mate. Nonavrei potuto impedirlo neanche se lo avessi voluto; la vostra chimicanon ha eguali nel nostro mondo. Sarebbe successo prima o poi, erasolo questione di tempo; io ho colto i segnali prima degli altriperchè sapevo cosa e dove cercare. -

Gumball sistropicciò le mani sul grembo. - Per questo noi due... perdiamo ilcontrollo quando... - Fece un gesto vago. - ... stiamo insieme. -

- Non ho elementiper negarlo né confermarlo. - Asserì la Lady, ridendo con gusto. -Potrebbe essere questo il motivo o non esserlo. -
L'Omega seppellìil volto tra le mani e sospirò ancora.
Hana però tornò seria inun attimo. - Gumball, cosa intendi fare con Ashley? -

Gumball sprofondònella poltroncina e alzò lo sguardo sul soffitto prima diriabbassarlo su di lei. - È ferita e pensa che le abbia rubato ciòche le aspettava di diritto, se ci starà alla larga e metterà tuttoa tacere, lascerò perdere. -
- Mmh... saggia decisione, mio caro,saggia decisione. - Commentò l'Alpha, inclinando di poco la testa. -E se non dovesse farlo? -

Gumball sorrise confreddezza. - In quel caso farò sapere a tutti che è una bugiarda. -Rispose. - E la distruggerò.-

- - - - - - - - - --

- Traditore. -Sibilò l'Omega non appena il suo compagno prese la chiamata alsecondo - terzo squillo. - Tra.di.to.re. -
- Amore... - TentòMarshall, sospirando appena. - Ti ho detto che... -
- Risparmia ilfiato! - Replicò Gumball, ringhiando infuriato. - E non chiamarmiamore! -

L'Alpha sospirò dinuovo e si rassegnò alla sfuriata.
Cos'altro avrebbe potutofare?
Il suo amato soul mate in quel momento era incline aglisbalzi di umore e non a torto; anche lui si era infuriato quandoaveva scoperto che cosa era successo.
- Com'è andata?- Osòdomandare.

- Come pensi siaandata??- Sbraitò l'Omega adirato. - La tua dannata ex ha detto diessere incinta! E che il marmocchio è tuo! - Emise un lieve ringhio.- Quanti altri Omega hai ingravidato Marshall Lee Abadeer? -

Marshall si addossòallo schienale e si portò una mano tra i capelli, rassegnato allapiega degli eventi. - Uno. - Rispose con assoluta certezza. - Solouno. -

- Traditore ebugiardo! - Continuò l'Omega, trattenendo il cellulare con forza. -Dimmi la verità! -
- Amore... - ricominciò di nuovo l'Alphasenza arrendersi.
- Non osare chiamarmi amore! - Ripetè di nuovoGumball, sbattendo il pugno contro la scrivania.

Dopo che Ashley eraandata via, era tornato nel suo ufficio e aveva ricominciato alavorare, smaltendo un bel po' di carte. Ma perfino Charlotte gli siera tenuta alla larga, vedendo il suo pessimo umore e non aveva osatorivolgergli la parola.

- Bubbs. - Ripresecon cautela Marshall. - Mio amatissimo, adoratissimo, bellissimo,dolcissimo, Bubbs. Io ti giuro, su tutto ciò che ho di più caro,che non ho mai toccato Ashley in quel modo. -

Gumball schioccò lalingua e rimase in silenzio per qualche istante. - Giuramelo, magiuralo sulla mia vita. Giura che non mi hai mai tradito, che non seiandato a letto con... quella e sopratutto giuramiche non hai altri figli in cantiere! -

- Non vogliogiurarlo sulla tua vita! - Proruppe l'Alpha colto alla sprovvistadalla richiesta. - È troppo prezi-
- Giura! - Esclamòprontamente Gumball. - Se non hai niente da nascondere giura e basta!-

Marshall alzò gliocchi sul soffitto poi li riabbassò e lasciò andare l'ennesimosospiro. - Lo giuro. - Disse alla fine, sconfitto.
- Cosa.- Loincalzò l'Omega.
L'Alpha ringhiò piano. - Giuro che amo solo te.Giuro che non ti ho mai tradito e che non aspetto altri figli se nonda te. -

- Non ti seilasciato sedurre per poi dimenticare tutto?- Domandò ancora l'Omega,senza mollare la presa.
- Gumball, te lo giuro. - DichiaròMarshall, perdendo quasi la pazienza. - Non ho mai perso il controllose non con te, non ho mai fatto sesso con Ashley né con nessun altroda quando ho iniziato a corteggiarti; non ho mai sfiorato Ashley, leinon mi ha mai sedotto e se ho dimenticato i momenti trascorsi conlei, non è stato per i suoi feromoni ma perchè non ritengo chequesto tempo sia degno di essere ricordato, come invece lo è ogniistante che trascorro insieme a te. -

Dall'altra partedella chiamata ci fu di nuovo qualche secondo di silenzio. - Sicuro?-Chiese poi l'Omega con una vocina piccola e titubante. - Hana mi hadetto che a volte può succedere. -

Marshall sorriselievemente di fronte a quel piccolo cambiamento. - È vero, puòsuccedere. - Concesse. - Ma solo se l'essenza dell' Omega è cosìforte da stordirci. Perdiamo la ragione e non riusciamo a''registare'' l'accaduto. Ed è terribile quando perdi te stesso. -
-Ti è mai successo?- Volle sapere l'Omega con tono nuovamente aspro ebattagliero.
- Sì. - Ammise l'Alpha e prima che il suo compagnopotesse arrabbiarsi con lui e rimproverarlo, aggiunse - E sei statotu. -

- Io? - RipetèGumball sorpreso.
- Sì amore. - Confermò Marshall. - Non ho deiricordi ben precisi del nostro primo calore insieme e faccio fatica aricordarmi di quella volta che hai indossato il vestito nero.Pensavamo fossi vicino al calore ma ripensandoci adesso,probabilmente era l'odore dei cuccioli. -

L'Omega arrossìleggermente al ricordo e iniziò a giocherellare con una penna ascatto per distrarsi da quei peccaminosi pensieri.
- Vuol direche... che non ricordi? - Chiese per sicurezza.
Marshall sospirò.- La seconda parte è un po' annebbiata, lo ammetto. -

Gumball rimase insilenzio soppesando le informazioni ricevute. A differenza sua,ricordava perfettamente cosa avessero fatto.

- So che ha mentito.- Affermò poi, cambiando totalmente discorso. -Ma avresti potutoavvertirmi prima. -
- Non sapevo che avesse in mente difalsificare una gravidanza. - Rispose l'Alpha in modo del tuttosincero. - E non lo sapeva neanche Darren. Quel giorno al centrocommerciale, mi ha solo avvisato che Ashley stava pianificandoqualcosa. Ma neanche lui sapeva cosa. -

- Che stronza! -Esclamò l'Omega, ringhiando appena. - Se osa avvicinarsi di nuovo ate, le strappo i capelli a uno a uno! -
Marshall ridacchiò lievee sorrise appena. - Quindi non sei più arrabbiato con me?- Chiesesperanzoso.
- Non con te. - Rispose l'Omega. - Ce l'ho con quellaput.-
- Bubbs. - Lo interruppe Marshall. - Calmati per favore,fallo per i nostri cuccioili. -

Gumball roteò gliocchi e fece una serie di lunghissimi e profondissimi respiri,contando mentalmente fino a cinquanta.

- Meglio? - DomandòMarshall dopo quel lungo silenzio
- Forse. - Ammisel'Omega.
L'Alpha spostò lo sguardo sulla finestra, avvertendo conpesantezza la loro lontananza. - Esco presto dall'ufficio oggi. -Disse. - Hai voglia di qualcosa in particolare? Passo dalsupermercato. -

L'Omega accolse lanotizia con estrema gioia; gioia che non riuscì a nascondere quandoricominciò a parlare. - Compri le crocchette di patate? E la soia? Ele banane? Ah! Sarebbe fantastico se riuscissi a trovare del gelatoalla vaniglia in vaschetta, ho una voglia matta di mangiarlo con queibiscotti al cioccolato e il sale... Non ridere! -

Marshall serrò lelabbra, colto in fragrante e scosse velocemente la testa.
- Ilsale... da cucina? - Si informò comunque.

- Ne conosci altri?- Ribattè l'Omega esasperato. - Non ho potuto finire il pranzo percolpa di quella grandissima... -
- Bubbs...-
- ... persona. -Concluse Gumball. - E sto morendo di fame adesso. Ma non vogliomangiare per non rovinarmi la cena. -

- Non hai mangiato?Adesso mi spiego il motivo per cui sei così nervoso. - Osservòdistrattamente l'Alpha.

- Cosa stai cercandodi insinuare, esattamente, Marshall Lee? - Domandò l'Omega,improvvisamente circospetto.
L'Alpha si affrettò a correggere iltiro. - Non vedo l'ora di riaverti tra le braccia, amore mio, ti amotaaaaaantissimo. -

- Umh... - Gumballsi mostrò diffidente ma alla fine decise di lasciargli il beneficiodel dubbio. - Stai cercando di tenermi buono? - Chiese.
-Assolutamente no. - Dichiarò Marshall, preferendo poi cambiareargomento di discussione. - Se mi mandi la lista di quello che vuoi,cerco di comprare tutto. -

Ci fu qualchesecondo di silenzio, interrotto solo dalla voce allegra dell'Omega. -D'accordo. Ti farò avere una lista il prima possibile. - Rispose. -Ti amo tanto! - Concluse poi, chiudendo la telefonata.

Marshall scosse latesta e posò il cellulare sulla scrivania con un piccolo sorriso sulviso.

Gumball aveva presol'imboscata di Ashley meglio di quanto si fosse aspettato.
Avevatutto il diritto di infuriarsi con lei e non avrebbe potutobiasimarlo se in uno scatto d'ira, l'avesse colpita con un sonoroceffone. Forse, era ciò di cui aveva bisogno, in fin dei conti,dubitava che nella sua vita da principessa qualcuno avesse mai osatotanto.
Ma, nonostante Ashley si meritasse questo e cose benpeggiori, era sollevato dal fatto che Gumball non si fosse lasciatotrascinare dall'ira e le avesse tenuto testa solo con le parole.

Era pur sempreun'esponente di una prestigiosa famiglia e famiglie di quel tipoavevano sempre la tendenza a rigirare i fatti a loro favore. Dubitavache avessero il coraggio di andare contro la sua di famiglia,ma bisognava rimanere comunqu, sempre all'erta.

Fortunatamente, adetta di sua madre, Bubbs era stato in grado di gestire la situazionealla perfezione e le aveva lasciato pochissimo spazio d'azione,spingendola con le spalle al muro.
In quella telefonata, Hana nonaveva fatto altro che elogiare Bubbs e il suo fortissimoautocontrollo.

Era perfettamentenormale che poi si fosse sfogato con lui.
Di certo, gestire questasituazione non doveva essere stato affatto semplice.

Anche lui si eradovuto trattenere dal saltare sulla propria auto e andare a trovarlaper " dirgliene quattro ". Ma ciò avrebbe significatodarle più importanza di quanto, in realtà, ne meritasse.
Ashleynon era degna di tale attenzione.
Era solo una ragazzina immatura.

Abbassò la manosulla scrivania e battè l' indice su di essa.

Era grato che Darrenlo avesse avvertito per tempo ma era pur vero che avrebbe potuto nonessere così fortunato la volta successiva. Quella ragazzina avrebbepotuto creare altri problemi e le conseguenze sarebbero potute esseredisastrose.
Bisognava tenerla d'occhio.

Non potevapermetterle di creare altri casini. Gumball aveva bisogno di pace edi tranquillità non di ex immaturi e persi in sogni irrealizzabili.

Ivan stava giàindagando su quello che gli era successo e non voleva allontanarloulteriormente da suo padre.
Ed Ashley era pur sempre unasituazione spinosa ma delicata da gestire.

Prese nuovamente iltelefono in mano e cercò un numero in rubrica, lo selezionò eaccostò il cellulare all'orecchio in attesa che rispondesse.
Aspettòqualche minuto poi finalmente qualcuno rispose e prima che potessechiedere qualsiasi cosa, Marshall andò dritto al punto. - Mi serveun favore. - Disse, saltando del tutto i convenevoli. - Prestami unodei tuoi. -

- - - - - -

Marshall uscì dalsupermercato pieno di buste ma di buon umore. Era riuscito a trovaretutto quello che il suo Bubbs aveva scritto sulla lista, anche se perfarlo, aveva dovuto ispezionare gli scaffali di ben tre supermercatidiversi.

Aprì l'auto ecaricò le buste nel portellone posteriore, facendo attenzione chenon si schiacciassero troppo tra di loro.
Si era fatto più tardidel previsto ma era pienamente soddisfatto del risultato.

Non che fosse statacolpa sua.
Non avrebbe dovuto perdere così tanto tempo neireparti dedicati ai neonati.

All'inizio si erafermato per pura curiostà, poi però era rimasto sorpreso davantiall'enorme quantitativo di roba che gli si era presentato di fronteagli occhi.
Pannolini, biscottini, latte normale in polvere; ognioggetto era di mille forme diverse e di mille marchi diversi.
Grandi,piccoli, rotondi, quadrati...
Era rimasto stupefatto dallaquantità di cose che serviva ad un bambino nei primi istanti dellasua vita.

Finchè non eraaltro che una lista sul telefono non aveva veramente realizzato diquante cose avessero bisogno.

Il suo compagno eraquasi all'ottava settimana, il percorso era ancora lungo ma forsesarebbe stato il caso di iniziare a controllare quanti lavoribisognava fare in casa.

Con questi pensieriin mente aveva vagato nei reparti con aria sognante, finché lagelida realtà non lo aveva riportato con i piedi per terra.
Gumballnon rischiava di perdere altri cuccioli secondo la dottoressaEvans.
Ma anche se le probabilità erano piuttosto basse, nonerano assenti.

Forse non era unbene preparare le cose con troppo anticipo.

Mentre rifletteva suquesto però aveva preso una importante decisione.
Ci avrebbepensato solo se fosse successo.
Non aveva senso rovinare l'attesacon queste preoccupazioni.
Avrebbe fatto di tutto per proteggerlie finché Nicole non avesse detto nulla, avrebbe visto solo il latopositivo.
Tra l'altro, la dottoressa li aveva già avvisati di unpossibile parto prematuro, rassicurandoli del fatto che fosse normaleper una gravidanza gemellare.
Avrebbe presto conosciutoun'eventuale data per il parto e non vedeva l'ora di scoprire quandoavrebbe visto per la prima volta i suoi bambini.

Si infilò dentro lamacchina e avvivò il motore, controllando lo specchietto retrovisoreper uscire dal parcheggio.

Voleva solo tornarea casa, farsi una doccia e stare insieme al suo piccolo, coccolandolofinché non si fosse stancato di lui.
Gumball era stato parecchioinquieto quel giorno e non poteva dargli torto.
Non desideravaaltro che passare una serata tranquilla insieme a lui, senza Ashley eAlpha, bigotti.

A lavoro era giàstata una giornata frustrante e la notizia di Ashley, l'aveva resaancora più infernale.

Era così difficilecapire che gli Omega, come qualsiasi altro esssere umano, avesserobisogno di leggi che garantissero i loro diritti, che li tutelasseroe ne garantissero la salvaguardia?
Perchè dovevano essere visticome una minaccia e per tanto non avere dei diritti basilari soloperchè qualcuno aveva paura di loro?

Sospiròprofondamente e si immise sulla strada, evitando quelle che sapevasarebbero state trafficate.

L'aria era giàcalda, anche di sera.
Ufficialmente, mancava ancora una settimanao due all'arrivo dell'estate ma già le giornate si erano giàallungate e le temperature, alzate prima del previsto.
Il che eraperfetto per ciò che aveva in mente di fare.

Era da troppo tempoche non portava il suo principino ad un appuntamento romantico; contutto quello che era successo poi, non ne avevano avuto l'occasione.

Non aveva intenzionedi fargli fare troppo tardi perchè aveva notato che si stancavamolto più velocemente rispetto a prima; doveva essere faticosocrescere una vita e il suo Omega ne stava ospitando pur sempre due.

Inoltre, Donovan'sCove era bellissima in estate e finalmente avrebbe potuto farincontrare i due Omega che più amava al mondo; non vedeva l'ora difar conoscere Gumball a suo padre e viceversa.

Senza contare ilfatto che avrebbe dovuto calcolare bene i tempi per portare Bubbsanche al Saint Mary. Isabel e Bernard meritavano di stare un po' conlui al di fuori di uno schermo e Gumball meritava di sapere chi fossein realtà la sua vera madre.

Susanne avevacercato di dirgli qualcosa ma lui le aveva chiesto di non proseguireoltre. Doveva essere lei a raccontargli la verità. Il suo Omegameritava di sapere di sua madre da qualcuno che l'aveva conosciuta,non da un Alpha che lo aveva solo marchiato e ingravidato.

Gumball potevafingere di aver messo tutto da parte e di stare bene, ma lui spevache non era così.
Sapeva che stava fingendo.

Lo sentivanell'oscurità della notte, quando Bubbs si svegliva attanagliato daimorsi dei suoi demoni. Percepiva chiaramente quanto gli avvenimentipassati e quelli dell'ultimo periodo lo avessero sconvolto.
Non siera ancora ripreso dal rapimento quando aveva, prima, scoperto di suamadre, poi, della gravidanza e dell'aborto.

Ecco perché inquanto suo Alpha, aveva deciso di portarlo via da quell'infernoalmeno per un po' di tempo.

Suo padre Thomas, senon altro, avrebbe potuto rispondere a tutte le sue domande su comeallevare un figlio.

Si fermò alsemaforo e si lasciò distrarre un altro po' da quei dolcissimipensieri.
Voleva ancora vedere i suoi occhi illuminarsi eriempirsi di stelle, non di lacrime.
Avrebbe fatto di tuttoaffinchè ciò accadesse.

Il semaforo scattòe lui riavviò l'auto per attraversare l'incrocio o meglio, sarebbestata questa la sua intenzione, se la macchina davanti a lui non sifosse arrestata bruscamente.

Marshall sterzò efrenò di botto, imprecando sonoramente contro il guidatore,soprattutto quando lo vide scendere e spalancare le braccia nella suadirezione.

- Spero per te chesia un problema al motore e non che ti sia fermato perché seiubriaco e devi pisciare. - Mormorò a denti stretti, sorridendoglimentre inseriva il freno a mano e spegneva il motore.

All'improvviso, unaluce accecante lo travolse, lasciandolo cieco per qualcheistante.
L'uomo fu l'ultima cosa che vide.

Ci fu un urtoviolentissimo, accompagnato da un boato assordante.

Sentì il suo corposobbalzare e schiantarsi contro lo sportello, trascinato da una forzasovraumana opposta alla sua volontà. Sentì quella forza opprimenteschiacciarlo come un insetto, tranciandogli il fiato, lasciandolosenza respiro. La cintura di sicurezza divenne una lama tagliente sulsuo collo.

Il finestrino delsuo lato si crepò e si bagnò del suo stesso sangue.

In mezzo a quel caosogni suono si ridusse ad un misero sussurro.

Marshall sbattè lepalpepre mentre un fischio acutissimo gli perforava le orecchie,annullando il resto.
Cercò di spostare lo sguardo sulle lamierebianche accartocciate che avevano invaso il suo abitacolo ma nonriuscì a focalizzarsi su di esse.

E non riusciva amuoversi.
Era troppo pesante.

Chiuse gli occhi poisi costrinse a riaprirli.
Il sangue sgorgò dalle sue ferite,costringendolo a socchiuderli di nuovo.

Provò ad alzare lamano, ad afferrarre il telefono nella tasca, ma ben presto rinunciò.

Il suo corpo sirifiutava di ascoltarlo e la sua mente era alla deriva.

Non provavadolore.
Era troppo intorpidito per sentire qualcosa.

Intorno a lui erasceso il silenzio.
Almeno questo lo sentiva.

Le tenebre invaseroil suo sguardo e l'oscurità lo avvolse, cullandolo come una sensualeninna nanna.

Non vedeva piùniente.
Non sentiva più niente.

La sua manoprecipitò sul sedile.

Intorno a lui soloil buio scintillante di una notte senza luna.

Chiuse gli occhi.


Angolino

BRRRRR... Sento lavostra furia omicida... e un paio di lacrime che cadono.
Eirycrows


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