Prima di vivere

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Cosa fare della vita quando si è soli? Quando ci si alza dal caldo letto, uscire ed incontrare facce, facce e volti con storie che vorrei ascoltare, perché è questo quello che penso abbiano le persone, ogni persona a questo mondo. Una storia nel libro della mente. Sappiamo però che è inaccessibile.
-Cleo alzati, per carità farai tardi! Disse con impeto ed esasperazione mi madre.
Ah chi sono io? Io sono Cleopatra... Si okay il mio nome fa schifo. Insomma, chi chiama la propria figlia Claopatra? Neanche a dire di assomigliarle in qualche modo, quindi di avere qualche scusa e giustifica a questo...nome. Sono castana, pallida come poche " e già dicendo così si capisce quanto poco abbia in comunque con un egiziana ". Con grandi occhi grigi. Non che del mio aspetto mi importi questo granché, trovo così noioso fissarsi sul proprio aspetto. Odio le ragazze che si considerano brutte...cosa gliene può importare? L'aspetto per me è solo un altro qualcosa per distinguere le persone. Io ad esempio non sono bella, sono bassa, con curve praticamente inesistenti per i miei diciassette anni. Ma me ne faccio un problema? No.
- Ora mi alzo- bofonchiai con la testa sotto al cuscino a pois blu e verdi.
- allora ti avverto che sono le sette e quaranta e la scuola apre alle otto!- disse con calma irritata. Lo so, non sono un tipo facile da alzare la mattina, ma dormire è uno dei pochi piaceri della vita. E fuori fa freddo, mentre sotto le coperte si sta perfettamente al caldo.
Mi alzo mugolando, infilando i piedi nelle mie calde pantofole a forma di mucca, apro l'armadio è rovisto alla ricerca di un uniforme pulita, ed eccola la, l'ultima superstite di una lunga serie di uniformi adesso residenti nella lavatrice di mamma. Infilo velocemente calze, secondo paio di calze, gonna a strisce bianche e blu, camicia bianca, cravatta blu e di dai.. Anche un paio di calzini sotto le mie Dr.Martiens.
Infilo tutto assonnata per poi prendere un pezzo di pane tostato con il burro e finirlo talmente veloce da strozzarmi. Chi l'avrebbe detto, anche un pezzo di pane può uccidere se non si fa attenzione. O forse solo nel mio caso. Comunque mi metto a lavare i denti con la mano destra mentre con la sinistra mi pettino i capelli.
- tutto questo potresti risparmiartelo se ti degnassi di alzarti presto la mattina- disse appoggiata all'uscio mia madre.
- si lo so, ma c'è più gusto - sputo il dentifricio e sciacquo - nel fare le cose veloci, mi metto alla prova- dissi per poi afferrare lo zaino e iniziare una corsa folle verso l'high school silver, non molto grande come scuola, ma vicino casa, con solo 10 minuti a piedi.
Arrivata precisa precisa con il suono della campanella mi sedetti sul mio solito banco in fondo alla classe accanto alla finestra.
- bene ragazzi, seduti e senza fiatare. Oggi mi sento poco bene e non voglio passare la giornata a gridarvi di stare zitti- disse la nostra amabile professoressa di matematica. Quanto la odio questa... Spiega troppo veloce, potrebbe battere Eminem in un concorso di Rap.
-- hey Cleo hai fatto storia? Si insomma la ricerca- mi domando Susan Green, la classica ragazza super alla moda che si interessa poco dei compiti, ma molto su quale paio di scarpe mettere ogni giorno.
-- si eccoli - e le passai il mio quaderno di storia. Tanto non mi importa nulla. Questa classe, questa scuola... È tutto così estraneo. Ho passato anni qua dentro, ho passato anni con queste persone eppure mi sento così estranea a tutto. Probabilmente è la classica fase adolescenziale dove tutto è sbagliato per noi ragazze e ragazzi. Forse con il tempo passerà oppure sono io quella strana. In ogni caso cerco di non dal a vedere la mia inadeguatezza, non solo con le persone, ma anche con i vari oggetti che mi circondano. Odio la tecnologia! Strano ma vero, odio i telefoni, così freddi e privi di vita. Possiedo un telefono solo in caso di emergenza, per avvertire mamma o chiamare per sapere quali compiti hanno dato per casa.
Finalmente suona la campanella, malgrado questo paradisiaco suono la prof continua a scrivere, sperando forse che dopo la campanella noi potessimo ancora seguirla.
Mi alzo dal banco per andare alla prossima lezione, che si tiene nella seconda biblioteca scolastica perché, a parer della professoressa Skimp, stare a contatto con i libri ci farà apprezzargli anche di più. Io in verità finisco con il distrarmi perché amo leggere, e quindi cerco sempre nuovi titoli.
Arrivati in aula mi siedo accanto a Laila, quella che potrei considerare la mia migliore amica. Sappiamo tutto l'una dell'altra, ed anche lei, a modo suo si sente estranea a tutti e a tutto. Una bella ragazza alta con lunghi capelli ricci celesti e verde acqua. Molto bello, ma secondo me neanche tanto originali. Credo che sul suo orecchio destro ci siano almeno 10 anelli di vari colori. Tutto ciò crea comunque un bel effetto sulla sua carnagione color panna.
- Cleo hey!
- ciao, come va? - Domandai
- ti prego Cleo non incominciare con le solite e noiose domande - disse alzando gli occhi al celo.
- hai ragione scusa, ma sono ancora in fase post trauma matematica- risposi a mia volta-
- hai ragione, quella ti distrugge il cervello, credo che la Irgen sia la peggior professoressa del mondo. La cosa peggiore è che non le importa nulla se seguiamo o meno, spiega e basta - disse, iniziando a raccontarmi un episodio avvenuto qualche tempo prima con essa.
- ragazzi ho delle novità per voi - arrivo la prof di letteratura con un sorriso da orecchio a orecchio. - prima di iniziare a studiar la meravigliosa letteratura inglese, perché come dico sempre, vivere a Londra ci obbliga a conoscere i meravigliosi piaceri dei libri scritti molti anni orsono da inglesi virtuosi- sentenzio tutto in modo così convincente, ma onestamente non credo che la parola " obbligo " e " piaceri " siamo state create per esser utilizzate nella stessa frase.
- oggi, anche se è il secondo quadrimestre, arriverà un compagno venuto dalla scozia, si chiama James-
Sentivo accanto Laila sbuffare - uno scozzese, sicuramente un pel di carota alla Weasley - ridacchiai.
Si apri la porta e... Wow...
Entrò un ragazzo sul metro e ottanta, castano scuro e occhi alla... Wow. Sono di un verde nocciola spettacolare.
Io stessa che non ho mai fatto gran caso all'aspetto delle persone, sono rimasta colpita. Comunque questo mi ha fatto mettere all'erta. Bei ragazzi e bel carattere non andavano a braccetto. Sicuramente era consapevole del suo aspetto, considerando il suo furbo sorriso obliquo, mentre squadrava la stanza. Non mi piaceva. Si insomma era... Wow non ho parole per descriverlo, ma sembrava antipatico. Ed io sono una persona coerente, non mi faccio ingannare da un bel visino, e da muscoli talmente ben scolpiti da poter osservare anche attraverso la camicia dell'uniforme.
Accanto a me persino Laila si era azzittita. Non potevo darle torto.
- signor James Garrison, vuole dire qualche parola hai suoi compagni?-
Chiese la professoressa.
- si mi presento, sono James Garrison, mi trovo in questa scuola perché mio padre si è trasferito qua per aprire un secondo studio dentistico, e la casa è qua nelle vicinanze. Non per mia scelta, ovvio. - i suoi occhi si posarono per più di qualche secondo sui mie. Lo guardai male perché non mi piaceva, proprio per niente. Pieno di se è ricco considerando il lavoro del padre. No, non è il mio tipo.
- James, fai qualche sport? Qualche hobby?- domando la prof
- uno sport in particolare no, ma faccio palestra. Il mio hobby invece sono i libri e gli occhi grigi- disse ammiccando nella mia direzione. Si lo odiavo. Cosa crede? Che solo per il suo aspetto lo dovrei calcolare? No.
- bene James, allora ti troverai molto bene alle mie lezioni di letteratura-
- ne sono sicuro - rispose sorridendo gentile.

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