(Ri)trovarsi 2, quando da sol...

By Alis_Wonder

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!!SEQUEL DI: (Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.!! Alyssa e Blake sembrano destinati a non riuscirsi m... More

Primo capitolo.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36
Capitolo 37.
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
Epilogo.

Capitolo 19.

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By Alis_Wonder

Blake POV

Quando arriviamo di fronte il capannone malandato che sto cercando, Nathan gira la chiave per spegnere il motore e osserva scettico il posto che abbiamo davanti.
<<Sei sicuro che sia qui?>> Domando poco convinto, assecondando i suoi pensieri.
Un piccolo fabbricato interamente bianco, si trova al centro di quello che dovrebbe essere il cortile di una vecchia casa disabitata. Non c'è nessuna traccia di qualcuno qui, le luci dell'abitazione sono spente mentre dai vetri oscurati del piccolo deposito non proviene alcun rumore. Sembra che ci siamo solamente noi ad occupare questo territorio sconosciuto, eppure è proprio qui che dovrei trovare l'unica persona che mi può aiutare a risolvere l'unico dubbio che da giorni mi tiene sveglio la notte.
<<Oh andiamo ragazzi, fidatevi di me.>> Travis con tutta la tranquillità del mondo ci sorride dallo specchietto interno all'auto, dove io e Nathan lo stiamo fissando.

Senza perdere altro tempo, scendo dall'abitacolo e aspetto che anche loro facciano lo stesso. Lancio un'occhiata alle finestre di quel piccolo stabilimento imperscrutabile e mi pare di scorgere un movimento impercettibile da dietro le lastre scure che danno proprio verso la nostra direzione, capisco così che la nostra presenza è appena stata notata.
Sorrido appena e proseguo verso quello che credo sia l'ingresso ma prima di sbattere i pugni contro la parete, il corpo di Travis mi anticipa parandomisi davanti.
<<Quanta fretta per una cosa che non dovrebbe essere importante.>> Mi sussurra ironico Nathan sottovoce avvicinandosi al mio fianco, mentre osserva il ragazzino bussare alla porta.
La verità è che nessuno dei due sa il motivo per cui siamo arrivati fin qui, nel bel mezzo del nulla, solo per venire a cercare il nerd più esperto della zona nel campo dell'informatica. La stessa persona che, con il giusto compenso in cambio, non ha paura di violare ogni legge della privacy per ottenere i dati richiesti senza far mai scoprire la sua impronta.
Un genio non identificabile, in poche parole, colui di cui ho bisogno.

Il rumore della serratura che viene schiavata lentamente attira la mia attenzione rivelandone, subito dopo, l'immagine di un moro mingherlino che ci guarda alzando un sopracciglio come sorpreso dalla nostra visita.
<<Thomas mi ha detto dove potevamo trovarti, io sono Travis>> interviene subito quest'ultimo per chiarirne le presentazioni.
Il nerd scambia un'occhiata indifferente a Nathan e quando posa gli occhi su di me, invece, assottiglia lo sguardo ispirando profondamente come poco convinto dalla mia presenza.
<<Hai qualche problema?>> Domando schietto, facendolo irrigidire.
<<Quando si tratta di te le cose non sono mai semplici Blake, la tua reputazione ti precede.>> Ribatte posando una mano sulla superficie della porta ma subito dopo decide di farsi da parte e aprirla per consentirci l'ingresso.
Prima di proseguire però, mi fermo davanti al suo corpo guardandolo dall'alto.
<<Allora saprai anche che è meglio non provocarmi>> lo informo cinicamente, senza nessuna traccia di divertimento in viso e mi volto verso i ragazzi facendo un cenno del capo in direzione del piccolo prefabbricato.
Questo posto è esattamente l'opposto di ciò che si direbbe essere la tana di un hacker e, mentre camminiamo verso i monitor del suo computer, noto una parete al nostro fianco essere ricoperta da post-it con scritte delle date e degli orari divisi per colori, come se fosse la rappresentazione visiva della sua agenda appesa contro il muro. Oltre ad un piccolo frigorifero l'ambiente è completamente vuoto, moltissimi fili collegano tutti ad un grande pannello fatto di interruttori e protetto da un vetro esterno, illuminato tutt'intorno da una luce rossa a led che ne indica l'importanza di quell'ambiente. La scrivania sul fondo è occupata da quattro schermi, ognuno dei quali sembra svolgere un'attività diversa dagli altri, eppure sono collegati dalla stessa tastiera di un unico cervello elettrico. Corrugo la fronte confuso e continuo a seguirlo fino a quando non si siede alla sua postazione rivolgendo la sua attenzione al monitor dove sono indicati degli strani numeri contrassegnati da valute internazionali aggiornati in tempo reale, alcuni verdi e altri in rosso.
<<Come posso aiutarvi?>> Chiede segnando qualcosa sulla sua agenda.

Sento gli sguardi di Nathan e Travis rivolgersi nella mia direzione a queste parole, curiosi più del moro che al contrario non ci degna di alcuna attenzione.
Afferro dalla tasca dei jeans l'oggetto d'interesse, appoggiandolo con noncuranza accanto al taccuino dei suoi appunti e solo così riesco ad ottenere la giusta considerazione da parte del nerd che alza gli occhi, ora, verso me.
<<C'è un messaggio qui dentro, devi risalire alla lista dei numeri a cui è stato inviato che a loro volta lo hanno inoltrato. Voglio avere l'elenco completo dalla prima all'ultima persona che lo ha ricevuto, puoi farlo?>> Chiedo senza troppi giri di parole, evitando di guardare l'espressione dei due alle mie spalle.
Il moro mi guarda dal basso, afferrando il telefono utilizzato per l'invito degli incontri da John e inizia a girarlo tra le mani con un sorriso strafottente fiero di quello che sta per annunciare.
<<È il mio lavoro, certo che riesco a farlo>> stacca un foglietto rosso per scriverci il mio nome e si alza per attaccarlo in cima alla parete dei post-it del medesimo colore. Subito dopo fa un passo indietro e sovrappensiero si mette ad osservare l'intero quadro generale dei suoi promemoria, dove il mio nome ne occupa solo una piccolissima parte.
Il silenzio viene rotto dal suono di un timer proveniente dal suo cellulare mentre lo schermo centrale dei monitor si apre automaticamente su una pagina nera riempita solo da stringhe di codici numerici e lettere, questo fa ridestare il nerd dai suoi pensieri.
<<Dammi qualche giorno di tempo, una settimana al massimo, ti contatterò io non appena avrò quello che hai chiesto.>> Ci liquida così, accompagnandoci verso l'uscita colto improvvisamente da una certa fretta di ritornare alle sue cose.

Giro le spalle alle finestre di questo luogo e mi avvio verso l'auto certo di aver contrastato anche questa volta i giochi infimi del destino che mi hanno portato a uscire di testa solo qualche giorno fa. Il motivo per cui sono in questo posto.
Io, non permetterò più a qualcuno che vuole sfidarmi, di uscirne vincitore. Utilizzerò ogni mezzo se necessario, per ottenere quello che voglio, piegando chiunque oserà ancora prendersi gioco di me o toccare le persone accanto a me.
Ho imparato ormai a convivere al fianco delle mie condanne nei giorni più bui e se c'è una cosa che ormai ho capito in tutti questi anni, è come manovrare proprio il peso dei miei mostri per annientarne i tentativi di abbattermi.
Non c'è niente di sano in tutto ciò ma solo la più profonda convinzione che, per proteggere me stesso e coloro che rischiano più di tutti il tormento dei miei sbagli, sarei disposto a giocare come il peggior degli spietati.
L'alba di ogni giorno ne segna solamente l'inizio di una nuova battaglia e io posso sentirne il rumore dei miei nemici farsi sempre più vicino, ma non saranno loro quelli che rimarranno indenni allo scontro con un demone peggiore.
Ho appena scommesso la mia puntata oggi e non mi importa il prezzo ma posso giurare sulla mia stessa vita che coloro proveranno a sfidarmi, usciranno feriti.
Questo è una promessa.

<<Perché ti interessa sapere a chi è stato mandato quel messaggio?>> Ormai giunti quasi alla confraternita, Travis domanda quello che probabilmente si sta chiedendo da quando siamo ripartiti da quel posto.
<<Curiosità.>> Rispondo lapidario, non intenzionato a raccontare il motivo del reale coinvolgimento nei confronti di quell'inutile messaggio.
<<Le tue mosse, non sono mai casuali Blake.>> Mi conoscono, entrambi, forse più di quanto io stesso sono disposto ad ammettere. Perciò me ne resto in silenzio ad osservare la strada di fronte ai miei occhi essere illuminata dal sole che sta tramontando, fingendo di non aver ascoltato le parole appena uscite dalla bocca di Travis. Non mi sfugge però il sospiro preoccupato di Nathan al mio fianco che, mentre tiene gli occhi fissi sull'asfalto, piega irrequieto la testa ambo i lati.
Un gesto che facciamo tutti e due per calmare i nervi tesi, quando percepiamo la tensione crescere improvvisamente.
Ho evitato per tutti questi giorni di raccontargli cosa è successo in realtà a quell'incontro e non perché volessi mentire, ma sarebbe stato difficile spiegargli chi era presente quella sera soltanto per osservare me. Io stesso inizialmente ho pensato che fosse stato tutto frutto dell'immaginazione nella mia testa, e prima di scoprire delle cicatrici rimaste sotterrate per così tanto tempo nelle nostre vite, voglio avere delle conferme su come quel vecchio sia arrivato proprio a me.
Tuttavia, oggi Nathan ha sentito cosa sto cercando e sono certo che ben presto non si accontenterà più di ascoltare delle frasi di circostanza con cui sto evitando l'argomento da tutta la giornata. È infatti quando arriviamo di fronte l'abitazione degli altri che capisco le sue intenzioni. Il momento è appena arrivato.

<<Travis puoi lasciarci soli?>> Con un gesto coinciso, Nathan sblocca le portiere dell'auto e mi fissa minaccioso per farmi capire di non scendere dal veicolo.
<<Vi aspetto dentro, John vuole dirci una cosa.>> Senza indugiare oltre, Travis prende le sue cose e chiude lo sportello. Seguo i suoi movimenti fino a quando mi è possibile farlo, da dietro ne vedo ancora le sue gambe non essere tornate a camminare normalmente a causa dell'incontro con Jace di cui ancora devo capire come occuparmene definitivamente. Ma quando la sagoma del ragazzino scompare oltre la soglia della confraternita automaticamente i miei pensieri tornano a concentrarsi sull'attesa che aleggia in questa macchina.
<<Cosa vuoi sapere Nathan?>> Sbuffo spazientito passandomi una mano tra i capelli a causa di un'improvvisa agitazione che mi coglie all'altezza della gola, bloccandomi il respiro. È come se sentissi improvvisamente il tempo non bastare e la sensazione che qualcosa lì fuori si stia muovendo per colpirmi mentre io non sto facendo abbastanza, per proteggerli tutti. A partire da Alyssa, che stamattina ho lasciato su quel letto come un codardo solo per raggiungere il buco di un hacker.
La immagino, bella come una fata, aprire gli occhi mentre il sole illumina tutte le sue curve. I capelli aperti a ventaglio a contornare il suo viso assopito, le guance rosate a causa del sonno e quelle lentiggini che ne disegnano una galassia di stelle adagiate sulla pelle candida. Immagino lo spettacolo nell'osservarla qualche istante prima che la sua mente torni alla realtà, gli ultimi momenti in cui si concede nel fantasticare delle più belle fantasie per poi, un attimo dopo, guardarsi intorno confusa nel distinguere la linea dei suoi sogni da quella della vita. L'attimo preciso in cui, percependo il posto in cui si trova, i suoi occhioni corrono a cercarti come se ne sentisse la necessità di un rifugio per ripararsi dalla disillusione dei suoi abbagli.
La visione della bimba viene sfumata rapidamente quando percepisco la voce di Nathan giungermi lontana e come nei più crudi romanzi, la bolla della beatitudine viene scoppiata per sostituirsi a dei pensieri tutt'altro che piacevoli.

<<Devi dirmi che sta succedendo Blake. Non ti saresti esposto così tanto per nessuna ragione al mondo tranne una, dimmi che è successo a quell'incontro.>> La sua voce incalzante mi giunge dritta ai pensieri, nonostante questo però la mia mente continua a raggiungere l'immagine di Alyssa cullata dai primi raggi di sole.
Lei, nonostante tutto questo caos, sa di cose belle.
Cose che con la mia vita non c'entrano nulla, e lo dovrò rammentare ogni volta che il suo sguardo o le sue parole cercheranno di ingannarmi.
<<Cosa ti fa credere che non ho tutto sotto controllo?>> Domando infastidito dal fatto che è così evidente la mia disperazione seppur vista da lontano.
So di essere scostante, arrogante, e il fatto che tutti continuano a temermi mentre Nathan continua a perseguire ancora la convinzione certa di poter farmi redimere da me stesso, è ammirevole da qualsiasi punto di vista. In tutti questi anni ho sentito gente parlare di bene e male, cosa è più giusto o sbagliato, parole che attraversano le vie di qualsiasi città in qualsiasi momento di un giorno come un altro.
Ho ascoltato tante storie sul mio conto e ho sorriso, quello che tutti definiscono male io lo considero solamente la risposta al mondo crudele che loro stessi hanno creato. Gli uomini pretendono e rincorrono la propria fame girando le spalle per osservare solo sé stessi, anche se questo continua a riprodurre ulteriore sofferenza.
Ecco per me cos'è il male, e quando viene accostato al mio nome io semplicemente ho imparato a non ascoltare. Continuo a vivere disinteressato dalla mia stessa esistenza, rimanendo aggrappato al mio passato che mi ciba di odio.
E quando Nathan cerca di contrastarlo per l'illusione di una vita circondata dalla pace che non mi appartiene, io smetto perfino di rispondere.

<<Dici da tutta una vita che non c'è niente fuori dal tuo controllo, eppure ogni volta sembri non essere più padrone della tua esistenza. Le tue parole hanno smesso di avere influenza Blake ormai da tempo.>> Controbatte cercando di mantenere i nervi saldi, afferrando una sigaretta per portarsela alle labbra.
<<Ricordi quando da piccoli dormivamo nel sottoscala?>> Mormora mentre io continuo a fissare fuori dai vetri cercando di rimanere impassibile alle sue parole.
Ne ricordo il nostro posto sicuro come se le immagini prendessero lentamente forma di fronte ai miei occhi. I pensieri tornarono indietro nel tempo, in quella parte del passato che ancora voglio continuare a rimembrare anche a distanza di tutti questi anni.

<<Blake?>> Chiese sbadigliando in piena notte, quando si era svegliato per bere un bicchiere d'acqua e non mi aveva trovato nel letto.
Lo facevo ogni sera ormai da quando ero arrivato nella loro casa, ma nessuno di loro lo sospettava. Nathan però, mi aveva appena trovato seduto sul divano rannicchiato sulle mie stesse gambe e mi fissava pensieroso.
<<Che ci fai qui da solo? Andiamo a dormire.>> Allungò la sua piccola manina verso di me, e io rimasi semplicemente ad osservarla senza battere ciglio.
<<Non ho sonno adesso, ritorna in camera tornerò presto anch'io.>> Stavo mentendo, sarei salito di nuovo in quella stanza solo quando le prime luci del mattino sarebbero apparse. Ma gli sorrisi per tranquillizzarlo e con un cenno del capo gli indicai le scale che avrebbe dovuto prendere per ritornare nella sua stanza.
Così fece qualche istante dopo avermi scrutato fisso negli occhi senza dire una parola, si girò di spalle e scomparse inghiottito dal buio di quella casa. Tornai a fissare il led rosso della tv di fronte ai miei occhi, almeno fino a quando sentii dei passi timidi scendere nuovamente le scale.
La testa di Nathan sbucava da un cumolo di cuscini e coperte che stava scendendo insieme a lui, osservai quel piccolo ragazzino raggiungere il sottoscala e allungare una coperta di pile per posizionarci sopra i nostri cuscini.
<<Non ho più voglia di dormire sempre nello stesso letto, da oggi questo sarà il nostro nuovo rifugio.>> Senza aggiungere altro si allungò sotto quel posto improvvisato, e si avvolse con un'altra coperta fino alle spalle.
Ero il maggiore tra i due, ma in quell'istante mi parve che lui avesse molte più cose da insegnarmi di quante mai ne avessi potuto mostrargli io.
Era piccolo, ma già perspicace. Così, senza raccontare il motivo reale dei miei incubi, mi convinse con quel gesto a fidarmi di lui stendendomi al suo fianco.
<<Non avere paura Blake, da adesso questo è il nostro nascondiglio.>> Aveva capito senza il bisogno di dover parlare.
Quella fu la prima volta, che riuscii ad addormentarmi senza la necessità di difendermi dai miei stessi mostri.

<<Eri così testardo.>> Sorrido voltandomi finalmente verso la sua direzione.
<<E tu invece... sei sempre stato il solito.>> Si difende scuotendo la testa incredulo di quanti anni già siano passati e nonostante questi, nulla sia cambiato.
<<Non sei stato sempre solo Blake, puoi fidarti di me.>> Sussurra scacciando via i pensieri che mi stanno annebbiando la vista.
È solo Nathan, suggerisce la mia mente constatando quanto a volte questa sottile verità scompaia dal mio cervello. È sempre stato solo Nathan, non un nemico.
Così, osservando i suoi occhi nocciola mi lascio andare alla realtà di tutto ciò che forse non avrei mai dovuto nascondergli sulla sera di qualche giorno fa.
<<Doveva essere un incontro come gli altri e non perché volessi farmi ridurre in quel modo, al contrario. Ma era necessario che tu credessi al fatto di aver voluto proprio quello, perché spiegarti cos'era successo in verità sarebbe stato complicato.>> Percepisco l'odore della paura quando gli occhi di Nathan mi guardano increduli, intuendo forse quello che ha sempre immaginato prima o poi dovesse accadere.
Il giorno della resa dei conti, con un bastardo che non avrebbe mai dovuto cercarmi.
<<Cos'è che non avevi previsto Blake?>> La voce tremante a queste parole è la conferma del mio presentimento: lui ha già capito.
E non ci vuole molto prima che il suo volto perda improvvisamente la sua sicurezza.

<<È riuscito a trovarmi, semplicemente mi ha fissato da lontano. E prima ancora di rendermene conto, lui si era già dileguato tra tutti quei ragazzini.>> Con una sicurezza che ho imparato ad indossare, confesso ciò che non avrei mai voluto dire.
Nathan impallidisce e in questo momento capisco quanto, seppur indirettamente, forse il mio passato abbia in qualche modo condizionato da sempre anche il suo presente. Lui ha paura, la stessa che a sette anni inginocchiava il bambino in me.
<<Tu stai bene?>> Domanda guardandomi negli occhi evidentemente turbato. Vuole ancora aiutarmi, eppure qualcosa è scattato nella sua mente nel preciso instante in cui ho pronunciato queste parole. Forse, la mia storia ha cambiato il suo modo di vedere il mondo molto più di quello che ho mai potuto pensare.
Forse, quel vecchio, non è riuscito a piegare solo me.
<<Devo solo avere conferma di chi lo ha avvertito, e so già chi può essere stato. Scoprirò cosa vuole ancora da me, e questa storia finirà una volta per tutte. Sono diverso dal ragazzino che ha conosciuto e posso giurare che non mi fermerò davanti a niente, finché non vedrò il suo volto essere inghiottito dal panico di avermi di nuovo davanti.>> Nessuno mi fermerà dinanzi questo patto.
Diventerò un demone peggiore di lui, pur di tener fede al mio giuramento.
E constatare come Nathan sia rimasto immobile di fronte l'immagine di quell'uomo è solo un presupposto aggiuntivo per voler perseguire il mio scopo oltre ogni ostacolo, oltre ogni limite.

Mi domando come abbia fatto in tutti questi anni, a non accorgermi di come il mio cambiamento abbia influenzato anche le paure dell'unica persona che ho sempre avuto accanto. Come non ho fatto a vedere che, le voci dei miei mostri in qualche modo hanno raggiunto e sussurrato anche alle sue orecchie.
Nathan ha timore di quel bastardo, e io non me ne sono mai reso conto.
Questa nuova consapevolezza arriva dritta alle mie mani, che stringo in cerca di un punto di sfogo per poterle liberare.
Non ho saputo tenerlo lontano dai miei incubi, e ora sembra esserne sconvolto tanto quanto me. Ho fallito nel mio più grande obbiettivo di proteggerlo, perché nel tentativo di allontanarlo non ho visto quanto già fosse stato condizionato dalle mie paure.
Quanto profondamente in questa storia, anche lui ne è rimasto vittima?

Con un senso di colpa all'altezza del petto, scendo dall'auto per respirare l'aria diventata troppo pesante. Mi guardo intorno e riprendo lentamente il controllo dei miei istinti che in questo momento mi suggeriscono solo di prendere a pugni qualsiasi cosa sia alla mia portata per liberare una rabbia improvvisa.
Respiro lentamente, muovo i diti quasi quasi con compulsione per placare il tremolio delle mani, rilasso le spalle tese gettando la testa all'indietro per osservarne il cielo ormai scuro sopra la mia testa. In questo sfacelo di rabbia avverto gli occhi di Alyssa scrutarne il mio petto alla ricerca di qualcosa che potrebbe riportare a vivere un'anima ormai sprofondata negli abissi del ghiaccio più intenso.
Un'anima che non troverà mai una pace interiore.

E, quasi fosse una predizione, in questo preciso istante avverto il telefono iniziare a vibrare dalla tasca del mio chiodo in pelle.
Confuso da chi possa essere, libero quell'aggeggio dalla cerniera e ne rimango a fissare le lettere delicate che compongono il suo nome sullo sfondo del mio smartphone.
Una sensazione di allarme mi fa rimanere a fissare il nome di Alyssa solo per pochi istanti, perché la percezione di qualcosa che non va si sovrappone a qualsiasi altra priorità nella mia vita.
Accetto la chiamata senza parlare, convinto che dall'altro lato qualcuno anticipi questa mossa.

E così succede.

<<Facciamo un gioco.>>

È quando ascolto la voce di Jace che la mia mente cessa improvvisamente di ragionare.

———————-
Ciao ragazze🖤
Ecco il nuovo aggiornamento, pieno di insidie.
Chi starà cercando Blake, da spingerlo ad arrivare a tanto pur di ottenere delle risposte? È solo paura, o cerca di muovere le sue pedine nella consapevolezza che presto vedrà giocare una partita proprio con in ballo la sua vita?

Inoltre Jace... perché sta cercando così assiduamente la sua vendetta? E soprattutto, perché coinvolgere Alyssa?

Nel prossimo capitolo, una parte di queste domande verrà svelata... ad un costo MOLTO alto.

A presto.

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