[due: secretly]

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«Andiamo a fare shopping?» la voce squillante e allegra di Gaia interruppe quel mio dolce e tanto agognato sonnellino di quel pomeriggio.

Inizialmente mi ero sistemata sul divano per guardare alla tv The vampire diaries ma poi mi ero addormentata come una pera cotta, sognando gli occhi azzurri di Damon Salvatore, o del mio ragazzo, la faccenda al momento era abbastanza confusa.

Ero così su di giri che dovetti chiederle di ripetere la domanda.
«Ma ci sei?» mi sentii dire dall'altro capo del telefono.
«Si, stavo dormendo» alzai gli occhi al cielo immaginando la sua espressione contrariata.
«Ma dico, fuori c'è un sole che spacca le pietre e tu te ne stai richiusa a casa a dormire?» sembrava un'isterica e dovetti allontanare il telefono dall'orecchio per non perdere il timpano.
«Stavo sognando» precisai.
«Ah, mi scusi allora» fece l'offesa, sicuramente facendo un'espressione imbronciata.
«E tu hai ciclo» ridacchiai.
«Ecco, allora saprai bene che non devi contrariarmi»
«Dammi mezz'oretta e sono in centro» mi arresi e iniziai ad alzarmi dal divano, o almeno ci provai.
«Adesso si che ragioni, a dopo bionda»
«Sisi» bofonchiai e attaccai.

Guardai lo schermo della televisione facendo una smorfia alla pubblicità delle scarpe Pittarosso e spensi il tutto.

Mi diressi in camera e scelsi una canotta rosa chiaro abbinata a dei jeans leggeri strappati in più punti, Nico mi avrebbe mangiata viva ma ne ne fregai, lui non ci sarebbe stato a farmi la predica.

Indossai le allstar bianche borchiate e andai in bagno a specchiarmi: i miei capelli furono la prima cosa che vidi, gonfi, vaporosi e spettinati in modo indicibile.

Sbuffai e cercai di domarli con una treccia spettinata, truccai leggermente gli occhi con una matita grigia e provai il rossetto nuovo di chanel, che qualche pazzo mi aveva regalato dopo avergli rotto le scatole, e altro, per settimane.

Sorrisi al pensiero e feci un'espressione buffa alla specchio, prima di prendere la borsa e sgattaiolare fuori di casa lasciando un biglietto in cucina ai miei genitori, nel caso fossero rientrati prima.

Il sole di giugno mi picchiò forte in testa ricordandomi di non aver preso su i miei occhiali da sole preferiti con le lenti rosa-viola.

Feci qualche passo e imprecai sotto voce «cazzo di caldo fa»

Dopo dieci minuti di sbuffi ininterrotti maledicendo in ogni lingua quella peste che mi aveva buttata fuori di casa, arrivai in centro e la vidi tranquilla, fresca, all'ombra, seduta a un tavolino che si gustava il suo cono di gelato.

Alzai gli occhi al cielo e cercai di stare calma per non prenderla per i capelli.

Mi avvicinai sorridendo nervosa e sedendomi senza troppe cerimonie davanti a lei.

Gaia alzò lo sguardo e sorrise sollevata, probabilmente pensava fosse un maniaco o chissà chi altro.
«pensavo dovessi chiamare i pompieri per portarti qui» disse sarcastica.

«Ti prego, non è giornata, sono sudata come un maiale, sto morendo di caldo» mi lamentai, sollevando la maglietta per farmi aria.

Lei mi guardò sorridendo dubbiosa per poi scoppiare a ridere.

Mi fermai e la guardai come se fosse diventata pazza in due secondi «che ti ridi adesso?»

«Scusa» biascicò mettendosi una mano davanti al viso per calmarsi «sembri mia zia in menopausa».

«Magari lo fossi» sbuffai alzando gli occhi al cielo e incontrando due occhi neri.

Deglutii e mi ricomposi in due secondi «uhm, ciao» dissi timida e a disagio.

Un bacio tra inferno e paradiso || sequel di ❝un bacio tra amore e odio❜❜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora