BADLANDS II

By CatsLikeFish

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โžก๏ธ Storia in corso โ–ถ๏ธ Sequel di Badlands ๐Ÿฆ‹๐Ÿฆ‹๐Ÿฆ‹ Questa storia contiene scene esplicite ed il linguaggio non... More

BADLANDS II
When you think of love, do you think of pain?
Innocence died screaming, honey, ask me I should know
Do You really want me dead or alive to torture for my sins?
Do you want my presence or need my help? Who knows where that may lead
How are you all around me when you're not really there
With my feelings on fire, guess I'm a bad liar
Wish you knew that I miss you too much to be mad anymore
You've got a fire inside but your heart's so cold
Use the sleeves on my sweater, Let's have an adventure
And oh we started Two hearts in one home
Dancing through our house with the ghost of you
Would you rescue me? Would you get my back?
What am I now? What if I'm someone I don't want around?
Will you still love me when I'm no longer young and beautiful?
Due parole su Badlands
And my daddy said, "Stay away from Juliet"
Sleep with me here in the silence Come kiss me, silver and gold
We weren't perfect But I've never felt this way for no one
Baby kiss me, before they turn the lights out
'Cause I've done some things that I can't speak
I know you wanna go to heaven, but you're human tonight
If it's not you, it's not anyone
End
Seconda parte
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
XXXIII
XXXIV
XXXV
XXXVI
XXXVII
XXXVIII
XXXIX
XL
XLI
XLII
XLIII
XLIV
XLV
XLVI
XLVII
XLVIII
XLIX
L
LI
LII
LIII
LIV
Epilogo: parte uno
Epilogo: parte due
Epilogo: parte tre

I spend her love until she's broken inside

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By CatsLikeFish

Eccoci!

Lo stagista ci sta già aspettando alla centrale di polizia.
Quando giungiamo alla reception, lo sentiamo dire all'altro agente di non preoccuparsi, che si sarebbe occupato lui di noi.
Ci conduce in una stanza buia e piena di scaffali ricolmi di fascicoli.

-Ho confrontato le date tra i vari report del caso Stanford. Kyle Withman è subentrato solo alla fine. Circa un anno dopo che il caso era stato considerato chiuso. La perizia medica ha confermato le ragioni della morte della ragazza: suicidio.-

Il bisbigliare del ragazzo e la luce soffusa della stanza mi fanno pensare che probabilmente io ed Alex non siamo i ben accetti qui.

-Il periodo di Withman coincide con le denunce sporte contro Alexander?- chiedo poggiandomi ad uno dei grossi scaffali fitti di cassetti.
Il ragazzo conosce già la risposta.
- Sì.-

-O mio dio, e se fosse stato lui a...-
Mi tappo la bocca con le mani, intanto mi guardo intorno.
Lo stanzino è pieno di armadi, quelli metallici, classici da ufficio.
Ci saranno un centinaio di scompartimenti. Con all'interno probabilmente migliaia di informazioni.

-Ora Withman non lavora più qui, però.- precisa lui.
-È stato licenziato?- domanda Alexander inarcando un sopracciglio.
-Così mi è parso di capire, sì.-
-Perché???- chiedo a gran voce.

Lui mi guarda preoccupato, come a voler dire di abbassare la voce.
-Io questo non lo so.-
Poi fa spallucce.

-E per quanto riguarda il caso della signora Ackerman? Withman ha collaborato?- insisto.

- Siccome sapevo che me l'avreste chiesto, mi sono informato. Whitman non ha partecipato direttamente,ma redigeva gli scritti.- afferma indicando alcuni fascicoli impilati in fila ordinata, dentro ad uno dei cassetti.
-Quindi non era il detective assegnato a risolvere il caso?- continuo io.
-No. Di questo ne sono sicuro. Lui avrebbe voluto, ma gli è stato impedito.-
-Infatti non sono mai stato interrogato da lui. Me lo sarei ricordato...-
Vedo i pugni di Alexander stringersi al solo pensiero di Jacob.

-È vero che non sono riusciti a farti la macchina della verità?-
Lo stagista ci sorprende con questa domanda rivolta ad Alexander.
-Dicevano che hai passato perizia psichiatrica ma c'erano risultati contrastanti...-

Ricordo immediatamente i documenti che ho letto in camera di John.

- Non riuscivano a farmi la macchina verità, il perché non lo so.-
Il tono di voce di Alexander risulta sbrigativo, nonché infastidito.

- Non se ne vedono tanti che riescono a manipolare la macchina della verità. È quasi impossibile. E solitamente in quell'5% ci sono solo agenti addestratissimi della cia, e alcuni...-
- Alcuni...?- domando curiosa.
- Alcuni psicopatici.-

C'è un attimo di gelo nella stanza, viene rotto solo dalla voce profonda e calma di Alexander.
- L'hanno annullata più volte e hanno cominciato a sospettare che fossi a conoscenza di qualcosa. Quindi alla fine mi si è ritorta contro.- sputa irritato.

-E se avesse architettato tutto Jacob!?-
Mi rivolgo ad Alexander che però appare confuso.

-Che senso ha manomettere i documenti se poi... alla fine non c'erano prove contro me o John....-mormora lui.

-Lo puoi fare per i posteri.-
Lo stagista s'intromette, così Alexander lo ammonisce.
- Cioè? Spiegati.-

-Beh... lo puoi fare per gli anni a venire. Magari dopo un paio d'anni qualche detective torna sul caso solo perché va a rileggere i documenti e se ne appassiona. Se lo ritiene opportuno, può far riaprire il caso. Puoi fare riaprire un caso anche del dopoguerra se vuoi. Magari Withman ci teneva così tanto ad incastrarti che ha provato a falsificare i documenti nella speranza che qualcuno in futuro li rileggesse e riaprisse il caso...-

- Sì ma...manca un tassello.- afferma Alexander. -Non ci sai dire di più su questo Withman?-

Il ragazzo controlla che la porta sia chiusa, poi comincia a bisbigliare sottovoce.
-A quanto ne so...Kyle Withman ha insistito per condurre le indagini del caso Ackerman ma...non si poteva fare. Ordini dall'alto. Lui si era intestardito non so se per zelo professionale...-

Alexander scuote il capo.
- Non ne capisco il senso... perché non gliel'hanno lasciato fare? Perché se non gli hanno permesso di partecipare alle indagini, si è comunque occupato dei verbali?-

- Magari è stato lui a corrompere i poliziotti! L'ha fatto per potersene occupare anche se gli era stato proibito! Però qual è il motivo per cui voleva incastrare Alex nel caso di Mya?- domando allo stagista.

Ma d'altronde, nonostante la buona volontà, è solo uno stagista.
-A volte gli agenti di polizia hanno le proprie convinzioni. Sono testardi e si impuntano su un presunto colpevole solo per avere ragione ma... in questo caso, ragazzi,la storia è ben diversa.-

Cosa, cosa?

-Cioè???- domando allargando gli occhi. Ormai la mia voce è squillante come non mai ma non me ne frega più niente, voglio sapere.

La porta però si spalanca all'improvviso e l'uomo che ci ha accolti in malo modo alla reception questa mattina, fa il suo ingresso.

-Ancora voi due!!? Cosa ci fate qui?!- tuona minaccioso.
- Noi...-
- I ragazzi stavano andando via.- asserisce lo stagista, prima di farci cenno di lasciare il dipartimento al più presto.

🍎

-Metti via quel diario.-
Alexander mi sta già rimproverando e siamo arrivati in hotel da soli due minuti.
-È un giorno intero che non mangi. Vieni qui.- ordina indicando il vassoio pieno di cibo appena ordinato.
-Pizza e patatine? Non è da te ordinare una cena in camera così, caro Alexander....-

Lo provoco, nascondendo il diario dietro alla schiena.
-Ho detto mettilo via.-
-Voglio leggerlo!- piagnucolo buttandomi sul letto.
-Non mi dai mai ascolto, mhm?- mi intima lui arrivandomi ad un palmo dal viso con le sue labbra.
-Hai paura che scopro qualcosa di te? Qualche lato nascosto?- ridacchio.

Lo so che non dovrei fare la bambina e che sono infantile quando mi impunto, ma provocarlo mi diverte troppo.
-Sai già tutto, Juliet. Perché ti ostini a voler leggere quelle cose?- chiede accomodandosi sulla poltrona a braccia conserte. Apre le gambe, poi mi fissa con aria di superiorità.
Ha tutta la mia attenzione ora.

- Ma non so com'eri con lei.- confesso.
- Non ti basta sapere come sono con te?-

Faccio segno di no con la testa.
Lui mi inchioda con uno sguardo tutt'altro che dolce.
-Sono così. Sono deviato, cosa devo farci?-

-E io non ti cambierei mai.- replico d'istinto.

Alexander prende a fissarmi con occhi più torvi del solito.
-Non dici sul serio. Ora mangia, Juliet.-
Mi allunga una fetta di pizza mentre io non distolgo lo sguardo dal diario.

Mi hanno dato degli altri medicinali. Sono stanca e poco concentrata, passo le giornate a letto. Hanno detto che i miei episodi maniacali si sono ripresentati.
Alexander sembra non farci caso. Gli ho urlato addosso più volte ma lui ha continuato a rimanermi accanto.
Non so perché mi comporto così.
Mi vergogno.
Eppure in quel momento mi sembra tutto vero.
Mi sto ossessionando.
Ho paura che lui mi lasci.
Ho visto come la guarda.
Sono sicura che se Alex non fosse il suo paziente, la dottoressa Jane se lo sarebbe già portato a letto.
Ma Alexander non sopporta quando gli faccio le scenate di gelosia. Io le chiamo così ma loro le chiamano episodi di mania.
Che io stia impazzendo sul serio?
Oggi pomeriggio Alexander mi ha portato dei nuovi libri, ha detto che può leggermeli quando voglio. Che può stare con me finché non ne ho bisogno ma... ora non posso fidarmi di nessuno.
È orribile sentirsi così soli.

Leggo tutto d'un fiato.
Quando Alexander se ne accorge, mi invita a continuare.
-Leggi ad alta voce.-
Vado avanti di qualche pagina, finché delle parole non catturano la mia attenzione.

La dottoressa Jane è andata a parlargli. È stata in camera con lui per mezz'ora.

Mi fermo improvvisamente.

-Senti...io l'ho vista questa dottoressa, oggi. Difficile credere che non ti piacesse.-
Alexander appare dapprima stupito, poi mi guarda con aria di rimprovero.
- Sei forse stupida? Era la mia dottoressa. È adulta, nonché sposata.- asserisce.
- Ma Mya...-
- Mya soffriva di un disturbo della personalità che la portava ad essere paranoica e tendente a manie di persecuzione. Pensava che tutti agissimo alle sue spalle, io la dottoressa, le infermiere, persino i suoi genitori. Ma ovviamente non era vero.-

Storco la bocca, non riesco a togliermi dalla testa quella donna attraente.
-Vuoi sapere se la dottoressa mi ha mai fatto delle advances? Assolutamente no.- risponde come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- E tu... lei ti...?-

-Vuoi sapere mi sono masturbato pensando a lei?- afferra una patatina, poi continua -È capitato. Vuoi condannarmi?-

Le sue parole secche sono come una frustata in faccia.
Non capisco perché debba essere sempre così dolorosamente onesto nei miei confronti.
-Non ti basterò mai!- strepito ad alta voce, rannicchiandomi su quel letto enorme.
Sento il suo buon profumo ovunque. Sulle lenzuola, sui cuscini, forse anche addosso a me.

-Non ti conoscevo, Juliet.-
Alexander si alza in piedi per fare qualcosa di insolito.
Sono ancora seduta sul letto quando lui si inginocchia davanti a me.
Posa entrambe le mani sulle mie ginocchia, infine parla.
- Guardami quando ti parlo.-ordina facendomi sollevare lo sguardo dal diario.

-Quello che ho ora con te, è un legame così profondo che non posso paragonarlo a nient'altro.-

Talvolta ho dubitato della sua sanità mentale, sì, ma mai della sua sincerità.
- È lo stesso, per me.- bisbiglio impacciata.
- Non ho sentito, Juliet.-
Deglutisco. È sempre il solito.
- È lo stesso. Per me!-ripeto a gran voce.

Ti amo, maledizione!
Come te lo devo far capire!?

Alexander mi si accomoda accanto, poi mi allunga un'altra fetta di pizza.
- Puoi continuare a leggere solo se mangi.-

Per essere stata la sua prima volta non è stato niente male.
Alexander sembrava a suo agio con il suo corpo.
Io mi sentivo così inutile vicino alla sua bellezza.
Vorrei fosse stata anche la mia prima volta, dato che a differenza del mio primo ragazzo, lui stato così sensibile e premuroso.
Stiamo insieme sul serio adesso, niente ci dividerà.
Gli ho chiesto di ridarmi la lametta ma ha detto di no.
Così gli ho detto che farò la spia alle infermiere: l'ho detto per scherzare ma lui ha detto che stasera mi farà passare la voglia di scherzare con il fuoco.
Mi fa andare fuori di testa.
Se non ci fosse lui a riempire il mio mondo a quest'ora mi sarei già fatta fuori.
La vita è uno schifo.
Voglio solo lui, nient'altro.

Ora per Alexander non sta più mangiando.
Sta seduto con lo sguardo perso nel vuoto.
-Sei sicuro, Alex?- gli chiedo con un po' di apprensione.
Lui annuisce distrattamente, perciò continuo.

Alexander ha le mani delicate e le dita affusolate. Suona il piano con grazia ma quando le mette su di me, le sue mani sono così forti che quasi non le riconosco. Non sembrano le stesse che compongono la musica classica che a volte si mette a suonare durante la colazione.
Il rumore di uno schiaffo è meno romantico di una melodia di Bach. Eppure lui riesce a fare tutte e due le cose con infinita eleganza.

Ha detto che solo un vile farebbe del male ad una ragazza. Ma io gli ho spiegato che lui non mi fa male per davvero, eppure sembra non capirlo. La sua mente mi è nemica, fortuna che il suo corpo è dalla mia stessa parte. Lo vedo come reagisce quando la mia pelle diventa del colore che gli piace di più.
Non so che mi è preso, ho dato dei soldi alla sorella di Lee e mi son fatta portare delle manette di nascosto.
Alexander non se lo aspettava quando è entrato in camera sua, di trovarmi legata al letto.

-Okay...- lo sento bisbigliare tra i denti, poi con un gesto rapido prova a prendermi il diario dalle mani.
- Non ci provare neanche!- esclamo schivandolo.
- Hai letto abbastanza, Juliet.-
- Invece no! Ora continuo.-

È rimasto frastornato.
Per una volta l'ho sorpreso io.
Mi ha chiesto: posso fare qualcosa per lei signorina?
Si stava già sbottonando la camicia, quindi gli ho detto: puoi farmi tutto quello che vuoi, Alexander.
E lui l'ha fatto.
Ho passato la notte in balia dei suoi desideri più nascosti.
Lui è stato così crudele da tenermi legata fino al mattino...Non mi sentivo più i polsi, sentivo solo il desiderio crescere tra le mie gambe mentre lui ha fatto di tutto su di me, tranne farmi godere.
"Consideralo un esercizio per allenare la forza di volontà"mi ha detto quando è uscito dalla mia camera.
Non penso ad altro. Non penso a tagliarmi, né alla mia famiglia... non ho neanche più pensato al passato, voglio solo lui. Ne sono ossessionata.
Forse anche lui combatte il dolore così.

Sono appena stata da Alexander.
Ora che il suo compagno di stanza è stato dimesso, posso dormire da lui tutte le notti.
Se mi scoprono le infermiere mi fanno fuori.
Non ho mai conosciuto nessuno bello e crudele quanto lui: ho la schiena a pezzi, la pelle mi brucia da morire quando mi siedo e ho i capezzoli gonfi da due giorni.
Ha detto "non è ancora il tuo momento". L'ho odiato.
Non gliel'ho detto, ma in questi giorni mi ha torturata e provocata così tanto che non mi sento neanche più me stessa. Sono in preda agli ormoni, non riesco neanche a guardarlo che parto subito col fare pensieri indecenti.

Questa sera mi ha imbavagliata perché ha detto che secondo lui avrei urlato per il dolore.
"Puoi venire solo così" ha aggiunto aprendomi le gambe con forza, poi mi ha alzato la gonna e sfilato le mutande.
"Ma sappi che farà male."
E ha fatto male.
Mi ha morso. Non è stato forte, ma sono così sensibile che ho provato ad urlare nonostante avessi la sua cravatta della divisa di scuola intorno alla bocca. Ed è uscito un verso strozzato.
Ho sentito la saliva colarmi sul mento mentre lui ha continuato, succhiava poi mordeva.
Forse ho cominciato pure a piagnucolare, sentivo di avere le lacrime agli occhi per la frustrazione.
Poi ha smesso.
Gli ho chiesto perché non potevamo fare sesso, lui ha detto che non era ancora il mio momento. Così mi ha fatto andare a cena con la gonna corta e senza mutande.
È stato assurdo. Continuavo a guardarlo mentre mangiava. Non c'è nulla di più eccitante di lui per me. Avevo il terrore di bagnare la sedia. Ma ad Alexander non fregava nulla.
Mi guardava soddisfatto come se...

Mi interrompo per rivolgergli un'occhiataccia, nonché un tono di rimprovero.
- Dio mio, che sadico...-

Gli ho chiesto di vederci e Alexander ha detto "se vieni da me è solo per farti leggere un libro, non per farti scopare."

- Sei proprio stronzo!- sputo diretta.
Alexander trattiene un ghigno triste, poi chiude gli occhi e prende un ampio respiro.

Ho capito il suo gioco. Pensa che così la mia frustrazione possa soddisfare o sostituire il mio masochismo.
E ovviamente aveva ragione lui. Alla fine mi ha tenuta quasi una settimana appesa al suo volere. E quando per scherzo gli ho detto che sarei andata da Carter a farmi consolare, allora Alexander mi ha trascinata in camera sua e mi scopata così forte che pensavo volesse mettermi incinta.
Però almeno ho ottenuto ciò che volevo. E lui ha ottenuto ciò che voleva: che io parlassi con i miei genitori.
Non li vedevo da due mesi. Quando venivano a trovarmi durante le visite della domenica io non andavo mai a parlarci.
Non volevo vedere quell'inverebrata di mia madre e quello stronzo di mio padre.
Ma Alexander mi ha costretta.
Me l'ha fatto promettere.
Ha detto che era l'unico modo per risolvere le cose con loro. Così l'ho fatto.

-Le... Le volevi bene davvero, a modo tuo.-
Mi stupisco della mia stessa considerazione.
- Sì. Senza dubbio.- dice lui mentre scorro fino alle ultime pagine.

L'ho trovata.
La teneva al fondo dell'armadio sotto ad un paio di Nike che non usa mai.
La mia lametta.

Non so come se n'è accorto.
Era furioso. Ha detto che devo ridargliela o non mi parlerà mai piu. Ma io gli ho promesso che non la userò.

Alexander vuole andare via per le feste di Natale.
Potrebbe non andarci, potrebbe stare con me e invece no. Vuole tornare da suo padre. Perché non può amarmi come io amo lui!?

Oggi pomeriggio è venuto in camera mia a salutarmi.
Mi sono sentita così triste...
E io gliel'ho detto.
"Ti amo tanto Alexander, non vedo l'ora di riverti".
E lui ha risposto: "Ci vediamo presto".
Ha fatto finta di niente con il ti amo.
Mi ha uccisa.
Non sono riuscita ad accettarlo, così l'ho fatto.
Ci sono meno infermiere a Natale e nessuna mi controlla.

È capodanno. Vorrei che stasera venisse a trovarmi, gliel'ho scritto.
Non so se lo farà.

Alexander mi odia.
Non c'è altra spiegazione. Perché sennò è sempre così arrabbiato con me?
Ha detto che sono una stupida, che devo smetterla di farlo.
Mi ha fatto sollevare prima le maniche, poi la gonna. E li ha visti i tagli.
Ha detto che non vuole più vedermi. Che devo smetterla o non lo vedrò mai più.

Sento le lacrime rigarmi le guance.
-È finito qui?- domando con voce nasale.
- Credo... proprio di sì, Juliet.-
-È per questo che ti colpevolizzavi? Perché le hai detto che doveva smetterla di farsi del male o l'avresti lasciata?-
-Sì...ero convinto che, a modo mio, in qualche modo potessi aiutarla... ma perché sei così scossa, Juliet?- domanda affondando una mano tra i miei capelli lunghi.
-Non mi spaventa leggere delle tue perversioni, mi fa paura il pensiero che tu possa amare qualcun altro!- esclamo con foga.

Lui accartoccia le mie ciocche nella sua mano, poi le stringe in un pugno, dandomi un lieve strattone per indurmi a guardarlo negli occhi.
-Per me ci sei solo tu, Juliet. Ti è chiaro?-

Resto a rimirare il viso perfetto di Alexander per qualche secondo, finché non lascia la presa.
Mi sdraio con la testa sul suo petto, proprio sul suo lato sinistro. Il suo cuore ha un battito lento e ponderato.
-Che fai non dormi?- mi prende in giro pizzicandomi il fianco.
-Ahi!-
-Di solito inizi a ronfare già dopo due secondi che ti metti su di me.-
Gli lancio un pugnetto affettuoso sullo stomaco.
-Ma non è vero...-
-Sei turbata?-
-E che...-
Ripenso a Mya.
La sua storia è così triste.
-Lei voleva solo essere amata.-continuo, accoccolandomi tra le sue braccia.
-Non sono riuscito a darle ciò che voleva.-
-Non devi colpevolizzarti se non provavi gli stessi sentimenti.-
- No. Hai ragione,però... le ho detto e le fatto cose che... Forse non avrei dovuto, Juliet.-
- Lei lo voleva quanto te.-
- Però penso sempre che se magari non mi avesse conosciuto...-
-Non puoi addossarti una colpa del genere. Hai già subito abbastanza quando lei è morta.-
- Tutti mi guardavano come fossi un mostro. Come se l'avessi uccisa io.- lo sento tremare sotto di me.
- Ora non sei più solo. Ci sono io adesso, Alexander.-

♥️
Questa mattina mi sono alzata alle otto. Alexander sta ancora dormendo, stranamente.
È raro vederlo così innocuo, inerme sul letto, mentre dorme beato.
Sta a pancia in giù, stringendo il cuscino tra le braccia.
Reprimo l'istinto di accarezzargli i capelli e vado a farmi una doccia.
Mi vesto e mi pettino i lunghi capelli in un'alta coda di cavallo.
Controllo il telefono.
2 chiamate perse.

È Jacob.

Mi agito immediatamente, ma poi mando il buongiorno a mia madre e decido di non pensarci più.
- Piccoletta... come siamo eleganti.-
La voce mattutina di Alexander è così seducente che mi sento tremare le ginocchia.
E quando mi volto a guardarlo le vertigini aumentano notevolmente. Si solleva sui gomiti con un'espressione ancora assonnata. I suoi occhi sono ancora più attraenti quando riposati.
- Sei davvero molto bella.- lo sento biascicare mentre il suo sguardo sexy si posa sulla gonna che mi arriva fino al ginocchio.
- Sono elegante?- chiedo curiosa.
- Mhm.- mugola un verso d'approvazione lanciandosi con la testa sui cuscini.
-Un consiglio però.-
- Sentiamo...- sussurro avvicinandomi a lui. È davvero difficile resistergli.
Lo sento strisciare con il dito contro la mia pelle, parte dal ginocchio poi sale, accarezzando la gamba scoperta fino all'orlo della gonna. Sale ancora per agganciare con le dita le mie mutande, infine le tira giù con un colpo secco.
-Queste non tenerle, non ti servono.-

Scuoto il capo ridendo, poi sollevo i piedi per liberarmi dall'intimo, infine indosso un paio di scarpe col tacco.
- Se ti muovi usciamo.- lo ammonisco a braccia incrociate.
Il mio cellulare riprende a suonare.
- Chi è che ti cerca con così tanta insistenza?- domanda alzandosi in piedi, con solo un paio di boxer addosso.

-Ahm...è mia madre.-
Sto mentendo. Non so chi sia, ma afferro il telefono dal comodino con un gesto rapido.
-La richiamo.- concludo per poi uscire in corridoio.

In realtà credevo fosse Jacob, invece è mio padre.
Mi decido a rispondere.
- Papà?-
- Juls!!-
- Papà cosa c'è?- domando scocciata. Di solito se mi chiama è perché ha bisogno di soldi o si trova nei guai.
- Hei! Almeno un saluto! È questo che ti insegnano degli Ackerman?-
- Senti arriva al punto.- taglio corto stizzita.
-Ho deciso di tornare in Irlanda. Vorrei solo salutarti prima.- spiega lui.
-Come mai? gli affari vanno male?- chiedo sarcastica.
-No Juls, è solo che sono stufo di questa vita. Posso passare a salutarti?-
- Sono a Manchester.-
- Oh. Io però parto già stasera.-
- Perché torni a Dublino?-
-Torno a lavorare per davvero. Ho finito quello che dovevo fare qui, l'ho fatto solo per saldare i miei debiti.-
C'è un momento di pausa.
- Scusa per la collana. Mi sono messo in affari con brutta gente. Se non avessi restituito loro il denaro... non so cosa mi sarebbe successo.-
- La collana ce l'ho io, papà.-
- Ma come? L'ho venduta a...-

Sento il silenzio dall'altra parte del telefono.
- Me l'ha ridata Jacob.-
- Mi ha ricattato per averla, perché te la ridata?-

Bella domanda.
Forse solo per guadagnarsi la mi fiducia. E io come una stupida gli ho pure creduto!

- Ho fatto un danno dopo l'altro e ci siamo riallontanati di nuovo, Juliet. Ma ora che ho pagato i miei debiti, ho chiuso per davvero.-
La sua voce è più sincera del solito.
- Hai già un posto dove andare?- domando, mentre lui continua a scusarsi.
-Ho sbagliato lo so ma...-
-Va bene papà. Davvero vuoi ricominciare da zero?-
-Sì. Una seconda opportunità la si dà a tutti, no?- domanda lui.
-Già...-
- Comunque sì, ho trovato casa. Ha una stanza in più, così tutte le volte che vorrai venire a trovarmi avrai una camera tutta per te.-
Ci salutiamo con una nota di malinconia, poi chiudo il telefono.

Devo richiamare Jacob.

Devo sentire cosa vuole e sopratutto devo dirgli di lasciare in pace mio padre.
I miei pensieri però, si infrangono non appena rimetto piede in camera.
-Wow.-

Le mie labbra si lasciano sfuggire un lungo verso di approvazione quando metto gli occhi su Alexander.
Anche lui è incredibilmente elegante oggi.
Mi siedo sul letto e lo guardo aggiustarsi la camicia azzurra per poi annodarsi una cravatta scura.
Si osserva allo specchio con il mento verso l'alto. Non posso fare a meno di notare la soddisfazione nei suoi occhi quando si guarda.

- Come ti vedi, Alex?-
-In che senso, scusa?-
-Ti piaci?- domando interessata.
- Beh...-
Lui si passa la lingua tra le labbra, poi scruta il suo riflesso dalla testa fino ai piedi.
-Perché non dovrei?-

Mi alzo dal letto, poi mi avvicino per aiutarlo con il nodo della cravatta ma lui mi afferra per la coda di cavallo, arrotola i miei capelli intorno al polso e mi dà un lieve strattone, obbligandomi a sollevare lo sguardo nel suo.
Mi squadra dall'alto prima di concedermi le sue labbra proibite.
-Adesso non abbiamo tempo per queste cose.-
Lo sento dire prima di schiarirsi la voce.
-Andiamo.Voglio portarti a conoscere una persona.-

🦋

Ciao ragazze! Ecco un aggiornamento! Allora ho una domanda per voi.
Premesso che mancano circa 2 capitoli alla fine e che sto già scrivendo il seguito...ci sono due opzioni che potrei scegliere:

- scrivere un libro nuovo
- oppure continuare su questo

Ci sarà comunque una pausa perché voglio raccogliere un po' ciò che ho scritto ed riordinarlo... fatemi sapere ❤️

Grazie per le letture e i commenti!!

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