THE SECRET OF MY LAST LIFE...

By LordFarquaad00

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Jungkook era fratturato in due parti. Una di esse era il fastidio e il rancore che incendiava in lui a causa... More

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CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19
CAPITOLO 20
CAPITOLO 21
CAPITOLO 22
CAPITOLO 23
CAPITOLO 24
CAPITOLO 25
CAPITOLO 26
CAPITOLO 27 ( Epilogo)

CAPITOLO 1

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By LordFarquaad00

Nella triste e spoglia stanza di un ospedale dove l'unico suono incessante che riecheggiava dentro era il monitor dei parametri vitali, giaceva su un lettino il corpo di un ragazzo ancora privo di coscienza. Ma non ancora per molto. Perché giunse il fatidico giorno del suo risveglio.

Di punto in bianco dilatò gli occhi ed una strana sensazione di frastornamento si propagò in lui. Si drizzò a sedere ed il suo sguardo disorientato saettò in tutta la stanza. Una cannula di un respiratore era inserita all'interno del suo naso ed una flebo era infilata nel suo braccio. Si schiarì le idee e in un secondo comprese che tutti quei macchinari non potevano altro che appartenere ad un ospedale. La sua mente si torturò di domande. Cosa ci faceva in quel posto?

Il ragazzo rimosse frettolosamente il respiratore e la cannula. Privo delle dovute forze fisiche scese dal lettino e si riparò con la mano gli occhi a causa della fastidiosa luce che stava perforando il suo volto. Camminò zoppicando, mettendo pressione alle sue deboli gambe per dirigersi nei corridoi. Sbadatamente sbatté contro una bella giovane e se il suo istinto non sbagliava, li parve essere un'infermiera. La ragazza in questione restò a bocca aperta, incredula di vederlo reggersi sui suoi stessi piedi. Era come se avesse appena visto un fantasma. Lo fissò per un bel po' ed il giovane si toccò il viso, pensando di essere sporco o peggio di aver qualcosa fuori posto.

"Santo cielo! Lei è il paziente Kim Taehyung!? gli chiese, non distogliendo nemmeno per un attimo i suoi occhi dalla sua figura.

Il ragazzo inclinò la testa e la guardò perplesso. Non aveva la piccolissima idea di chi fosse il tizio che l'infermiera aveva citato.

"Mi scusi, avrà sbagliato persona. Non conosco nessuno che si chiami Kim Taehyung." rispose con un pizzico di confusione.

"Le sarei molto grato se mi portasse da un medico. Mi piacerebbe conoscere il motivo per cui mi ritrovo in questo posto." proseguì a parlare, grattandosi la testa.

L'infermiera lo studiò basita dalla testa ai piedi.

Il giovane pensò che l'infermiera non avesse percepito il suo messaggio, perciò pensò che probabilmente sarebbe stato meglio scandirle parola per parola. Ma non ci fu bisogno perché lo precedette.

"Signor Kim, lei non si ricorda nulla, giusto?" domandò sbalordita.

"Perché continua a chiamarmi Kim? Mi dispiace ma ci sarà stato un inconveniente. Mi avrà scambiato per qualcun altro." disse, sorridendole per non farla sentire a disagio di aver sbagliato persona.

L'infermiera scosse la testa. Era impossibile che si stesse confondendo con un'altra persona. Era più che sicura che lui fosse Kim Taehyung.

Il ragazzo notò che non lo stesse rispondendo e cercò di confortarla.

"Non si preoccupi! È solo un piccolo disguido. Capita a tutti di errare, no?" la rincuorò gentilmente, dandole una pacca sulla spalla.

"Si ricorda come si chiama?" si rivolse al ragazzo.

Doveva essere una semplice domanda, ma per il giovane non la fu.

Ci fu un lungo momento di silenzio, perché il ragazzo si ammutolì. Era partito con la convinzione di venir a conoscenza del motivo per cui si ritrovasse in ospedale che non fece caso a quel dettaglio. Contrasse gli occhi e si scervellò alla ricerca di una risposta non tanto da dare all'infermiera ma piuttosto a sé stesso. Non rammentava il suo nome. Quello che stava avendo era un misto di disordine e disastro mentale. Era come se dovesse ricomporre i pezzettini di un puzzle senza fine. Il suo volto abbozzò un'espressione di sgomento che lo portò a scompigliarsi bruscamente i capelli a causa di un mal di testa atroce che colpì le sue tempie alla velocità di un lampo.

Era tutta un'assurdità.

La ragazza deglutì quando lo vide seriamente in grande difficoltà.

"Si sente bene?" gli disse, accarezzandogli il braccio per tranquillizzarlo e trasmettergli calma, ma ovviamente la schivò.

"Secondo lei? Come dovrei sentirmi? Non so chi sono e non so neanche cosa ci faccio qui!" dichiarò spaesato.

Fece un grosso respiro per realizzare quello che stesse accadendo. Appoggiò la testa al muro, celando il suo volto e tutto quello che gli apparve davanti fu il colore bianco e sbiadito della parete.

"La devo portare assolutamente in stanza. Si è appena svegliato dal coma e non potrebbe neanche girare per i corridoi. Dovrebbe rimanere a letto!" gli consigliò vivamente mentre lo prese per il braccio per riportarlo in camera.

"Non voglio tornare a letto! Voglio sapere cos'è successo!" sbottò, facendo sobbalzare di qualche passo la ragazza per la sua insistenza.

"Adesso l'accompagno in stanza e le chiamerò un dottore a farlo visitare. Potrà chiederle qualunque cosa lei voglia." parlò, cercando di farlo ragionare.

Il ragazzo mise da parte la sua testardaggine solo perché l'infermiera lo rassicurò che un medico sarebbe passato a fargli vista.

Ritornò in camera ed era inutile dire che si stesse palesemente annoiando da solo. Si stiracchiò e per curiosità si pose davanti allo specchio ed incominciò ad osservarsi. Con un dito tracciò ogni parte del suo viso, partì dalla fronte per poi proseguire al naso fino a fermarsi al contorno delle sue labbra.

"Sono davvero così?" toccò infinite volte lo specchio per accertarsi che il riflesso di quel ragazzo appartenesse a lui.

La voce proveniente dal dottore lo fece ridestare ed il ragazzo si voltò verso quest'ultimo. Dal tesserino appeso al suo camice lesse il suo nome.

"Kim Seokjin?" pronunciò vacillante, analizzandolo come se stesse svolgendo un problema di matematica. Ma quello che lo stranì maggiormente fu sia il suo cognome, che non gli era nuovo, e anche gli occhi colmi di lacrime e stupore.

"Per caso la peculiarità di quest'ospedale è rimanere impalati ed osservare come dei folli i pazienti?" rise il ragazzo, cercando di troncare quel momento d'imbarazzo generale.

"Taehyung, sono io! Jin." disse, gettandosi fra le sue braccia e stringendolo saldamente.

"Jin? Quindi io sarei Taehyung?" fu così tanto scettico che non ricambiò l'abbraccio.

"Tae, sono tuo fratello!" affermò, scostandosi leggermente per guardarlo meglio in faccia. Ma gli sembrò di essere uno sconosciuto agli occhi del fratello.

Taehyung constatò che l'infermiera avesse ragione. Ma allora perché il suo nome non gli dava nulla di nuovo e non gli provocava nessun effetto? E poi aveva davvero un fratello?

"Sei mio fratello?" domandò impacciatamente mentre indietreggiò di qualche passo.

"Pensi che ti stia mentendo? Non puoi immaginare quanto fossi preoccupato!" gli riferì, avanzando verso di lui, ma Taehyung con la mano gli fece segno di fermarsi e di non avvicinarsi.

L'abbraccio di Jin non gli aveva scaturito nulla. Nessun tipo di emozione o sensazione. E pregò che stesse soltanto sognando e che qualcuno lo risvegliasse al più presto.

"Sei stato in coma per tre mesi e hai avut-?

Taehyung troncò all'istante la frase del fratello.

"Un attimo! Sono stato in coma per tre mesi?" chiese, sventolandosi per prendere aria.

"Si esatto per tre mesi. Hai avuto un incidente stradale. Ed hanno ritrovato la tua auto in una fossa. Eri privo di coscienza e le possibilità che ti svegliassi erano pari al 0,1 %." parlò con la voce che li tremava.

"Non sai per quale motivo abbia avuto questo incidente?"

Era tristamente vero e Taehyung non poteva cercare nessuna via d'uscita per scappare da quella realtà distorta.

"Mi dispiace Tae. Ma nessuno lo sa. Si pensa che tu abbia sterzato male e sia andato a finire in quella fossa." replicò rammaricato, ma quelle erano le uniche informazioni di cui lui era a conoscenza.

"E come sono arrivato fin qui?" controbatté, indirizzandosi verso il letto per prendere posto ed incitando il dottore a fare lo stesso.

"Fortunatamente un ragazzo che passava per quelle zone notò del fumo fuoriusc-"

Jin venne interrotto nuovamente.

"Quindi mi ha salvato?"

"Si Taehyung! È venuto spesso a trovarti per vedere se ci fossero dei miglioramenti." rispose, sospirando.

Taehyung si ritenne fortunato che qualcuno gli avesse salvato la vita. Perciò doveva in tutti i modi incontrarlo e ringraziarlo.

"Sai come posso mettermi in contatto con lui?" domandò.

"Ho il suo numero, tra un po' lo chiamo e lo metterò al corrente del tuo risveglio. Va bene? Tu però adesso riposa." gli disse, insospettendo Taehyung.

Lo guardò e intravide del luccichio diffondersi nelle pupille di Jin. Taehyung aveva perso la memoria, ma non era uno stupido. Comprese in men che non si dica che fra quei due ci fosse un altro tipo di rapporto che li legasse.

"Come mai hai il suo numero di telefono?" alzò il sopracciglio destro.

"Diciamo che ci stiamo frequentando." rispose il fratello con le guance pienamente rosse.

"Cosa significa quel diciamo?" lo interrogò mentre sul suo volto s'incorniciò della malizia.

"Taehyung! Mi sto frequentando, ok?" ribatté Jin, alzandosi dal letto.

"Ci voleva così tanto? Viva la sincerità!" esclamò il ragazzo.

"Tu adesso riposati, perché più tardi dovremo controllarti." disse tutto d'un fiato per sfuggire dall'interrogatorio del fratello.

Ma prima di andarsene del tutto, si soffermò e lo squadrò.

"Quindi non ti ricordi proprio nulla?" riparlò per esserne totalmente sicuro.

"No, perché dovrei mentire? Pensi che sia bello svegliarsi da un momento all'altro e dimenticarsi il proprio nome e scordarsi di avere un fratello?" si alzò infastidito, raggiungendolo.

"Taehyung, purtroppo, sei affetto da un'amnesia dissociativa." proferì a malincuore. A Jin dispiacque che il fratello avesse perso la memoria, ma la sua contentezza batteva di gran lunga il dispiacere. Perché il risveglio di Taehyung non lo poté altro che considerare un miracolo. Per la precisione un bellissimo miracolo.

"Che novità! Non me lo sarei mai aspettato!" borbottò fra sé mentre dondolava sulle sue stesse gambe.

Jin stava per dileguarsi, ma Taehyung lo bloccò afferrandogli il braccio. Non poteva permettergli di andarsene. C'erano tante cose avrebbe voluto sapere sul proprio conto. Era fiducioso che tramite qualche racconto della sua vita gli sarebbe ritornata la facoltà del ricordo.

"Perché non mi parli un po' di me? Per esempio di quanti anni ho. Oppure se sono fidanzato o meno. Insomma del più e del meno." mise il broncio per cercare di convincere il fratello di rimanere che acconsentì. E Taehyung esultò come un bambino che stava per ricevere una caramella.

Jin si rattristì quando lo vide entusiasta. Perché era consapevole che quello che avrebbe dovuto ascoltare avrebbe spento tutta la sua felicità. Perciò, inizialmente, tentennò. Preferiva che rimanesse all'oscuro, ma prima o poi qualcuno glielo avrebbe detto. Lo guardò inghiottendo la saliva e Taehyung percepì che il fratello non sprizzasse di gioia.

"Sei certo di voler sapere tutto? Ci saranno parecchie cose che ti potranno destabilizzare." lo avvertì.

Il fratello li fece cenno di parlare e lo scrutò con degli occhi ingranditi di curiosità che fecero tenerezza al medico.

"Hai 25 anni. Sei l'amministratore delegato dell'azienda che hai ricevuto in eredità dai nostri genitori. Fino a qui ci sei?" prima di proseguire, Jin preferì fare una sosta.

Il ragazzo consentì alla domanda ed attese genuinamente il continuo della sua storia, ma un lieve ticchettio alla porta discostò tutta la loro concentrazione. La presenza di un ragazzo dal temperamento freddo e deciso congelò la stanza, compreso i due fratelli. Era giusto più alto di Taehyung di qualche centimetro. La sua corporatura era muscolosa e lo si denotava dal completo elegante che gli fasciava i muscoli. I capelli tirati all'indietro erano di un nero corvino, proprio come i suoi occhi scuri come la pece. Persino le sue labbra erano belle. Taehyung si disperse nei suoi occhi e gli sembrò come se si fosse catapultato in un pozzo fondo e senza fine. Fu inevitabile dire che pensò che quel ragazzo avesse fatto un patto col diavolo per essere così bello.

Il giovane, ammaliato, non fece caso di essersi incamminato nella direzione del corvino e senza curarsi di quello che stesse per fare gli tastò il bicipite destro, restringendolo nella propria mano.

"Wow! Fai parecchia palestra per tenerti così in forma?" chiese con ingenuità, ma il ragazzo dai capelli color corvino ricambiò con un'espressione incattivita e si scostò malamente dal contatto che l'altro ragazzo aveva cercato d'instaurare.

"Non mi toccare." lo sgridò malignamente mentre lo folgorava con tutto il suo disprezzo.

Taehyung si offese del tono acceso che il corvino aveva usato nei suoi confronti. Ed avvertì la strana sensazione che quel ragazzo non riservava neppure un briciolo di simpatia verso di lui.

"Perché non ti posso toccare?" lo fronteggiò e per dispetto gli palpò la natica. Il corvino, imbestialito, gli prese il braccio e glielo scaraventò via.

"Che cosa ci fai qui?" gli chiese, spintonandolo dal petto con l'intento di cacciarlo dalla stanza.

"Sono tuo marito." disse, scoppiando a ridere. E Taehyung ebbe l'impressione che il corvino si volesse prendere gioco di lui.

"Che cosa?" gridò il ragazzo.

"È veramente tuo marito." s'intromise Jin, lanciando uno sguardo di supporto emotivo al fratello.

"È impossibile." parlottò.

"Cacciate fuori le telecamere. Lo scherzo è durato fin troppo!" proseguì con una risata isterica che rimbombò in tutta la camera.

"Non si ricorda nulla seriamente o sta facendo finta?" il corvino si rivolse a Jin.

Taehyung non si era svegliato nemmeno da tre ore e già gli stava facendo bollire i nervi a mille.

"Ehi! Non mi credi? E poi è così che ti rivolgi al tuo maritino?" lo provocò mentre li mandava dei baci volanti.

Il corvino si accostò a Jin e gli impose di uscire immediatamente fuori dalla stanza. Il medico non poté opporsi, era in orario di servizio ed in quel contesto Taehyung era solo un suo paziente. Però prima che se ne andasse lo esortò di badare attenzione al linguaggio che avrebbe usato e soprattutto a cosa gli avrebbe detto.

Jin sorpassò la soglia della porta ed il corvino la chiuse dietro di sé.

"Chiariamoci! Il nostro matrimonio è un matrimonio combinato, unicamente incentrato per scopi economici. Quindi non illuderti che sia basato sull'amore. Ognuno ha sempre vissuto la propria vita senza intralciare le relazioni dell'altro!" lo avvertì, prima che scendesse a delle conclusioni sbagliate sulla loro relazione.

L'unica cosa che Taehyung incolpò dell'altro ragazzo fu la mancanza di cortesia. Non capitava tutti giorni risvegliarsi da un coma e scoprire di aver avuto un incidente mortale. E per ultimo, ma non per importanza, non era semplice venire a sapere di essere sposato con un perfetto estraneo.

Il corvino proseguì il suo discorso.

