Amici

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[Nome Cognome]

Da quella volta che il professor Aizawa mi rimproverò davanti a tutti per aver esultato alla conclusione del percorso a ostacoli, qualcosa era cambiato.

Benché non fosse stato particolarmente feroce, limitandosi a evidenziare il suo disappunto per la mia condotta, continuavo a rimuginarci.

Era più forte di me: per quanto mi sforzassi, quell'episodio continuava a farmi visita costringendomi a riviverlo e a provare la stessa vergogna. Non fu affatto piacevole essere l'unica a doversi sorbire una sua paternale per un motivo, a mio parere, non grave. Forse era proprio per questo che non riuscivo a metterci una pietra sopra.

Cosa c'era di male ad essere orgogliosi di un proprio risultato?

La prima impressione che il professor Aizawa mi diede non fu positiva e, se possibile, dopo quello spiacevole episodio, era peggiorata. Mi sembrava una persona incompatibile con il mondo e scontento di trovarsi lì a fare lezione. A dirla tutta, faticavo a immaginare un luogo dove potesse essere felice, forse solo nel suo sacco a pelo giallo.

All Might e Present Mic erano molto meglio di lui. A differenza sua erano entrambi sempre sorridenti e carismatici: era impossibile annoiarsi durante le loro lezioni.

Con l'avvicinarsi dell'ora di lezione di Aizawa, la quale sarebbe stata l'ultima di quel pomeriggio, sentivo crescere dentro di me una spiacevole sensazione che non sapevo come catalogare. Era una via di mezzo tra il timore di ricevere un altro rimprovero e un'avversione nei suoi confronti a causa dei nostri caratteri così diversi.

Quando iniziò a spiegare feci del mio meglio per comportarmi come una studentessa diligente, ma i miei sforzi furono vani. La mia disattenzione non era dovuta né alla paura e né all'astio, piuttosto a uno stato di inquietudine che prese il sopravvento su tutto il resto. Ero consapevole che non fosse il momento adatto per pensarci, ma fu più forte di me e il tono di voce così monotono del professore non aiutò a tenere desta l'attenzione.

E così anziché usare la penna per prendere appunti, iniziai a rigirarla tra le dita e i miei occhi, invece che osservare la lavagna, fissavano il ragazzo seduto al banco di fronte al mio: Mezo Shoji.

Lo fissavo così insistentemente che non mi sarei sorpresa se da un momento all'altro si fosse voltato e mi avesse chiesto che cosa volessi.

Se ciò fosse accaduto avrei saputo cosa rispondere: "Vorrei sapere che cosa ti prende."

Quel giorno, infatti, Shoji si comportava in modo strano. Era distante e di poche parole. Era la prima volta che lo vedevo così e, ad essere sincera, la cosa mi preoccupò.

Per carità, una giornata no poteva capitare a tutti, ma non così all'improvviso.

Mentre ci allenavamo insieme ad Ojiro si comportò come suo solito, poi, improvvisamente, cambiò totalmente. Tanto per cominciare se ne andò senza dire niente e poi, quando provavo a parlare con lui, non si aprì più di tanto. Sembrava essersi chiuso in se stesso e avere la testa altrove, in un luogo che, a quanto pare, voleva che nessuno lo raggiungesse.

Non potei fare a meno di interrogarmi e di cercare di risalire all'origine del suo comportamento così insolito. Non feci altro che pensarci fino a che un sospetto si insinuò nella mia testa. Temevo, infatti, di essere in qualche modo responsabile di tutto questo. Non ne ero sicura, poiché non mi sembrava di avergli fatto qualcosa di male, ma il dubbio c'era e non mi dava tregua.

Improvvisamente la penna mi sfuggì di mano e cadde rumorosamente a terra. Quel tonfo mi riscosse e mi fece tornare alla realtà ricordandomi di essere nel bel mezzo di una lezione. Istintivamente mi chinai per raccoglierla, trovando non poche difficoltà nell'impresa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 20, 2020 ⏰

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Mezo Shoji x Reader ITA (My Hero Academia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora