--- CAPITOLO LIII ---

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D E E P W E B

C A P I T O L O L I I I





Di sottecchi lanciò un'altra occhiata incuriosita verso Jungkook ― che per il tempo trascorso in religioso silenzio, ancor più diligentemente rispetto a quanto immaginato dall'hacker, aveva analizzato, ridimensionando piuttosto spesso, foto per foto soffermandosi su ognuna di essa con ineguagliabile minuziosità ― prima di, non ancora pienamente soddisfatto dell'operato svolto, stamparne un gran numero per poterle meglio, o forse ancora più comodamente, osservare mentre allo stesso tempo si dirigeva verso l'esterno dello studio. Il comportamento di Jungkook negli ultimi giorni aveva dato a Yoongi parecchio su cui pensare, lo aveva fatto in particolar modo la dedizione che questo aveva mostrato verso il caso di Hoseok e ancor di più l'elevato impegno che, pressoché impossibile da non notare, straripante si manifestava ogni volta che il ragazzo si arrovellava fin troppo davanti al suo computer, obbligandosi ad orari prima, mai richiestigli. Avevano iniziato a lavorare presto quella mattina, così come quella precedente, e certamente Jungkook non si era fatto intimidire dalla richiesta, a parere dell'hacker persino esagerata data la giovinezza di quest'ultimo, di Seokjin quando a testa bassa, gesto che sapeva ormai l'altro era solito fare appena prima di chiedere qualcosa che propriamente non gli era dovuto, aveva proposto ad entrambi la scaletta di un nuovo programma. Yoongi certamente non si era fatto alcuna remora nell'accettare le nuove condizioni del capo ― reduce soprattutto dal fatto di voler chiudere quanto prima il caso che vedeva il suo ragazzo ancora come una potenziale vittima a rischio, dal momento che il suo aggressore si trovava ancora in libertà di agire in maniera quasi indisturbata sfruttando l'anonimato di cui ancora godeva ― ma era rimasto non poco sbigottito quando aveva visto Jungkook accogliere la richiesta con altrettanta serietà e ardore. Ne era rimasto piacevolmente colpito, ne aveva ammirato la serietà per quanto in netta contraddizione agli anni che egli aveva, seppure allo stesso tempo lievemente preoccupato dal mancato benessere che una mole così alta di incarichi e responsabilità potesse procurargli improvvisamente.

Quando il soggetto che aveva animato le sue riflessioni tornò in studio per occupare la posizione che aveva abbandonato solo per pochi minuti, lo fece brandendo tra le mani due grosse tazze di carta bianca. Ne porse una a Yoongi e dall'odore che da questa fuoriusciva, comprese immediatamente che all'interno di essa vi si trovasse il caffè che assaggiato per tutti quel tempo ― in dosi anche più o meno massicce ― era finito col piacergli persino di più rispetto a quello che precedentemente era solito consumare nella sua caffetteria preferita. Sorrise spontaneamente al ragazzo e quasi come se fosse stato mosso dall'attrattività di una calamita, poggiò la mano libera sulla testa dell'altro per accarezzargli amorevolmente qualche ciocca; non se ne pentì, per quanto come gesto gli fosse improprio, soprattutto quando il ricevitore di tale attenzione, dopo essersi voltato completamente verso di lui con gli occhi sbarrati, diede modo ad un sorriso caldo di liberarsi sulle sue guance. L'hacker a quella vista ridacchiò, scompigliandogli anche qualche ciocca morbida e voluminosa ― Ti ringrazio, ne avevo davvero bisogno. ― Confessò, seppur egli stesso, prima che Jungkook gli portasse un po' di quella bevanda che tanto amava assumere, non si fosse accorto di conservare quel desiderio. ― Stai lavorando davvero tanto ultimamente e lo stai facendo anche molto bene. ― Yoongi sapeva che il minore amava essere complimentato, da Seokjin ma anche, e forse soprattutto ― per quanto impensabile ― da lui, ed era proprio in virtù di quella consapevolezza, che aveva deciso di aprirsi all'altro attraverso quella modalità di discorso.

𝙳𝙴𝙴𝙿 𝚆𝙴𝙱 │ 𝚂𝙾𝙿𝙴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora