I was Lily Evans

By ValentinaMontuschi

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È un giorno come tanti, nella lontana estate del 1971, quando l'undicenne Lily Evans vede comparire nel salot... More

Premessa
01 - Una strana visita
03 - ... e bacchette magiche
04 - La lettera di Petunia
05 - In partenza
06 - In viaggio verso Hogwarts
07 - La Cerimonia dello Smistamento
08 - Grifondoro
09 - Lezioni e Pregiudizi
10 - Pozioni e Soluzioni
11 - Amicizie scomode
12 - Pivellus
13 - Lezioni di volo
14 - Il Quidditch
15 - Profumo di vaniglia e novità
16 - Hogsmeade
17 - Pozioni e pettegolezzi
18 - I Prefetti
19 - Di Ombre...
20 - ... E Inviti
21 - Sirius
22 - L'Incidente di Mary
23 - Amicizie Pericolose
24 - Sirius
25 - Vittorie e Sconfitte [pt.1]
26 - Vittorie e Sconfitte [pt.2]
27 - Fratture
28 - La Minaccia della Serpe
29 - In Riva al Lago Nero
30 - In Riva al Lago Nero
31 - Un Perdono Negato...
32 - ... e Tazze di Tè Inaspettate
33 - Una Nuova Amicizia
34 - Posta Via Gufo
35 - La Strana Assenza di Severus
36 - La Strillettera
37 - Vendette
38 - Il Lumaclub
39 - Deviazioni

02 - Di lettere d'ammissione...

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By ValentinaMontuschi

Cokeworth, Midlands, Gran Bretagna. Agosto 1971

«Tuney! Tuney!»

Il suono squillante della mia voce si propaga per tutto il pianerottolo, mentre chiamo concitata il nome di mia sorella.

L'entusiasmo che provo in questo istante è così potente e palpabile, che potrebbe farmi esplodere il cuore se non lo condivido al più presto con qualcuno.

Incapace di contenere le mie azioni, mi avvento quindi verso la camera di Petunia; ignorando deliberatamente il minaccioso cartello, con su scritto a chiare e grandi lettere 'VIETATO ENTRARE', affisso sulla porta rigorosamente chiusa, irrompo spudorata dentro la stanza.

Trovo Petunia stravaccata sul letto, con un grosso tomo, dall'aspetto assai serioso, tra le mani. Tiene gli occhi ben incollati alle pagine fitte di parole del suo libro. Pare completamente assorbita dalla lettura, a giudicare dall'espressione concentrata che ostenta disinvolta.

Eppure, nel momento esatto in cui ho oltrepassato la soglia della camera, non ho potuto fare a meno di notare il fuggente movimento di un braccio, come se mia sorella avesse agguantato quell'ostico volume proprio un secondo prima del mio arrivo, giusto per dare l'impressione di essere occupata.

«Tuney!» cinguetto, trascurando i tentativi di Petunia di mostrarsi indifferente alla mia presenza.

«Non sai leggere il cartello? Sto studiando!» sbotta lei, con voce brusca.

«Studiando? Ma siamo in vacanza!»

«Ho un mucchio di compiti da fare.» mi rintuzza Petunia, scoccandomi un'occhiataccia.

Ignorando di proposito le sue proteste, balzo a sedere sul bordo del letto, sfoggiando un sorriso a trentadue denti.

«Guarda!» esclamo, sventolandole orgogliosa la busta sotto agli occhi.

«Che roba è?» chiede Petunia con calcolata sufficienza, mentre il naso le si arriccia in una smorfia contrariata.

«Una lettera di Hogwarts!»

Picchietto impaziente il dito indice contro il sigillo scarlatto, in modo che Petunia possa riconoscere la grossa 'H' incisa nella ceralacca.

«Mmh» sbuffa, senza alcun trasporto.

«Eddai, Tuney! Possibile che non ti ricordi? Te ne avevo già parlato, no?» insisto, ben determinata a mantenere alto il mio entusiasmo. «Hogwarts! La scuola dove vanno a studiare i maghi

So che ha già sentito nominare questa scuola. Prima ancora che Albus Silente si presentasse alla porta di casa nostra oggi, sia io che mia sorella eravamo già al corrente riguardo l'esistenza del mondo magico. Qualcun altro, prima del vecchio Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, si è sentito in dovere di parlarmene. Ed io, naturalmente, ho riferito tutto ciò che mi è stato raccontato a Petunia. Dopotutto, è mia sorella e desidero condividere con lei ogni evento della mia vita.

Tuttavia, non appena pronuncio il fantomatico nome dell'istituto magico, una cupa sfumatura, che non riesco bene a definire, attraversa improvvisamente lo sguardo di Petunia.
Mi costringo a non darci troppo peso, tuttavia non posso evitare di sentirmi ferita nell'orgoglio, per questa sua enigmatica reazione. Ma non mi do per vinta e continuo a raccontare, condendo le mie parole con caparbia allegria.

«Albus Silente in persona... il Preside di Hogwarts... è venuto qui, per consegnarmi questa lettera! A quanto pare, è proprio vero che sono una strega.» concludo, emozionata.

Petunia resta zitta qualche istante, fissandomi con espressione indecifrabile.

«Buon per te.» si congratula, alla fine, con voce terribilmente piatta, priva di emozioni.

Avverto la ferita del mio orgoglio dilatarsi, mentre una subdola frustrazione inizia a lambirmi l'umore.
Cerco di lenirla appigliandomi all'ultimo residuo di speranza che mi rimane, illudendomi di vedere finalmente mia sorella felice per me e per la notizia appena appresa.

Dopo essermi concessa un lungo sospiro incoraggiante, dedico a Petunia un sorriso carico di aspettativa.

«Non l'ho ancora aperta, la busta...» accenno con tono tutt'a un tratto incerto; la paura del rifiuto s'insinua velenosa nella mia mente. Tuttavia, mi armo di coraggio e pronuncio la mia proposta in un solo fiato:

«Ti va di leggere la lettera insieme a me? Sono troppo su di giri per farlo da sola, rischio di non capirci un fico secco.»

«Lily, ascoltami bene. Io non ho tempo da perdere dietro le tue sciocche stramberie! Te l'ho già detto poco fa: devo studiare!» mi liquida Petunia, fulminandomi con sguardo spietato, pieno di disapprovazione.

Le sue parole mi investono con lo stesso impatto raggelante di una secchiata d'acqua gelida. Il senso della delusione divampa rovente sulle mie guance, mentre gli occhi bruciano per colpa delle lacrime che sleali mi appannano di colpo la vista.
Petunia se ne accorge, ma non si dà pena di rimediare. Anzi, par quasi compiacersi nel vedermi in questo stato.

Sbatto feroce le palpebre, cancellando prontamente il pianto che mi si è incastrato tra le ciglia. Percepisco le guance ancora calde, ma so che ora è la collera a imporporarle.

«Sei proprio una bisbetica antipatica, Petunia! Non ti sopporto!» sbraito inviperita. Petunia, per tutta risposta, scrolla le spalle indifferente, prima di immergersi di nuovo nella - finta - lettura del suo grosso libro.

Con un balzo scendo giù dal letto ed esco furiosa dalla stanza, determinata a mettere quanta più distanza possibile fra me e l'acida meschineria di mia sorella.

Corro a rifugiarmi in camera mia. Una volta oltrepassata la soglia, richiudo con violenza la porta dietro le mie spalle. Sento la rabbia ribollirmi nelle vene, frammista a una latente tristezza che fatico ad ammettere persino a me stessa. Rivoli caldi mi scivolano lungo le guance e solo ora mi accorgo di essere scoppiata a piangere.
Il fatto è che la reazione di Petunia mi ha davvero mortificata. Vorrei tanto che fra di noi esistesse quel tipo di legame indissolubile che solo due sorelle possono condividere; che entrambe fossimo figure insostituibili e di supporto per l'una e per l'altra.

La visita avvenuta oggi da parte di Albus Silente si annovera senza dubbio tra gli eventi più importanti della mia intera esistenza. Significava molto per me avere Petunia al mio fianco.

Invece, più cerco di avvicinarmi a lei, di renderla partecipe di ciò che mi accade nella vita, sia nel bene che nel male, più ho l'impressione che mia sorella si impegni a tenermi lontana, come se mi considerasse una presenza fastidiosa, non gradita.

Con il dorso della mano, mi asciugo gli occhi e, sospirando amaramente, cerco di ricacciare indietro le lacrime.
Dovrei essere intenta a festeggiare, invece che piangere per colpa dei dispetti di Petunia.

Mi concentro intensamente sulla fantastica notizia che Silente mi ha comunicato e, soprattutto, sulla busta che mi ha dato. La stessa che ancora tengo stretta in mano.
La tristezza in parte sbiadisce, e una scintilla di gioia ritorna a reclamare il suo posto nel mio umore. Lascio che il calore di questa rinnovata felicità mi invada totalmente, mentre studio con fremente curiosità i contorni giallastri e ruvidi della lettera.

Le mie dita si muovono da sole, scartando con delicata solennità l'involucro poroso della busta.
E, finalmente, mi accingo a leggere tutta la magia in essa contenuta.

***

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Preside: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Mago, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. Dei Maghi)

Cara signorina Evans,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto di frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e le attrezzature necessarie.
L'anno scolastico avrà inizio il 1° settembre.
Distinti saluti,

Minerva McGonagall
Vicepreside

«Ancora non ci credo, mi pare un sogno.» sussurro, dopo aver letto per l'ennesima volta il testo della missiva.

Il suono flebile della mia voce si mescola al sibilo sommesso del vento, il quale mi accarezza i capelli, scompigliandomeli con garbo.

«È tutto vero, Lily!»

Seduto accanto a me, Severus Piton, nonché il mio migliore amico, mi sorride raggiante, traboccante d'orgoglio. Anche lui è un mago e, come me, ha appena ricevuto la lettera che lo informa della sua ammissione alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Al contrario di me, però, Severus ha sempre saputo del suo dono magico. Sua madre è una strega, perciò la magia ha fatto parte della sua quotidianità, sin da quando era piccolissimo. In effetti, è stato grazie a lui che ho scoperto come mai possedessi certe peculiari abilità, mai viste né nei miei coetanei, né negli adulti che mi circondano.

Severus è stato il primo a rivelarmi che la magia esiste per davvero in questo mondo. E anche che io sono una strega.
Ed è proprio per tale motivo che, alla fine, siamo diventati amici.

Severus vive nella mia stessa città, nel quartiere di Spinner's End, la zona meno raccomandabile del villaggio; frequenta la medesima scuola mia e di Petunia e, da che io ricordi, non è mai stato granché popolare fra i nostri compagni (mia sorella compresa), soprattutto a causa del suo aspetto stravagante e un poco trascurato.
Severus ha un corpo piccolo ed esile, dotato di una magrezza quasi malsana, sottolineata ancor di più dagli abiti che indossa, decisamente inadatti per un bambino della sua età.

Oggi, per esempio, sfoggia dei jeans troppo corti, l'orlo raggiunge a fatica le caviglie; al contrario, il busto è avvolto da una strana camicia, sgualcita e molto simile a un grembiule, talmente ampia da presupporre che sia di qualche taglia più grande rispetto alla misure reali del bambino.

Tale abbigliamento bizzarro e male assortito è spesso bersaglio delle prese in giro da parte dei bulletti della scuola, che certo non lesinano con battutine perfide e maligne. Inoltre, il fatto che Severus sia un ragazzino tendenzialmente diffidente e taciturno, talvolta persino scontroso con chi gli rivolge la parola, non può che peggiorare la sua già precaria condizione da emarginato.

Ammetto che io stessa, fino all'anno scorso, non ho mai dimostrato un grande interesse nei suoi confronti, in parte influenzata dal comportamento degli altri bambini della mia scuola, in parte perché temevo di beccarmi anch'io qualche rispostaccia. Confesso che me ne vergogno.

Tuttavia, ora la situazione è molto cambiata; l'estate scorsa, in un parco giochi non molto distante da casa mia, ho avuto la prima vera conversazione con Severus. È stato allora che ho scoperto di essere una strega. E che anche Severus, incredibilmente, era un mago.

Da quel giorno, il rapporto fra me e Severus è sbocciato in un solo colpo. E adesso siamo diventati amici inseparabili.

Grazie ai racconti con cui sua madre ha infarcito la sua infanzia, Severus conosce un mucchio di cose sul mondo magico e, da come gli si illuminano gli occhi quando me ne parla, intuisco quanto a lungo abbia desiderato trovare qualcuno con cui condividerle.

Per quanto mi riguarda, ascolterei i suoi strabilianti e fantastici racconti per ore. Adoro immergermi nelle immagini fiabesche che mi affollano inevitabilmente la testa, al suono delle sue storie.

Anche se, devo ammetterlo, una parte di me - la più scettica - ha temuto, fino alla fine, che si trattasse soltanto di uno scherzo o di bugie. Un dubbio instillato da Petunia e, soprattutto, dalle sue continue raccomandazioni sullo stare in guardia e sul non fidarmi di ciò che esce dalla bocca di un ragazzino, come lo considera lei, strampalato e con i capelli sempre unti.

Un fremito d'eccitazione, mista a sollievo, mi attraversa il corpo, mentre rileggo sottovoce, ancora una volta, le parole racchiuse nella lettera di Hogwarts.

Un sorriso radioso si allarga spontaneo sulle mie labbra. Sollevo la pergamena e me la appoggio al petto, all'altezza del cuore. Intanto, mi distendo sul tappeto d'erba umida, abbandonandomi alle carezze della fresca brezza che si insinua tra gli alberi di questo boschetto, dove io e Severus abbiamo l'abitudine d'incontrarci.

«È tutto vero.» ripeto con aria sognante, lo sguardo perso nel folto di foglie che mi sovrasta.

Osservo i raggi del sole che si impigliano fra i rami, frantumandosi in coriandoli di luce, che piovono cangianti sui tronchi e sul terreno. Io e Severus restiamo qualche secondo in silenzio, contemplando ammirati quel meraviglioso spettacolo di riflessi.

«I tuoi come l'hanno presa?» mi domanda Severus, rompendo d'un tratto la placida quiete che ci circonda.

«Meglio di quanto mi aspettassi.» rispondo sincera, mettendomi a giocherellare distratta con una foglia raccolta da terra. «Mamma mi è sembrata davvero entusiasta. Anche papà ha reagito bene, anche se dubito che abbia compreso fino in fondo le parole di Silente. Dopotutto, per lui solo ciò che si può toccare e quantificare ha veramente senso. La magia è troppo astratta, troppo... intangibile perché possa apprezzarla appieno. Ma pare che abbia accettato serenamente la notizia e questo già mi basta.»

Ammutolisco per un momento, sprofondando in un improvviso e cupo pensiero.

«Non posso dire lo stesso di Petunia...» riprendo, con voce intrisa di una vaga nota di sconforto, «È stata molto scostante quando le ho mostrato la lettera di Hogwarts! Temo che la magia non le piaccia un granché... A volte ho addirittura l'impressione che ne sia disgustata.»

«Non è così, ti sbagli!» controbatte Severus rigoroso, mentre nei suoi occhi, neri e liquidi come inchiostro, vibra una scintilla di feroce orgoglio. «A tua sorella la magia piace, eccome! La desidera con tutta se stessa. Glielo si legge in faccia ogni volta che ti vede compiere delle magie. Se ti tratta male è solo perché è invidiosa di te! Perché tu sai fare cose che a lei non saranno mai concesse.»

«Sev, sei molto ingiusto. So che Petunia ti è antipatica, ma non è invidiosa. E, soprattutto, non di me! È mia sorella, dopotutto...» protesto, benché le mie parole non suonino convincenti neppure a me.

Senza accorgermene, le mie dita iniziano a spezzettare nervose la fogliolina che ho raccolto. In pochi secondi, non ne rimane altro che un misero mucchietto di briciole verdi, screziate da venature bronzee.
Le affido al vento il quale, con un soffio, le spazza via dalla mia mano. Le guardo sparpagliarsi nell'aria, mentre un sospiro di sconforto mi sfugge dalle labbra.

«I tuoi genitori, invece, come hanno reagito?» domando a Severus, nel tentativo di spostare subito l'attenzione
su un argomento che non riguardi mia sorella.

«Bene.» replica lui spiccio. «Mia madre è contenta, benché non ne sia rimasta sorpresa.»

«E tuo padre?»

«A quello lì la magia non interessa.» taglia corto Severus e dal suo tono cupo capisco che è meglio non insistere.
«Sai già quando andrai a Diagon Alley?» aggiunge repentino, sforzandosi di mostrare un'espressione più serena.

Diagon Alley è un quartiere nascosto di Londra, ignoto ai Babbani (ovvero le persone che non praticano la magia), ma assai famoso tra i maghi e le streghe del Paese. Lì, è possibile acquistare qualsiasi genere di articolo magico ed è metà fissa di ogni studente di Hogwarts, per rifornirsi dei manuali e degli strumenti scolastici richiesti dall'istituto.

Da quel che mi ha raccontato, Severus lo ha visitato soltanto una volta, quando era ancora molto piccolo, ma ne conserva tuttora un ottimo ricordo. Dice che è stata un'esperienza elettrizzante e non vede l'ora di tornarci.
Anch'io non sto più nella pelle; per la prima volta in vita mia, incontrerò dei veri e propri maghi, in carne ed ossa, (fatta eccezione per Severus e il professor Silente).

Al solo pensiero che a breve anch'io avrò la possibilità di visitare Diagon Alley e i suoi molteplici e fantastici negozi, il mio umore si galvanizza all'istante.

«La prossima settimana. Mio padre prenderà addirittura un giorno di ferie dal lavoro. I miei genitori desiderano che ci andiamo tutti insieme, come un'allegra gita di famiglia.» annuncio entusiasta.

Per un breve momento, la mia mente si adombra, ricordando le lagnose proteste di Petunia al riguardo. Scuoto immediatamente la testa, focalizzandomi su altro, in modo da scacciare l'inevitabile stizza che mi assale.

«Perché tu e tua madre non vi unite a noi? Sarebbe carino andare a Diagon Alley tutti insieme.» propongo, guardando Severus speranzosa. Lui, però, con un cenno lieve del capo, palesa dispiaciuto il suo rifiuto.

«Mia madre si è già organizzata per accompagnarmici domani... Posso provare a chiederglielo, ma non credo accetterà...»

«Peccato.» replico un poco delusa, ma comprensiva.

Da quel che ho intuito sul suo conto, la madre di Severus, nonché la signora Eileen Piton, è una donna assai schiva e riservata, un'attitudine che ha evidentemente tramandato al figlio.
Benché sia già trascorso un anno da quando io e Severus abbiamo iniziato a frequentarci, le occasioni in cui ho avuto modo di incontrare - o, per meglio dire, intravedere - la signora Piton si possono contare sulle dita di una mano; e minore è il numero delle volte in cui mi ha rivolto la parola, concedendomi sì e no un freddo accenno di saluto.

Di sicuro, non si tratta di una persona espansiva o avvezza alla conversazione. Tutto il contrario di mia madre, la quale invece ha la perenne abitudine d'intrattenere con lunghe chiacchierate, ben farcite di spensierati pettegolezzi, qualunque conoscente abbia la malaugurata sorte di incrociare il suo cammino.

Severus ed io scherziamo spesso sui bizzarri atteggiamenti delle nostre rispettive madri, e già mi preparo a sghignazzare insieme a lui anche stavolta.

Eppure, mi basta una sola occhiata per indovinare che il mio migliore amico è preso da tutt'altri pensieri, in questo momento.

«Ci pensi, Lily... fra pochi giorni, potremmo tenere in mano una bacchetta tutta nostra!» esclama appassionato, mal celando una chiara nota di trepidante impazienza.

Io annuisco febbrile, condividendo appieno la medesima euforia. Raccolgo un bastoncino da terra e lo agito nell'aria, immaginando meravigliose scie di luce e scintille scaturire dalla punta.

Severus mi lancia un'occhiata divertita, ridendo sotto i baffi.

«Diventerai una strega coi fiocchi, ne sono certo!» dichiara con affetto.

Poi, come se si fosse accorto di aver detto qualcosa di troppo, abbassa di colpo gli occhi, imbarazzato. Le sue guance si tingono di una lieve sfumatura rosata, mentre prende a fissarsi con un improvviso ed estremo interesse la punta delle scarpe.

Io non posso fare a meno di sorridere tra me e me, intenerita dalla timidezza del mio amico.

Un breve silenzio cala su di noi, interrotto soltanto dal fruscio di rami e foglie, mossi dalla brezza estiva.

«Severus» mormoro, con un filo di voce.

«Sì?» risponde lui esitante, senza staccare lo sguardo dai suoi piedi.

«Sono felice che andremo a Hogwarts. Insieme

Un sorriso grato e sincero incurva le labbra di Severus, mentre sussurra timidamente al vento:

«Anch'io, Lily. Ne sono davvero felice.»

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