I was Lily Evans

Autorstwa ValentinaMontuschi

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È un giorno come tanti, nella lontana estate del 1971, quando l'undicenne Lily Evans vede comparire nel salot... Więcej

Premessa
01 - Una strana visita
02 - Di lettere d'ammissione...
03 - ... e bacchette magiche
05 - In partenza
06 - In viaggio verso Hogwarts
07 - La Cerimonia dello Smistamento
08 - Grifondoro
09 - Lezioni e Pregiudizi
10 - Pozioni e Soluzioni
11 - Amicizie scomode
12 - Pivellus
13 - Lezioni di volo
14 - Il Quidditch
15 - Profumo di vaniglia e novità
16 - Hogsmeade
17 - Pozioni e pettegolezzi
18 - I Prefetti
19 - Di Ombre...
20 - ... E Inviti
21 - Sirius
22 - L'Incidente di Mary
23 - Amicizie Pericolose
24 - Sirius
25 - Vittorie e Sconfitte [pt.1]
26 - Vittorie e Sconfitte [pt.2]
27 - Fratture
28 - La Minaccia della Serpe
29 - In Riva al Lago Nero
30 - In Riva al Lago Nero
31 - Un Perdono Negato...
32 - ... e Tazze di Tè Inaspettate
33 - Una Nuova Amicizia
34 - Posta Via Gufo
35 - La Strana Assenza di Severus
36 - La Strillettera
37 - Vendette
38 - Il Lumaclub
39 - Deviazioni

04 - La lettera di Petunia

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Autorstwa ValentinaMontuschi

Cokewort, Midlands, Gran Bretagna. 31 agosto 1971

Manca solo un giorno prima della mia partenza per Hogwarts e sono tutta un nervo a fior di pelle. Sono così emozionata che non faccio altro che saltellare su e giù per casa.
È come se mi trovassi sul ciglio di un confine invisibile il quale, una volta oltrepassato, mi catapulterà inevitabilmente dentro una nuova vita, totalmente diversa da quella che ho vissuto finora.

Ammetto che, in parte, questo mi spaventa un po'. Ho sempre saputo di essere diversa rispetto agli altri componenti della mia famiglia; nel profondo del mio cuore, temo che il mio ingresso a Hogwarts e, in generale, nel mondo magico renderà quelle velate differenze, che sino adesso ho avvertito come a malapena percettibili, assai più evidenti, insormontabili persino, segnando un allontanamento netto dai miei cari.

È un pensiero fisso ormai, che mi perseguita da giorni. Da quando abbiamo visitato il quartiere magico di Diagon Alley, per essere precisi. È stato allora che tale paura, dapprima latente, opportunamente sepolta nei meandri del mio animo, è divampata tutt'a un tratto, avvelenandomi i pensieri più allegri.
Mi sforzo di non darci troppo peso e mi concentro, invece, sulle mirabolanti avventure che vivrò a Hogwarts; la sola idea che presto potrò maneggiare la mia bacchetta, intenta ad apprendere magie straordinarie, è sufficiente a rinfrancarmi lo spirito, scacciando via sia dalla testa che dal cuore i pesanti timori che mi tormentano.

È un limpido martedì pomeriggio e i caldi raggi del sole, che brilla alto in cielo, penetrano prepotenti attraverso i vetri delle finestre, inondando ogni stanza della mia abitazione di pura luce.
Al momento, sono sola in casa: papà è al lavoro, mentre mamma ha dovuto accompagnare Petunia di corsa dal dentista, a causa di un principio di carie.

Nella mia silenziosa solitudine, ammazzo il tempo controllando per l'ennesima volta l'elenco di Hogwarts; mi accerto di aver inserito tutto il necessario dentro al baule, passo in rassegna i titoli dei libri di scuola e verifico che la mia preziosissima bacchetta magica sia ancora ben custodita all'interno della sua scatola.

Verso le tre, il campanello trilla squillante, annunciando l'arrivo di un visitatore.

Deve trattarsi senz'altro di Severus. Ho telefonato io stessa a casa sua, invitandolo da me per la merenda. Anche lui sarà in preda all'agitazione, in vista del viaggio di domani e ho pensato che sarebbe stata una buona idea stemperare la nostra tensione condivisa, trascorrendo qualche ora insieme a chiacchierare e a fantasticare su quel che ci aspetterà l'indomani.

Inoltre, è da parecchio tempo che io e Severus non ci incontriamo nel nostro solito boschetto in riva al fiume e muoio dalla voglia di sapere dei suoi acquisti a Diagon Alley.

Non appena sento il campanello strimpellare, corro giù di sotto ad aprire la porta.

«Sev! Che bello che sei passato!» lo accolgo con sincero entusiasmo, facendogli segno di entrare in casa. Severus, dal canto suo, varca la soglia esitante, guardandosi attorno intimidito.

«I miei non sono in casa. E nemmeno mia sorella» mi affretto a spiegare con fare spiccio, «Andiamo di là, così ti offro qualcosa da mangiare.»

Ci sistemiamo comodi in cucina, seduti al tavolo rettangolare che campeggia in mezzo alla stanza. Senza farci troppi scrupoli, ci avventiamo sugli invitanti biscotti al cioccolato, sfornati stamattina, che mia madre ha accuratamente disposto su un bel piatto in porcellana.

Spiluccando e sgranocchiando, Severus ed io ci aggiorniamo sulle ultime vicende, in particolar modo sulle rispettive spese fatte a Diagon Alley.
Al termine dei miei racconti, non posso fare a meno di condividere con il mio migliore amico ciò che è accaduto con mia sorella e, soprattutto, la strana reazione di Petunia quando l'ho sorpresa a scribacchiare chissà cosa alla sua scrivania.

«Sospetto. Molto sospetto.» commenta Severus, dopo aver buttato giù un bel boccone di biscotto al cioccolato.

«Che cosa è sospetto?» gli faccio eco io, con aria ingenua, incapace di comprendere a cosa alluda.

«Ragiona, Lily... Non fate in tempo a tornare da Diagon Alley, un quartiere che pullula di maghi e magia in ogni angolo, che subito Petunia corre a rinchiudersi in camera sua e si mette a scrivere di nascosto a qualcuno... Questo è sospetto!»

«Io non ho mai detto che stava scrivendo a qualcuno! L'ho solo intravista scribacchiare qualcosa su un foglio...»

«Be', non mi pare proprio che tua sorella abbia l'hobby della scrittura, né che tenga un diario dove annotare i suoi ricordi più piacevoli! Te lo dico io, Lily... qui gatta ci cova!» ribatte Severus, con tono sempre più convinto.

Sul momento, non riesco a trovare nessuna ipotesi plausibile con cui replicare. Resto zitta, fissando Severus dubbiosa. Una parte di me non può che essere d'accordo con lui; Petunia non è certo il tipo di ragazza da custodire i propri segreti in un diario. Anzi, sinceramente, temo sia più nel suo stile leggere di nascosto quelli altrui (ragion per cui mi sono sempre ben guardata dal possedere un mio diario personale!).

Eppure, non riesco proprio a immaginarmi a chi possa mai voler scrivere mia sorella.

«Hai detto che Petunia non è in casa adesso, giusto?» mi domanda Severus all'improvviso, riscuotendomi dalle mie assorte elucubrazioni.

«No... Mia madre l'ha accompagnata dal dentista.»

«Perfetto!» esclama lui, con in faccia un ghigno che non mi piace per niente. «È l'occasione giusta per dare una sbirciatina in camera sua e scoprire cosa nasconde.»

«Che cosa? No! Non se ne parla proprio!» protesto indignata.

«E perché no?» domanda Severus, scoccandomi un'occhiata in parte perplessa, in parte accigliata.

«Perché... Perché non è corretto, ecco perché! Non è carino andare a spiare nelle cose altrui!» dichiaro austera, incrociando le braccia al petto.

Severus sospira sonoramente, alzando gli occhi al cielo esasperato.

«Petunia non si farebbe certo tanti scrupoli, al tuo posto. Anzi, sono sicuro al cento per cento che si sarà intrufolata di nascosto in camera tua un milione di volte!» mi rimbecca ostinato, «E poi, non mi dirai che non sei neanche un po' curiosa! Non vuoi sapere che cosa sta tramando tua sorella?»

Colta in flagrante, abbasso lo sguardo con aria colpevole.

«Certo che voglio saperlo.» mugugno con un filo di voce, vergognandomi all'istante dell'infida curiosità che mi assale. «È solo che...»

«È solo che... cosa?» insiste Severus, vagamente spazientito.

«Se Petunia scopre che sono entrata nella sua stanza senza permesso, andrà su tutte le furie! Andiamo già così poco d'accordo ultimamente...»

«Vorrà dire che ci entrerò solo io! Tu starai fuori dalla porta di vedetta, caso mai tua madre e Petunia ritornino dal dentista.» incalza Severus, con un cipiglio del tutto simile a quello di un caporale dell'esercito.

Lo guardo sconcertata; è raro vederlo così determinato. Il suo tono è talmente inflessibile e deciso che finisco per lasciarmi convincere.

«D'accordo.» acconsento rassegnata, «Ma cerca di fare in fretta! Non voglio che Petunia ci scopra.»

Severus annuisce senza troppo trasporto, la sua attenzione è ormai totalmente rivolta al piano di sopra, dove si trova la stanza di Petunia. Balza giù dalla sedia e si avvia verso le scale; io gli trotterello dietro, sentendomi sempre più a disagio ad ogni passo che compio.

Giungiamo veloci dinanzi alla camera di Petunia e, senza alcun indugio, Severus abbassa la maniglia della porta.

«Tu aspetta pure qui. Avvertimi se senti arrivare qualcuno.» mi ammonisce un istante prima di scivolare oltre la soglia.
Furtivo quanto un gatto, Severus si intrufola dentro la stanza, mentre io rimango fuori in piedi sul pianerottolo a fare da guardia, con l'animo in subbuglio, alla stregua di una perfetta criminale.

Mi metto in allerta, mentre sbircio dal lungo pertugio lasciato dalla porta socchiusa i movimenti del mio migliore amico. Vedo Severus aggirarsi scaltro per la stanza, esaminando con perizia ogni angolo della scrivania di Petunia. Quando la sua mano apre di scatto uno dei cassetti, la scintilla di un feroce trionfo balugina nei suoi occhi neri come inchiostro.

«Trovata!» esclama vittorioso.

Travolta da un'impellente curiosità, abbandono la mia posizione di vedetta e in un lampo raggiungo Severus dentro la camera di Petunia.

«Che cos'è?» chiedo impaziente.

«Una lettera di Hogwarts.»

«CHE COSA? Hogwarts? Ma è impossibile...»

Severus mi allunga il foglio sotto agli occhi, di modo che io possa riconoscere l'inconfondibile simbolo araldico della scuola, disegnato in cima alla lettera. Affondiamo entrambi naso e sguardo nella pergamena, leggendo avidi il suo contenuto.

«Non riesco a crederci...» mormoro con un filo di voce, mentre i miei occhi rimangono incollati sulle inequivocabili parole scritte da Silente in persona, in un'elegante grafia corsiva.

Incredula, scopro quindi che Petunia deve aver fatto richiesta di poter essere ammessa anche lei a Hogwarts, ma ciò che emerge dalla lettera non è altro che un netto rifiuto. Il tono che il Preside ha usato è molto gentile e indulgente, ma categorico; Petunia non detiene alcun dono magico dentro di sé, pertanto non ha nessun diritto di frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Sgomenta, rileggo più volte il testo sul foglio di pergamena, per accertarmi di non essermi sbagliata.
Perché mai Petunia avrebbe dovuto supplicare Silente di farla entrare a Hogwarts? Lei detesta la magia!

«Visto? Che ti dicevo? Avevo ragione su tua sorella. Anche lei vuole essere una strega!» esclama Severus vittorioso, come se avesse captato i miei pensieri.
«Povera illusa! Lei è soltanto una Babbana... non potrà mai essere come noi.» aggiunge superbo, con una nota di disprezzo nella voce.

D'impulso, lo fulmino con un'occhiata carica di disapprovazione; detesto quando insulta Petunia! So quanto le stia antipatica, ma è pur sempre mia sorella e mi ferisce udire Severus parlare di lei in questi termini.
Tuttavia, resto zitta, evitando di dare voce ai miei pensieri; adesso non ho voglia di mettermi a discutere sui dissapori tra Petunia e il mio migliore amico, sono ancora troppo sconvolta per ciò che abbiamo scoperto.

«Certo che è strano...» osserva Severus pensieroso, ignorando di proposito il tacito rimprovero nascosto nel mio sguardo. «Mi chiedo come avrà fatto tua sorella a mettersi in contatto con Hogwarts... Forse alle poste ci sono dei maghi che lavorano in incognito...» mugugna fra sé e sé, ponderando ipotesi su questioni ben al di là del mio interesse.

In tutta sincerità, poco m'importa sapere in che modo Petunia sia riuscita a contattare Albus Silente, né se esistono davvero dei maghi il cui lavoro consiste nel mimetizzarsi tra i Babbani. Mi sento la mente annebbiata e tutto ciò su cui riesco a ragionare ora è che cosa debba aver provato Petunia quando ha ricevuto il rifiuto da parte del Preside. Arriccio la bocca in un'espressione dispiaciuta, immaginandomi la sua delusione e il suo sconforto.

Avverto un triste senso di pietà invadermi il cuore, mentre fisso un'ultima volta le parole garbate, ma al contempo perentorie che intridono la superficie ingiallita della pergamena.

Davvero Petunia desidera così tanto essere una strega come me?

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