«Quale incendio?»
Mi accigliai.
«Non ti ricordi?»
Rubyo scosse la testa.
«Qual è l'ultima cosa che ricordi?» Ora non c'era neanche più una scia di imbarazzo nell'aria.
«Stavamo salendo sulla nave di Dollarus... ancorata. Cosa è successo dopo?»
Una morsa mi strinse lo stomaco.
Non si ricordava del discorso sulla nave, del bacio, del litigio appena sbarcati, della dichiarazione...
Mi portai una mano sul collo, dove l'ustione del fuoco di Dollarus era ancora presente, seppur non bruciasse più.
Contemporaneamente, i miei occhi si posarono sulla spalla di Rubyo, marchiata da quella stessa ferita.
E fu allora che realizzai: tutto aveva un costo.
Io ero riuscita a ricordare, perché Rubyo aveva dimenticato.
Solo in quel momento capii davvero cosa avesse provato. Quelli che lui aveva dimenticato erano ricordi di poche ore, eppure mi sentivo spaesata al saperlo privo. Non volli immaginare lo strazio e il senso di vuoto per lui, nello scoprirmi senza ricordi della sua intera esistenza.
Un pizzicore inaspettato mi fece bruciare gli occhi.
Approfittai dello sguardo coperto di Rubyo per ricacciare indietro le lacrime senza farmi notare.
«Dollarus che ha incendiato un'intera isola e Gideon che lo ha fermato.» Risposi.
«Così fai sembrare il Kelpie una brava persona... per quanto si possa definire tale.»
A testa bassa, Rubyo lanciò uno sguardo di fuoco al corpo svenuto di Gideon al suo fianco.
«Perché ti ha attaccata? Perché il contratto non l'ha respinto?» Mi domandò.
«Il contratto si è spezzato quando il fuoco di Dollarus ha sciolto il lucchetto.»
«Ma questo non giustifica il suo comportamento!» Sentivo ribollire la rabbia che Rubyo stava cercando di reprimere.
«Lo so. Sembrava un'altra persona. Non capisco...»
«Io si.» Dall'altro lato Dollarus aveva appena ripreso i sensi.
Immediatamente gli andai incontro, prendendolo dal braccio con una mano, ed accertandomi di tenere ben coperto il mio petto con l'altra.
«Vi ringrazio. Oramai non sono più giovane come un tempo.»
Dollarus si zittì un attimo.
Mi squadrò dall'alto al basso, soffermandosi sulla mia mano premuta sullo sterno.
Uno sguardo di disappunto gli comparve sul volto: non né era adirato per l'accaduto, né imbarazzato per la visione. Sembrava solo un padre, stanco delle bravate dei propri figli.
Senza aggiungere una parola si sfilò il giacchetto di cotone usurato, allungandomelo, per poi dirigersi nella direzione di Gideon.
Lo seguii, infilandomi l'indumento. Stringeva sul petto e aveva le maniche un po' troppo corte.
Sembravano i vestiti di un bambino.
Li indossai comunque.
Sempre meglio di niente.
«Lo sapevo.» Disse Dollarus.
Si era piegato sul corpo svenuto di Gideon, sollevandogli la camicia fino all'altezza delle scapole.
Aveva la schiena ricoperta da piccole pustole rosse.
«Cosa sono?» Chiese Rubyo.
«Il motivo per cui la Principessa è stata attaccata.» Affermò l'omino ricoprendo la parte.
«Spiegati meglio.»
«Conosco solo una pianta che, al contatto, causa questi sintomi. Deve essere successo durante il combattimento.»
«Quindi non era in sé...» Dentro di me mi sentii sollevata.
Dopo il suo tradimento, ma soprattutto da quando avevamo messo piede nel Regno dell'Altro Sole, mi ero dovuta ricredere su molti aspetti di Gideon: stavo iniziando a rendermi conto di sapere veramente poco di lui e che, anche quelle poche cose che credevo di conoscere sul suo conto, in realtà erano puramente una facciata.
Nonostante tutto, però, mi sforzavo di credere che non mi avrebbe mai attaccata lui stesso e che non avrebbe mai usato le sue abilità da Kelpie contro di me.
Cosa smentita da quello che era appena successo.
Ma sapere che, ciò che era accaduto prima, non era sotto la sua volontà, mi tranquillizzò.
«Non esattamente.»
Dollarus diede il colpo di grazia alle mie speranza di cristallo, già crepate, frantumandole definitivamente.
«L'Ortica Vermiglia ha le proprietà di esternare le emozioni forti o represse. Ciò che è successo, ciò che vi ha fatto... è quello che dentro di sé realmente voleva accadesse. Erano le sue pulsazioni.»
Rabbrividii.
Odio.
Gelosia.
Passione.
Ecco di cosa era costituita la parte nera dell'anima di Gideon.
Deglutii irrequieta.
Mi accorsi di aver fissato il vuoto solo quando sentii la mano di Rubyo avvolgermi la spalla.
«Principessa... Lyra.» Mi chiamò affettuosamente Dollarus. «Quella che avete visto non è la sua essenza. Erano solo quelle emozioni che gli annebbiavano la ragione e che per questo cercava di sopprimere.»
Guardai il corpo di Gideon ancora disteso al suolo.
Ora, forse, mi sentivo ancora più ferita di quando avevo scoperto del tradimento.
È vero, Gideon non era solo odio, gelosia e passione, ma quello che era successo era la sua più recondita volontà.
Se prima non volevo più fidarmi di lui, ora avevo paura di potermi fidare nuovamente.
Stavo male.
Stavo male perché per un momento ci avevo sperato.
Stavo male perché la delusione mi stava corrodendo l'anima.
Stavo male perché ci ero cascata di nuovo.
Come una stupida.
«Visto lo stato dell'infiammazione, quando si risveglierà sarà di nuovo in sé. Fortunatamente gli effetti dell'Ortica Vermiglia sono a breve termine.»
Annuii in silenzio.
A sguardo basso mi staccai dalla presa di Rubyo, allontanandomi.
Sentivo il bisogno di stare un po' da sola.
Scelsi un albero abbastanza vicino da farmi vedere, ma abbastanza lontano da non farmi sentire, e mi raggomitolai vicino al suo tronco.
Sentivo la giacca in cotone tirarmi sulle spalle, ma non era quello il motivo che mi faceva curvare la schiena.
Erano altri i pesi.
In pochissimo tempo erano crollate così tante certezze nella mia vita ed ora ero così tanto disorientata da sentir il bisogno di vomitare.
La parte che, all'inizio, più mi aveva destabilizzata, era il tradimento di Gideon. Eppure ora questo mi appariva solo come un piccolo incidente di percorso, sommerso e nascosto dalle macerie di altri pilastri portanti, più grandi, più pesanti: l'unico motivo che mi aveva spinta a continuare e resistere per tutti questi anni era il testamento di mio padre, accompagnato dal pugnale. Ora però, questo pugnale che doveva riappacificare i Regni era diventato una spada contro gli Esseri dell'Altro Sole, e il testamento solo un vecchio pezzo di carta dalla validità discutibile.
Solamente per questo dettaglio, a cui avevo sempre creduto ciecamente, la mia intera missione poteva rivelarsi un fallimento.
Con quale coraggio mi sarei più presentata come la Principessa?
Quel nome altro non era che un titolo melenso, un epiteto vuoto.
Con quale coraggio avrei più guardato Rubyo negli occhi?
Mi aveva seguita per il bene della giustizia.
Emisi una risata secca e aspra.
Giustizia.
Come se fosse possibile individuarne una in modo così preciso.
Alla fine sarò io la figlia illegittima a cui non spetta il trono.
Mi derisi da sola.
Dopo tutta quella sofferenza.
Dopo tutti quegli anni di sacrifici.
Dopo tutte quelle vite.
Pensai di nuovo a Ferd, che mi aveva salvato la vita nonostante non sapesse la mia vera identità; a Coline, che si era sacrificata per un fine più grande; e a Rubyo, che si era annullato per la missione, per me.
Per amore, per me.
Era questo l'ultimo pilastro rimasto in piedi. Era lui. Era Rubyo.
Eppure c'era una crepa.
Una crepa creata dalle mie bugie e dai miei segreti.
Una crepa creata dalla scoperta dei suoi sentimenti per me.
Era questo un altro dettaglio che aveva sbilanciato l'equilibrio, che aveva incrinato del duro marmo portante.
Ed era colpa mia.
Tutta colpa mia.
Tutto colpa mia.
Colpa mia per aver vissuto anni con gli occhi chiusi, chiusa nella mia corazza di certezza fatta di bolle di sapone.
Certa che mio padre dicesse il vero.
Certa che Rubyo fosse la mia famiglia.
E con queste sicurezze incise sul cuore, ho sempre proseguito ad occhi chiusi.
Senza pormi domande.
Senza notare il nero che portavo con me.
Eppure ora era troppo tardi per fermarmi. Troppo tardi per guardarmi indietro e pentirmi.
Potevo solo proseguire. Fino in fondo. Fino alla fine.
E ancora una volta strinsi i denti.
Ancora una volta.
Ancora per poco.
Mi alzai.
Fino alla fine.