"Se fosse stato per me saresti potuto rimanere in coma anche per altri anni, non mi sarebbe interessato ma dovresti ritornare al lavoro e riprendere le redini della tua azienda. Nelle varie assemblee dei soci che si sono tenute in questo tangente di periodo si erano decisi di dimetterti. E se affondi tu affondo pure io!" disse mentre si sedette sulla sedia, incavallando le gambe.

"Prima di tutto che tipo di azienda dirigo e poi non ho nemmeno la microscopica idea di come si comporti un amministratore delegato!"

"Si chiama la Kim Industry, ed è specializzata nel settore alimentare. Possiedi diverse catene alimentari situate in vari paesi internazionali e sai qual è il problema?" chiese ironicamente.

Taehyung lo seguì e lo affiancò, sistemandosi sul bracciolo della sedia dove aveva preso posto il marito.

"Come potrei sapere qual è il problema? Per caso sei deficiente? Devo scriverti un cartellone gigante per sottolineare meglio il concetto che sono affetto da un'amnesia dissociativa?" si voltò verso di lui e dovette subito rigirarsi. Avrebbe perso il filo del discorso se avesse continuato ad osservarlo.

"Il problema è che il tuo cervello è piccolo quanto quello di un criceto e ti assicuro che anche prima di finire in coma non sapevi gestire la tua attività! Per questo i tuoi genitori cinque anni fa hanno stipulato un contratto con i miei!"

Il ragazzo si centralizzò esclusivamente sulla parola genitori e c'era qualcosa ma non sapeva cosa che inquietò il suo animo.

"Dove sono i miei genitori?" pronunciò a bassa voce.

"Sono scomparsi due anni fa lasciando un bigliettino avvisandoti che sarebbero andati a vivere in Africa."

Taehyung si morse il labbro ed una lacrima segnò la sua gota. Frettolosamente l'asciugò con la manica del pigiama sotto lo sguardo del marito.

"Quindi mi hanno abbandonato? Cioè hanno abbandonato me e Jin?"

"Così pare perché da quel giorno nessuno di voi due è più riuscito a contattarli." rispose con indifferenza, infischiandosene che il marito ci sarebbe potuto rimanere male o meno.

Il ragazzo voleva urlargli contro e denigrarlo per non aver mostrato un briciolo di compassione nei suoi confronti. È vero che Taehyung non li ricordava ma erano pur sempre i suoi genitori.

"Il gatto ti ha mangiato la lingua?" disse, smovendogli il braccio.

Taehyung fu preso alla sprovvista e scivolò dal bracciolo, finendo sulle gambe del corvino che d'istinto gli agguantò la vita per non farlo cascare per terra. Il ragazzo appoggiò la mano sulla guancia del corvino ed una scossa percorse tutto il suo corpo.

"Come ti chiami?" gli domandò.

"Jeon Jungkook." si limitò a rispondere, ma stranamente non tolse la morbida mano del marito dalla sua guancia.

Gli occhi di Taehyung s'inumidirono e da essi cominciarono a scorrere delle lacrime senza nessuna motivazione. Il ragazzo spaventato della sua reazione   allontanò la mano dalla guancia di Jungkook e si alzò scompostamente.

"Questa è l'unica cosa che saprai di me, vedi di non metterti in mezzo in cose che non ti riguardano." dichiarò il corvino

Taehyung non ebbe il modo di ribattere perché una signora accompagnata da un ragazzo molto più giovane di lei fecero il loro ingresso nella stanza.

Il ragazzo guardò la signora negli occhi e senza neanche pensarci due secondi realizzò che non fosse contenta di vederlo. A differenza del ragazzo che non stava esprimendo nessuna emozione ed era già tanto che stesse respirando.

"Quindi ti sei svegliato?" chiese la donna con un velo di acidità mentre serrò la mano in un pugno per la rabbia.

"Eh già! Per la tua contentezza questo ed altro!" Taehyung non la conosceva, ma utilizzò il suo stesso tono.

"Sei un maleducato! E cosi che si risponde alla propria suocera?" sbraitò, cercando d'intimorirlo come era abituata a fare negli anni precedenti.

Ma a Taehyung gli parve essere una vecchia bisbetica, più che la madre di Jungkook. E non gli piacque per nulla come si rivolse nei suoi confronti.

"Tskk! Non so neanche chi tu sia!" le tenne testa, avvicinandosi sfacciatamente alla donna.

"Non ti ricordi proprio nulla?" insisté.

Taehyung sbuffò, esprimendo la sua impazienza. Non era possibile che la prima domanda che gli veniva posta era quella e non un come stai o come ti senti.

"Ma che problemi avete? Quante volte lo devo ripetere che non mi ricordo nulla!" sbottò.

"A-Yeong, sta dicendo la verità." si frappose Jungkook.

Il ragazzo percepì parecchia freddezza da parte del corvino nei confronti di quella donna.

"Scusatemi ma non siete madre e figlio?" intervenne il ragazzo. Di solito un figlio non chiamava la propria madre per nome.

"Lei è la mia matrigna. Lui invece è Jo-Wo il mio fratellastro." indicò il ragazzo che per tutto quel tempo non fiatò.

"Lo sai che devi portare rispetto alle persone più grandi di te?" lo riprese A-Yeong.

Taehyung era dell'idea che se una persona avesse voluto rispetto se lo sarebbe dovuto guadagnare. Pertanto non l'accontentò, anzi fece l'opposto.

"Mi dispiace ma non riesco ad essere una persona decorosa con soggetti come te!" parlò sgarbatamente e si rifiutò di darle del lei.

"Pensi che mi spaventi soltanto perché ti professi di essere mia suocera?" quella frase creò ancora più contrasto, se non una vera e propria faida che sbigottì e sbalordì Jo-Wo, Jungkook ed A-Yeong.

"A-Yeong, scusalo! Non sa nemmeno lui cosa dice." Il corvino dovette per forza intromettersi ed evitare che litigassero.

"Jungkook, so cosa sto dicendo! Quindi per favore non m'interrompere!" gridò il ragazzo.

La donna alzò la mano per dargli uno schiaffo, ma con molta grazie ed agilità il ragazzo si spostò e la spinse da dietro facendola cadere sul lettino. Taehyung scoppiò a ridere e notò anche l'accenno di un sorriso formarsi sulle labbra del marito. Mentre Jo-Wo andò in soccorso della madre e la sollevò.

"Esci fuori da questa stanza! Ho qualcosa da discutere con mio marito." le urlò, ma A-Yeong non gli rispose. Taehyung fu costretto a prenderla per il braccio e la spintonò insieme al figlio fuori la stanza, per poi chiudergli la porta in faccia.

"Taehyung! Non sai in cosa mi hai appena cacciato!" esclamò Jungkook.

La sua matrigna sarebbe andata a dire sicuramente tutto al padre e per lui sarebbe stata la fine.

"Oh dai, quante storie! Ho visto come te la ridevi sotto i baffi." gli rinfacciò.

"Allora sei stupido? Ne parlerà con mio padre e lui se la prenderà con me!"

"Portami da tuo padre e gli dirò che sono stato io e tu non c'entri nulla. Risolto?" gli propose una soluzione, ma non era così semplice come li poteva sembrare.

"No, che non è risolto. Non pensare di comportarti così di nuovo con lei!" sbraitò.

"Se mi infastidisce, non posso farci nulla! Mi ha dato del maleducato. Mi stava per tirare uno schiaffo e dalla sua espressione si scorgeva che avrebbe preferito che non mi svegliassi o addirittura che morissi!"

"Se è per questo la penso come lei. Per la mia famiglia tu non sei indispensabile ma lo sono i tuoi soldi e la tua attività!" gli rammentò il motivo per cui fossero sposati e dal volto di Taehyung fuoriuscì esclusivamente disapprovazione.

"Voglio il divorzio!" s'impuntò. Non sarebbe riuscito a sopportarli nemmeno per un'ora.

"Il contratto non prevede nessun tipo di divorzio!" controbatté alla stupida richiesta del marito.

"Trova un modo! Non voglio aver a che fare né con te e né con la tua famiglia!" lo avvertì, urtandogli la spalla.

Taehyung si allontanò dalla stanza e si accasciò per terra non appena raggiunse un posto in cui poté rimanere solo.

"Che contratto di merda!" disse, ormai perdendo tutte le sue aspettative di fiducia.

Non era il benvenuto e tutti avrebbero prediletto la sua morte. Allora a cosa sarebbe servita la sua esistenza se era ritenuto soltanto un ingombro?  

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