capitolo 33

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Migliaia di anni fa il nostro mondo è stato sottoposto a uno dei fenomeni più sconvolgenti a cui avessimo mai assistito, lo scioglimento dei ghiacciai.
Inizialmente gli uomini presero coscienza di ciò che stava accadendo, conoscevano i dati e le azioni che avrebbero dovuto fare per limitare questa catastrofe, ma nessuno riuscí a fermarla.
Le cause furono disastrose, innalzamento dei mari fino a 60 metri nei primi anni, si pensava di riuscire a risolvere tutto e contenerli ma molto presto i metri divennero 100 poi 200 e ancora 300.
Come se lo avessero scoperto solo allora compresero fino in fondo la gravità di ciò che era accaduto quando tutte le città costiere vennero completamente sommerse dall'acqua.
Perché so queste cose? E perché mi vengono in mente proprio ora?
A scuola se c'era una cosa che gli insegnanti volevano che sapessimo era riconoscere che spesso una minaccia non è tale solo quando fa rumore ed è di fronte a noi, spesso una minaccia è l'opposto, come i ghiacciai che si sciolsero lentamente e lontani migliaia di chilometri dalla civiltà, e lentamente giorno dopo giorno ora dopo ora si mescolarono al mare fino ad arrivare a trasformare le città di tutto il mondo in tante brutte e tristi copie di Atlandite.
E in questo momento, dove regna un silenzio più assoluto e dove anche se non sembra la lama sta scorrendo lentamente sul suo collo mi sento con l'acqua alla gola.
Mi sento come uno di quegli uomini che migliaia di anni fa si ritrovó a dover convivere con i propri errori rendendosi conto solo quando stavano perdendo tutto che avrebbe potuto fare qualcosa prima.
Quello che potevo fare io era proteggerla, salvarla dagli altri come le avevo promesso silenziosamente e invece avevo fallito.
La razza umana si salvò solo grazie all'aiuto di ogni singolo uomo, insignificante se solo ma fondamentale se unito così è quello che ho fatto anche io.
Ho unito il pensiero, la forza e i miei riflessi per uscire da questa situazione.
Sicuramente Janus si aspettava che lo bloccassi lanciandogli qualcosa o correndo verso di lui, così decido di fare l'opposto.
< Sono rimasta immobile per tutto il tempo > scandisco le parole ad alta voce e con grande sollievo, anche se chiaramente non glielo faccio notare, mi accorgo che il suo braccio smette di muoversi.
< Cosa? > Sputa lui arrogante.
< Sono rimasta ferma e in silenzio finché non mi hanno detto che dovevo andare, il giorno delle selezioni private, me lo hai chiesto quando eravamo ai centri di addestramento e ti rispondo ora, ecco come ho fatto a prendere 10 >
< Non mi interessa sapere adesso che la tua mediocrità ha ricevuto un simile risultato, ora voglio solo vederti soffrire>
Torna a occuparsi di Clarke ma ormai ho avuto ciò che volevo, tempo.
Mentre mi rispondeva mi sono avvicinata a lui quel tanto che bastava per permettermi di fermarlo, quando la sua spada torna a muoversi mi scaglio sul suo corpo e lo butto per terra.
Sento un cozzare di metallo e prima che lui riesca a rialzarsi impugno la mia spada e preparo un affondo verso di lui.
È troppo rapido però e rotolando su un fianco riesce a schivare il mio colpo ma la cosa non mi demoralizza, tutto ciò che volevo era allontanarlo da Clarke e ci sono riuscita.
Lei è svenuta sul prato, la bocca semiaperta che emette anche se a fatica qualche debole respiro, il suo corpo sussulta e le sue mani tremano.
O uccido Janus nei prossimi minuti o lei morirà, ora non ho più la possibilità di temporeggiare, devo essere veloce.
Getto lo zaino e mi preparo in posizione di difesa,  gambe leggermente divaricate e braccia in tensione, una regge la spada appena inclinata per consentire di parare un possibile colpo che infatti arriva subito.
Con una furia che non avevo mai visto prima Janus comincia ad affondare uno, due, tre, quattro colpi che riesco però a respingere, ma l'ultimo é talmente potente che mi sbilancio e sbatto la testa contro la fredda e spigolosa superficie della cornucopia.
Sento le orecchie fischiarmi come se mi fossi trovata nel bel mezzo di un'esplosione, sono leggermente stordita ma non è il momento di arrendermi, non per una semplice botta.
Mi scaglio verso di lui, il fragore delle spade che si incontrano mi fa tornare con la mente al mio distretto quando passavo le giornate ad allenarmi, o per lo meno all'inizio fu quello il ricordo predominante ma poi in un angolo remoto della mia mente una fessura fa trapelare un accecante spiraglio di luce e un altro scenario torna alla mia memoria.
Mi vedo intenta a imparare delle tecniche di combattimento, le stesse che sto mettendo in pratica, in un luogo che non credo di aver mai visto prima, e con addosso degli abiti simili a quelli che mi hanno messo per sfilare appena arrivata a Capitol.
Si sono chiaramente io, e questa volta non sto sognando, sono dei ricordi veri e propri eppure io non li ho vissuti.
Questo piccolo momento di incertezza che mi assale basta a Janus per sferrarmi un colpo secco, la lama si infila nella carne fresca e un urlo, il mio urlo, squarcia il silenzio che ci circonda.
Con una mano mi stringo forte il fianco dal quale esce un fiotto di sangue fin troppo consistente, ora ho due motivi per farla finita il prima possibile, la vita di Clarke e la mia, perché se continuiamo ancora per molto perderò le forze prima che sorga il sole.
Adesso sono più lenta nei movimenti, continuo a rimare in piedi ma la vista mi si appanna, però il suo sorriso ironico continua a sogghignare davanti alla mia faccia, così cerco di resistere il più possibile per spegnerglielo.
Probabilmente crede di avere già vinto perché inizia a parlare < pensavo fossi più forte, ti hanno attribuito il miglior punteggio, sei stata eletta il tributo più pericoloso e guardati qua, vai a sbattere da sola contro la cornucopia e ti blocchi nel mezzo del combattimento > la sua risata mi fa rabbrividire, però ha ragione, cosa mi sta succedendo?
Le due spade si incontrano ancora una volta e di nuovo lui ha la meglio su di me.
< voglio essere incredibilmente sincero con te. Non ti ho vista per la prima volta alla mietitura, già ti conoscevo. In realtà dimmi chi è che non ti conosce nel distretto due, per la storia di tuo padre, per il modo in cui si diceva che combattevi, ho avuto paura di te lo ammetto.
Ma adesso che siamo qui mi viene da ridere a pensare a quanto sono stato cretino a temerti, eri la più forte di tutti e hai deciso di sprecare la tua opportunità innamorandoti e proteggendo quella specie di...ragazza >
< lei non è una specie di...> boccheggio in cerca di aria per finire la frase ma lui non me lo permette.
< risparmia il fiato. Quando te lo urlava addosso pensavo che Titus fosse esagerato ma aveva ragione, l'amore è debolezza >
Basta questa frase, basta basta basta.
< l'amore non è debolezza > dico convinta alzandomi, non credevo di essere in grado di farlo ma puntello il gomito sulla spada e mi rimetto in piedi < l'amore è forza, l'amore è l'unica forza che ti aiuta quando sei perso >
< ma sentiti, cosa sono queste frasi? Davvero Lexa non ti riconosco >
< non è che non mi riconosci! > gli urlo < tu proprio non mi conosci! Non sai nulla di me >
< allora non hai ascoltato prima quando ti ho detto che sapevo già chi fossi? Ero cotto di te da ragazzino ma tutto è cambiato quando due settimane fa mi hai respinto, li ho capito che tu eri una debolezza, così ho trasformato l'odio che provavo nei tuoi confronti in una spinta a vincere questi giochi >
< tu mi fai schifo, come potevi credere che ci potesse essere qualcosa fra noi?> lo provoco posizionandomi di fronte a lui con la spada stretta nella mano, le nocche ormai mi sono diventate bianche da quanto la sto stringendo ma lui non mi sta guardando accecato dal suo ego.
< era prima di sapere che sei...>
< sono cosa?> so già dove vuole andare a parare ma voglio che sia lui a dirlo, voglio che crolli, che esploda, che si arrabbi, solo così potrò vincere.
< non c'è una parola per dire quello che sei, solo abominio sarebbe un termine azzeccato >
< perché mi piace una ragazza? Invece che te? > lo provoco ancora?
< É disgustoso, dovrebbero uccidervi, eri perfetta, cinica, fredda, crudele, sapevi fare tutto ma poi...Poi l'hai conosciuta e sei diventata...>
< felice > concludo e ora ne ho abbastanza.
I suoi occhi grigi sono spenti come a ricordare dei momenti passati che sono stati incredibilmente tristi, ora è lui quello distratto, non capirò mai come non si sia accorto che mentre parlavamo io mi stavo alzando e mettendo in posizione, ma adesso che sono pronta è il momento di finire il tutto.
La spada lo trafigge in pieno petto, la ferita lascia sgorgare il denso liquido rosso e la sua testa subito si alza per cercare i miei occhi, il suo sguardo oltre che sorpreso mi sembra sereno, è quasi implorante, come per dire " finiscimi ".
Ma oggi non ho più voglia di ascoltare nessuno, lo lascio lì, ad annegare nel suo stesso sangue e nel suo dolore, vorrei passare ore a guardarlo mentre si contorce invocando la morte.
Vedo Clarke che si alza leggermente, scuote il capo quasi per svegliarsi e si volta verso di me, appena vede il corpo di Janus a terra sorride debolmente e quando tutto stava andando bene, quando mi stavo alzando per andare da lei i suoi occhi blu si spalancano e la sua bocca emette un grido che non sentirò.
La sua spada si conficca tra le mie costole procurandomi un dolore lancinante, la cosa che vedo prima di cadere sono gli occhi grigi di Janus che mi guardano soddisfatti e la sua mano che si abbassa dopo aver sferrato l'ultimo colpo mortale.
Poi il cannone spara in cielo e tutto si fa buio.




-RICORDATI DI LASCIARE UN VOTO-
11 novembre 2020

THE HUNGER GAMES- ClexaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora