BADLANDS II

By CatsLikeFish

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โžก๏ธ Storia in corso โ–ถ๏ธ Sequel di Badlands ๐Ÿฆ‹๐Ÿฆ‹๐Ÿฆ‹ Questa storia contiene scene esplicite ed il linguaggio non... More

BADLANDS II
When you think of love, do you think of pain?
Innocence died screaming, honey, ask me I should know
Do You really want me dead or alive to torture for my sins?
Do you want my presence or need my help? Who knows where that may lead
How are you all around me when you're not really there
With my feelings on fire, guess I'm a bad liar
Wish you knew that I miss you too much to be mad anymore
You've got a fire inside but your heart's so cold
Use the sleeves on my sweater, Let's have an adventure
And oh we started Two hearts in one home
Dancing through our house with the ghost of you
Would you rescue me? Would you get my back?
What am I now? What if I'm someone I don't want around?
Will you still love me when I'm no longer young and beautiful?
Due parole su Badlands
And my daddy said, "Stay away from Juliet"
Sleep with me here in the silence Come kiss me, silver and gold
We weren't perfect But I've never felt this way for no one
Baby kiss me, before they turn the lights out
'Cause I've done some things that I can't speak
I know you wanna go to heaven, but you're human tonight
I spend her love until she's broken inside
If it's not you, it's not anyone
End
Seconda parte
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
XXXIII
XXXIV
XXXV
XXXVI
XXXVII
XXXVIII
XXXIX
XL
XLI
XLII
XLIV
XLV
XLVI
XLVII
XLVIII
XLIX
L
LI
LII
LIII
LIV
Epilogo: parte uno
Epilogo: parte due
Epilogo: parte tre

XLIII

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By CatsLikeFish



🍿🍿🍿

Alexander POV

A svegliarmi è stata la vibrazione sul petto.

Mi sono addormentato con il cellulare addosso, sono le tre di notte quando rispondo alla chiamata.

-Mhm?-

-Alex! Sono arrivata ora!-

-Finalmente.- biascico con voce ancora assonnata.

-Ma stavi dormendo?! Sono solo le dieci di sera!-

-Juliet, il fuso orario.- la rimprovero con voce dura, mentre lei sta già ridendo in modo infantile.

-Oh! Già! Che stupida!-

-Stai bene?-

-Sì.-

-Sei stanca?-

-Beh il volo è stato lungo. Stare seduta tutte quelle ore dopo che ieri sera...-

Sento il palmo della mano destra bruciare ancora.

-Ti fa male?- chiedo trattenendo un ghigno compiaciuto.

Lei ovviamente mi conosce bene.

-Tu ci godi, eh?-

-Sarai piena di lividi..-

La mia voce esce un po' troppo roca e profonda.

-Alexander!- mi sgrida lasciandosi scappare un tono acuto.

-Fossi lì ti preparerei un bel bagno caldo.-

-Eh, no... non c'è la vasca qui.- la sento mormorare distrattamente.

-Come no? E come fai a farti un bagno rilassante dopo il viaggio?-

Scoppia a ridere.

-Alex non cominciare con le tue stranezze.-

-Dimmi solo questo. Si trova in una bella zona, l'appartamento?-

Mi ha tenuto fuori da ogni cosa: la prenotazione dei biglietti, l'affitto della casa, tutto.
Ovviamente sono andato a sbirciare l'indirizzo per controllare che fosse in un quartiere sicuro, sennò non le avrei neanche fatto prendere l'aereo.

-Sì, solo che non c'è la vasca ma una doccia minuscola.-

-Ah.-

-Alex ma che ti credi!? È un monolocale, non un attico super figo.-

-E perché non hai lasciato che scegliessimo insieme?-

-Alex...-

-Va bene, la smetto.- sputo a malincuore.

Me l'ha fatto promettere prima di partire.
"Non dovrai mettere becco su niente, scelgo io e me la vedo io".

Mi sembra assurdo.

-Ora vado a disfare le valigie che domani mattina presto mi sveglio per andare a cercare lavoro.-

-Hai preparato i curricula?-

-No.-

Ti potevo aiutare io. Non lo dico ovviamente, sennò si arrabbia.

-Ma tanto ci vado così, di persona, a chiedere nei bar o nei pub. So fare solo la cameriera non è che sto andando a presentarmi a fare un colloquio in banca.-

Sbuffo dinnanzi alle sue parole prive di ogni ambizione.

-Domani mi dici com'è andata?-

-Sì Alex.-

Butto un'occhiata al letto, proprio di fianco a me.

-Buonanotte Juliet.- sussurro accarezzando il lenzuolo come se lei fosse ancora qui.


Così Juliet ha deciso di prendersi del tempo per lei e io ho rispettato la sua decisione.
È difficile non starle con il fiato sul collo, ma ho accettato la sua scelta, quindi mi farò da parte e le darò il tempo che le servirà.
Voglio solo che stia bene.
Prima con sé stessa. Poi con me.

Ogni sera mi manda un messaggio, dice che non fa che pensare a me.

Voglio solo sentirti.
Le scrivo io.

Così quando non è troppo stanca mi chiama, la sua vocina è ancora in grado di togliermi ogni tristezza. Ha trovato lavoro in un ristorante come cameriera e nel fine settimana va a fare volontariato in un canile.

-Sicura di non volerti trasferire lì?- la prendo in giro io.

Perché nonostante non se lo aspettasse neanche lei, ha già trovato il suo piccolo posto nel mondo, seppur precario, senza di me.

-Sei pazzo? Trasferirmi qui?!? I turni sono massacranti e l'affitto a Manhattan è carissimo..-

-Stai imparando a fare un po' di economia domestica, piccoletta?- le chiedo rigirandomi nel letto.

-Ci fossi tu sarebbe tutto più facile.-

Certo, mi occuperei di tutto io.
E lo farei con piacere.

-Stai spendendo tutto in vestiti e borse vero?-

Lei scoppia a ridere.
Resto interdetto per qualche istante.
Mi sembra di avercela davanti, con il suo nasino e le lentiggini che le escono sul viso quando prende un po' di sole.

-Alex, ma tu come stai?-

Sto che provo un vuoto incredibile.

-Bene.-

Così finiamo sempre a parlare di cose leggere, anche se a volte ci provo ad andare un po' più a fondo.

-Perché non ti iscrivi all'università appena finisci di fare le scuole serali?- le chiedo una notte.

Lei sta ridendo di nuovo. E io mi immagino la sua espressione buffa mentre mi ride in faccia.

-Ma Alex! Smettila di prendermi in giro!-

Mi si irrigidisce la mascella all'istante, non mi sta prendendo sul serio.

-Perché non puoi almeno provarci?-

-Perché.... ahaha..-

Non ho capito cosa ci sia da ridere.

-Io ci metterei quarant'anni a laurearmi, cioè farò prima a diventare nonna!!-

-Cosa ti piacerebbe studiare?-

Il silenzio che segue la mia domanda significa che ci sta pensando sul serio.

-Veterinaria. Eh, sì... mi piacerebbe.-

-Ma odi i cavalli...- la provoco.

Lei scoppia a ridere di nuovo. Di solito non ridiamo mai così tanto quando stiamo l'uno di fronte all'altro.

Resisto finché posso, ma finisco sempre con il chiederglielo.

-Quando torni, Juliet?-

Mi manchi dannazione.

Lei esita per un attimo, sta pensando se dirmi la verità o stuzzicarmi.

-Perché me lo chiedi?-

-Perché voglio saperlo e perché...-

Mi manchi.
Ma non lo dico, perché non è abbastanza a spiegare ciò che sento.

- Forse ti manco un po'..- suggerisce lei con una voce delicata.

-Cristo sì.-

- Cosa... che cosa ti manca di me?-

Resto a fissare la sua immagine dentro allo schermo del cellulare.
Vuoi proprio sapere cosa mi manca?
Mi mancano quegli occhi che si fanno sempre un po' più grandi quando mi vedono. Mi manca sentirti così piccola tra le mie braccia, quando dormiamo insieme. Mi mancano i tuoi lunghi capelli che scivolano subdoli sul tuo viso quando facciamo l'amore. Mi manca il tuo profumo, le tue occhiate nascoste, quando siamo a cena con i nostri genitori. Mi manca la tua voce capricciosa, che sembra quella di una bambina quando mi sussurri nell'orecchio quello che mi piace sentirmi dire.

"Mi manchi" sarebbe troppo riduttivo da dire.

-Senti devo saperlo. Voglio sapere quando torni.- insisto.

-Non lo so, Alex..-

-Come non lo sai? Non devi cominciare le serali e lo stage in quell'ufficio?- le domando impaziente.

-Sì, infatti...-

-Cosa? Dimmelo.-

-Torno a settembre.-

Ancora un mese. Dio.

-Sicura?-

-Sì. È la cosa migliore per tutti e due.-

Mi sento affogare.

-E tu sei sempre impegnato?-

-Studio. Sempre.- ribatto gelido.

-Oh...-

E non sono abbastanza sconsiderato per prendere un aereo e andare da lei.
Forse è proprio quello che lei vorrebbe.


Così ci siamo scambiati qualche telefonata, qualche messaggio, mai niente di intimo.
E dopo due settimane e mezzo che non la tocco, pagherei per averla qui con me.

Voglio vederti.

Ma sono già nel letto Alex

Appunto.

Chiamami quando puoi

Così dopo poco, Juliet mi videochiama.

Dio, è stupenda. Non la ricordavo così bella.

-Non puoi accendere la luce?! È tutto buio in camera tua.- la rimprovero.

-Sono già a letto, te l'ho detto. Finisco a mezzanotte, il tempo che torno a casa in metro ci vuole quasi un'ora...-

La metro, di notte, a New York?

- Vuoi farmi prendere un infarto? Non puoi prendere un taxi? La metro non mi sembra il modo migliore per tornare a casa di notte.-

-E dai, Alex! Ma quale taxi! Mi andrebbe via mezzo stipendio se prendessi il taxi!-

Battibecchiamo sempre per le stesse cose. Io che mi preoccupo troppo, lei che prende tutto sotto gamba.

- Capisco la voglia di fuggire da questa situazione, ma non capisco la voglia di infilarti in situazioni così estenuanti... non hai realmente bisogno di lavorare..-

Io ci provo continuamente, ma lei non è mai stata così ostinata come in queste ultime settimane.

-Alex voglio la mia indipendenza.-risponde decisa.

- Va bene.- dico con voce piatta.

In realtà vorrei solo ricordarle che mio padre è ricco sfondato, ma dirle "ti posso dare tutti i soldi che vuoi" non è affatto elegante.
Poi come glielo dico senza offenderla?

-Ti manco?-

-Sempre, Alex...-risponde lei sottovoce.

- Anche adesso?-

Anche adesso che sei sola, nel tuo letto?

Lei annuisce mordendosi il labbro.
- Sopratutto ora.- mormora toccandosi il collo.

-Mhm... Juliet?-

I suoi occhioni color nocciola si allargano a dismisura.

-No, Alex! Lo sai che divido la casa con un altra ragazza... non posso..-

-Voglio solo..-

L'immagine è scura ma posso giurare di aver visto le sue guance arrossire.

-Non ci riesco da sola, lo sai.- bisbiglia sottovoce.

-Devi solo fare quello che ti dico. Esattamente come te lo dico io. Nient'altro.-

-Ma non..- la guardo giocherellare nervosamente con gli auricolari che ha nell'orecchio.

-E voglio guardarti mentre lo fai.-

-Alex...non sono capace.-

- Ma... - sbuffo. -Okay. Non fa niente. Raccontami di nuovo di quei cuccioli abbandonati che hai trovato l'altro giorno.-

Lei sorride come una bambina e ricomincia a raccontarmi di come le piaccia stare a contatto con gli animali e di come passi il tempo a portare loro cibo e medicinali.

Io la ascolto con il sorriso.
Sembra felice e io adoro vederla felice.

-Per il resto stai bene?-

- Sì sono solo distrutta. Non ho un attimo di tempo, mi sto buttando in tante cose e arrivo a quest'ora che sono morta di sonno.-

Sfioro il telefono con la punta delle dita. Vorrei solo sentire la sua pelle calda e liscia sotto alle mie mani.

-Ti lascio dormire piccoletta.-

- Da te è già notte fonda vero, Alex?-

- Sì. Sono cinque ore di fuso orario.-

- Stai sveglio per aspettarmi?-

- Certo.-

E poi fatico ad addormentarmi senza di te. Ma questo meglio non dirlo.

-Alex io sto bene sì, ma tu...mi manchi sempre.- dice ad un certo punto con occhi lucidi.

-Io sono qui.-

Tu torna e stiamo insieme.

-Devo andare. La mia coinquilina si alza alle sei per il turno di domani.-

-Va bene.-

C'è un attimo di pausa in cui ci guardiamo così intensamente, che ho come l'impressione di sentire il calore dei suoi occhi su di me.

-Juliet?-

-Sì?-

-Io...-

Chiudo gli occhi.

-Ti vorrei qui. Più di ogni altra cosa.-

-Oh Alex, ti giuro che torno presto. Ti amo.-

-Anche io piccoletta. Fa la brava, intesi?-

-Sempre.-

-Sei mia.-

Restiamo a guardaci ancora per qualche secondo.

Lei annuisce timidamente, si morde il labbro poi mette giù.

🦋

Il giorno del test di ammissione si avvicina e io fatico a trovare il tempo persino per mandarle un messaggio.
Non ho un attimo di tregua. Dormo e studio, sembro non fare altro.
E un po' mi dispiace per Catherine, ma non riesco più ad aiutarla come prima. Vorrei che mio padre si prendesse un po' di pausa, che mollasse quel dannato lavoro per starle accanto...ma lui ormai non mi parla da quel giorno in cui ci ha trovati nel suo studio.


Così arriva giovedì sera, ma potrebbe essere un qualsiasi altro giorno della settimana, non farebbe differenza perché non la vedo da quasi tre settimane e sono teso come un tamburo.

Mi stendo sul letto e le scrivo.

Sei a casa, Juliet?

Sì guardo un film. Vorrei fossi qui sul divano con me Alexander

Iniziamo bene.

Sai che io il film non
te lo farei guardare vero?

E sì... 🥵

Che significa?
Che ci sta pensando?
Perché io ci sto pensando, Cristo.

Saresti troppo impegnata.

Non mi ci fare pensare...

Oh invece te lo faccio pensare eccome.

Hai già cenato?

Sì perché la mia coinquilina doveva uscire presto.

Non potevi dirmelo?
Posso chiamarti?

E ma ho quasi finito
i dati del cellulare

Ma non hai il Wi-Fi
in casa?

No.

Dio mio, che sprovveduta.

Chiamami lo stesso,
ho bisogno di vederti.

Lei avvia la video chiamata e i miei occhi cadono dritti sulla sua bocca rosea, non pensavo di poter desiderare così tanto baciare qualcuno.

- Sei sempre il solito, ti ho detto che ho quasi finito...-

-Quando ti ho dato il permesso di parlare?-

Lei resta seria per una frazione di secondo, ma poi sorridiamo nello stesso esatto istante.

-Non penso di averne bisogno dato che sei lontano e non puoi farmi niente...- ridacchia maliziosamente.

-Dio, quella bocca te la terrei occupata per due ore intere.-

-Alex!- esclama spalancando gli occhi.

La vedo arrossire mettendosi una mano sulla faccia come a coprirsi. È seduta su un divano, i colori scuri contrastano con il rosa pallido del suo pigiamino estivo.

-Per baciarti. Ma che hai capito?- la prendo in giro.

-Conoscendoti pensavo altro..- insinua lei giocherellando con la spallina della canottiera.

-Ah, bene. Vedo che pensi male di me.-

Non so perché si imbarazza così tanto quando ci chiamiamo, inizia spostare gli occhi a lato pur di non guardarmi.

-Mi pensi, Juliet?-

-A volte ti penso così tanto che mi sento come se fossi davvero qui...-

-Non ti vedo da tre settimane, sto morendo dalla voglia di baciarti, piccoletta.-

Sembriamo dire le prime cose che ci passano per la mente, eppure sono quelle più vere.

-Pensavo volessi fare altro..- sussurra lei senza levarsi quel sorrisetto al lato della bocca.

-Se quando ci rivediamo mi implori di scoparti, magari lo faccio anche.-

-Sei sempre il solito stronzo...- la sento ridacchiare.

- Dato che sono così stronzo, quando torni ti do tutto quello che non ti ho dato per un mese.-

-Come faccio a non pensare male!!- salta su lei, io resto impassibile davanti allo schermo.

- Alex che intendi....?-

- Mhm. Tutto Juliet.-

- Vuoi dire...-

Sollevo gli occhi al soffitto.

-Voglio dire che te lo riempio di schiaffi quel culo e poi ti scopo finché ne ho voglia.-

La vedo chiudere gli occhi, poi scuote la testa divertita.
-Come fai senza di me?-

Sollevo le spalle.

-Secondo te?-

Percepisco il suo imbarazzo da qui.

-E tu come fai, Juliet?-

-Lo sai che non mi piace farlo..-

Da un lato vorrei sentirla ansimare per me, dall'altro mi piace la sua innocenza.

-Bene, perché non voglio che lo fai senza il mio permesso.-

Scoppia a ridere, stavolta in maniera più sfacciata.

- Sì signore.-

Lo dice come una chiara presa in giro, ma io mi sento indurire nei boxer.

- Tu sei tutto pazzo..-

Come darti torto, piccola Juliet.

- Sarò anche pazzo ma tu faresti comunque tutto quello che ti chiederei di fare.- la provoco senza però ricevere una risposta.

Lei mi guarda con occhi sperduti e io avverto l'irrefrenabile istinto di dominarla.

-Non ho sentito.- mi impongo con voce dispotica.

Juliet annuisce abbassando lo sguardo, inizio a sfregare il palmo della mano contro il mio addome.

- Anche se ti dico di succhiarti le dita.-

Cala improvvisamente il silenzio. Lei inizia a guardarsi intorno, sembra non credere alle sue stesse orecchie.

-Sto aspettando, Juliet.- insisto.

E poi, con mia immensa sorpresa, la vedo schiudere le labbra carnose mentre vi porta indice e medio in mezzo e comincia a fare ciò che le ho chiesto.

Cristo, lo fa davvero.

-Guardami.-

E possibilmente fa più rumore.

Lei continua a far scivolare le dita in bocca che presto si bagnano della sua saliva, io porto involontariamente il bacino in avanti, vorrei solo le sue labbra strette intorno a me.

-Ora premile contro le mutande.-

Mi lecco il labbro. Lei si imbarazza ma forse non ha capito che mi sto decisamente limitando e trattenendo per non essere volgare. Le direi e le farei fare ben altro se non fosse così frenata.

-Come la senti?-

Curva appena il collo.

-La senti bagnata, vero?-

Annuisce in maniera dimessa, io mi aggiusto i boxer che cominciano ad andarmi troppo stretti.

La vedo chiudere gli occhi per una frazione di secondo, poi schiude la bocca lasciandosi andare ad un respiro più affannoso. Nell'inquadratura c'è solo il suo viso, ma io so che lo sta facendo.

-Alex...-

-Piccoletta non provare a venire.-

-Mi vuoi torturare..- si lamenta lei con un gemito.

-Può darsi. Ma in realtà sei tu che mi stai torturando Juliet. Mi manchi da morire.-

Devo ammetterlo, non me lo aspettavo. Non credevo potesse mancarmi così tanto una persona.

-Anche tu e adesso sto solo peggio perché ora ti vorrei per davvero qui.- piagnucola come una bambina.

-Cosa stai facendo?-

Lei non solleva lo sguardo.

-Non voglio che continui. Fermati.- le dico accarezzando con il pollice lo schermo all'altezza delle sue labbra.

- Tu sei tutto pazzo, ma io ti amo così tanto...-

Sorrido. -Anche io piccoletta.-

-Quando hai l'esame?- mi chiede risistemandosi i pantaloncini.

-Tra un paio di giorni -

-Sei nervoso?-

Troppo per i miei standard.

- Siamo in tantissimi a darlo e ne passeranno solo centocinquanta.-

-Alex sono sicura che tu sarai tra quelli.-

-Già. Mio padre non so cosa farebbe se lo deludessi ancora.-

- Non voglio che ti preoccupi, perché sarai il più bravo del corso.-

Già.

- Andiamo a dormire, Juliet. Domani ti svegli presto, dovresti essere già a letto.-

- Okay..- bisbiglia lei mordendosi il labbro inferiore con uno sguardo strano.

-Che c'è?- le chiedo prontamente.

-Beh..mi spiace perché lo so che lo volevi...-

- Cosa? Masturbarmi guardandoti venire?-

-Alexander!!-

Scoppiamo a ridere entrambi.

-Però.. non mi sento a mio agio così, non lo so..-

-Lo so. Sta tranquilla, facciamo solo quello che ti piace fare. E quando torni ti do tutto quello che ti meriti.-

-In senso buono?- domanda con occhi curiosi.

-Buono e cattivo, piccoletta.-

-Buonanotte Alex.-

-Buonanotte piccola Juliet.-

Mi toccherà fare da solo anche sta notte.

🦋

Così passo ogni giorno dell'estate a studiare, finché la settimana trascorre veloce e quel maledetto giorno arriva.

-Juliet?-

- Alex! Sto lavorando. Ho due minuti contati, però dimmi...sei stato ammesso vero?-

-Sì.- sbuffo con un sorriso.

- Sono così felice!! Mia madre ti ha già fatto la torta, la festa, ottocento complimenti e leccatine?- la sento esclamare concitata.

-Senti...Credo che il parto sia imminente.-

Una piccola pausa da parte sua.

- Dici sul serio?-

- Ha già superato le quaranta settimane, penso che a giorni... tu tornerai vero, se lei...-

- Alex devo andare!!-

Dovevi dire sì.

- Mi chiamerai stasera.-

- Certo. Non vedo l'ora di vederti.-

Sarà meglio.

-Anche io. Piccola...-

-Siii faccio la brava. Ora vado!-




Quando mi sveglio, la mattina seguente, trovo due chiamate di Juliet.

Scusa sono crollato ieri sera.
Le scrivo.

Maledetto fuso orario.

Mi chiami oggi? Chiede lei.

Devo andare all'università.
Inizio con le giornate di orientamento, ci sentiamo stasera piccoletta.

Così passo la mattinata all'università. Non conosco nessuno e la cosa mi rincuora, non sono obbligato a parlare né a stare con nessuno.
Finché una voce non mi richiama.

- Alexander!!-

Quando mi volto, nel corridoio c'è una ragazza che mi sta guardando dentro ad un paio di jeans e una canottiera aderente che le fascia la vita stretta.
Il viso credo di averlo già visto.

- Sei Alexander Ackerman, vero?-

-Quindi?-

Lei non sembra minimante turbata dalla mia scontrosità.

-Sono Nicole! Non ti ricordi? Dal tuo medico! La tirocinante.-

Oh Cristo, no.

- Ah. Tu.-

-Non metterci troppo entusiasmo!-mi prende in giro con una confidenza inopportuna.

-Non sono ancora cominciate le lezioni, cosa ci fai qui?-
Si aggiusta la lunga coda di cavallo fitta di capelli corvini, poi si avvicina a me.

-È la mia settimana di orientamento.- taglio corto.

Comincio ad avanzare a passo deciso, lei mi cammina a fianco.

-Oh fantastico! Hai visto tra quante attività puoi scegliere? Senti qua: mio padre è un pastore, io organizzo dei corsi...-

La blocco all'istante.

-No grazie.-

-Ma...Non sai neanche di cosa sto parlando... Alexander!-

-Hai detto pastore giusto?-

Lei annuisce facendo dondolare la lunga coda di cavallo.

-La religione non mi interessa.- sputo secco.

-Oh, peccato. Ehm...-

E in un attimo si morde il labbro, poi mi fissa la bocca con insistenza.

E sappi che finisci all'inferno anche solo a pensarci

-Ora devo andare.-

Le do le spalle, ma lei mi rincorre.

-Beh, dai magari ci vediamo in giro. Se vuoi ti passo gli appunti per gli esami di ammissione.-

-Arrivi in ritardo. Sono già stato ammesso.-

- Oh, davvero!!? Che bello!!-

Okay, basta adesso.

Mi fermo e la guardo fissa negli occhi.

-Hai bisogno di altro?-

- No. Non credo.- indietreggia spaventata, sbattendo le ciglia lunghe.

- Bene.- ringhio scontroso.

Poi il mio telefono comincia a suonare.

È mio padre. Che strano.

Non ci parliamo da quasi un mese e non mi chiama mai, è sicuramente successo qualcosa.

- Papà?-

- Catherine.. è.. siamo in ospedale. Ha cominciato il travaglio.-

Resto interdetto per qualche attimo, non so cosa dire.

-Chiama Juliet, falla tornare.-

Mai stato più d'accordo con mio padre in vita mia.



Sono in facoltà, non smetto di fissare l'orologio. Juliet non mi risponde.

- Alex sono ancora a lavoro, ma cosa succede?!-

Finalmente dopo un'ora riesco a rintracciarla.

-Mi ha chiamato mio padre. Sta per nascere il bambino.-

-Oh mio Dio!!- esclama sconvolta. Riesco a sentire una punta di eccitazione nelle sue parole.

- Juliet!?-

- Sì?-

- Torna. Ti chiedo solo questo.-

Una pausa.

- Non... non so se c'è un volo proprio ora.. devo..-

E io la sento sfuggente.

- Non devi fare niente, te lo prenoto io il volo. Tu prendi le tue cose e metti quel culo sul primo aereo che trovo.-

-Dimmi se trovi qualcosa per stasera, così riesco ad essere a casa per domani pomeriggio.-

-Domani finisco le lezioni alle cinque ma posso uscire prima per venirti a prendere all'aeroporto. Se vuoi.-

Se vuoi? Dio mio, sto diventando patetico.

-Non vedo l'ora Alex.-






Quando l'ora di lezione termina mi dirigo al dormitorio per vedere la mia camera.
Non ho grandi aspettative, so già che la stanza farà schifo e che il letto sarà una tavola scomoda.

-Andrew e Alexander. Secondo te come suona?-

Spalanco la porta e un ragazzotto dai capelli scuri con delle punte giallo oro mi sorprende sulla soglia.
Anche lui ha un foglio in mano.

Controllo più volte che il numero scritto sulla porta sia esatto.

-Lo devo prendere come un'offesa?? Dopo che mi hai visto in faccia, hai cominciato a dubitare di essere nel luogo esatto?-
Sta già ridacchiando.

-Sei disordinato?- Lo interrompo bruscamente. I suoi capelli lo sono, mi urtano alla vista.

-Non particolarmente, però...-

Mi giro intorno squadrando l'ambiente angusto intorno a me.

- Fumi?-

-No.- scoppia a ridere lui.

-C'è qualche cosa di particolare che devo sapere di te? Russi, parli nel sonno...-

-No Sheldon Cooper, non faccio niente di strano. Tu piuttosto?- chiede lanciando la sua borsa stracolma di libri pesanti su uno dei due letti.

-Io sto nel mio, tu nel tuo. Facile, no?- gli dico con schiettezza.

Controllo il bagno.

Mio dio che topaia, per lo meno è pulito.

Metto le mani sui fianchi e punto negli occhi il ragazzo che mi squadra da capo a piedi come fossi un alieno.

-Okay le regole sono semplici: non fumare, non portare ragazze, niente droga e di notte voglio silenzio assoluto.-

Andrew fa il cenno della pistola alle tempie.

-Posso bere papà o prima di andare ad una festa devo chiedere il tuo permesso? Comunque io sono Andy, piacere.-

La sua mano si allunga verso di me, ma io fingo di non vederla.

-Se ti ubriachi tanto da non reggerti in piedi, ti chiudo fuori e dormi in corridoio.-

Se prima rideva ora è serio.

-E se non ti sta bene, va a chiedere di cambiare stanza.-

-La mia ragazza non ci può venire?-

-Non quando ci sono io.-

Sgrana gli occhi scuri in una smorfia di pura incredulità.

-Stai scherzando vero??-

-Ah, e dimenticavo, in bagno abbiamo un ripiano a testa. Tu tocca le mie cose e te ne farò pentire.-

Lui scoppia di nuovo a ridere, sembra che io lo faccia divertire sul serio... ma sinceramente non capisco cosa ci sia da ridere.

-E cosa fai se...-

-Posso?-

Sento bussare alla porta, poi una voce femminile.

La ragazza mora con gli occhi chiari entra nella mia stanza.

-Oh.-
Curva le labbra in una grande O.

Fantastico. Mi perseguita.

- Nicole ti presento Alexander, il nuovo coinquilino.-
Lo vedo mimare le virgolette.
-Per nuuuuulla rimpicoglioni.-

Lei si siede sulle gambe di lui senza dire una parola.

- Il caso ha voluto che Alexander..-
Andrew comincia a parlare, ma lei lo interrompe.

-Il caso non esiste. Succede tutto per una ragione.- sussurra lei con occhi assorti.

Che urto questo due.

Sopratutto lei.
Non mi piacciono i suoi occhi color ghiaccio su di me.
Né la maniera in cui mi guarda.

Vorrei dirle di smetterla. Subito.

-Ha detto niente ragazze in camera...- Andrew mi prende in giro ridacchiando.

Lei invece si alza in piedi ed invade il mio spazio senza che nessuno glielo abbia chiesto.

- Vedremo quante ragazze passeranno da qui...- mormora strisciando il dito lungo tutto il mio letto.

Mi sto alterando. Chi le ha dato il permesso di toccare le mie cose?

-Va beh...io vado. Ciao Alexander.-

Non la guardo neanche, sto osservando Andrew che la fissa con uno sguardo da ebete.

-Non scopiamo neanche. Quindi non mi offendo se ti fa gli occhi dolci.- spiega lui.

- Come se potesse importarmi quello che fate.- sputo innervosito.

Questo non è un college, questo è l'inferno.


🍿

Quella sera torno a casa e invece che riposare, dopo aver passato notti insonni a prepararmi per gli esami, non chiudo occhio. Un'altra nottataccia, ma questa volta in ospedale. Catherine partorisce intorno alle quattro del mattino, ma non posso prendermi il lusso di perdere tempo in racconti o abbracci, che devo già ripartire. Né posso scervellarmi nel tentativo di capire perché mio padre abbia gli lucidi per tutta la notte. Il bambino è sano e Catherine sta bene.
Non so cos'altro ci sia di tanto emozionante.

Perlomeno mio padre mi ha dato un abbraccio.

Alle cinque il sole non è ancora sorto ma io mi rimetto in macchina per tornare all'università.
Non mangio nulla da più di dodici ore, sono uno straccio quando torno in dormitorio.

-Oh ma che cazzo di spavento?! Ma tu hai l'abitudine di intrufolarti in camera di notte?- Andrew fa un balzo quando entro in stanza.

-In realtà sono quasi le sette del mattino. Ma se ti piace pensare che..-

Vedo la testa di Nicole sbucare dal suo piumone.

-Buongiorno Alexander.- dice asciugandosi la bocca con il dorso della mano.

Non rispondo al saluto.
Perché non si merita neanche di pronunciarlo, il mio nome.

Lascio le mie cose in stanza e fuggo nella biblioteca a studiare.
Sono qui per studiare, non voglio scocciature né contatti umani e questi due stanno iniziando ad infastidirmi seriamente.

Credo di essermi addormentato sul libro di anatomia, quando una voce mi risveglia bruscamente.

-A discapito di ciò che hai visto, sono una brava ragazza.-

Ruoto gli occhi al soffitto.
Nicole viene con i suoi libri a sedersi davanti a me, in sala studio.

-Mhm. E a me dovrebbe fregare perché...?-

-Non voglio che tu ti faccia un'opinione sbagliata di me, Alexander..-

Tu non esisti per me, ma forse non l'hai ancora capito.

-Magari credi che io...-

-Cosa? Che la figlia del pastore è così credente che pensa che scopare prima del matrimonio ti faccia finire all'inferno, mentre farselo mettere in bocca è la strada giusta per il paradiso?-

Lei resta a bocca aperta.

-Come fai a...-

-Mi sa che sei tu ad esserti fatta un'opinione sbagliata di me.- sputo senza sollevare il mento dai libri.

Posso sentirlo il suo imbarazzo, spero sia sufficiente a mandarla via.

-Ah io... -

-Non sei la prima. Tutti si fanno un opinione sbagliata di me.-

-Ascolta, Alexander...-

Alzo gli occhi con l'intento di piantarli nei suoi.

- No, sei tu che adesso mi ascolti. Oxford è grande a sufficienza per tutti e due. Trovati un altro posto in cui studiare. Non voglio averti tra i piedi.-

Lei sembra intimorita ma non si schioda dalla sedia. Fortuna che mio padre mi chiama in quell'esatto istante. Tiro un sospiro di sollievo perché finalmente Nicole si alza e se ne va.

-Juliet quando arriva?-

- Oggi verso le quattro e mezza. Vado io a prenderla, papà.-

-Non hai l'ultimo giorno di orientamento oggi?-

- Si. ma...-

-Alex!-
Mi sta chiaramente rimproverando.

-Finirò per le quattro, riesco a farcela in tempo se non trovo traffico.. o se esco prima.-

- Vado io. Non saltare le lezioni, è la tua prima settimana.-

Il desiderio di non deluderlo mi fa chiudere la bocca prima di provare ad insistere.

- Ma Catherine non ha bisogno di te?-

-Siamo già a casa ha voluto firmare per uscire prima, sai che odia gli ospedali, c'è sua sorella qui.-

Così saluto mio padre in modo sbrigativo e torno con la testa sul libro.

Ma proprio quando credevo se ne fosse andata, Nicole torna con una tazza fumante di caffè. Me l'allunga sul tavolo, poi sorride.

-E questo lo devo a...?-

-È un modo per chiederti scusa per questa mattina.-

Mhm.






Le ultime due ore di lezione sono interminabili, sembra che il tempo si sia allungato fino a non passare più. Sono annebbiato e impaziente. Juliet mi manca da un mese. Non riesco a concentrarmi, né a seguire nulla di ciò che dice il docente. Continua a ripetere sempre le stesse cose, a farci i complimenti perché siamo stati i pochi eletti su migliaia di candidati. Normalmente mi sazierei di quelle parole per riempire il mio ego, ma ora ho solo voglia di tornare a casa.

- Ci sarà una festa di benvenuto per le matricole questa sera.-

Andrew si unisce a me, nel tragitto verso la nostra stanza.

-No.-

Un "no" secco non ha bisogno di argomentazioni, giusto?

-No? Avanti, sarà pieno di ragazze carine, alcol e musica...-

Mi fermo facendo bloccare anche lui.

-Senti non ti faccio sprecare fiato, okay? No.- ripeto deciso.

-Vuoi startene in camera tutto solo?- domanda Nicole prendendoci alle spalle.

-Qualcuno ti ha chiesto di aprire bocca?-

Lei abbassa immediatamente lo sguardo, così Andrew le va in soccorso.

-Alex e dai... Vuole solo essere gentile, non trattarla così.-

E meno male che anche lui è uno dei pochi eletti che come me ha superato il test d'ammissione, da quando lo conosco non ha dimostrato un briciolo di intelligenza.

- Devo tornare a casa. Non ho tempo, né voglia di venire a questa stupida festa. Vi è più chiaro così?-

Sono stanco e nervoso, non ho voglia di discutere anche con loro adesso.

Così quando giungiamo al dormitorio, Andrew si lancia sul suo lettino scrutandomi attentamente.

-Perché devi continuamente fare su e giù? E uno sbattimento andare fino a Londra e tornare.-

Sbuffo infilando miei vestiti in maniera ordinata nella borsa.

-Ti aiuto a piegarli?- Nicole fa per avvicinarsi, la vedo con la coda dell'occhio.

-No. Non provare a toccare le mie cose.-

Ma soprattutto non provare a toccare me.

-Come sei acido...-

- Non è che ti sei lasciato con la ragazza?- mi prende in giro, l'altro.

-No.-

-Ce l'hai una ragazza?-

Eccola. Più ovvia di così.

Chiudo lo zaino, arrivo alla porta poi mi volto.

- Il mio letto è off limits.- dico guardando Nicole negli occhi.

-Okay...- miagola lei sedendocisi sopra.

Devo andarmene prima di picchiare qualcuno.

🍿🍿🍿

Ragazze che ne dite?
Scommetto che odiate i nuovi personaggi... ⚰️

È sì, le cose si movimenteranno inevitabilmente.
Se andasse sempre tutto liscio sarebbe noioso, no? 😅

Il prossimo capitolo sarà indubbiamente 🔞

A giovedì prossimo ♥️

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